Il Visitatore è un testo teatrale di Eric-Emmanuel Schmitt che è stato messo in scena molte volte in tutti i teatri d’Europa, dalla sua prima rappresentazione nel 1993.
È stato portato per la prima volta in Italia nel 1996 con l’interpretazione di Turi Ferro e Kim Rossi Stuart, riallestito nelle stagioni 2013/2014 e 2014/2015 con Alessandro Haber e Alessio Boni.
Il Visitatore viene riproposto da Rai5 all’interno di una serie dal titolo Trilogia dell’Inquietudine, in onda ogni sabato dal 5 al 19 dicembre alle 21,15.
Lo spettacolo è stato il primo di tre appuntamenti, sarà seguito da “La leggenda del grande inquisitore” il 12 dicembre con Umberto Orsini e “Le metamorfosi” il 19 dicembre, prima TV con la regia di Giorgio Barberio Corsetti.
La sinossi dello spettacolo “Il Visitatore”
Il Visitatore è ambientato nell’aprile del 1938 in Austria, per la precisione a Vienna.
L’Austria è stata annessa al Terzo Reich, Vienna è occupata dai nazisti e le persecuzione agli ebrei sono iniziate.
In questo contesto ci ritroviamo all’interno di un appartamento dove vi sono un padre e una figlia.
Ben presto comprendiamo che si tratta di Sigmund Freud e di sua figlia Anna.
Stanno discutendo sulle soglie di una decisione difficile e travagliata, cioè allontanarsi, fuggire da Vienna per rifugiarsi negli Stati Uniti. Ricevono una visita da un militare della Gestapo che porta via Anna.
Freud rimane da solo a tormentarsi ed angosciarsi sul futuro della figlia e suo.
Ed ecco comparire un misterioso visitatore, che non si sa da dove sia venuto, né chi sia.
Non è un ladro, ma non è neanche un possibile paziente di Freud.
Freud ha il sospetto, poi, la certezza, poi ancora il dubbio di avere a che fare niente po’ po’ di meno che con Dio.
E’ un lungo dialogo, una lunga discussione quella che s’intreccia tra Freud ed il misterioso visitatore, venata di rabbia, indignazione, dolore, paura, desiderio, nostalgia ed a tratti anche speranza.
Si affrontano le grandi domande della vita, di ogni uomo, ma rese più urgenti dalla situazione storica in corso.
La consapevolezza dell’esistere, il perché dell’esistenza, lo scopo della vita, il perché del dolore. Su questi domande dibattono Sigmund ed il visitatore, ma non solo infine si giunge alla domanda che sta al fondo di tutto il travaglio: Esiste Dio? un Dio? E se esiste, come può permettere che accadano certi crimini, certe sofferenze di innocenti?

Freud passa dal credere al non credere, al credere ancora, ma poi forse a dubitare ancora per una frazione.
E questo visitatore è curioso, ironico, spavaldo, talora un po’ aggressivo, assolutamente non disposto a dare dimostrazioni di sé, non è un mago o truffatore, ci tiene alla “libertà”
I protagonisti di “Il Visitatore”

I due interpreti magistrali di questo spettacolo sono Alessandro Haber nella parte di Sigmund Freud ed Alessandro Boni, il misterioso visitatore.
Haber è perfetto nel realizzare i dubbi, i timori dell’animo dell’ormai non più giovane Freud.
Timori ed angosce vere e proprie, paura del futuro, soprattutto dell’imediato futuro della figlia. Le fatiche e gli acciacchi del corpo ed i sussulti di dignità.
Alessio Boni da par suo da vita a questo inopportuno visitatore, ribaldo, sorprendente, a tratti irriverente, ma sempre vero ed affidabile.
Il nostro pensiero su ” Il Visitatore”
Il Visitatore non è una tragedia, in fondo nessuno muore, e c’è una sorta di lieto fine: la figlia Anna torna a casa senza aver subìto violenze fisiche e padre e figlia si preparano alla fuga che li salverà.
Non è una tragedia, eppure il senso di tragedia permea tutto lo svolgersi del racconto.
La tragedia del nazismo ed in particolare della persecuzione degli ebrei, che aleggia nell’aria.
La tragedia del dare un senso, uno scopo alla vita, al proprio lavoro ed indagare di anni.
Un senso della tragedia dunque che si intreccia con vene di umorismo, per cui talora ci sfugge un sorriso, quasi una risata.
Due momenti, in particolare, struggenti ed emozionanti: Il visitatore/Boni, dopo essersi lamentato degli uomini che vogliono un Dio arrabbiato e vendicatore di fronte a cui inginocchiarsi, invece che un Dio che s’inginocchia davanti all’uomo, si china e s’inginocchia davanti ad Freud/Haber già a terra e lo abbraccia.
L’altro momento perfetto è quando il visitatore/Dio/Boni ammette di aver trovato Una cosa di straordinaria bellezza che lo ha sorpreso… la musica di Mozart!