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“ART” al Teatro Leonardo di Milano: “La neutralità diventa campo di battaglia per tre amici. Lo rimarranno?” Intervista a Emanuele Conte.
Scuro Chiaro

“ART” al Teatro Leonardo di Milano: “La neutralità diventa campo di battaglia per tre amici. Lo rimarranno?” Intervista a Emanuele Conte.

Art

Un quadro bianco, tutto bianco, con delle scriminature quasi invisibili diventa il campo di battaglia dei sentimenti di questi tre grandi amici. Quanto vale quel quadro?

Emanuele Conte

Art è la produzione della Fondazione Luzzati Teatro della Tosse diretta da Emanuele Conte e interpretata da Graziano Sirressi, Enrico Pittaluga e Luca Mammoli, tre attori del collettivo Generazione Disagio con cui Conte ha più volte collaborato negli ultimi anni e che fanno ormai parte integrante della Compagnia della Tosse

Commedia crudele e divertente sull’amicizia, tradotta in oltre trenta lingue, Premio Moliére nel 1994, ART è un testo di Yasmina Reza, una delle maggiori drammaturghe in lingua francese, autrice, tra gli altri, de “Il dio del massacro” da cui Roman Polanski trasse il film “Carnage”. 

La sinossi di “Art”

Tre amici – Marc, Serge e Yvan – si confrontano sulla qualità artistica di un quadro completamente bianco, discutendo sul prezzo altissimo per il quale è stato acquistato da uno dei tre. 
La discussione diventa presto un dibattito dai toni accesi sull’arte contemporanea per sfociare in un violento litigio che non riguarda più l’arte, ma il loro stesso rapporto di amicizia.

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Momenti dallo spettacolo “Art” .

In un crescendo di dialoghi serratissimi, i tre protagonisti, sempre a distanza tra loro, giocano una partita a scacchi dentro quadrati di luce, in cui la realtà della loro relazione è resa evidente da una messa in scena estremamente essenziale, priva di ogni elemento naturalistico, nelle scenografie come nella recitazione, a totale servizio del testo. 
Un confronto nudo, frontale, quasi cinematografico, in cui personalità e nevrosi arrivano ad incrinare, forse in modo irreparabile, il loro stesso rapporto.

Un terreno in cui entrano in gioco tutte le variabili dei rapporti umani; quale rapporto, anche il più intimo o il più felice, non è basato su qualche mezza verità, su qualche completa bugia o grande malinteso? 

Si conoscono da una vita Marc, Serge e Yvan; si sono sempre voluti bene, si sono sempre piaciuti e stimati, ma di fronte a quella tela bianca, non si riconoscono più.

Il bianco del quadro è lo spazio vuoto che diviene regno di equivoci, di non detti, di silenzi; uno specchio in cui si è costretti a scavarsi dentro, un terreno di confronto in cui ciascuno può cercare di vedere quello che vuole oppure scegliere di non vedere assolutamente nulla.

Emanuele Conte, regista e scenografo di “Art”, ci racconta lo spettacolo e non solo…

Direi che la frase d’esordio per questa nostra chiacchierata non possa che essere: “A volte un sano silenzio è la soluzione migliore”.
Eh sì, ci sono a volte silenzi tra amici (e non solo) che si portano avanti per anni, dei non detti che si vanno ad accumulare e poi esplodono nel modo peggiore.
Nello spettacolo succede questo che porta un po’ tutti noi a riconoscerci nei protagonisti a cui si aggiunge il silenzio della tela bianca presente per tutto lo spettacolo.

I tre protagonisti sono anche un dipinto, in questo maschile, di quello che è il mondo di oggi.
Si ma sul “maschili” non mi soffermerei perché credo che possano essere dinamiche anche femminili e me lo hanno confermato anche donne che hanno visto lo spettacolo.

Quindi pensi che se avessi avuto sul palco tre donne sarebbe stata la stessa cosa?
Io credo proprio di sì perché penso che magari i temi cambino ma le dinamiche no. Gli stereotipi sono pericolosi anche quando vogliono essere rassicuranti e quindi non siamo cosi diversi nella gestione dei rapporti umani, forse vorremmo esserlo ma siamo molto simili.
A volte sono i temi di conversazione che sono diversi ma nello spettacolo, parlando d’arte, siamo ad un argomento/campo di battaglia neutro.

Secondo te il pubblico, dopo questo spettacolo, va a casa riflettendo sul fatto che è meglio una bugia o una verità?
La gente ha una reazione particolare a questo spettacolo: ride tutto il tempo, si diverte e alla fine molti si commuovono e scende la lacrimuccia. Quindi qualcosa di emotivo sicuramente lo scatena.
Io credo che il problema vero nei rapporti siano le aspettative e i non detti nascono da questo ma sono anche certo che la risoluzione dei problemi avvenga nei contrasti.

La tela bianca al centro dello spettacolo rappresenta il vuoto, l’assenza. È un sotto testo che ci riporta alla realtà che stiamo vivendo?
Direi che è anche la soggettività di come ciascuno di noi possa leggere un avvenimento in modo diverso a seconda delle speranze, delle aspettative, degli obiettivi che ha nella vita.
La neutralità è il campo di battaglia su cui si confrontano personalità diverse.

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Una tela bianca diventa un campo di battaglia per tre amici… come finirà?

L’abbattimento della quarta parete potrebbe essere una delle soluzioni per aumentare la presenza del pubblico giovane a Teatro?
Secondo me non è vero che i giovani non vanno a Teatro, bisogna vedere in quali teatri vanno. Il linguaggio teatrale deve essere contemporaneo, non tanto nei contenuti che sono più o meno gli stessi da sempre, ma nel modo di farli arrivare.
In questa messa in scena abbiamo, ad esempio, puntato all’essenzialismo togliendo tutto dal palco e gli attori sono in scena soli con il frontale del pubblico. Lo spettacolo diviene così un lavoro quasi cinematografico.

Il pubblico post – pandemia è diverso secondo te, recepisce meglio il Teatro avendolo perso per un po’?
Non saprei dire. Noi abbiamo avuto delle risposte eccezionali già dall’estate con grandi numeri di spettatori e questo è un ottimo successo. Sicuramente c’è la voglia di vedere, di sentire, di ascoltare ma la cosa importante è il percorso di dialogo in intimità di cui il pubblico necessita. Abbiamo voglia di sentirci raccontare delle storie e la recitazione deve essere semplice e diretta.

Il cast artistico e tecnico di “Art”

ART 
di Yasmina Reza  

Traduzione Federica Di Lella e Lorenza Di Lella  

Attori: Luca Mammoli, Enrico Pittaluga, Graziano Siressi di Generazione Disagio  

Regia e Scene Emanuele Conte
Assistente alla Regia: Alessio Aronne

Costumi: Daniela De Blasio  
Luci Matteo Selis 
Attrezzeria Renza Tarantino

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Fantasmi sotto sfratto

Permission granted by Thaleia Productions 

Produzione Fondazione Luzzati/Teatro della Tosse

Info e biglietti

Teatro Leonardo

da martedì a sabato ore 20.30 – domenica 16.30

intero 25,00€ – convenzioni 20,00€, ridotto Arcobaleno (per chi porta in cassa un oggetto arcobaleno) 20,00€, Under 30 e Over 65 – 15,00€, scuole di teatro e Università 15,00€, ridotto bicicletta € 15,00, ridotto DVA 12,50€, scuole MTM, Paolo Grassi, Piccolo Teatro 10,00€, tagliando Esselunga di colore ROSSO, prevendita 1,80€

Durata dello spettacolo: 70 minuti

Info e prenotazioni biglietteria@mtmteatro.it – 02.86.45.45.45

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Abbonamenti: MTM La cura e l’artificio, MTM La cura e l’artificio Over 65, MTM Carta Regalo x2, MTM Carta Regalo x4.

Biglietti sono acquistabili sul sito www.mtmteatro.it e sul sito e punti vendita vivaticket.it. I biglietti prenotati vanno ritirati nei giorni precedenti negli orari di prevendita e la domenica a partire da un’ora prima dell’inizio dello spettacolo.

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