…malviventi che se li avessi incontrati per strada, probabilmente avrei cambiato marciapiede. Ma lezione dopo lezione, incontro dopo incontro, grazie alla magia di Shakespeare, è nato un rapporto speciale tra me e i detenuti, fatto di sincerità e di affetto, di fiducia nei sogni e nella fantasia.
Francesca Ferro
Il 25 e 26 maggio alle ore 20.00 al teatro Litta MTM andrà in scena lo spettacolo “SOGNO DI UNA NOTTE A BICOCCA” con testo e regia di Francesca Ferro.
Sul palco, con la l’autrice e regista Francesca Ferro, troveremo Agostino Zumbo, Rosario Minardi, Mario Opinato, Renny Zapato, Francesco Maria Attardi, Marco Fontanarosa, Giovanni Maugeri, Antonio Marino, Neculai Cattaneo, Dany Break.
Completano il cast: Maria Chiara Pappalardo (aiuto regia), Massimiliano Pace (musiche), Alessia Zarcone (direzione allestimento).
La produzione è del Teatro Mobile di Catania.
La sinossi di “Sogno di una notte a Bicocca“
Il carcere sembra il posto meno adatto a sognare, la detenzione lontano dal mondo esterno e dagli affetti, aliena l’essere umano, lo priva del tempo e dello spazio così come lo conosciamo noi, libero, perciò nasce l’esigenza di uscire, superare le mura e pensarsi in un altro luogo, protagonisti di una storia che non è la propria, magari dentro un bosco in una notte d’estate. Undici attori sulla scena, “Sogno di una notte di mezza estate” di W. Shakespeare reinterpretato da un gruppo di detenuti diretti da una regista che ha il duro compito di lasciare che il teatro ritorni alla sua antica funzione, quella catartica per le vite e le coscienze di ogni componente della compagnia.
Qualche nota di regia di “Sogno di una notte a Bicocca”
Questo progetto nasce da un’esperienza formativa presso la casa circondariale di Catania Bicocca nel 2012 effettuata dalla regista Francesca Ferro, che ha diretto un laboratorio di recitazione con i detenuti adulti dell’istituto, con lo scopo di mettere in scena “Sogno di una notte di mezz’estate” di Shakespeare e avendo come allievi attori una ventina di detenuti. Assassini, spacciatori, sfruttatori della prostituzione.
Intervista a Francesca Ferro
Da Shakespeare al carcere, come mia questo collegamento?
Io ho fatto un’esperienza al carcere di Bicocca, carcere di massima sicurezza di Catania, per un progetto europeo dove si doveva mettere in scena uno spettacolo con i detenuti.
Ho scelto Shakespeare perché ho pensato che ai suoi tempi le donne non potevano salire sul palco e quindi mi trovavo nella stessa condizione. Ho quindi proposto questa commedia e ci sono state diverse vicissitudini perché alcuni detenuti non hanno molta frequentazione con il teatro e la cultura.
Sono entrata, una donna tra tanti uomini che non vedono esseri femminili da tempo. E’ stato un forte impatto e anche l’essere diretti da una donna, all’inizio, li ha bloccati mentre poi si sono lasciati andare, ma non riuscivano bene a entrarci dentro, alcuni non sapevano neanche leggere.
Allora io gli ho raccontato la storia di ogni scena e loro improvvisavano in base alle loro personalità, ai luoghi che conoscevano, al loro modo di essere trasferendo così questa commedia all’interno del loro ambiente.
Puck ad esempio diventa un camorrista napoletano che però assomiglia molto al personaggio di Shakespeare, tutto viene portato all’eccesso, le dinamiche diventano diverse ma credibili.
Io ho quindi riscritto e trascritto le loro improvvisazioni e abbiamo messo in scena lo spettacolo in carcere con i detenuti e il pubblico era costituito da altri detenuti.
Ma poi lo spettacolo esce dal carcere…
Si. Finita questa esperienza ho rimesso insieme tutti i pezzi delle prove e dello spettacolo scritto praticamente da loro, anche se riscritto da me e da li è nato Sogno di una notte a Bicocca con attori professionisti che interpretano personaggi realmente esistenti.
Come hai scelto gli attori che fanno parte del progetto.
Li ho scelti un po’ con uno stampo pasoliniano. Somigliano molto ai protagonisti reali, ognuno di loro mi fa pensare ai personaggi che ho conosciuto. Sono tutti attori professionisti, tranne forse uno che è un ragazzo ucraino che fa il rapper. A volte mi dimentico di avere a che fare con gli attori e penso siano i personaggi veri e mi è capitato che un critico teatrale mi chiedesse. “Ma quali sono i detenuti veri e quali gli attori?”
Hai dichiarato che con questo spettacolo il teatro torna alla sua funzione catartica, perché?
Io credo che questo lavoro all’interno di un posto dove è difficile sognare e lasciarsi andare all’immaginazione, alla cultura, all’arte, al teatro, alla bellezza abbia dato ai detenuti la possibilità di tornare ad essere più umani, ritrovando un contatto con la parte bella della loro anima.
Da quando sono arrivata e sono andata via, sono rimasta li 8 mesi, ho visto una mutazione reale scoprendo persone con umanità e sensibilità incredibile.
Credo che il teatro e le forme d’arte in generale possano assolutamente quasi far espiare le proprie colpe.
Qual’è quindi il messaggio che vuoi lasciare al pubblico che verrà ad applaudirvi al Teatro Litta?
Il messaggio generale e principale che mi sento di lasciare è che l’arte e la bellezza possono salvare il mondo e in particolare il carcere non deve essere un luogo punitivo ma, soprattutto per i giovani, di recupero.
Torneresti o tornerai a fare un esperienza del genere?
Tornerei sicuramente anche se è un grande impegno facendo l’attrice a tempo pieno perché spesso sono lontano dalla mia città. Tornerei perché credo di aver conosciuto l’essere umano molto meglio dopo essere entrata in questo posto. Un’esperienza incredibile che mi ha fatto sentire indispensabile!
Il trailer di “Sogno di una notte a Bicocca”.
Biglietti e informazioni per “Sogno di una notte a Bicocca”.
Posto unico € 12,00 – Diritto di prevendita € 1,80
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