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GRAZIANO GALATONE e VITTORIO MATTEUCCI ci raccontano i loro 20 anni a NOTRE DAME DE PARIS. Una doppia intervista esclusiva.
Scuro Chiaro

GRAZIANO GALATONE e VITTORIO MATTEUCCI ci raccontano i loro 20 anni a NOTRE DAME DE PARIS. Una doppia intervista esclusiva.

Graziano Galatone e Vittori Matteucci

Siamo agli sgoccioli del ritorno di Notre Dame De Paris all’Arena di Verona per festeggiare il ventennale di questo capolavoro che resterà nella storia della musica internazionale.

Ha travolto numeri pazzeschi di pubblico tramandandosi tra generazioni e ora troveremo sul palco del prestigiosissimo anfiteatro ancora una colta il Cast originale che ci ha emozionato in questi venti anni trascorsi insieme.

Noi ve ne abbiamo parlato più volte sotto diverse sfaccettature passando dalla prima volta per il giovane redattore Gianmarco alle innumerevoli volte per la nostra veterana redattrice Elena.

Ora non potevamo non dar voce a due grandi personaggi di Notre Dame De Paris ovvero il bel Febo e il cattivissimo Frollo interpretati egregiamente da Graziano Galatone e Vittorio Matteucci.

Quattro chiacchiere con Graziano Galatone e Vittorio Matteucci.

Graziano: Cosa ricordi del tuo primo Febo?
La prima cosa che mi viene in mente è il servizio fotografico ma soprattuto la freddezza della cotta, la maglia di Febo, e il momento in cui mi sono detto: devo fare tutti gli spettacoli con questa cosa fredda d’acciaio addosso? Ebbene si ora sono vent’anni che la indosso.
Vittorio: Cosa ricordi del tuo primo Frollo?
La preparazione che tutti abbiamo fatto, consapevoli o meno, rispetto a uno spettacolo che poi sarebbe diventato storia.
Un lavoro precisissimo, rigorosissimo, tutte le indicazioni che mi dava all’epoca Riccardo in accordo con Panella di grande valore.

Graziano: Com’è ora Febo?
È più maturo sia scenicamente che artisticamente. Come ben sai Riccardo Cocciante è molto attento alla sua scrittura, come lo è la regia, la coreografia e quindi non si può cambiare tantissimo. L’unica cosa è cercare di metterci sempre molto cuore per far sì di arrivare al pubblico.
Vittorio: Com’è ora il tuo Frollo?
È più grande d’età, è più consapevole, ha più storia da raccontare e direi più completo portando con se il vissuto di vent’anni.

Come si fa, in vent’anni di repliche, a rimanere sempre nel personaggio, mantenere la concentrazione e non cadere mai nella noia?
Graziano: È un fatto di allenamento mentale che ti aiuta a entrare nel personaggio. Quando si tratta dello stesso personaggio per lungo tempo è più semplice, quindi oggi affronto Febo con molta serenità e tranquillità.
Vittorio: Non c’è mai noia in questo spettacolo, tanto è vero che la gente viene a vederci anche moltissime volte. Quindi se non c’è noia per il pubblico figurati per chi lo fa. Siamo solo molto onorati di essere parte di questo capolavoro.

È sempre nell’aria la diatriba, soprattutto nel mondo delle “nuove leve” che le audizioni spesso siano inutili e un po’ “farlocche”. Tu come sei approdato a Notre Dame?
Graziano: Io ho avuto questo ruolo come un vero talento che parte dal suo paese di 6000 abitanti nel profondo Sud, arriva in una città come Roma e gli capita inconsapevolmente questa occasione. Mi sono proposto come cantate, ho provato diversi ruoli e loro hanno individuato in me subito il personaggio. Non ho avuto ne chiesto raccomandazioni, mi sono semplicemente posto come Graziano.
Vittorio: Tu lo sai perché te l’ho raccontato molte volte, queste audizioni furono davvero massacranti. Durarono un anno mezzo e loro volevano trovare esattamente quello che cercavano, il successo francese meritava un altrettanto successo italiano. Ci fu un attenzione alla scelta davvero spasmodica.

C’è un altro ruolo all’interno di NOTRE DAME che vi sarebbe piaciuto ricoprire?
Graziano: Direi che forse Gringoire poteva essere nelle mie corde vocali. Oggi che sono alla soglia dei 50 forse Frollo potrebbe essere un ruolo da interpretare.
Vittorio: io cominciai a fare le primissime prove come Clopaine e poi mi innamorai follemente del ruolo di Quasimodo che è quello pieno di emozioni da trasferire, una bella prova!

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Qual’è il vostro ricordo più bello di questi vent’anni a Notre Dame De Paris?
Graziano: ce ne sono diversi di ricordi. Uno forse dei più belli è quando, alla prima a Roma, mentre si festeggiava sul palco con giornalisti e televisioni che cercavano di rubarti un’intervista, anche solo qualche battuta, io mi sono fiondato all’undicesima fila dove erano seduti i miei genitori e mi sono isolato con loro chiedendogli se erano fieri di me come traspariva dai loro occhi.
Vittorio: direi forse le prove del primo periodo. Eravamo in questo residence tutto per noi a Casalbalocco, tra Roma e Ostia, e respiravamo solo musica e arte e si sono rinsaldati moltissimo i rapporti umani che hanno permesso di arrivare a fare questa intervista perché, altrimenti, ci saremmo persi nel frattempo.

Il cast di NOTRE DAME De Paris
Il cast di Notre Dame De Paris con Riccardo Cocciante.

Il momento più difficile invece avete dovuto superare?
Graziano: Sicuramente quando ho avuto un intervento alle corde vocali, ero reduce da un periodo di tanto lavoro in diversi locali ed ero in sosta da Notre Dame, la ripresa è stata lunga. Mi è poi stato proposto di tornare nel Cast e mi sono accorto di avere ancora delle difficoltà, forse non tanto vocali ma più mentali, e qualcuno ha approfittato di questa cosa per darmi addosso, però poi ha vinto la mia determinazione e la mia forza di volontà nel fare questo lavoro, che prima di tutto è passione e amore.
Vittorio: devo dire che l’organizzazione di questo spettacolo non prevede momenti difficili, forse il super lavoro e i ritmi che sono a volte al limite delle capacità umane. Ma davvero non sono previsti momento difficili”.

Graziano: Febo, Cavarodossi, Renzo tra i ruoli che ha interpretato. Ce n’è uno di questi in cui ti ritrovi di più?
Forse c’è un po’ di me in tutti e tre. Cavaradossi è un artista quindi sicuramente mi appartiene, amo dipingere e sognare. Febo è un donnaiolo e devo dire che sono stato un ottimo amante nella vita, mi sempre piaciuto adulare le donne e amarle. Per quanto riguarda Renzo forse per l’ingenuità, che è uno dei miei difetti insieme alla troppa bontà, ma non me ne pento.
Vittorio: Frollo, Papà Capuleti, Dracula ,Scarpia. Ce n’è uno di questi in cui ti ritrovi di più?
Non si può proprio dire che io possa assomigliare caratterialmente a nessuno di questi (io come amica da molti anni lo confermo – ndr.). Mi danno questi personaggi di carica espressiva, di forza per cui ci vuole anche una certa storia per proporli. Mi fa molto piacere farli ma in nessuno di questi mi ritrovo.

Cosa c’e nel vostro domani, artisticamente parlando?
Graziano: c’è tanta roba. Penso che mi dedicherò ai miei piccoli progetti, non sono un ambizioso per quanto riguarda la discografia perché la musica purtroppo è cambiata, è gestita da un sistema partitico direi che ti limita.
Mi voglio dedicare a quello che ho scritto in questi anni e che ho tralasciato per via delle tournée e poi al contatto con il pubblico, i concerti nei paesi, nelle piazze, anche in posti inimmaginabili che a volte vengono dimenticati e dove c’è gente che ha voglia di divertirsi.
Vittorio: Sono talmente preso da questo spettacolo che penso solo ad arrivare a Dicembre perchè l’impegno psicofisico è pazzesco.
Quando arriverò alla fine del Tour avrò ad aspettarmi tanti piccoli progetti perchè io continuo sempre a elaborare, fare, collaborare ma ancora nulla di definito.
Sicuramente una delle cose che non mi mancherò di fare è l’insegnamento che è una della cose cha amo di più fare.

Graziano Galatone e il suo Febo

Vittorio Matteucci e il suo Frollo

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