Il mio mestiere è come una grande storia d’amore.
Samuele Cavallo
Sempre pieno di entusiasmo e con un amore travolgente per il suo lavoro: questo è Samuele Cavallo, attore, cantante e performer che si è raccontato parlandoci del suo passato, del suo presente e lasciandoci qualche anticipazione sul futuro.
Il nuovo singolo “Come fai” ci parla di come a volte non ascoltare il nostro istinto ci porti a fare scelte che poi diventeranno rimpianti.
Samuele ha trovato al sua strada e forse leggendo queste splendide parole che ci ha regalato e il suo bellissimo brano… molti di noi avranno il coraggio di ascoltare di più il loro cuore.
L’intervista a Samuele Cavallo
Questo brano mi fa pensare al fatto che tu sia in sfida con te stesso. E’così?
Si si assolutamente. Come si vede dal video ci sono due me sul ring ed è una metafora che ho voluto usare per mettere uno di fronte all’altro un vinto e un vincitore. Il ring è un palco più reale di un palcoscenico dove reciti una parte: sul ring sei veramente te stesso!
Noi molto spesso trascinati dagli eventi ci facciamo guidare più dalla ragione che dall’istinto per paura e cautela, forse se non lo facessimo potremmo anche cambiare le sorti della nostra vita.
Nel brano parli molto di istinto e paura di sbagliare. Quanto questa cosa ti ha condizionato come artista?
Si, per forza anche se nella mia vita ho seguito spesso l’istinto e mi sono buttato credo nel mestiere più inconscio e incosciente che si possa fare, quello oche appare più leggero ma con meno appigli a cui aggrapparsi (vedi il Covid cosa ha fatto).
Non ho sempre calcolato i rischi è ho voluto calcolare più le cose belle che le insidie.
l fatto che hai scelto nel brano “Come fai” il ring denota anche che la box è una tua passione?
Si è una mia grande passione. Non ho mai fatto il boxer ne da dilettante ne da professionista ma ho fatto la preparazione. Ho un esempio in famiglia che è Beppe D’Urso che nel 1983 è stato campione delle Fiamme Oro e in ha trasmesso questa grande amore per il ring. Fare pugilato non sono solo pugni ma è uno sport con grande dignità e valori e ti da una lezione di vita che apprendi giorno per giorno.
Nel brano parli anche di ” Parole non dette”. Tu quante parole non hai detto?
E’ capitato nella mia vita che ho omesso per mancanza di coraggio in certe situazioni, ma poi scopri sempre che la paghi cara con te stesso comportandoti così. Un non detto a volte può portare a grandi delusioni e incomprensioni.
Tu annoveri nella tua carriera teatro, televisione, mondo pop, cantautorato. C’è un amore che spicca più degli altri? Il tuo è un percorso al contrario che forse certi ” tradizionalisti perbenisti” potrebbero contrastare, ovvero dal musical alla tv. Come è avvenuto il tuo viaggio.
Non credo che un “perbenista” discuterebbe una cosa del genere. Io faccio un mestiere che può spaziare dal teatro alla televisione alla musica ed è una fortuna perché mi posso vedere proiettato in diverse situazioni e trovo questo molto stimolante.
Il fondere diversi generi aumenta sicuramente il potenziale di un artista.
Io ho amato sin da piccolo sia la musica, che è entrata subito nelle mie vene, che il cinema che la danza. Da qui il mondo del musical entra nella mia vita e non ho più smesso.
Ho avuto la fortuna di avere incontri importanti nel mio percorso da ragazzo che mi hanno portato a coltivare i miei sogni. Non ho mai avuto una strada alternativa a quella che ho seguito, non ho mai pensato di fare altro. Non posso vivere senza scrivere un pezzo, recitare, esibirmi… se non lo facessi mi sentirei zoppo!
Qual’è l’esperienza tra tutte quelle che hai fatto che ti ha più lasciato un ricordo indimenticabile?
Uno degli allestimenti più forti che ho fatto a livello emotivo è stato West Side Story grazie anche alla tenacia di Federico Bellone. Questo spettacolo è partito dal Teatro Manzoni e poi è arrivato in tutti i teatri lirici andando in scena con un orchestra di 60 elementi diretta da When Marshall che è uno dei pochi che può riprodurre le opere di Berstein nel mondo.
Ricordo quando ho lavorato con Massimo Ranieri nel 2008 in “Poveri ma belli”, Stefano d’Orazio con cui ho avuto il piacere e l’onore di lavorare e poi Priscilla, Dirty Dancing, La febbre del sabato sera, la collaborazione con Chiara Noschese.
Ho avuto la fortuna di avere tanti mentori giovani o con più esperienza con i quali ho condiviso moltissimo nel mondo del teatro.
Progetti futuri? Puoi anticiparci qualcosa ?
Per il teatro ci sono prossimi progetti che non posso anticipare perché sono in fase di trattativa ma… ambisco a tornare presto sul palco!
Ci sono brani in uscita e sto lavorando a un sogno che ho nel cassetto ovvero partecipare al Festival di Sanremo.