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Attila inaugura la prima scaligera
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Attila inaugura la prima scaligera

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ATTILA
Una storia di sempre 

Ed eccoci, come ogni 7 Dicembre che si rispetti si apre il sipario  del Teatro alla Scala di Milano, momento di cultura costume e mondanità, quest’anno particolarmente “italiano”, con ben più di 5 minuti di applausi al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Ha inaugurato la stagione scaligera Attila di Giuseppe Verdi, un’opera potete ed emozionante, un’opera dai colpi di scena e dai personaggi di grande personalità ed allo stesso tempo un capolavoro senza tempo per le tematiche trattate tra qui la grande “stima” per il mondo femminile che da sempre il genio di Busseto ha dimostrato tramite le sue composizioni.

Ed ecco quindi perfetta e ineccepibile la colossale messa in scena (quasi cinematografica) del regista Davide Livermore e  la sua ricontestualizzazione nel periodo nazista con costanti accenni al patriottismo sopratutto da parte di Odabella che sventolerà più volte la bandiera italiana nei momenti più forti dell’opera. 
Una sperimentazione tecnologica quella di Livermore al servizio della narrazione.

I personaggi sono connotati in ogni dettaglio in quadri che non sono altro che squarci di terrore e orrore di una realtà che mai dimenticheremo, resi notevolmente forti con uso di grandi superfici Led Wall e proiezioni molto toccanti.

Veniamo agli interpreti con un cast di altissimo livello.

Un Attila quello di Ildar Abrazakov  connotato da un fraseggio curatissimo e da una vocalità perfettamente verdiana  con una presenza scenica impressionante  e la sua splendida interpretazione  della cavatina “del sogno” lo rendono il vero “mattatore“ dell’opera.

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Il soprano Saioa Hernandez una Odabella impeccabile, una vocalità corposa e senza nessuna sbavatura anche durante la sua aria iniziale che presenta notevoli difficoltà tecniche che lei affronta con grande tecnica e personalità.

Il baritono George Petean convince  di più verso il finale dove la sua duttilità vocale e il colore pastoso e vellutato riescono a far si che il suo personaggio prenda forma.

Foresto interpretato da Fabio Sartori mi risulta il meno convincente sia a livello vocale che a livello interpretativo non riuscendo a spiccare come ci si aspettava all’interno del cast.

Arriviamo al Maestro Riccardo Chailly che ha fortemente voluto l’opera alla Scala. 
Una direzione precisa, molto musicale e rispettosissima del fraseggio verdiano anche se in alcuni punti forse… eccessivamente lenta.

Con un grande finale patriottico in vero stile “VIVA VERDI” si chiude anche quest’anno il sipario del teatro più amato e temuto al modo con un grande trionfo  a cui ovviamente seguiranno critiche, lamentele e rimpianti di esperti melomani o pseudo tali.

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