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Malifesto è “un nido che ti accoglie”. Malika Ayane ci racconta il suo terzo album sul presente.
Scuro Chiaro

Malifesto è “un nido che ti accoglie”. Malika Ayane ci racconta il suo terzo album sul presente.

malifesto

Il nuovo album di Malika Ayane, “malifesto”, è in uscita il 26 marzo.
Un inno alla riscoperta del valore delle emozioni e all’importanza di manifestarle, alla leggerezza, il migliore degli atteggiamenti per mettersi di fronte alle cose senza paura, con il coraggio di riconoscersi anche quando tutto attorno cambia.
Una fotografia di diversi stati d’animo che Malika Ayane ha deciso, a modo suo, di manifestare.

Il risultato è quello di riuscire a raccontare un presente in cui si vive e si osserva . Si può essere nell’attimo e contemporaneamente analizzare senza giudicare. Il nostro quotidiano si è spostato in questa situazione storica e inevetabilmente osserviamo il mondo in modo diverso.

Malika Ayane

“malifesto”, con etichetta Sugar, è il sesto progetto discografico di Malika prodotto con Antonio Filippelli e Daniel Bestonzo, registrato a Milano, che contiene il singolo inedito con cui si è esibita nella 71° edizione sanremese, dal titolo “Ti piaci così”. Una produzione interamente italiana ma con contaminazioni della musica contemporanea francese.

Malika ci racconta “malifesto” e non solo.

In questo album come convivono la Malika di ieri e quella di oggi? Hai pensato di realizzare concerti streaming? Cosa ne pensi del patentino vaccianale?
Malika di ieri fondamentalmente si fonde con quella di oggi. Abbiamo caratteristiche che restano uguali ma che si sono sviluppate in modo diverso nel tempo. Spero si possa tornare presto al live ma ovviamente dando priorità alla sicurezza. Il patentino vaccinale può essere utile per accelerare i tempi purché in rispetto della salute e dell’etica delle persone.

C’è un altro brano che avresti voluto portare a Sanremo? Come nasce il nome del disco e avevi titoli alternativi?
No, non c’è un’altra canzone che avrei portato. Il titolo nasce perché trattandosi di una serie di emozioni raccontate attraverso istanti, all’interno di ogni istante manifestiamo emozioni, ho voluto giocare con il mio nome per prendere la vita anche con un po’ di leggerezza.

Un aiuto particolare per un titolo che ti ha dato problemi o per un titolo curioso?
Devo dire che è andato tutto molto bene e solo per “Ti piace così” alla Sugar abbiamo solo fatto un sondaggio.

Con Leo Pari hai scritto il brano “Come sarà” che parla di una visione matura dell’amore, cosa intendi?
Racconto di come noi esseri umani ci poniamo di fronte all’incertezza; non ci sono certezze di nessun tipo se non nella qualità che mettiamo nel modo di relazionarci sia con noi stessi che nei diversi rapporti.

Malifesto delle emozioni: ci fai una foto qui e ora come donna e mamma delle tue emozioni predominanti. Una sorta di autoanalisi di ciò che ti porti dentro.
Ogni giorno attraverso tantissimi stati diversi: la notte a volte ho momenti di sconforto e incertezza; a volte mi sento fragilissima e piccolissima poi mi ricordo di avere responsabilità verso la famiglia, mia figlia e per le persone che mi vedono e quindi penso che devo dare messaggi di ottimismo sia per la mia posizione di essere umano sia come personaggio pubblico di dover essere un esempio positivo.
E’ molto importante dire che ci si sente smarriti e così anche altri non si sentono persi.

Un disco molto bello però forse per i gusti attuali troppo sofisticato? Un po’ ostico verso una determinata fascia di pubblico?
In questi anni la lezione che ho più imparato è che non ci sono regole perché un disco abbia successo e quindi la massima possibilità e fare ciò che si sente. Essere autentici è quello che alle persone permette di fidarsi di un’artista e magari dire: “non è il mio genere ma …”

Musicalmente come ha costruito questo album?
Ho fatto una scelta melodica con suoni elettronici ma molto caldi. Volevo un disco che potesse essere ascoltato sia in auto che in appartamento, un disco che dovesse accogliere, non limitato a un preciso momento della giornata. Prima ho registrato le canzoni solo con piano così che la voce potesse essere il centro di questo senso di calore e accoglienza. Un nido.

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Hai un rimpianto?
No perché come canto in “Come sarà” non serve a niente. Bisogna riuscire a stare nel presente a prescindere da ciò che succederà senza dare troppa pesantezza alle azioni cercando un equilibrio dentro e attorno a se.

Parlaci di Nostalgia.
Nostalgia” è un brano scritto a 8 mani; quando quattro persone si trovano a guardare la stessa cosa che diventa una voce corale che poi diventa la mia è bellissimo. C’e una sorta di sentimento collettivo di cui sono la portavoce.

Tra le tue canzoni dell’ Album quale vedresti in un film già uscito o che potrebbe uscire? Nel tempo che cosa hai perso e che cosa hai guadagnato?
Alle canzoni, per dare più informazioni possibili dei miei pensieri a chi le produce, allego sempre immagini e in questo caso ho scelto scene di film, molto cinema francese degli anni 60.
Ho guadagnato la consapevolezza e notato che negli ultimi anni stavo diventando troppo scientifica nella ricerca dei suoni per i miei album tanto da mettere la voce all’interno degli altri strumenti. Ho guadagnato il riscoprire l’essenzialità. Quando ero ragazza dovevo usare la voce per portare le persone ad ascoltarmi ora vado oltre. Ho trovato questo e ho perso qualche paranoia di troppo finalmente.

Abbiamo parlato della tua energia positiva che pervade anche il tuo disco, dove attingi per questa positività? Che cosa ti sei portata da questo Sanremo così particolare? Cosa devi a questa tua voce cosi unica?
Attingere energia positiva è un lavoro e una scelta che si impara a fare nel tempo. L’atteggiamento ottimistico è una scelta.
Mi sogno ancora la notte Sanremo, diciamo che un’esperienza così intensa va razionalizzata con calma.
La voce è una benedizione, è una cosa che dipende da natura e fortuna. Bisogna poi imparare ad usarla tecnicamente e trasformare la proprio emotività in suono. Non smetto mai di lavorare per usare questo dono nel migliore dei modi.

Da dove nasce l’idea della copertina del disco “manifesto”? Non esiste più una corrente di pensiero per il successo, come ci evolveremo nel futuro?
La copertina è stata una cosa casuale con il mio amico fotografo Max Cardelli.
Ha catturato uno scatto mentre ero ancora struccata e spettinata e stavo ascoltando i primi mixaggi e, anche se in movimento, riesce a a dare tutta l’intensità che poi abbiamo messo nel disco, come se avesse fotografato la mia anima musicale.
Per il futuro, c’è un mondo di artisti che ha piccoli numeri ma sono diffusi in tutto il mondo mantenendo coerenza con ciò che vogliono fare. Una serie di generi musicali che si muovono nel mondo e sono molto forti nel loro settore. Dovremmo toglierci dalla testa l’idea che solo essere primi in classifica attesta il valore di un prodotto musicale.

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