Chi è Gio Evan?
Gio Evan è un artista poliedrico che forse avete conosciuto prima come scrittore e autore di splendide poesie e poi come cantante.
Tanti sono i suoi talenti, e tanta la strada (anche fisicamente) che ha fatto per arrivare a questo punto. Durante un viaggio in bicicletta (tra il 2007 e il 2015) che lo porta in gran parte del mondo, viene battezzato Gio Evan in Argentina.
Mareducato, il nuovo album contenente il brano in gara a Sanremo (Arnica) è in uscita il 12 marzo. Uscirà poi il 16 marzo il nuovo libro “Ci siamo fatti Mare”.
La conferenza stampa
Quando è nato Arnica? Quando hai deciso di presentarlo?
Il brano è nato in maniera assurda: stavo nella zona delle grotte di Frasassi e stavo arrampicando. Sono caduto ma rimasto appeso per una mano, e mi sono fatto male. In quel momento, quel pomeriggio, ho scritto il primo quattro quarti di Arnica.
In quei giorni poi ho sentito il Crepuscolo addentrarsi in me e.. mi stavo cantando addosso. Arnica era dentro di me, ma non potevo suonare la chitarra, e io scrivo solo con la chitarra in mano.
Così ho comprato immediatamente una tastiera, ho fatto 12h di lezione per un mese o due mesi e dopo un po’ c’era Arnica.
È stata la prima canzone non nata dalla chitarra.
Non ambivo a Sanremo, le mie priorità sono spirituali e sono altre. Però il mio manager e la mia squadra hanno visto in Arnica una forza diversa dalle altre, e hanno provato. L’ho fatto anche per me, ma anche perché ho amato tanto loro.
Sono stati svelati i duetti e le cover della terza serata del Festival. Cosa rappresenta per te Gli anni, la canzone che hai scelto di portare come cover?
L’ho scelta perché rappresentava le mie urla di infanzia, tutti abbiamo vuto il momento in cui abbiamo cantato “Gli anni d’oro del grande Real…”
Anche Max Pezzali è un guru, sembrava un po’ il papà che non avevo. E Gli anni mi ricordava un po’ il ritornello di Arnica, questo urlo di tante cose insieme, di elenco.
E perché hai voluto sul palco con te i finalisti di The Voice Senior?
Volevo fare una cover con persone che non fossero famose e che fossero anziane. Ho un feeling particolare con i bambini di 5/6 anni e con gli anziani. Ho scelto così la fascia degli anziani.
E così mi sono stati proposti i finalisti di The Voice, visti i loro video mi sono messo a piangere e li ho chiamati. Sono felicissimo.
Nel brano di apertura del disco dici “Non ho mai avuto una televisione in vita mia”.. sei consapevole che Sanremo è un grande carrozzone televisivo?
È divertente. Io un Sanremo non l’ho mai visto ma ci vado.
L’Arnica allevia le ferite, la tua canzone ha allievato i traumi della tua anima. Credi che Sanremo possa essere l’Arnica per questo periodo difficile?
Si, Sanremo può esserlo, è un grande contenitore. Siamo tutti feriti: le cose che possiamo fare iniziamo a farle.
Da dove inizi se non fai le cose che puoi fare? Non è che Sanremo non vuole che si aprano i teatri, dobbiamo essere insieme nella difficoltà, uniti.
Colui che divide è il Diavolo, e già che non possiamo più toccarci, figurati se conviene anche dividerci.
L’Arnica è essere compatti e non avere più nemici immaginari.
Il tuo manager ti definisce un Gap del sistema: porti la poesia a Sanremo. Le tue poesie possono diventare pop ed avere un significato anche a Sanremo?
Non lo so.. io penso che si possa fare. Non c’è solo il ritornello esplosivo alla Irama, c’è spazio anche per della poesia.
Se dovessi paragonare Arnica a un quadro, quale diresti?
Direi Attese di Lucio Fontana. Ho amato da impazzire la sua idea di rompere la tela.
Qualche curiosità sul nuovo disco e il nuovo libro?
Nasce tutto dal mio taccuino. Io scrivo, scrivo, scrivo e poi alcune cose le metto da una parte e alcune dall’altra. Con la chitarra faccio un po’ di “freestyle” e vedo che alcune parole si sposano, altre no. Faccio un po’ un procedimento di chirurgia per creare musica. La musica è più giocosa, è più anarchica, la poesia è il mio momento di preghiera, di raccolta, è più composta.
Che ne pensi di un Sanremo così giovane? Ci sono delle sorprese per te?
Non ci sono sorprese: è questa la musica oggi, io sono contento solo l’abbiamo capito. Amadeus è un avanguardista e finalmente l’ha capito. Questo è il coraggio di cambiare pelle: si cambia. Niente sorprese ma una grande presa di consapevolezza
È bello esserci nel giorno in cui Sanremo cambierà pelle.
Quando Mahmood ha vinto Sanremo era uno, ora sono tutti Mahmood. Ha fatto un grande lavoro di anticipazione.