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SYMPHONY IN C – PETITE MORT – BOLERO – La nostra recensione
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SYMPHONY IN C – PETITE MORT – BOLERO – La nostra recensione

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Tris di danza al Teatro Alla Scala: SYMPHONY in C G. Bizet BALANCHINE, PETIT MORT  A. Mozart  KYLIAN, BOLERO  M. Ravel BEJART

  • PRESENTAZIONE
  • LO SPETTACOLO
  • IL CAST
  • CONCLUSIONI
PRESENTAZIONE

La stagione d’opera e balletto 2019-2020 della Scala è come sempre ricca e variegata.

Sicuramente molto attese le serate che riprendono il Bolero di Ravel con la coreografia di Béjart, in particolare le serate che prevedono la presenza di Roberto Bolle nell’esecuzione di questo balletto.

La serata prevede in realtà un tris di danza.

Symphony in C di Biset con la coreografia di George Balanchine, Petit Mort con le musiche di due famosi concerti di Mozart (l’adagio del Concerto in La maggiore n. 23 K488 e l’andante del Concerto in Do maggiore n. 21 K 467) e la coreografia di Kylian e, a conclusione,  il Boléro di Ravel con la coreografia di Bejart.

LO SPETTACOLO
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Symphony in C è un balletto in quattro movimenti, il cui titolo originale era Le Palais de Cristal, opera che Bizet scrisse all’età di 17 anni.

La sinfonia è un capolavoro del romanticismo francese con una struttura raffinata e delicata.

Balanchine, secondo la massima

“dovete vedere la musica e sentire la danza”

costruisce un capolavoro canonico dove espone tutti i fondamenti della danza accademica, il corpo di ballo si muove secondo simmetrie e geometrie in movimento, mentre le quattro coppie soliste che si alternano nei quattro tempi danno prova di tutta la forza espressiva del corpo in movimento.

Le ballerine indossano le tipiche scarpette a punta e i classici tutù bianchi, i ballerini invece danzano in costume scuro, il tutto su sfondo neutro e con la sola presenza in scena di due lampadari in cristallo che calano dal soffitto: la danza basta a se stessa.

Petite Mort, su due brani di due Concerti famosi di Mozart, costruisce una coreografia di grande potenza e nello stesso tempo misurata.

Petite Mort è sinonimo di orgasmo, significativo quindi del tema della coreografia, partendo dai passi iniziali mossi senza alcun accompagnamento musicale, con i sei ballerini che impugnano una spada, segno di forza e di potere, ma anche simbolo fallico per antonomasia.

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Tutto dunque è giocato, dalle sei coppie in scena, sul piano sessuale in modo delicato e sottile con sempre un gran senso di equilibrio e fluidità.

Si giunge infine al Bolero di Ravel, brano musicale di grande notorietà, con ritmi ripetuti e via via sempre più incalzanti.

Brano di ispirazione più orientale che spagnola.

Il protagonista danza su un grande tavolo rotondo, inondato di luce arancione, mentre un coro di ballerini all’inizio sta seduto su sedie disposte lungo le pareti del palco, un crescendo musicale in cui l’interprete al centro tavolo continua a danzare a piedi nudi, in calzamaglia nera, e provoca con il suo movimento ondeggiante il coro, che poco alla volta viene chiamato a unirsi alla danza a gruppi di quattro, otto, dodici e sedici elementi, in corrispondenza delle varie famiglie di strumenti della compagine musicale, finché tutti i partecipanti si protendono verso l’interprete solista e lo sommergono con le braccia.

IL CAST

SYMPHONY IN C

Primo movimento    Martina Arduino, Nicola Del Freo

Secondo movimento          Nicoletta Manni, Marco Agostino

Terzo movimento     Gaia andreano Christian Faggetti

Quarto movimento  Maria Celeste Losa, Mattia Semperboni

e il Corpo di Ballo del Teatro alla Scala diretto da Frédéric Olivieri

PETITE MORT

Marta Gerani, Daniele Lucchetti

Agnese Di Clemente, Andreas Lochmann

Paola Giovenzana, Gioacchino Starace

Antonella Albano, Antonino Sutera

Giulia Schembri, Gabriele Corrado

Giulia Lunardi, Massimo Garon

Pianoforte Takahiro Yoshikawa

BOLERO

Roberto Bolle

Marco Agostino, Edoardo Caporaletti, Christian Fagetti, Nicola Del Freo

e il Corpo di Ballo del Teatro alla Scala diretto da Frédéric Olivieri

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Lo schiaccianoci

luci originali riprese da Marco Filibeck

Orchestra del Teatro alla Scala diretta da Felix Korobov

CONCLUSIONI

Che vi posso dire?

Sicuramente una serata magica.

Solo entrare al Teatro alla Scala è già una meraviglia.

Quando sei nella platea, circondato da tutti quegli ordini di palchi, di fronte ad un palcoscenico maestoso, capisci cosa s’intende con le parole Tempio della Musica!

Ogni cosa, ogni istante ogni esecuzione sono perfetti.

Il primo brano è leggiadro, un meccanismo perfetto, lieve, vivace, allegro, dove intuisci tutta la fatica fisica solo dal fatto che a tratti cogli che i ballerini hanno un po’ di affanno, piuttosto che i muscoli talora hanno dei tremori.

La coreografia di Petite Mort è affascinante, sulle note melodiose e a tratti struggenti di Mozart, i ballerini esibiscono forza, potenza, controllo, delicatezza e fluidità.

Ed infine c’è il Bolero.

Roberto Bolle è uno dei pochi ballerini al mondo a cui sia stato concesso il privilegio di danzare Boléro di Maurice Béjart

Il coreografo Maurice Béjart, in mezzo secolo di vita del suo balletto, l’ha concesso a pochi e anche oggi il privilegio è raro.

Il ritmo incalza, i movimenti sono sensuali e potenti, in un crescendo coinvolgente.

Io credo che molti in sala abbiano sentito il desiderio e la spinta di portarsi anche loro intorno al tavolo per protendersi e sommergere Roberto Bolle nell’acme della musica!

Roberto Bolle è uno dei pochi ballerini al mondo a cui sia stato concesso il privilegio di danzare Boléro di Maurice Béjart
Tanti i danzatori che hanno cercato di salire sul tavolo rosso di Boléro. Ma il coreografo Maurice Béjart, in mezzo secolo di vita del suo balletto, l’ha concesso a pochi e anche oggi il privilegio è raro.

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