“OCCHI” è un album che amo definire “cinematografico”
Martino Adriani
“OCCHI” (Infecta Suoni&Affini/ADA Music Italy)è il il nuovo album di MARTINO ADRIANI, anticipato dai singoli “Divano” “Tanqueray” e “Rospo”.
Il disco è disponibile anche in formato CD.
Terzo album di inediti del cantautore, il disco parla di storie di amori e di mostri, di occhi e di posti, con una scrittura diretta alle emozioni e una sensibilità pop sfumata qua e là da colori vintage, dissonanti e psichedelici.
Il disco contiene 11 tracce e la produzione artistica è firmata Manuele Fusaroli (negli anni producer di The Zen Circus, Bugo, Nada, Luca Carboni, Nobraino, Tre Allegri ragazzi morti, Mezzosangue) e Michele Guberti.
Testi e musiche sono di Martino Adriani. Nell’album hanno suonato, oltre ad Adriani, Michele Guberti, Manuele Fusaroli, Ilaria Passatore Argento, Mxx.
La track list di “Occhi” di Martino Adriani
Questa la tracklist: “Amico Gorilla”, “Rospo”, “Lampadina”, “Mostri”, “Tanqueray”, “Romantici sul serio”, “Scarabocchi”, “Divano”, “Radici”, “Serotonina”, “Venere”.
Conosciamo meglio Martino Adriani
Per conoscere meglio questa artista che si definisce parte della corrente musicale del post-cantautorato, clicca qui .
Quattro chiacchiere con Martino Adriani
“Occhi” è il tuo ultimo lavoro e viene subito da dire che il tema centrale o predominante è l’importanza di uno sguardo. Raccontaci un po’ di questo tuo percorso.
Gli occhi sono centrali nella realizzazione di questo disco e me ne sono accorto dopo averlo ultimato come fossero un elemento ricorrente.
In ogni canzone c’è un’ispirazione generata dalla potenza degli sguardi, le sensazioni che trasmettono, gli stati d’animo differenti e contrapposti che lasciano.
Non poteva così esserci titolo migliore di “Occhi”.
Questi “Occhi” gettano lo sguardo su storie diverse. Si parla di amore ma anche di mostri, si toccano diverse tematiche.
Sì, esatto. la tematica dell’amore è molto presente. Si parla di mostri, di radici, di posti importanti per la mia vita. Ci sono occhi che esprimono differenti stati d’animo. È un viaggio negli occhi di tante persone che si conclude nello sguardo della persona amata, abbiamo un lieto fine con il brano “Venere” che regala quiete.
Parlando del sound di questo tuo ultimo lavoro si può dire che il tuo è un pop “contaminato” e, come sottolinei tu, anche dai colori vintage.
Io credo che di base il mio genere sia il pop ma mi piace dire “imbastardito” da un sacco di influenze, di colori vintage, dissonanze a tratti psichedeliche. Di base c’è una scuola di cantautorato che non è quella tradizionale ma che vuole esplorare nuovi mondi. Mi sento un po’ un ibrido, non sono bravissimo a definire il mio genere musicale.
In questo disco ci siamo divertiti molto proprio perché non c’è un genere preciso e quindi no noi siamo messi dei paletti, è molto vario e colorato.
Tu parli appunto di una realtà post-cantautorato. Cosa c’è in questa tua dimensione musicale?
Non c’è un classicismo. Io sono cresciuto ascoltando i “mostri sacri” del cantautorato italiano ma ho certato di staccarmi dal songwriting classico.
Tu hai aperto i concerti di Bugo, Lo Stato Sociale, Giorgio Poi e molti altri. Quanto secondo te è importante per un artista che inizia il suo percorso attingere e “copiare”da artisti che hanno già consolidato una loro carriera?
Per me è stato importantissimo soprattutto a livello umano. Conoscere personalmente artisti che ascoltavi e con cui sei cresciuto regala un emozione forte.
“Rubacchiare di qua e di la” fa parte della crescita di ogni artista e ti serve per imparare molto a livello tecnico e come ho detto umano.
Stai già lavorando a qualcosa di nuovo?
Al momento no perché questo Album mi sta prendendo molto tempo tra i live e tutto ciò che gira intorno a “Occhi”. Ho sicuramente nel cassetto un paio di brani che sono nati nei ritagli che riesco a racimolare.
Il brano che ti ha colpito di più di questo ultimo Sanremo?
Sicuramente “L’addio” dei Coma_Cose.