Continuano i workshop di danza online di TAB (The Artist Bridge).
Qualche settimana fa abbiamo avuto l’onore e il piacere di assistere alla lezione di Layton Williams, ieri invece gli amici di questo progetto meraviglioso Giorgio Camandona (che ricordiamo essere anche colui che ha portato “Italy Bares” in Italia), Mauro Simone, Martina Ciabatti e Phil Mennel, ci hanno proposto un workshop con Alexzandra Sarmiento Dance Captain del musical “Hamilton“.
La lezione
Alexzandra appare e già la sua energia ci travolge, quattro chiacchiere per spiegare quello che andrà a fare e si parte con il riscaldamento sulle note di “Feed the Fire”, “Skin on Skin”, .
Riscaldamento completato e, come si dice sempre nella danza, 5 6 7 8 cominciamo con la coreografia!
Il brano su cui si lavora è “My Shot” dal Musical “Hamilton”.
Alexzandra insegna i passi i modo molto chiaro e preciso, la difficoltà di questa coreografia è che la maggior parte dei passi sono sulle parole del brano e non su un conteggio preciso.
Molto è dato all’interpretazione e al vivere questo brano come un dialogo con qualcun altro.
Si prova prima senza musica, poi con la musica, poi divisi un gruppi sempre sotto lo sguardo attento di Alexzandra.
Molto lunga la coreografia di questo workshop e molto veloce!
I ragazzi si impegnano e direi che a fine workshop i risultati si sono visti! Alexzandra molto contenta, si balla ancora un paio di volte la coreografia e poi si passa alle tanto attese domande…
Alexzandra Sarmiento risponde a:
Qual’è il ruolo del Dance Captain in una compagnia, soprattutto in “Hamilton”?
Qui nel Westend, quando sei chiamato Dance Captain, le responsabilità cambiano in base allo spettacolo. Sono stata Dance Captain anche in altri spettacoli ma devo dire che “Hamilton” forse è il più difficile dove essere Dance Captain.
In “Hamilton” la prima cosa è preparare il riscaldamento per tutti perché tutti siano pronti per lo spettacolo. Siamo in due, uno per gli uomini e io per le donne. Noi siamo anche “Swings”, quindi non siamo di solito sul palco ma se qualcuno non c’è gli swing vanno sul palco.
Facciamo anche le note per lo spettacolo almeno una volta a settimana. Abbiamo di solito un team molto forte, un resident coreographer, che è il nostro capo e poi ci siamo noi due Dance Captain. Noi Captain guardiamo lo spettacolo almeno una volta a settimana, il residente 3 volte e tutti insieme mettiamo insieme le note. Dobbiamo comunque fare le prove, le pulizie delle coreografie e siamo coinvolti nelle audizioni. E’ una grossa parte della tua vita e c’è molta responsabilità.
L’audizione di Hamilton come è andata e qual è quella cosa speciale che tu hai e che ti ha permesso di avere la parte?
Le audizioni di Hamilton variano molto, ogni anno cambiano. Il primo anno era molto diverso perché il primo anno lo spettacolo non esisteva nel Westend, quindi hanno fatto delle audizioni molto generali. Io ho fatto un sacco di audizioni ma so di persone che hanno fatto audizioni per un anno intero.
Ho fatto due audizioni di danza poi ho cantato, ci sono un sacco di passaggi. Io ero anche in un altro spettacolo e non potevo fare tutti gli step.
C’è anche un “Hamilton Boot Camp” che è una settimana in cui alcune persone vengono invitate per imparare di più sullo spettacolo. Non lo devi fare necessariamente per avere la parte ma lo fanno molto spesso per vedere se sei giusto per quel ruolo. Io da esempio non ho fatto il Boot Camp ma mi hanno preso comunque.
Devi essere sicuro di chi sei e cosa fai e devi essere te stesso. Sopratutto adesso, da quando faccio parte di un team creativo la cosa che mi colpisce è quando una persona è sicura di se. E’ una cosa che vi aiuterà tanto nelle audizioni. Devi portare chi sei, la tua identità.
Che formazione hai? Come hai fatto a diventare una performer di musical?
Io in realtà non sono andata a scuola per Musical Theatre, sono andata a scuola di danza classica, volevo essere una ballerina classica a New York e quando mi stavo per diplomare sono andata a fare un’audizione per il musical e mi hanno preso.
E’ stata la mia prima esperienza e mi è piaciuta tanto. Nel musical poi la paga è migliore e in America hai anche l’assicurazione medica. Quindi è successo per caso, poi mi è piaciuto e ho imparato sul lavoro come cantare e recitare, io davvero non ho mai studiato canto e recitazione ma forse è il mio carisma a farmi avere le parti. Sono riuscita a crearmi una carriera nel Musical sapendo chi sono e per quali parti posso andare bene, quali stili posso fare bene e quali sono i miei punti forti.
In un musical come “Hamilton”, dove la danza è importante nel dire la storia, quanto spazio c’è per la creatività e l’espressività di un ballerino?
In tutto lo spettacolo c’è la possibilità di esprimerti. I ballerini sono coloro che girano le pagine della storia, dobbiamo aiutare il pubblico a concentrarsi su quello che è importante sul palco. Non è come tanti musical vecchio stile in cui l’ansamble è “guarda me guarda come sono bella”. Hamilton è diverso, non c’è tempo per questo. Il nostro lavoro è quello di dirigere l’attenzione sul palco e quello che ci chiedono di fare è molto specifico. Come raggiungere questo obiettivo dipende da te, dalla tua personalità. Lo so che potrebbe sembrare un opposto, è questo il motivo per cui le audizioni sono cosi lunghe in “Hamilton”. Però c’è molto spazio per la creatività.
Nell’Hip-Hop come si può essere energici senza essere sporchi?
Quando si ha meno esperienza la cosa che si fa è fare tutto con molta energia perché crediamo che più energia sia meglio. Credo che sia importante non fare le cose che non sono necessarie. Bisogna, soprattutto in Hamilton, lavorare insieme e sapere quante energia mettere e essere puliti.
Se vuoi partecipare anche tu
Il prossimo appuntamento con gli amici di TAB è domenica 28 marzo con Phil Mennell per un altro workshop di danza. Se vuoi partecipare puoi iscriverti al prossimo workshop a questo indirizzo: https://bookwhen.com/it/theartistbridge.
Un grazie sempre ai nostri quattro compagni di viaggio Giorgio Camandona, Mauro Simone, Martina Ciabatti e Phil Mennell!