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Arlecchino servitore di due padroni – La nostra recensione!
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Arlecchino servitore di due padroni – La nostra recensione!

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Arlecchino servitore di due padroni: recensione

  • PRESENTAZIONE
  • SPETTACOLO
  • CAST
  • SCENOGRAFIA
  • CONCLUSIONI
PRESENTAZIONE

“Arlecchino servitore di due padroni” tra non molto sarà a Milano durante il Carnevale e torna in scena al teatro Elfo Puccini. Una commedia di Carlo Goldoni del ‘700 tra quelle protagoniste della riforma goldoniana appunto. Portata a teatro dal 28 gennaio al 4 febbraio da Valerio Binasco con una piccola rivisitazione (alcune battute sono state cambiate rispetto alla commedia originale) del comico Natalino Balasso. 

SPETTACOLO

La commedia si apre a Venezia in casa di Pantalone de’ Bisognosi, anziano mercante che sta assistendo alla promessa di matrimonio tra sua figlia, Clarice, e Silvio, figlio del Dottore Lombardi.

I due sono innamorati ed è una fortuna che possano promettersi, dato che Federigo Rasponi, agiato torinese cui Clarice era destinata, è morto in una lite a causa della sorella di lui, Beatrice.

All’improvviso, durante la cerimonia, arriva infatti Arlecchino.

Il giovane servo annuncia il suo padrone, Federigo Rasponi, essendo venuto a Venezia per reclamare la dote che gli spetta e per sposare la ragazza.

Ma colui che si presenta, non è Federigo, bensì sua sorella Beatrice, venuta in cerca del suo amato Florindo Aretusi, scappato a Venezia in seguito all’uccisione di Federigo. Beatrice e Florindo sono vittime delle bugie e della scaltrezza dell’abile servitore e si ritrovano alloggiati nella locanda di Brighella in cerca l’uno dell’altro. Per svincolarsi da situazioni critiche, Arlecchino non fa altro che creare guai su guai.

Per non farsi scoprire, addossa tutte le responsabilità sul fantomatico Pasquale, servo che in realtà non esiste.

Arlecchino soffre la fame, mente, ama, finge di saper leggere, tutto ciò mentre lo pseudo-Federigo Rasponi complica la vita dei due amanti Silvio e Clarice e delle rispettive famiglie.La finzione di Arlecchino culmina quando combina l’ennesimo guaio che porterà i due amanti, Beatrice e Florindo, a credere qualcosa che non è la verità…

CAST

NATALINO BALASSO – Arlecchino

Arlecchino
Natalino Balasso

Grande comico che con il suo modo di essere conferma la sua grandezza e la sua presenza scenica. Molto divertente e super impacciato. 

FABRIZIO CONTRI – Il Dottore Lombardi

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Fabrizio Contri

Padre di Silvio, ostinato a voler fare il matrimonio combinato con la figlia del signor Pantalone.

Fabrizio ha grande fermezza di spirito e mostra compassione verso il figlio come se fosse proprio il suo. 

MICHELE DI MAURO – Pantalone

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Michele Di Mauro

Il signor Pantalone, uomo severo.

Michele sembra quasi interpretare la parte del “cattivo” in questa commedia che non sente ragioni

Lui decide!

L’opinione della figlia, in quanto donna, infatti non conta niente.

Eccellente interpretazione. 

ELENA GIGLIOTTI – Clarice

Elena Gigliotti

La povera, promessa a Federigo, si strazia di dolore quando lo vede vivo.

Molto simpatica.

Estremamente carina nella gestualità che risulta, perciò, sempre molto elegante. 

GIANMARIA MARTINI – Florindo

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Gianmaria Martini

L’unico tra tutti a non avere l’accento e la parlata veneziana perchè, appunto, Torinese.

È la rappresentazione perfetta di un uomo “senza sentimenti” verso gli altri, in cerca solo della sua amata. 

MARTA CORTELLAZZO WIEL – Smeraldina

Marta Cortellazzo Wiel

La serva della casa Pantalone.

Marta interpreta in modo superbo la parte di una donna timida, sottomessa, ma che riesce, ad un certo punto, a ribellarsi e far valere il suo ruolo di donna che si emancipa. 

SCENOGRAFIA

L’ambientazione è quella di una Venezia del ‘700. I luoghi si alternano tra casa del signor Pantalone e la locanda dove alloggiano Florindo e Beatrice. I cambi scena sono effettuati dai personaggi stessi insieme all’aiuto regia.

È stata molto carina l’interazione tra l’aiuto regia ed i personaggi, voluta proprio a sottolineare l’evoluzione della commedia dell’arte. 

CONCLUSIONI

Lo spettacolo dura 3 ore, ed io non me ne sono neanche accorta.

È simpatico e per chi, come me, sta studiando Goldoni a scuola, può capire molto meglio cosa si intende per riforma della “commedia dell’arte”.

Per chi invece non studia, è semplicemente un momento di svago e consiglio vivamente di andare a vedere questa commedia. 

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