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EMILIANO TOSO: “Quando medicina e arte si fondo per il nostro benessere”. La nostra recensione de “L’ Albero della Musica” al Teatro Manzoni di Milano

Questa sera, 24/03/2023 siamo stati al Teatro Galleria in Piazza S. Magno a Legnano per assistere, finalmente, allo spettacolo “Solo” di Arturo Brachetti. Lo spettacolo con pochissime date in Italia per il 2023 ha fatto il sold out in tutte le sue tappe. Trovare i biglietti non è stato facile, direi una corsa contro il tempo ma alla fine ci siamo riusciti!

La trama di “Solo”

“Solo” è un varietà surrealista e funambolico, un magico viaggio nella mente di Arturo Brachetti, nei suoi sogni, ricordi e fantasie, ma anche in quelli di tutti noi. Una casa della memoria e delle emozioni, nelle cui 7 stanze oltre 60 personaggi prendono vita grazie alla magia di Arturo, maestro dell’imprevedibile.

In “Solo”, Arturo Brachetti, ci apre la porta della sua casa, la casa in cui ha vissuto ed è cresciuto, la casa dei ricordi. 7 stanze, ognuna delle quali racconta una storia. In ogni stanza esiste un qualcosa che riaccende ricordi, emozioni e vissuti e che accompagna il pubblico dentro la vita e la mente di Arturo.
Per assistere a questo spettacolo bisogna lasciarsi andare all’immaginazione e alla fantasia, è questo il mondo che il grande Arturo ci presenta giocando a trasformarsi in mille personaggi e contesti.

Ed ecco che dal televisore del salotto iniziano ad uscire i personaggi delle serie televisive, da un libro trovato sul tavolo della cameretta prendono vita i personaggi delle favole Disney, da un cellulare escono le canzoni più famose con i loro cantanti, da una foto il ricordo di uno strano matrimonio ma anche la possibilità di ricordare che solamente con qualcosa di molto semplice e a volte insulso, si poteva giocare e creare magiche storie.
Non servono grandi giochi per potersi divertire, basta un cappello trovato in un solaio, basta della sabbia, basta una luce su un muro con cui fare delle ombre e così si può volare cavalcando mondi fantastici e lasciandosi trasportare dalla fantasia. 

Chi è Arturo Brachetti

Arturo Brachetti
Arturo Brachetti il mago del trasformismo!

Arturo Brachetti è uno dei più grandi attori-trasformisti a livello mondiale. Di origine italiane, muove i suoi primi passi in Francia dove finalmente viene riconosciuta la sua arte e la sua bravura. Il quick change è la caratteristica che l’ha reso famoso. La sua capacità di cambiare personaggio in ogni suo dettaglio, vestendo nuovi abiti, forme e personalità in pochissimi secondi, va oltre qualsiasi immaginazione e aspettativa.

Arturo Brachetti un momento è qui e l’altro momento è lì, dall’altra parte del palco o in aria, radicalmente cambiato e nelle vesti di un nuovo personaggio conosciuto al pubblico che ha davanti a sé. Il suo fenomenale trasformismo lascia il pubblico a bocca aperta, regalando ad ogni spettatore una continua emozione e sensazione di incredulità e sorpresa.


La nostra recensione


Arturo Brachetti ci insegna, ancora una volta, che è bello poter restare un po’ bambini e lasciarsi andare sulle ali della fantasia anche se il tempo passa e il nostro mondo e la nostra quotidianità frenetica di adulti ci impone di non farlo. Il corridoio e il bagno della casa diventano così le metafore del tempo che passa, delle stagioni, delle fasi della vita in un susseguirsi di colori, personaggi e giochi di prestigio.
Perché la vita è anche un gioco e nessuno ci può impedire di sognare. Rimanere stretti e legati a questo pensiero è per ognuno di noi una grande battaglia, ma è un nostro diritto.

Ed è proprio allora che Arturo si scontra con la sua ombra (interpretata da Kevin Michael Moore), che corrisponde alla realtà, al mantenere i piedi per terra, che cerca di tenerlo sulla terra e non lo fa sognare, che lo tiene legato alle sue responsabilità. Si arriva così alla lotta finale, come nelle fiabe dove il bene e il male si scontrano e combattono, qui attraverso un litigioso dialogo di laser.

Sul palco va in scena una vera e propria battaglia di luci dove uno cerca di imprigionare l’altro, dove la realtà si scontra con la fantasia. Chi vincerà? 

Dopo 999 pensieri che l’ombra propone ad Arturo durante tutto lo spettacolo sperando di riuscire a convincerlo che la cosa migliore è crescere e diventare adulti, l’ultimo pensiero, il numero 1000 recita:

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Non è poi così grave rimanere sempre un po’ bambini.

L’ombra si rassegna e capisce che non è possibile abbandonare il bambino che c’è dentro di noi e lascia Arturo volare sulle ali dell’immaginazione e della fantasia. 

Arturo Brachetti mette le ali a tutto il pubblico, 90 minuti di pura leggerezza e fantasia. Uno spettacolo da cui si esce spensierati, felici come i bambini. Lo spettacolo è adatto ad adulti e bambini i quali rimangono a bocca aperta immersi nel loro mondo più naturale, quello del gioco e della fantasia. 

Info e biglietti

Purtroppo il tour italiano è finito ma puoi rimanere aggiornato sulle prossime date direttamente dal sito di Arturo Brachetti.

Un brano che mi mette a nudo

Male

Male torna con il nuovo singolo “Nudi” che sarà disponibile sulle piattaforme digitali di streaming e in rotazione radiofonica dal 31 marzo 2023 .

Di cosa parla “Nudi”

Un brano emotivo ma allo stesso tempo energico.
Essere nudi è il modo più intimo e vero, per dimostrare chi sei, senza maschere. 
Salvare il mondo con una mano, una frase del brano di Male, salvarlo assieme nudi, un modo di essere complici assieme in modo leale e veritiero.

La cover di "Nudi" il nuovo singolo di "Male"
La cover di “Nudi” di Male


Questo è il messaggio che vuole trasmettere l’artista con questo suo nuovo singolo.

Conosciamo meglio Male

Male è un Artista Pop/Sad influente con un pubblico fedele. La sua incredibile carriera inizia nel 2017.
Da allora, ha portato la propria musica quasi costantemente, lanciando regolarmente nuove hit che sono riuscite a emozionare e deliziare i fan, sia nuovi che di vecchia data, e anche i critici.

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Il suo successo professionale è iniziato intorno al 2020, anno dell’uscita del primo lavoro con un riscontro di critica davvero positivo.
Ha superato molti ostacoli lungo il cammino, lavorando sodo ogni giorno per continuare il suo viaggio nel mondo della musica.


Un brano che parla di attrazione intensa ed immediata

Madmars

Madmars & Paco6x ci presentano il nuovo singolo “Stasera che fai?” che sarà disponibile sulle piattaforme digitali di streaming e in rotazione radiofonica dal 31 marzo 2023

Di cosa parla “Stasera che fai?”

Stasera che fai?” racconta di un’attrazione intensa e immediata tra due persone che si incontrano casualmente in un luogo pubblico e cercano di vivere il momento senza preoccuparsi del futuro.
La protagonista ammette di non conoscere bene la persona che ha catturato la sua attenzione, ma avverte un forte feeling tra loro e sente che qualcosa di speciale li unisce, nonostante non sappia se sia amore vero o no.

La cover di "Stasera che fai?"
La cover di “Stasera che fai?”


Nel ritornello, la protagonista invita l’altra a uscire con lei, chiedendo “Stasera che fai?” come se volesse suggerire un’idea per passare la notte insieme.
L’invito è fatto in modo seducente e coinvolgente, con un’atmosfera di passione e desiderio, dando l’immagine di due cuori in fiamme sotto la pioggia.
Il sound, è curato da Paco6x.

Conosciamo meglio Madmars e Paco6x

MADMARS

Martina Caiazzo in arte MadMars nasce a Torre Annunziata nel 1993.
Sin da piccola ha manifestato la sua grande passione per la musica ma soprattutto per il canto condividendo questa passione con il padre.
Da qualche anno frequenta l’It’s Classic Studio ed è proprio lì che ha iniziato ad apprezzare l’hip hop, il rap e la musica black.

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Madmars
Madmars

PACO6X

Paco6x, all’anagrafe Pasquale Cirillo, classe 1986, è un produttore musicale di Torre Annunziata, in provincia di Napoli.
Si avvicina all’hip hop e al mondo del beatmaking grazie all’influenza del fratello Nunzio, in arte Zagor M, writer molto conosciuto in zona e membro del gruppo DalBasso, gruppo storico di Torre Annunziata.


Un brano che parla della difficoltà della depressione e delle dipendenze”

Luk.Ehi

LUK.EHI. torna con il nuovo singolo “2 Cose” che sarà disponibile sulle piattaforme digitali di streaming e in rotazione radiofonica dal 31 marzo 2023

Di cosa parla “2 Cose”

2 Cose” ha l’intento di comunicare la difficoltà nel riuscire a reinserirsi di nuovo in mezzo alle persone, dopo aver passato un periodo buio tra depressione e dipendenze.

La cover di "2 Cose" di Luk Ehi
La cover di “2 Cose” di Luk Ehi


Riuscire a stare a meglio esprimendo in rima il vissuto di quel periodo, rassegnarsi al fatto che non torneranno bei momenti ormai giunti al termine.

Conosciamo meglio Lui Ehi

Luk Ehi, all’anagrafe Luca De Santis, nasce nel ’99 in provincia di Frosinone.
Si approccia alla scrittura all’età dei 13, durante i primi anni del liceo, per poi appassionarsene.

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Ro'Hara

Inizia a condividere musica solo nel 2015, con dei freestyle pubblicati sul canale youtube e profilo instagram.
Nel 2017 entra a far parte di un collettivo del posto che lo porta ad esibirsi in locali della ciociaria e limitrofi.

Luk Ehi
Luk Ehi

Con l’avvento del Covid interrompe il suo percorso, per mancanza di stimoli, riprendendolo solamente alla fine del 2021 ricominciando a pubblicare materiale.
Decide ora di esordire con il primo singolo dalle sonorità Lo-Fi, ma all’attivo ha un progetto tutto nuovo discostandosi dal precendete genere ed intraprendendo un inizio di un progetto Pop Punk, sulla linea di grandi band quali Blink-182, Offspring, AllTimeLow, ed artisti come MachineGunKelli, Sueco, JXDN, YungBlud.


Un’intervista quadrupla in esclusiva per conoscere questo musical dark, a tinte forti, ma anche estremamente romantico!

Dracula non solo rappresenta il vampiro per antonomasia, ma è anche una delle maggiori incarnazioni del male: attrae e terrorizza, seduce e uccide. Vlad Dracula nasce dalla volontà di Ario Avecone di voler offrire una nuova prospettiva al personaggio. Tutto lo spettacolo è un viaggio, oltre lo spazio e il tempo, nel dualismo dell’animo umano: bene e male, vita e morte, scienza e mistero. In una storia dove amore, passione e musica veicolano le emozioni degli spettatori.

Incontriamo i protagonisti di Vlad Dracula al teatro Alfieri di Torino prima di una replica.
Il fermento dietro le quinte è continuo, l’emozione per l’inizio imminente dello spettacolo è palpabile! 
Gli artisti sono disponibili e sorridenti e ringraziano per le domande che gli pongo trovandole interessanti ed originali. 

Con quale aggettivo o espressione definiresti lo spettacolo e perché?

Giorgio Adamo
Giorgio Adamo è Vlad Dracula.

GIORGIO ADAMO (VLAD DRACULA)
Sicuramente dark, romantico e filosofico. Dark riconduce a Dracula già di per sé  però questo è uno spettacolo che ha un sapore differente. Da un verso infatti potrebbe tradire gli appassionati del genere horror, ma dall’altro in realtà  restituisce emozioni e compensa con un Dracula  dark in quanto potente, tormentato, ma anche romantico. È filosofico perché verte tanto sulla questione del tempo che, nell’ultimo secolo, ha schiavizzato la società o meglio ha influito sulla società e sul suo sviluppo in rapporto ad esso.

CHRISTIAN GINEPRO (VAN HELSING)
Spero che nella prossima locandina ci sarà scritto che questo spettacolo è “oltre il musical” perché secondo me questo è uno spettacolo che spiazza, è rigoroso, è serio  non cede ad attualizzazioni per far ridere il pubblico a ogni costo,  promette un’atmosfera dark e  quell’atmosfera mantiene e quindi è oltre il  musical! Per me gli spettacoli si dividono in 2: quelli che fanno bene agli altri spettacoli e quelli che non fanno bene agli altri spettacoli… questo nel suo piccolo fa bene agli altri perché chi esce dal teatro la sera dice:” Che bello! Non mi hanno fregato”.

Aumenta perciò la voglia di andare a teatro. C’è qualità, c’è lo spessore dei temi,  portare la gente a teatro in questo momento non può essere semplicemente un riempitivo  di tempo, la gente che si alza dal divano e spegne la TV per andare a teatro è gente che pensa e quindi  lo spettacolo deve essere all’altezza del pubblico e questo lo è!

MARCO STABILE (JONATHAN)
Lo spettacolo è nuovo,  è diverso per il tema, per le scelte, per la sceneggiatura nel senso che non è un family musical, ma al tempo stesso  è uno spettacolo che  strizza l’occhio al cinema; pensi di venire a vedere Dracula, di sentire parlare di sangue e alla fine ti ritrovi a riflettere su alcuni temi della vita.

È originale perché è una produzione  nuova  e questo a me fa ben sperare perché so che c’è qualcuno che, al giorno d’oggi, ha il coraggio di  investire su questo genere. Produrre musical in questo momento storico  è una cosa rivoluzionaria! E poi  per quanto mi riguarda  è un po’ un risveglio, perché manco del teatro musicale da 3 anni, in questi anni per fortuna ha fatto tantissime altre cose, però  tornare a teatro in questa maniera è un bellissimo ritorno.

ARIANNA BERGAMASCHI (MINA – ELISABETH)

Questo spettacolo è nuovo, emozionante,  intrigante, pieno di talenti, rischioso e sostanzialmente diverso dai soliti musical!

Che cosa c’è di te nel tuo personaggio e in quale aspetto invece non ti ritrovi?

GIORGIO ADAMO (VLAD DRACULA)
Io sicuramente mi ritrovo nelle emozioni contrastanti  del personaggio, in questo binomio… c’è del bene anche nel male e a volte anche nel bene possono esserci dei risvolti inaspettati.
La mia principale difficoltà è stato un timore iniziale da un punto di vista sia attoriale sia vocale, perché ho cominciato a vedere, leggendo la drammaturgia, un Dracula   che mi lasciava costretto, non mi dava la possibilità di raggiungere dei picchi e creare  una sorta di  variazioni  perché mi era richiesto, per scrittura e per indicazioni registiche, un personaggio costante.

Mi sembrava di dover ingabbiare un personaggio con 400 anni di storia e di vita, su una mattonella interpretativa.
Invece poi il ritrovarmi in questa gabbia si è tradotto nella salvezza del personaggio perché effettivamente Dracula è rinchiuso nella gabbia che cerca di gestire, schiavo degli stessi problemi dell’essere umano rispetto al  tempo che ha schiavizzato l’umanità.

Christian Ginepro
Christian Ginepro è Van Helsing.

CHRISTIAN GINEPRO (VAN HELSING)
Per me noi esseri umani abbiamo dentro tutte le possibilità espressive possibili; è quello il mestiere dell’attore: mettere la propria tabula rasa attoriale a disposizione di un personaggio… Per esempio se io sono un piccolo borghese di provincia e magari nella tastiera del mio pianoforte ho solo 14 note, ma in realtà una tastiera ne ha 80, devo saper passare  da “La fabbrica di cioccolato” con le sue note, alla note molto diverse di questo spettacolo qua.

Sarebbe ipocrita dire che non c’è niente di me in questo Van Helsing amato dal pubblico per l’interpretazione onesta. Noi  attori siamo un po’ sacerdoti laici… il pubblico si siede e dice: “Per favore esprimi questa cosa per me perché io non ho la facoltà di esprimermi”, che siano le cose più torbide o dolorose o che sia la gioia gratuita che la gente spesso non si permette di tirare fuori. Quindi c’è tanto di me in questo personaggio, anche nelle parti più oscure.

MARCO STABILE (JONATHAN)
Tutti e due siamo persone molto ambiziose, questa è la cosa che ci accomuna di più, Jonathan è una persona che ambisce al successo e ottiene l’intervista del secolo. Quello su cui ho dovuto lavorare di più è la personalità, perché io ho una personalità molto spiccata mentre Jonathan nelle interazioni con Dracula ha un senso di riverenza che non mi appartiene ed ho dovuto creare.

Lui forse per certi versi  però è più coraggioso di me, a un certo punto prende persino una pistola per cercare vendetta… vedrete a teatro se questa vendetta ci sarà…

ARIANNA BERGAMASCHI (MINA – ELISABETH)
Sicuramente oggi sono  molto più simile a Elizabeth, una donna più matura di Mina. Elizabeth, la moglie di Dracula, è sicuramente una donna forte che accetta di stare con un uomo come lui. In questo momento della vita chiaramente sono più lei che Mina, però  Arianna è stata anche Mina in altre fasi dela vita! Elizabeth non è cattiva, è solo una donna che deve essere così per mantenere  la sua posizione vicino a  un uomo  forte e potente.

Qual è il brano o la scena che preferisci  e perché?

GIORGIO ADAMO (VLAD DRACULA)
“L’eterna oscurità” che è stata scritta da Ario Avecone è il brano che va di più verso la mia  direzione vocale ed  interpretativa  dato che nasco come cantante rock,ed inoltre  fa uscire l’anima  del Dracula tormentato.

Però sto amando particolarmente il finale del primo atto perché ho ritrovato in quella morbidezza mista all’intensità de “La sola immagine” il momento in cui io capisco che forse esiste un modo di raggiungere veramente la mia amata. È un’aria questa volta scritta da Simone Martino che a me fa emozionare tanto, ho dosato molto questa interpretazione lasciando andare i miei sentimenti e facendo anche un passo indietro su delle cose nel senso non ho voluto caricare troppo… però questa cosa qui, come in tutto il personaggio, credo sia stata poi la chiave che mi ha fatto superare tutti gli ostacoli.

Ne “La sola immagine” io trovo tutto il mix del personaggio: il romanticismo, la dolcezza, la forza, è  il punto di incontro  interpretativo, trovo che quella lì sia una scena molto, molto toccante.

CHRISTIAN GINEPRO (VAN HELSING)
Una scena così potente come la scena finale non l’ho mai fatta in vita mia, ho avuto la fortuna di fare spettacoli meravigliosi, però il confronto tra Dracula e Van Helsing è  un twist pazzesco anche per il pubblico, spero, ed è assolutamente quella che aspetto più di tutte! 

Marco Stabile
Marco Stabile è Jonathan.

MARCO STABILE (JONATHAN)
Il brano che preferisco da cantare è quello che apre lo spettacolo perché per me è una novità, ha le strofe rap, ma  è un brano pop, giusto per la mia vocalità e mi piace tanto. Tra le scene recitate mi piace molto l’incontro con il personaggio di Justina perché mette un po’ in luce il tumulto di Jonathan che  fondamentalmente cede a un’attrazione per cui poi deve arrivare la redenzione e  perché guardandosi dal di là fuori si chiede: come sto vivendo il mio tempo, cosa sto facendo, qual è la cosa veramente importante? 

ARIANNA BERGAMASCHI (MINA ELISABETH)
Mi piace molto la scena con Dracula, penso che sia una scena importantissima dello spettacolo. D’altronde tutti aspettano questo momento! Sono molto contenta della canzone “Ad occhi chiusi” perché è una canzone molto importante, forse non proprio da musical, ma piuttosto pop.

La novità di questo spettacolo sta anche nel mettere insieme diversi generi ed è una scelta che mi piace anche perché così si caratterizzano meglio i personaggi.

La storia è inquietante, cupa, intensa, parte dal tema del vampirismo, del sovrannaturale, ma ha tra i temi anche quello del tempo… il protagonista ferma il tempo di chi imprigiona con l’illusione, forse inconsapevole, di ritrovare la donna che aveva perduto, Van Helsing fa un bellissimo monologo sul tempo, il tempo amosferico, la nebbia, e il tempo che si ferma… È così? C’è un messaggio legato al tempo perduto? Quali altri temi e messaggi trasmette lo spettacolo?

GIORGIO ADAMO( VLAD DRACULA)
Il tema centrale è proprio quello del tempo, da questo tema ci sentiamo inevitabilmente tutti coinvolti, in qualche modo siamo sensibili alla ricezione di questo messaggio e poi indipendentemente da come lo viviamo, lo sviluppiamo,  certamente siamo colpiti da quella tematica. Si lascia lo spettatore alla propria interpretazione come  quando vedi un quadro di un grande pittore dove, il fatto che tu possa in qualche modo avere una tua interpretazione in base alle sensazioni che provi, è una cosa bellissima.

Lo stesso tema, il tempo, si riflette in maniera differente in base alle emozioni e alla vita quotidiana di ognuno di noi e quindi  il messaggio è univoco, ma va  accolto e accettato.

CHRISTIAN GINEPRO (VAN HELSING)
Il monologo sul tempo l’ho scritto io! (complimenti!! n.d.r.)
Io credo che ci sia un grande equivoco quando si parla di Family Show, per me è più Family Show questo, di uno spettacolo per bambini! In Vlad tutte le generazioni colgono la lettura in modo personale: a un bambino piace la nebbia, un altro ama le proiezioni, un adulto pensa al tempo in base alla fase della vita in cui si trova o pensa a  quanto tempo sta buttando via e a quali sono i padroni del nostro tempo.

È un messaggio molto attuale, Dracula, la leggenda, fa da ponte fra la leggenda e la storia. Il rischio della  trashata splatter anni 80 era dietro l’angolo, invece ne esce un prodotto adatto a tutti e stimolante.

MARCO STABILE (JONATHAN)
Quando Jonathan si trova nella condizione in cui è imprigionato e il tempo si è fermato, c’è una sorta di tensione che fa ridare le giuste priorità a tutto. Forse la  cosa più profonda che questo spettacolo può dare dare agli spettatori è la consapevolezza che noi ci affanniamo tanto a accumulare ricchezze, ma la vera ricchezza è il tempo e quindi anche io mi sono fatto un attimo prendere da questa riflessione su come sto spendendo il mio tempo, con chi lo sto spendendo e quanto sia importante essere contenti di come si spende perché alla fine è veramente la merce più rara che c’è.

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Arianna Bergamaschi
Arianna Bergamaschi è Mina/Elizabeth.

ARIANNA BERGAMASCHI (MINA- ELISABETH)
l temi di questo spettacolo sono l’amore e il tempo, per esempio per me il tempo è una cosa da non perdere, arrivi a un punto della vita in cui capisci che non hai più tempo da perdere che ogni minuto è importante e  bisogna afferrarlo. I nostri protagonisti capiscono quanto tempo hanno perso solo quando vengono ingabbiati in questa macchina che gli ferma la vita e gli succhia  le energie.

Perché il pubblico non deve perdere questo spettacolo?

GIORGIO ADAMO (VLAD DRACULA)
Perché è nuovo, scritto da autori italiani giovani ed io sono convinto che sia un prodotto da sorreggere che merita la fiducia del pubblico. Quindi auspichiamo un prosieguo per la prossima stagione soprattutto perché sta andando bene, la gente è felice, molte persone, magari  più restie verso il teatro si sono avvicinate grazie a Dracula e questa è una cosa che ha colpito anche i direttori di alcuni teatri… Certamente è perfettibile, come tutti gli spettacoli, ma io credo che questo prodotto abbia tutte le carte in regola per entrare in qualche modo nella storia del musical.

CHRISTIAN GINEPRO (VAN HELSING)
Il pubblico non deve perdersi questo spettacolo (che riprenderà nella seconda parte della prossima stagione) perché chi viene a vederlo ne resta  affascinato e poi perché è una spettacolo, a mio avviso di serie A e inoltre non è sempre facile trovare spettacoli con un cast di di professionisti di questo mestiere al 100%. Io  faccio anche fiction e  cinema, ma provengo dal musical. In Dracula il pubblico non troverà quello uscito dall’Isola dei famosi o da Zelig, con tutto il rispetto… quindi  grazie ad Ario Avecone  che ha voluto scommettere su una squadra di persone che conoscono il mestiere. 

MARCO STABILE (JONATHAN)
Il pubblico non deve persi questo spettacolo perché c’è un cast di  artisti formidabili, e non parlo di me, (ma invece Marco fa parte di questo cast di professionisti con esperienza, spessore e talento di cui parla n.d.r), di grandissimo spessore, poi perché è un’opera totalmente italiana, originale e per me  bisogna sostenere attivamente il sogno di questo regista  e produttore, Ario Avecone.

Inoltre in mezzo a tanti spettacoli family musical, che hanno  tante cose in comune bellissime che ho fatto e che rifarò, quindi non è un giudizio negativo verso il genere, avere uno spettacolo che strizza l’occhio il cinema con delle  atmosfere così diverse, è un’esperienza che lo spettatore deve assolutamente fare.

ARIANNA BERGAMASCHI (MINA – ELISABETH)
Non deve perderlo perché per due ore si fa trasportare in questo tempo sospeso dove succedono cose sicuramente interessanti, misteriose, e dove si capisce cos’è la cosa più importante secondo me nella vita, cioè l’amore, quello vero per cui  uno come Dracula si mette in pericolo solo per ritrovarlo. E poi perché è uno spettacolo romantico, quindi è da vedere se si vuole sognare e vivere in un’atmosfera che normalmente non si vive. Non è la solita cosa  da musical paiettes e lustrini, ha tematiche  molto forti senza però essere  pesante o troppo impegnativo.

Qual è il tuo sogno nel cassetto? Un sogno nel cassetto?

GIORGIO ADAMO (VLAD DRACULA)
Io sono pieno di sogni, primo tra tutti far uscire il mio prodotto, il mio progetto discografico che è quasi pronto. Adesso sto lavorando tanto, non so in che direzione andrà, però ho scritto qualcosa che è molto vero, poetico con delle incursioni elettroniche. Io non riesco ad essere un prodotto da scartare, un prodotto confezionato… perché non ce la faccio, almeno non ancora, non ho imparato, non so se imparerò mai, perché ho bisogno di far uscire le mie emozioni genuine, così come sono!

CHRISTIAN GINEPRO (VAN HELSING)
Il mio sogno nel cassetto era un sogno inconfessato, ma tutti mi dicevano di crederci, prima tra tutte Tosca la cantante e poi mia madre e finalmente il cassetto si sta aprendo perché a maggio uscirà il mio primo  romanzo che corre sul filo teso tra la ghost story e il thriller psicologico, credevo che non sarei mai riuscito  a scalare “questo K2” e a scrivere un romanzo e invece grazie al lockdown ha avuto un’accelerata pazzesca. Si chiama: “Torna da me” Edizione Bertoni. 

MARCO STABILE (JONATHAN)
Ti dico la verità penso che in poche cose sono scaramantico, ma questa è una poche in cui lo sono… penso che i sogni debbano restare segreti, però sicuramente ti posso dire che il mio sogno è quello di fare tutte quelle cose che a volte ho paura di fare; nel senso  che ci sono  una serie di esigenze artistiche che io, in qualche maniera fortunatamente perché sono molto impegnato, tengo un po’ in standby.

Parlo di tutte cose che riguardano per esempio un mio  One man show oppure il fatto che abbia una casa discografica, ma ancora non stia facendo uscire le cose che ho scritto, insomma vorrei dare  il via a  tutta una serie di progetti…

ARIANNA BERGAMASCHI (MINA – ELISABETH ) 
Il mio sogno nel cassetto è un musical di Barbara Streisand, io ne adoro due, il  primo non si può far, è Yentl lei ha i diritti e non li cederà mai, il secondo è “È nata una stella”.
Io ho  studiato canto ascoltando Barbara Streisand e quindi sarebbe un  grande sogno realizzato, cantare le sue canzoni anche come  un tributo che mi ha ispirato.

Vlad Dracula
Vlad Dracula il cast.

RINGRAZIAMENTI:
Un grandissimo grazie agli artisti per questa chiacchierata a cuore aperto, al teatro Alfieri con la direzione artistica di Luciano Cannito, per averci accolto e supportato, all’ufficio stampa e a tutto lo staff tecnico.

Dove trovare i biglietti per “Vlad Dracula”.

Vlad Dracula sarà a Milano al Teatro nazionale fino al 2 aprile, da non perdere per vivere un’esperienza ed un’atmosfera inquietante, ma anche per rimanere coinvolti in un incredibile storia d’amore e per rimanere colpiti, dritti al cuore!

Potete trovare qui i biglietti.

Quarto appuntamento delle degustazioni letterarie al Teatro Manzoni.
Il romanzo La piazza del Diamante di Mercè Rodoreda
Traduzione Giuseppe Tavani
Edizione Beat

Legge Maria Pilar Pérez Aspa

Mercè Rodoreda è la scrittrice più letta e tradotta della letteratura catalana. Politicamente impegnata nell’attività antifascista, dopo la vittoria di Franco scelse la via dell’esilio.
Questo romanzo fu pubblicato nel 1962, è stato scritto in lingua catalana. E’ considerato l’opera principale di questa autrice ed è stato tradotto in più di 20 lingue.




Reading letterario seguito da degustazione di vini realizzata in collaborazione con AIS LOMBARDIA.

degustazioni letterarie
Taglio del Tralcio Aglianico del Vulture DOC 2020.
Degustazioni letterarie
Athesis Metodo Classico Brut Rosé Alto Adige DOC 2018

La sera del 26 marzo l’azienda KETTMEIR presenta Athesis Metodo Classico Brut Rosé Alto Adige DOC 2018 e l’azienda RE MANFREDI presenta Taglio del Tralcio Aglianico del Vulture DOC 2020.

La trama di “La piazza del Diamante

La piazza del diamante è la piazza principale di Grácia, il quartiere popolare di Barcellona.
Da qui prende l’avvio il racconto.

Natàlia, la protagonista, è una ragazza molto giovane, semplice, forse un po’ ingenua, che ha appena perso la madre.
Di condizioni sociali non particolarmente benestanti, lavora in una pasticceria.

Quella sera la sua amica la invita ad una festa in Piazza del diamante, ed è qui che conosce un uomo, Quimet, l’uomo che diventerà suo marito.

Uomo travolgente, affascinante e deciso, ma anche egocentrico e maschilista che fin da subito addirittura cambia il nome di Natàlia in Colometa.
Le dice che tutto quello che a lui piace deve necessariamente piacere anche a lei.

Maria Pilar Perez Aspa
La vita di Natàlia fatta di tante piccole fatiche che infine la soffocano.

Ma Natàlia è giovane, è inesperta e non sa dire di no e poi è innamorata.
Così lei e Quimet si sposano, la nuova casa e bisogna rinunciare al lavoro, perché Quimet non vuole che lei lavori.
E poi arrivano i figli, prima Antoni e dopo 16 mesi Rita.

Poi Quimet trova un colombo e decide di dedicarsi all’allevamento dei colombi.
La casa è invasa dai colombi 44 coppie di colombi.
Natalia si deve dividere tra la casa, i figli e i colombi.
Poi però le cose cominciano ad andare male. Va male il lavoro di Quimet, va male la storia. Sullo sfondo barcellona e la guerra civile che avanza e Quimet si arruola nella guardia civile e va al fronte lasciando sola natàlia con i bambini.

Presto giunge anche la notizia che Quimet è morto e Natàlia deve cercare di mantenersi lei e i suoi due figli.
Anche la famiglia da cui va a servizio è in difficoltà con il proseguire della guerra civile e Natàlia rimane senza lavoro.
Ben presto non sa più come andare avanti, non ha più neanche i soldi per procurarsi da mangiare.

Natàlia è ormai sull’orlo dell’abisso, pronta a compiere un gesto disperato e togliersi la vita lei e i suoi due bambini, quando improvvisamente l’incontro che decide la svolta.
Il droghiere Antoni, come suo figlio, le propone di lavorare per lui ed in seguito le proporrà addirittura di sposarla.
Questa nuova vita di affetto di tranquillità porteranno Natàlia alla comprensione di se alla capacità di guardare indietro la sua strada.

La porteranno nella notte nuovamente alla piazza del Diamante dove darà voce ad un urlo che da sempre si portava dentro e che rappresenta finalmente la liberazione, lasciandola finalmente libera.

Il cast di “Degustazioni letterarie · La piazza del Diamante “

Maria Pilar Perez Aspa
Maria Pilar Perez Aspa legge Piazza del Diamante di Mercè Rodoreda.

Maria Pilar Pérez Aspa: attrice spagnola di Zaragoza, trasferitasi in Italia nel 1992, fonda nel 1996 con Serena Sinigaglia la Compagnia ATIR.
Da voce con delicatezza, con toni dimessi, umili e riservati alla giovane Natàlia.
Remissiva, cresciuta nell’obbedienza, eppure con dentro un urlo che rimane sempre soffocato, che prova talvolta a venir fuori, a farsi sentire e dire la sua.


La nostra recensione


Decisamente questa combinazione di lettura di un libro e poi la possibilità di bere un bicchiere di un buon vino sta diventando una buona abitudine.
Leggere un libro nella propria mente e sentirlo invece letto, meglio interpretato, assume tutto un altro sapore.

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Maria Pilar – Natàlia a volte sa anche ribellarsi.

Maria Pilar Perez Asmo poi ha saputo dare un tono quasi intimo al racconto delle vicende di Natàlia.
Sullo sfondo la Guerra Civile e l’avvento del franchismo, ma solo per mettere ancora una volta in evidenza che nelle guerre, che siano verso altre nazioni o interne, le vere vittime sono sempre le donne.

Teatro Manzoni

“Degustazioni letterarie · La piazza del Diamante ”

26/03/2023

Sito web: www.teatromanzoni.it/manzoni/

INFORMAZIONI BIGLIETTERIA

Biglietteria | Teatro Manzoni

V. A. Manzoni, 40 – Milano 
Orari biglietteria durante la stagione teatrale
Lunedì-sabato: 10:00 – 19:00
La biglietteria è aperta anche 45 minuti prima di ogni spettacolo.

“Fiori su Marte” è la storia di un destino irrisolto.

Le Deva

LE DEVA, l’unico trio pop femminile italiano formato da Greta Manuzi, Roberta Pompa e Verdiana Zangaro, dopo aver vinto la 23esima edizione del Festival Internazionale “Kenga Magjike nella categoria Big International Artist con “GiuraGiuda”, si sono classificate seconde alla finale diUna Voce per San Marinocol brano Fiori su Martee hanno anche vinto il premio “OGAE Italy”, ovvero il riconoscimento per il brano più eurovisivo della rassegna che decreta l’artista rappresentante San Marino all’Eurovision Song Contest.

Di cosa parla “Fiori Su Marte”

Fiori su Marte” è una ballad romantica ma moderna, scritta da Verdiana Zangaro, Marcio e Marco Rettani, che sarà arricchita sul palco da una performance in cui le voci e il corpo di Verdiana Zangaro, Roberta Pompa e Greta Manuzi si uniranno come in abbraccio avvolgente.

la cover di "Fiori su Marte" di Le Deva
La cover di “Fiori su Marte”.

Conosciamo meglio Le Deva

Per conoscere questo esplosivo trio pop italiano tutto al femminile che sta riscuotendo grandissimi successi internazionali, clicca qui.

Quattro chiacchiere con Le Deva (Verdiana Zingaro)

Partiamo subito da una domanda che sembrerebbe di botanica ma non lo è! Questi “Fiori su Marte” fanno fatica a crescere?
La canzone è sicuramente un brano d’amore che parla di un destino incompiuto dove ci sono queste due anime che si incontrano e hanno quasi un legame karmico da quanto è forte, ma ad un certo punto le circostanze della vita le separano.
Rimane così solo l’aridità di un pianeta come quello odi Marte dove non può nascere e crescere quella pianta dell’amore che va costantemente curata e annaffiata girono dopo giorno.
Dopo San Marino ho pensato che anche noi Deva siamo un po’ come i “Fiori su Marte” perché in Italia un progetto come il nostro è molto coraggioso e ambizioso essendo di tre donne e siamo sinceri… nel nostro Paese non è facilissimo da difendere!

È difficile in Italia, come sottolinei tu, per un progetto come il vostro, ma come sono nate Le Deva?
Sei anni fa tramite una canzone manifesto dei diritti LGBT che si intitola “L’amore merita”.
Il brano entra nel cuore delle persone e ci regala un disco d’oro. Ma a prescindere da questo meraviglioso risultato tra di noi è nato un rapporto umano molto forte che ci ha fatto riflettere ancora di più sul potere e la forze delle donne.
Se vogliamo riusciamo a fare tutto e se ci uniamo questo potere si triplica, quadruplica e così questo legame di sorellina che fa parte della nostra quotidianità e della nostra vita poi si riflette anche nella musica.
Abbiamo voluto unire le nostre voci in una sola che potesse fare da eco anche a delle tematiche importanti che spesso abbiamo riportato nelle nostre canzoni.
Direi quindi che il fulcro del nostro progetto è stato far nascere un quartetto che poi è diventato un trio per dar maggior voce alle donne e in questo momento come non mai ce n’è bisogno.

Le Deva
Le Deva: un trio tutto al femminile che aspetta il suo grande acquazzone!

Seconde classificate a “Una voce per San Marino” dove vincete anche il premio “OGAE Italy” per il brano più eurovisivo. Voi oltre che per la vostra musica avete anche una grande attenzione anche al look
Sì, secondo noi le donne vanno ascoltate ma sono anche belle da vedere e quindi diamo molta attenzione alla ricerca del giusto look per la performance. Ci piace molto mettere in risalto anche la femminilità della donna che non va nascosta sotto la luce dei riflettori.

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Palco di San Marino, Palco dell’Ariston con Orietta Berti… prossima tappa un palco tutto vostro al Festival di Sanremo?
Il Festival è nei nostri pensieri, progetti e sogni. Ci piacerebbe molto portare un nostro brano in gara. Speriamo di realizzare dei brani che possano piacere ad Amadeus!

Dopo “Fiori su Marte” su cosa state lavorando?
Ci sono tante belle cose. Arriverà il video ufficiale che uscirà quando il brano arriverà alle radio, per ora è solo sulle piattaforme digitali e sarà molto forte.
Ci sarà un singolo in uscita per l’estate e sarà un brano leggero e poi stiamo
anche preparando una grande sorpresa… qualcosa che non abbiamo mai fatto in questi anni ma non posso svelare nulla!

Ultima ma fondamentale domanda che tutti si porranno seguendovi: come fanno tre donne ad andare così d’accordo?
In realtà anche noi litighiamo ma le nostre discussioni durano davvero poco perché essendo molto diverse tra di noi ognuna si occupa di qualcosa e nessuno pesta i piedi all’altra.
Ogni azione che facciamo è vista con amore e fatta per il bene del nostro gruppo. Se si riesce a lavorare in cooperazione per lo stesso fine credo che si possa superare tutto mettendo sempre al primo posto il bene che ci lega.

Le Deva a “Una Voce per San Marino 2023” con “Fiori su Marte” (video)

“Mettici la mano” di Maurizio De Giovanni al Teatro Menotti di Milano.

Maurizio De Giovanni è principalmente autore di romanzi e racconti.
In questi ultimi anni poi i suoi romanzi sono divenuti fiction televisive e hanno ottenuto un grandissimo favore del pubblico.

De Giovanni è anche, se pur occasionalmente, autore teatrale.
Dopo il grande successo ottenuto da “Il silenzio grande” De Giovanni torna al teatro con questo racconto che possiamo dire sia uno spin off dei romanzi del Commissario Ricciardi.

La trama di “Mettici la mano

Siamo nella primavera del ’43, Napoli sotto i bombardamenti degli alleati, con le truppe tedesche e fasciste per le strade.

Proprio nel corso di un improvviso bombardamento ecco delle persone che si rifugiano in uno scantinato trasformatosi in un rifugio improvvisato dove viene anche conservata una statua della Madonna della Misericordia miracolosamente scampata alla distruzione di una chiesa, poco distante da lì.

Mettici la mano
Bambinella prende le difese della giovane Melina.

Davanti alla statua è inginocchiata in preghiera una figura velata, una suora.
Entrano improvvisamente un carabiniere, il nostro brigadiere Maione(!) che conduce una giovane in catene.
Il brigadiere Maione l’ha appena arrestata per un grave crimine, un assassinio!
La persona velata si rivela una vecchia conoscenza del brigadiere, si tratta infatti di Bambinella, un femminello che esercita l’antica arte e che conosce tutto di tutti e per “amicizia” fa da informatore al brigadiere.

Mentre aspettano che l’incursione aerea finisca e le strade tornino sicure Bambinella e Maione discutono, si inquietano, si sostengono, interrogano la giovanissima Melina.
Melina giovane, arrabbiata con il mondo, apparentemente dura come l’acciaio, che dichiara con fierezza il delitto commesso, ha sgozzato nel sonno il Marchese di Roccafusca dove era a servizio, e ancor più fermamente dichiara di non essere pentita.
Dietro le insistenze e la curiosità di Bambinella verrà a poco a poco alla luce tutta la triste storia che sta alle spalle di Melina.

E allora come si risolverà per Melina?
Bambinella commosso e indignato dalla storia di Melina vorrebbe salvarla, ma il brigadiere Maione è uomo di legge, non può transigere, anche se il suo cuore di padre si ribella.
Infine un fatto esterno, ma forse guidato dalla silenziosa testimone della statua della Madonna, offrirà una soluzione che pacifica il cuore di ognuno.

Il cast di “Mettici la mano

Antonio Milo
Antonio Milo nei panni del Brigadiere Maione, uomo di legge ma con un cuore grande.

Antonio Milo (brigadiere Raffaele Maione): eccolo qui, il nostro brigadiere Raffaele Maione. Corpulento, pacato, semplice, ma allo stesso tempo a conoscenza di tutti i risvolti e i meandri dell’animo umano.
Anche se ancora si stupisce e si meraviglia di cosa può essere capace l’uomo, soprattutto non si capacita che alcuni genitori, padri o madri, possano comportarsi in modo nefando verso i loro figli.
Antonio Milo indossa le vesti di questo brigadiere così umano, dalla voce grossa e dal cuore tenero, come se gli appartenessero da sempre.

Adriano falivene
Adriano Falivene è Bambinella curiosa e sfacciata, ma anche lei/lui con un gran cuore.

Adriano Falivene (Bambinella): grandissima prova di Adriano Falivene.
Dona alla sua Bambinella mille sfaccettature.
Ora sfacciato, mimando gesti e voci, espressioni femminili, stando un po’ sopra le righe, mimando leziosità senza però mai essere ridicolizzante della figura del femminello. Nel contempo rivela con grandissima umanità tutti gli aspetti tristi e dolorosi di una persona orfana, diversa dagli altri e costretta dalla vita e dalla storia a condurre la vita della prostituta. Nonostante tutto ciò Bambinella conserva uno sguardo positivo della vita, credendo nell’amore e sperando nel lieto fine.

Elisabetta Mirra
Elisabetta Mirra nei panni di Melina: assassina o vittima?

Elisabetta Mirra (Melina): giovane, ma talentuosa, si muove con disinvoltura tra Milo/Maione e Falivene/Bambinella.
La giovane Melina passa con gradualità dall’essere dura, combattiva, rabbiosa e assetata di una giusta vendetta a rivelare invece tutta il suo animo ancora in gran parte ingenuo, di una bambina diventata donna troppo presto e in maniera crudele.
Passa dall’orgoglio che non riconosce ne Dio, ne Madonna, ne Santi alla disperata confidenza con la Madre di tutte le madri.

Scene Toni di Pace
Costumi Alessandra Torella
Musiche Marco Zurzolo
Luci  Davide Sondelli
Regia  Alessandro D’Alatri

Produzione Diana Or.i.s.

Il trailer di “Mettici la mano”

Teatro Menotti

“Mettici la mano”

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Teatro Roberto De Silva a Rho

dal 23/03/2023 al 2/04/2023

Sito web: www.teatromenotti.org

INFORMAZIONI BIGLIETTERIA
0282873611
biglietteria@teatromenotti.org


La nostra recensione


Maurizio De Giovanni conosce molto bene il cuore umano, le sue ricchezze e le sue miserie e ha un modo straordinario di raccontarlo.

Mettici la mano
Bambinella si trasforma in avvocato difensore e Maione in accusato.

Il fatto in se è, purtroppo, troppo spesso accaduto nel passato, ma anche oggi.
Qui è il pretesto per parlare delle tristezze e dei dolori della vita, troppo spesso legati alla povertà, all’abbandono culturale ed affettivo.
È l’occasione per discutere se Legge e Giustizia camminino insieme o se troppo spesso invece siano alternativamente o cieche o impotenti.

Alla fine è l’occasione per sostenere che solo l’amore, l’aiuto fraterno potrà salvare l’uomo.
Il tutto con il sorriso sulle labbra, la risata pronta e le lacrime agli occhi, la commozione nel cuore.

“Legally Blonde” uno spettacolo pieno di energia, colore, allegria e con un messaggio profondo e attuale… mai giudicare un libro dalla copertina!
Incontriamo il cast al Teatro Alfieri prima dello spettacolo. Si respira un’aria di complicità, di empatia tra le persone e l’accoglienza è, come sempre con questi artisti di lunga esperienza, meravigliosa!

Con quali aggettivi o espressioni definiresti “Legally Blonde” e perché?

Lucia Blanco
Lucia Blanco è Elle.

LUCIA BLANCO (ELLE): è uno spettacolo esplosivo, colorato e che stimola la riflessione. È molto colorato perchè ci sono tante personalità all’interno dello spettacolo, tanti ruoli a cui ti puoi affezionare e ritrovare, esplosivo perché le musiche sono stupende, le coreografie pure e stimola la riflessione perché tocca dei temi importanti: si cerca di sensibilizzare tanto sul pregiudizio e sullo stereotipo della donna e della bionda superficiale.

CLAUDIO ZANELLI (EMMETT): Legally Blonde è nuovo perché non si è mai visto un musical così nel panorama italiano, è colorato perché porta in scena tanti “colori” valoriali ed emotivi. È un musical che per alcuni versi mi ricorda “Kinky Boots” e lo dico perché il messaggio finale che passa è comunque un messaggio bello, di accettazione di sé stessi, che sia della propria bellezza, della propria sessualità, è comunque lo stesso messaggio e poi ci sono tanti tacchi in entrambi gli spettacoli!

GiO’ D’ANGI ( PAULETTE): questo spettacolo è senza dubbio colorato, è forte, è bello anche se questo aggettivo è riduttivo secondo me perché, per la prima volta, nonostante venga da quasi 20 anni di carriera, sento che questo prodotto è veramente forte sotto tutti i punti di vista e poi dà la possibilità di trasmettere dei messaggi importanti. Questo credo che sia la cosa più importante per uno spettacolo perché alla fine è bello divertirsi, è bello passare 2 ore diverse, ma è ancora più importante lasciare qualcosa… e questo è quello che fa Legally Blonde: lascia qualcosa nel cuore delle persone che vengono a vederci.

LUCA POZZAR (WARNER): per definire Legally Blonde direi come espressione “senza uguali”, come aggettivo unico! Sono fermamente convinto di questa cosa innanzitutto perché la storia è meravigliosa sia dal punto di vista musicale che drammaturgico e poi perchè ha un cast di un livello altissimo inoltre siamo abituati molto alle commedie musicali dove tante volte la musica non è al servizio del prosieguo della storia, mentre in questo spettacolo veramente metà del copione è scritto in musica quindi diventa un vero musical e non ce ne sono molti così!

Cosa c’è di te nel tuo personaggio? In quale aspetto invece non ti ritrovi?
LUCIA BLANCO (ELLE): con Elle c’è tanto in comune, innanzitutto l’esuberanza, la determinazione e questo si vede subito, lei è esplosiva, colorata e solare e in questo mi ci ritrovo, mi sento molto affine a lei; è difficile dire qualcosa che mi diversifichi tanto… Ti direi d’istinto non sono così ingenua come lei, ma in realtà no perché lei non è neanche ingenua è soltanto in alcune cose un po’ disattenta, meno preparata, perché ha sempre avuto una vita agiata e invece si ritrova a farsi il mazzo ad Harward e all’inizio è un po’ in difficoltà, ma poi invece vince… La differenza più evidente tra me ed Elle? Io non ho la passione del rosa, non sono così fan della rosa preferisco più il nero!

Claudio Zanelli
Claudio Zanelli è Emmett.

CLAUDIO ZANELLI (EMMETT): in Emmett c’è sicuramente una carineria di base, è molto buono, tende ad aiutare gli altri e in questo io mi ci ritrovo. Appena vede Elle, non nota soltanto la bellezza della bionda, ma vede un essere umano in difficoltà e anch’io sono abbastanza così. La cosa in cui non mi ritrovo è che il mio personaggio è uno studioso, è impostato, è ordinato… invece io sono un caciarone, io e mia moglie ci scordiamo qualunque cosa, quindi sul lato organizzativo io e Emmet siamo molto diversi!

GIO’ D’ANGI (PAULETTE): devo dire che di me ho trovato tanto nel personaggio, perché lei, per quanto sia alla vista un personaggio forte, in realtà nasconde delle fragilità e sono un po’ così anch’io nella vita.
Dentro Paulette c’è tanto di Giovanna, in ogni personaggio devi portare un po’ di te, però ci sono delle sfumature di lei che mi porterò nella vita anch’io dopo questo spettacolo come quella voglia di far comunque trasparire le fragilità, di non averne paura. La cosa bella di Paulette è che si dà al 100% a questa nuova amicizia che nasce in corsa.

LUCA POZZAR (WARNER): Warner è una persona tremenda, un arrivista ed io invece sono molto empatico, molto buono quindi non tratterei mai una persona come lui, in lui di me non c’è niente. Non è stato difficilissimo comunque interpretare il cattivo, anche perchè Warner più che cattivo è una macchietta in senso buono, sempre un po’ fuori luogo, desideroso di compiacere la sua famiglia, quindi non c’è stato bisogno di scavare dentro di me eccessivamente per portarlo in scena.

La storia è molto divertente, è facile immedesimarsi nei personaggi e offre tanti spunti di riflessione… Come sono caratterizzati i ruoli maschili e femminili?
LUCIA BLANCO (ELLE): questo musical inizia proprio facendo la presentazione dei personaggi sia maschili che femminili con una direzione ben precisa: nel caso di lei, la bionda un po’ più superficiale, un po’ più disattenta, un po’ più frivola che però nel secondo atto comincia ad avere una rivincita, nel caso di Warner un famosissimo ragazzo, ricco, bello, famoso che vuole diventare senatore e che ha un atteggiamento un po’ maschilista nei confronti di una donna. Alla fine dello spettacolo Warner si trova messo da parte e in difficoltà così come Elle invece vince… e questo tocca un po’ tutti i personaggi, tutti hanno un bel cambio durante questo spettacolo.

Gio D'Angi
Gio’ D’Angi è Paulette.

GIO’ D’ANGI (PAULETTE): il messaggio più importante è quello della solidarietà femminile e, per la prima volta in Italia, c’è questo spettacolo che punta più sulle donne, che parla tutto al femminile, il girl power, le donne che fanno gruppo e che insieme possono diventare una potenza, un vulcano inesauribile! La figura maschile ha un percorso al contrario perché l’uomo, che all’inizio dello spettacolo si pone in un determinato modo, abbastanza maschilista e dominante, grazie alla storia, poi tira fuori anche qualcos’altro; ogni personaggio grazie a un percorso ben definito, fa vedere l’evoluzione dei ruoli femminile e maschile… la bellezza di questo spettacolo è anche questa: nonostante ci siano dei protagonisti, rimane sempre lo spettacolo corale dove ogni personaggio ha la sua storia portatrice di valori positivi.

LUCA POZZAR (WARNER): ogni personaggio impara una lezione da questa storia, maschio o femmina che sia, chi non evolve, impara. La tematica dello stereotipo è alla base della storia, chiaramente Elle è il capro espiatorio, ma in realtà è semplicemente un modo per riflettere sul superamento degli stereotipi facendo della propria unicità l’arma più forte.

Qual è il tuo brano o la tua scena preferita?
LUCIA BLANCO (ELLE): la scena, che comprende anche il brano che preferisco, è nel secondo atto ed è in realtà drammatica perché lei si trova costretta a tornare a casa dopo un’enorme delusione che le fa pensare che, nonostante tutto, lei resterà per tutti la bionda senza cervello. Questo pezzo che si chiama “Vivo il cliché” e lo canto insieme a Claudio Zanelli… è una sorta di rassegnazione allo stereotipo, una scena molto emozionante.

CLAUDIO ZANELLI (EMMETT): il mio brano preferito è nettamente tutta la sequenza di “Testa al suo posto” che personalmente ritengo sia la cosa più difficile a livello musicale che abbia mai fatto, è scritto in una maniera veramente “bastarda”, musicalmente molto, molto difficile, tutto lo spettacolo è difficile, ma quella roba lì è il peggio! È nel primo atto nella parte dove Emmet aiuta Elle a diventare diversa e a scoprire la sua strada, è una sequenza molto lunga che varia di location in continuazione, con vari personaggi che intervengono, ci sono salti temporali e continui cambi di tonalità, difficilissimo, però è in assoluto la mia scena preferita.

Luca Pozzar
Luca Pozzar è Warner.

LUCA POZZAR (WARNER): c’è un pezzo che facciamo alla fine solo io e Elle in cui ci guardiamo, lei mi guarda negli occhi e canta e io mi devo dare una scrollata perché per me è un’emozione pazzesca, Lucia è aperta, dà uno scambio emozionale fortissimo, crea empatia in modo naturale, lei è veramente eccezionale!
La mia scena preferita è sicuramente questa parte finale dove lui fa la gaffe e cerca di salvarsi… però la scena madre di Warner è invece all’inizio del primo atto quando c’è la canzone “Serio”; è proprio l’apparizione di Warner, drammaturgicamente è molto molto divertente.

GIO’ D’ANGI (PAULETTE): direi il brano “Irlanda” dove Paulette esprime racconta di sé, delle tradizioni della sua famiglia e confida i suoi sogni!

Come descriveresti il rapporto… tra Elle e Warner?
LUCIA BLANCO (ELLE): con Warner passo quasi tutto lo spettacolo a venerarlo, a volerlo con me perché sono follemente innamorata di lui, mi trasferisco e studio ad Harvard per lui, faccio di tutto per riconquistarlo e sposarmi con lui! Poi incontro Emmet e piano piano lui riesce a farmi vedere un’altra faccia anche di Warner…
Com’è un po’ in tutti i personaggi è veramente un gioco di dare e avere, è un bello scambio, io permetto a Emmet di credere molto di più in sé stesso, nella sua bellezza e nelle sue capacità e lui fa la stessa cosa con me.

LUCA POZZAR (WARNER): c’è empatia sempre, io provo un senso di protezione verso Elle, questo atteggiamento in allestimento mi è stato anche corretto perché quando nello spettacolo Elle viene derisa e sbattuta fuori io energeticamente accusavo il colpo… invece ho dovuto mettere una maschera, ma senza cadere nello stereotipo macchiettistico del figaccione che entra e fa sempre quello… volevo dare un po’ di spessore a Warner e così ho tenuto qualcosa del combattimento interno. Torno a Luca, Lucia Blanco è la migliore Elle che si potesse avere e lei crea un’empatia pazzesca, Lucia è incredibile.

… tra Elle e Emmet?
CLAUDIO ZANELLI (EMMETT): il rapporto di Elle ed Emmett ha un’evoluzione importante perché se da una parte lui è il primo che vede il bisogno di aiuto di lei per capire alcuni aspetti della sua vita, dall’altra parte Emmet, pur non sapendolo, ha necessità di aiuto e sarà proprio lei ad aiutarlo; la cosa bella di questi due personaggi e che è il rapporto che hanno è reciproco.

… tra Elle e Paulette?

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GIO’ D’ANGI (PAULETTE): il rapporto tra Paulette e Elle è un’amicizia che si consolida fin dai primi momenti perché Paulette rappresenta un appiglio sicuro, una spalla su cui piangere dopo l’arrivo ad Harvard di Elle, ma allo stesso tempo Elle spinge Paulette a buttarsi nella vita e nei sentimenti.

Perchè il pubblico non deve perdersi Legally Blonde?
LUCIA BLANCO (ELLE): lo spettacolo non è da perdere perché è divertente, esci da teatro che hai riso tantissimo e poi perché a mio parere la storia è molto, molto attuale, fa riflettere sul non giudicare il libro dalla copertina e lo fa però con gioia, ironia, scherzo e con tanto tanto rosa.

CLAUDIO ZANELLI (EMMETT): il pubblico non si deve perdere lo spettacolo perché lancia un messaggio molto importante in questo momento di lotta per i diritti delle donne, soprattutto con quello che sta succedendo in Medio Oriente dove le donne lottano per il diritto allo studio, lo spettacolo parla anche di questo: donne che studiano, che fanno le università e affermano il loro essere non oggetto estetico, ma persona che ragiona, che studia che ha un’anima e un cervello oltre l’apparenza.

GIO’ D’ANGI (PAULETTE): il pubblico non deve perdersi questo spettacolo perché ha un messaggio che dovremmo portarci nella vita: non sai mai qual è il vissuto di una persona, non puoi mai giudicare solo da quello che vedi, la persona va conosciuta ed è necessario sicuramente il superare il pregiudizio non solo verso la donna, ma in generale il pregiudizio in ogni ambito.

LUCA POZZAR (WARNER): il pubblico non deve perdersi Legally Blonde perché vedendolo si porterà a casa un’energia pazzesca, una bomba e poi delle voci spettacolari! Lo spettacolo a livello di partitura è fatta proprio per mettere in risalto delle vocalità pazzesche, la scenografia è semplice, arricchita da incredibili proiezioni, ma lo spettacolo vince soprattutto grazie alla personalità del cast.

Finito Legally blonde… qual è il tuo sogno nel cassetto?
LUCIA BLANCO (ELLE): finito Legally Blonde il mio sogno nel cassetto, se si parla di musical, è Roxie o comunque un personaggio di “Chicago” dopo di cui posso appendere le scarpette! In generale, nella mia vita, il sogno nel cassetto è poter vivere la mia vita con un po’ più di serenità circondata da persone vere che mi vogliono bene.

CLAUDIO ZANELLI (EMMETT): finisce Legally Blonde e il mio sogno è quello di farmi una bella baita in montagna dove io e mia moglie diamo da mangiare alle vacche… però non subito, tra una decina d’anni! Prossimamente abbiamo gli impegni con l’accademia e altri spettacoli. Un altro mio sogno nel cassetto sarebbe fare come a Broadway dove gli uomini interpretano le donne e viceversa… E poi se potessi farei Roxie di “Chicago”!!

GIO’ D’ANGI (PAULETTE): per me ce ne sono tanti… aspetto che continuino ad aprirsi altri cassetti! Sicuramente il mio grande sogno è riuscire a vivere facendo quello che amo, come faccio ormai da quasi vent’anni di onorata carriera; mi piace prendermi la vita per quello che mi regala e vivere il momento, quindi attendo quello che il destino mi regalerà.

LUCA POZZAR (WARNER): il sogno nel cassetto di Luca non è uno solo, io ho tanti sogni, prima di tutto vorrei vivere facendo questo lavoro ancora a lungo… ci sono tanti ruoli che ho nel cuore e che… arriveranno!

Noi di Dejavù ringraziamo i nostri 4 ospiti, l’ufficio stampa, la coreografa Ilaria Suiss, il Teatro Alfieri con la direzione artistica di Luciano Cannito per l’accoglienza ed il tempo dedicato a Dejavù.
Legally Blonde ha finito, per ora, il tour con le repliche di Torino, ma dopo una stagione all’estero, speriamo di vero cuore che riparta in Italia, portando il colore, l’allegria, l’energia e il bellissimo messaggio in tutti i principali teatri! Ci auguriamo che sia solo un arrivederci a questo cast fatto di professionisti di grande esperienza e capacità vocali e interpretative fuori dal comune!

University Network, la realtà leader in Italia con oltre 1 milione di studenti coinvolti e con una presenza capillare in oltre 35 università italiane, ha deciso di lanciare il Festival Universitario 2023, il più grande evento universitario di carattere nazionale che si terrà Sabato 13 Maggio presso il Talent Garden di Milano in Via Calabiana.
Un grande Festival per un’unica ed irrinunciabile giornata in cui FORMAZIONE, TECNOLOGIA e SOSTENIBILITA’ saranno assolute protagoniste.

Cosa troveremo al Festival Universitario 2023

Durante tutta la giornata, a partire dalle ore 10 alle 18.00, sul Main stage e nella Green house si susseguiranno speech, workshop e incontri interattivi condotti da illustri ospiti e personalità di rilievo dal mondo dell’imprenditoria, giornalismo, formazione, sostenibilità, tecnologia, finanza, sport, moda, social media, intrattenimento e molti altri. 

Festival Universitario 2023
La locandina del Festival Universitario 2023.

Gli studenti che parteciperanno avranno l’occasione di farsi così ispirare da esperti di fama nazionale e internazionale, ma potranno trovare al contempo opportunità lavorative, fare nuove amicizie grazie alle apposite attività di networking, provare visori, robot, simulatori, consolle e molto altro dal mondo della tecnologia allestiti negli appositi spazi e stand dedicati. 

Le sorprese però non finiscono qui: dalle ore 19.00 circa avranno poi inizio le attività serali con DJ SET e live music di artisti tra i più amati della scena contemporanea del mondo musicale urban, indie e dance. È proprio con questo mix esplosivo di attività diurne legate alla formazione e serali dedicate all’intrattenimento che il Festival Universitario intende rendere più “cool” il mondo education, offrendo agli studenti la possibilità di formarsi per la carriera lavorativa divertendosi e al contempo stringendo nuovi rapporti di amicizia, facendo così vivere emozioni uniche ai visitatori.

Durante tutto il giorno, inoltre, i partecipanti avranno modo di rilassarsi nelle appositezone relax adibite con cocktail bar, musica, truck food, birre artigianali presso lo straordinario roof top dedicato oppure presso il garden cafè, spazio che accoglierà i visitatori con una speciale welcome bag di benvenuto per vivere al meglio l’esperienza del Festival.

La parola agli organizzatori

“Gli studenti universitari, durante gli anni accademici, hanno due esigenze fondamentali: formarsi per prepararsi al mondo del lavoro e divertirsi stringendo nuove amicizie. 

Per quanto riguarda il primo aspetto c’è un grande vuoto oggi nel mercato del lavoro – dichiarano Leonardo D’Onofrio, Andrea Missaglia, Luca Scoffone e Francesco Brocca di University Network –   basti pensare che nel 2022 le aziende italiane non sono riuscite a trovare oltre 370 mila profili di studenti laureati. Dall’altra parte, per quanto riguarda l’aspetto dei rapporti umani, ci sono migliaia di studenti, in particolare fuori sede, che soprattutto dopo la pandemia non sono riusciti a trovare amici con cui trascorrere quelli che sono gli anni più belli della loro vita.

Il Festival Universitario – proseguono i fondatori – ha proprio l’obiettivo di soddisfare queste due grandi esigenze in un unico evento che mira a rompere gli schemi troppo rigidi del mondo accademico, regalando agli studenti un’imperdibile giornata di formazione ma soprattutto di festa”

Conosciamo meglio University Network

University Network è la più grande community social universitaria in Italia con oltre 1 milione di studenti all’attivo. Il progetto nato del 2018 unisce le più importanti comunità social dei principali atenei universitari.

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University Network: alcuni giovani che ne fanno parte.

Ad oggi il Network è una realtà ben consolidata in continua crescita ed evoluzione che coinvolge studenti in oltre 35 Università delle principali città Italiane con una distribuzione capillare da Nord a Sud. University Network si occupa principalmente di inclusione, orientamento e servizi per gli studenti universitari aiutando concretamente le università a comunicare, favorendo l’integrazione fra gli studenti prestandone assistenza, orientare le future matricole, mettere in contatto neo – laureati e azienda facendo impresa a costo zero.

Brand Promotori e Media Partner del Festival.

L’evento, che sarà interamente cashless, è patrocinato dalla Commissione Europea, ANGI (Associazione Nazionale Giovani Innovatori) e Confindustria Lombardia, vede coinvolti insieme una molteplicità di brand promotori ed istituzioni che hanno deciso di impegnarsi a sostegno del futuro dei giovani universitari.
Media partner del Festival Universitario 2023 sono Ansa, SkyTg24, Il Giorno, Wired, MI–Tomorrow, Giffoni e Luce! Radio partner dell’evento è Radio m2o.

Molteplici anche i media partner social: CNC Media, Pillole di Economia, Eccellenza Italiana, Starting Finance, Milano Says, Ingegneria Italia.Tra i supporting partner invece Gi Group, Talent Garden, Ticketmaster ed Engineering.

Come partecipare al Festival Universitario 2023

Apertura porte ore 9:30

Per maggiori info ed iscrizioni al Festival visita il sito https://www.universitynetwork.it/festival-universitario/ 

Il trailer per conoscere meglio il Festival Universitario 2023

Sarò per sempre onorato, ho finalmente la mia” Cinque giorni”

Will

Will, dopo il grande successo di Sanremo pubblica “Cinque giorni, la sua personale interpretazione del celebre brano di Michele Zarrillo con cui ha avuto il grande piacere di duettare proprio sul palco dell’ultimo Festival di Sanremo nella serata dedicata alle cover.
“Cinque giorni” nella speciale versione interamente cantata da Will (Capitol Records – Univesal Music Italy) è da oggi disponibile ovunque,  su tutte le principali piattaforme digitali.

Will ci racconta la sua versione di “Cinque Giorni” di Michele Zarrillo

“Parlare di Cinque” giorni è facile perchè il pezzo è davvero un capolavoro.
Ricordo ancora e conservo con molta gratitudine l’emozione unica nell’avere avuto l’opportunità di cantare questo brano su un palco così importante insieme a Michele Zarrillo. 
E’ una canzone alla quale sono legato sin da piccolissimo e che in casa abbiamo sempre respirato: posso affermare una delle canzoni preferite proprio della mia famiglia.

La cover di "Cinque giorni" di Zarrillo reinterpretata da Will
La cover di”Cinque Giorni” di Zarrillo reinterpretata da Will


In questa mia versione ho cercato di metterci del mio soprattutto a livello di sonorità e intenzione, nonostante lavorandoci mi sia reso conto di quanto la canzone di Michele sia già super moderna e in grado di andare oltre ogni tipo di moda o tendenza. Una di quelle canzoni senza tempo di cui è necessario innamorarsi sempre di più. Ecco perché sono felice e onorato nel mio piccolo di poter portare questo pezzo ai più giovani, mi manca molto questo genere di musica.
Sarò per sempre onorato, ho finalmente la mia” Cinque giorni”

Will e Zarrillo a Sanremo

La versione di “Cinque giorni” di Will arriva in seguito al grande successo della performance in duetto proprio con Michele Zarrillo nella serata delle cover durante l’ultimo Festival di Sanremo.  La loro esibizione è stata una delle più commuoventi e toccanti di quella serata, una delle più virali su Tik Tok con milioni di views e che riscuote migliaia di interazioni acora oggi , riuscendo ad intercettare l’emozione di due generazioni a confronto che si sono unite più forti che mai per amore della musica, facendo arrivare al grande pubblico il brivido di una canzone che è ancora in grado di smuovere le corde più profonde dell’anima.

Attraverso questo speciale omaggio di Will nella sua versione di “Cinque giorni” anche le nuove generazioni avranno sicuramente modo di continuare a riscoprire questo bellissimo brano e a farlo proprio ,un brano che nonostante gli anni rimarrà per sempre uno dei monumenti della canzone italiana.

Il Dopo-Sanremo di Will

Will dopo la partecipazione al Festival di Sanremo con il brano “Stupido” e dopo la pubblicazione dell’ultimo disco “Manchester” prosegue così il suo nuovo percorso artistico e personale, la naturale evoluzione pop di un giovane fuoriclasse della musica che ha trovato la sua vera identità: un musicista estremamente talentuoso che è riuscito in poco tempo a mostrare la sua vera essenza, svelando le fragilità che anche un giovane ragazzo può incontrare. 

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Will
Will: un giovane cantante che ci regala sempre grandi emozioni


Un percorso raro di estrema sensibilità in cui Will è riuscito ad aprire il suo cuore, come pochi altri alla sua età, verso ulteriori orizzonti sonori in cui l’attitudine pop abbraccia sapientemente il mondo urban.

Will e ill suo “StupidoTour Venti23

Il giovane artista che negli ultimi anni è riuscito a conquistarsi con costanza e determinazione un posto nella scena musicale contemporanea italiana con la sua penna fresca, originale e carismatica, da Maggio sarà pronto a tornare finalmente alla dimensione live con lo “StupidoTour Venti23”, organizzato e prodotto da Magellano Concerti.
Tre le prime date annunciate del tour il 3 Maggio a Milano (Magazzini Generali), 4 Maggio a Padova (Hall) e 11 Maggio aRoma (Orion). 

Biglietti disponibili in prevendita su TicketOne e Ticketmaster

Il Video di “Cinque Giorni” di Zarrillo in duetto con Will a Sanremo 2023


“AZUL – Gioia, Furia, Fede y Eterno Amor.” di Daniele Finzi Pasc in scena al Teatro Parenti fino al 26 Marzo.

Daniele Finzi Pasca più noto come creatore e regista di eventi e cerimonie dalle Olimpiadi agli spettacoli di circo contemporanei come il Cirque du Soleil , qui torna ad un suo amore iniziale: il teatro.

Come ha dichiarato:

“Ho sempre raccontato storie di personaggi carichi di umanità, fragili e tra­sognati. Il mio teatro è costruito riproducendo il linguaggio dei sogni”

in effetti lo spettacolo Azul sembra un po’ una sorta di sogno, di rincorrersi di momenti, di episodi quasi fiabeschi, di ricordi della vita di questi 4 amici.

AZUL con Stefano Accorsi Luciano Scarpa Sasa Piedepalumbo Luigi Sigillo con la regia di Daniele Finzi Pasca
AZUL con Stefano Accorsi Luciano Scarpa Sasa Piedepalumbo Luigi Sigillo con la regia di Daniele Finzi Pasca

La trama di “AZUL – Gioia, Furia, Fede y Eterno Amor

Il racconto ha inizio in un luogo minimale, una poltrona con alle spalle 3 sagome di carabinieri con i volti e gli arti umani di tre attori; in un angolo opposto un pianoforte e un contrabbasso.
Sullo sfondo uno schermo su cui scorrono immagini fumose fluide, in movimento: volute di fumo? vortici di acqua? nubi che si rincorrono? Tutto molto azzurro, AZUL.

Il protagonista seduto sulla poltrona come se fosse dal medico, gli altri tre attori in effetti lo circondano come medici.
Pinocchio, Pino, così lo chiamano da sempre i suoi amici inizia quindi a raccontare parlando della loro passione calcistica, di come urlano allo stadio, così come è il primo urlo, quello del bambino quando nasce.

Qui il discorso si allarga ai quattro amici, perché ciò che prima di tutto, fin dall’inizio, li accomuna è di essere tutti e quattro senza madre, cresciuti da padri singles. Si comprende come per tutti e quattro la vita non è stato un percorso in discesa. Tutti oltre ad aver subito fin dall’inizio una perdita quale quella della madre, hanno arrancato con fatica, c’è chi è stato in galera, chi coinvolto in risse, addirittura accoltellamenti, chi ha perso un figlio…

I ricordi, le immagini si susseguono, raccontate dai quattro amici che portano nomi di fantasia di origine fiabesca, persone che diventano personaggi iconici, oltre a Pinocchio abbiamo Golem, Adamo e Frankestein.

La loro vita, il loro avvenire è incerto e l’unica gioia che li accomuna è il gioco del pallone, la passione per la loro squadra il Club Nacional de Football di Montevideo, Azul per il colore della maglia della loro squadra, che dà loro quel senso di fratellanza, di famiglia, di unione.

Azul è il canto, l’inno della squadra, che cantano spesso, saltando abbracciati per dire la loro presenza, la loro unione.

Il cast di “AZUL – Gioia, Furia, Fede y Eterno Amor

Stefano Accorsi, Luciano Scarpa, Sasà Piedepalumbo e Luigi Sigillo
Stefano Accorsi, Luciano Scarpa, Sasà Piedepalumbo e Luigi Sigillo i 4 amici: Pino, Golem, Adamo e Frankestein

Stefano Accorsi è indubbiamente il principale protagonista, il messaggero anche dei suoi tre compagni di fede calcistica e di vita. Con spontaneità e familiarità passa dallo scambio di battute con i suoi compagni di palco, a rivolgersi verso il pubblico, fino a intrattenersi proprio personalmente con le persone in sala; si apre infatti, ad un certo punto, una inchiesta tra gli spettatori sull'”origine della vita”, più precisamente se qualcuno si sia chiesto quando e come è stato concepito e se abbia potuto darsi una risposta a questa domanda.

Luciano ScarpaSasà PiedepalumboLuigi Sigillo: sono gli altri tre “fanáticos del futebol” che scambiano ricordi e battute con Accorsi/Pinocchio. Non solo, si esibiscono con alcuni intermezzi di Jazz utilizzando il pianoforte e il contrabbasso di scena.
Regia Daniele Finzi Pasca
Designer luci Daniele Finzi Pasca
Scene Luigi Ferrigno
Costumi Giovanna Buzzi
Video designer Roberto Vitalini
Musiche originali Sasà Piedepalumbo
Produzione Nuovo Teatro diretta da Marco Balsamo / Fondazione Teatro della Toscana
Un ringraziamento speciale a Rodrigo D’Erasmo per l’orchestrazione del brano finale Coro Azul

Trailer di “AZUL – Gioia, Furia, Fede y Eterno Amor.

Dove vedere “AZUL – Gioia, Furia, Fede y Eterno Amor.

“AZUL – Gioia, Furia, Fede y Eterno Amor.” al Teatro Parenti Sala grande

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Annagaia Marchioro

dal 17/03/2023 al 26/03/2023

Sito web: www.teatrofrancoparenti.it

INFORMAZIONI BIGLIETTERIA
Biglietteria
via Pier Lombardo 14
02 59995206
biglietteria@teatrofrancoparenti.it


La nostra recensione


Spettacolo sicuramente originale con l’aspetto di un sogno, almeno nella parte iniziale con questi personaggi letteralmente infilati nelle sagome di carabinieri, che si sfilano e diventano dei medici, che poi suonano e poi sono gli amici di sempre.

Una riflessione sulla vita, sui rapporti importanti della nostra vita, sulle assenze importanti, sulla saggezza che si acquista nella vita che porta il personaggio Pino, Pinocchio/Accorsi, a dire

Azul. Stefano Accorsi e Luciano Scarpa
Stefano Accorsi/Pino (Pinocchio) e Luciano Scarpa/Golem in cori da stadio

“la felicità quando arriva bisogna prendersela tutta, godersela tutta come una torta”

“Di felicità non c’è stomaco che possa fare indigestione!”

La parte di coinvolgimento del pubblico, chiamato in causa in una specie di inchiesta, d’indagine è stata sicuramente divertente e gestita da Stefano Accorsi in modo molto abile.
E’ stato un modo originale per entrare dal vivo nel percorso dello spettacolo.

Nictagena è il nome che Walter Tocco ha dato al proprio progetto solista, ma aperto alle collaborazioni.
Di recente ha pubblicato prima il singolo “Plutone“, accompagnato da un video molto coinvolgente, e poi “Lunatica“, il nuovo album, con 11 canzoni associate a 11 entità celesti del sistema solare

Scopriamo l’Album “Lunatica”


L’album è un viaggio, sonoro e onirico, tra i pianeti dove i sentimenti umani sono strettamente connessi con le caratteristiche di ogni pianeta del sistema solare, tanto che ogni brano del disco ha il nome di un pianeta.

La copertina di "Lunatica" di Nictagena
La copertina Lunatica, il nuovo Album di Nictagena.

Undici canzoni per undici entità celesti che si associano in qualche modo alle emozioni umane, per un disco maturo, consapevole, intelligente eppure perfettamente fruibile, grazie a un’immediatezza che arriva subito al cuore.
LUNATICA è stato prodotto e arrangiato insieme all’etichetta IMAKERECORDS di FRANCESCO TEDESCO.

Il significato delle 11 tracce di Lunatica

L’album si apre con PLUTONE, pianeta nemmeno annoverato tra quelli del sistema terrestre. Plutone rappresenta il mio riscatto, il mio ritorno alla musica e alla vita. Il brano parla della lontananza e del senso di abbandono dato dalle parole inutile e vuote di chi vuole dirti che va tutto bene.

MERCURIO rappresenta un viaggio onirico di un uomo che si lascia andare al consumo di droghe. Il ritmo andante e la voce cavalcano le sensazioni mistiche e leggere di una testa che vola

SOLETUDINE rappresenta la forza del Sole. Non è il Sole che scalda, che domina e che tiene insieme tutti pianeti ma è un Sole che sogna un nuovo mondo, un mondo fatto di nuove parole per creare nuovi sentimenti ed emozioni. E in quanto Sole, lo farà sprigionando la sua forza esplosiva.

LUNATICA dà il titolo all’album. Ecco lì l’uomo fragile che parla alla Luna e finalmente può riposare. Non chiede nulla se non di essere ascoltato e di poter guardare al cielo. Non c’è una vera richiesta di aiuto ma semplicemente una compagnia che sappia capire in silenzio

TERRA rappresenta l’inizio di un viaggio fisico vero e proprio dove il protagonista si lancia verso altri pianeti e comincia a vagare nell’Universo. E si disperde trasmutandosi in tutte le cose sospese nel cielo.

Nictagena
Nictagena presenta il suo nuovo Album “Lunaria”.

GIOVE rappresenta la ricerca della comprensione, cercare la stessa orma fatta da due piedi, camminare insieme senza essere complici in parole ma solamente camminare e sapere sempre dove andare.

MARTE è l’amore ricevuto che non si riesce a corrispondere. La grande forza dell’amore che non rompe i ponti ma crea muri e sensi di colpa. Un amore donato che il cuore non è in grado di custodire

VENERE è il pianeta del sesso, quello che ti azzanna e ti porta perduto il giro su di esso. Senza meta, senza senso, un pianeta così frivolo come la bellezza estetica e l’illusione di essere felici.

SATURNO è l’amicizia che si dà sostegno dai mali incurabili dell’anima. Gli anelli di Saturno sono gabbie dalle quali non si esce indenni.

NETTUNO rappresenta la sensazione che prova un uomo perduto nel deserto. Nel silenzio sente la sua anima, ne capisce il significato, si purifica abbandonando le brutture del corpo. Una sorta di passaggio dantesco dal Purgatorio al Paradiso attraverso il mare di Nettuno.

URANO è la sublimazione del viaggio infinito, un naufrago astronomico che scorre via in tutte le cose, diventa il tutto e abbandona per sempre le proprie sembianze umane.

Conosciamo meglio Nictagena

Il nome NICTAGENA nasce vent’anni fa quando WALTER TOCCO incomincia a suonare la chitarra e a cantare: da allora non ha mai suonato in nessun’altra band che non fosse quella che ha creato.

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Tantissimi i componenti che hanno suonato con WALTER TOCCO fino al 2014. Tutto questo ha prodotto un ep dal nome SERIAL KILLER SOTTO STRESS nel 2011 con la RAHATI NOVER RECORDS e un disco dal nome RADIO DISORDINE nel 2014 con la TIPPIN THE VELVET dal quale è stato prodotto il video musicale del singolo SERIAL KILLER.

Se nel passato il nome è sempre stato legato al concetto di band in senso stretto, oggi NICTAGENA si presenta come uno spazio aperto dove i musicisti che accompagneranno WALTER TOCCO saranno scelti di volta in volta in base alle esigenze. Il punto di partenza è la formazione power trio con chitarra e voce, basso e batteria.

Quattro chiacchiere con Nictagena

Ciao, ci racconti chi è Nictagena?
Nictagena è il nome che mi sono dato ispirandomi al fiore della bella di notte (famiglia delle nyctaginacee) che ha la caratteristica di restare chiuso di giorno e di aprirsi di notte. Un modo simbolico di rappresentare l’apertura e la ricerca artistica negli ingranaggi più oscuri. Nictagena è Walter Tocco.

Perché una canzone dedicata a “Plutone”?
Plutone nasce dalla voglia di riscatto che è nata in me dopo un po’ di anni di pausa artistica. Plutone è un ex pianeta come io ero diventato un ex musicista. La voglia di rimettersi in carreggiata e di ritrovare la voglia di suonare e far sentire la mia voce.

Che cosa hai voluto esprimere con il video del brano?
Il video nasce dall’incontro artistico con Marec, un videomaker e musicista napoletano che ha saputo trasformare in video tutta l’inquietudine musicale di Plutone.
Sono bastate poche parole e una bozza di sceneggiatura e abbiamo messo in piedi un videoclip che sa raccontare tutti i momenti del brano che rappresenta un po’ il senso artistico di tutto l’album.
L’uomo che incontra il ragazzo e il casco d’astronauta sono i due trampolini di lancio del mio percorso artistico all’interno del disco. Due metafore che rappresentano la voglia e la gioia di riprendere se stessi e la volontà di vagare lontano dai tormenti quotidiani e terrestri.

Nictagena
Nictagena ta pianeti e emozioni.

La canzone preannuncia il nuovo disco “Lunatica”. Cosa ci puoi raccontare in merito?
Un lavoro curato nei minimi dettagli, un contest album all’interno del quale le sezioni musicali si rincorrono e si richiamano nei vari brani. Un collegamento razionale e magnetico di versi e musiche che proiettano l’ascoltatore in un viaggio musicale diverso e speciale.

Quali progetti hai per i prossimi mesi?
Sicuramente far crescere il progetto artisticamente e discograficamente per poi cominciare a portarlo in giro live.

Il video di “Plutone”, il primo singolo di Nictagena

 “La bottega del caffé” di Carlo Goldoni sarà in scena Giovedì 23 marzo alle ore 21 al Teatro de Silva di Rho con protagonista Michele Placido e la regia di Paolo Valerio. lo spettacolo fa parte della stagione di prosa di grande che prosegue con grande successo “Le parole del teatro“.

Il sipario si alza su un allestimento imponente e accurato, cui hanno contribuito il lavoro della scenografa Marta Crisolini Malatesta, i ricchi costumi di Stefano Nicolao, il disegno luci concepito da Gigi Saccomandi, le musiche composte da Antonio Di Pofi e i movimenti di scena curati da Monica Codena.

Una grande produzione del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia con Goldenart Production e la Fondazione Teatro della Toscana.

Una commedia corale, che diverte e tratteggia il piccolo mondo di un campiello veneziano con le sue luci ed ombre.

I protagonisti dello spettacolo.

Eugenio, un giovane mercante vittima della dipendenza dal gioco, e la sua giovane sposa, che tenta di riportarlo sulla retta via allontanandolo dalla casa da gioco del cinico Pandolfo.

Una scena da "La bottega del Caffè" con Michele Placido.
Una scena dello spettacolo.
Foto by ©Simone Di Luca


Il nobile Flaminio sperpera i propri beni, contrastato dalla moglie Placida, mentre la ballerina Lisaura, ignara di questo legame, spera di cambiar vita accanto a lui… e poi Ridolfo, il saggio proprietario della caffetteria e il malizioso di Don Marzio, nobile napoletano, che sorseggiando il caffè osserva questo curioso tran tran di vanità e speranze, divertendosi a manipolare i destini dei personaggi. 

Ne risulta una commedia ricca di leggerezza e significato, con una numerosa compagnia d’interpreti che si muove in scena con forza espressiva e decisa ispirazione. 

La sinossi di “La Bottega del Caffè”


La luce del mattino accarezza le piccole abitazioni che si affacciano su un campiello veneziano, mentre i riflessi dell’acqua si rifrangono sul piccolo mondo che lo popola e che lo spettatore seguirà per una giornata intera, durante il carnevale.
Di questo testo meraviglioso è protagonista un microcosmo di persone che gravitano in un campiello veneziano. Don Marzio, il nobile napoletano che osserva seduto al caffé questo piccolo mondo e con malizia ne intriga i destini, nella nostra edizione è interpretato dal bravissimo e carismatico Michele Placido.

Michele Placido protagonista di "La Bottega del Caffè"
Michele Placido è Don Marzio. Foto by ©Simone Di Luca


Lo attorniano figure tutte importanti, ognuna ambigua e interessante: una coralità in cui la pièce trova il fulcro del suo impeccabile meccanismo, che imprime ritmi vorticosi alle interazioni fra i personaggi. Cosa succede? Nulla di clamoroso: qualcuno si rovina al gioco, due amanti si ritrovano e si perdonano, qualche sogno s’infrange… ma soprattutto si spettegola. È Venezia – come dice Don Marzio – un paese in cui tutti vivono bene, tutti godono la libertà, la pace, il divertimento».

Il Cast Artistico e Tecnico di “La Bottega del Caffè”.

Personaggi e interpreti:

Don Marzio – Michele Placido
Trappola – Luca Altavilla
Eugenio – Emanuele Fortunati
Vittoria – Ester Galazzi
Lisaura – Anna Gargano
Guardia – Armando Granato
Pandolfo – Vito Lopriore
Ridolfo – Francesco Migliaccio
Leandro – Michelangelo Placido
Placida – Maria Grazia Plos

Regia Paolo Valerio

Scene Marta Crisolini Malatesta

Costumi Stefano Nicolao

Luci Gigi Saccomandi

Musiche Antonio Di Pofi

Movimenti di scena Monica Codena

Info e biglietti

TEATRO CIVICO ROBERTO DE SILVA
Piazza Enzo Jannacci 1 – Rho (Milano)– www.teatrocivicorho.com – Fb/Ig: (@teatrocivicodirho) 

LA BIGLIETTERIA DOVE ACQUISTARE

Tourist Infopoint | Piazza San Vittore, 19 – Rho – Tel. 02 933 32223
Orari: lunedì 10.00 | 13.00 – da martedi a sabato 10.00 | 18.00
Pagamenti solo con bancomat e carta di credito

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Lo sapevi che

Biglietteria Teatro Roberto de Silva | Piazza Enzo Jannacci 1 
Nei giorni di spettacolo apertura due ore prima dell’inizio
Online su www.vivaticket.com

TARIFFE

Platea | intero 25 € – over 65 20 € – under 26 13 € 

Palchi | intero 22 € – over 65 18 € – under 26 11 €

Prima balconata | intero 19 € – over 65 15 € – under 26 € 10 €

Tribuna (solo per spettacoli modalità auditorium) | intero 17 € – over 65 14 € – under 26 9 €

Ridotto per gruppi, disabili o altre promozioni

Prima e seconda balconata – posti in piedi (solo per spettacoli modalità auditorium) | intero 12 € – over 65 10 € – under 26 6 €

Ridotto per gruppi, disabili o altre promozioni


La stanza 30″ – Cronache di una vita, di Ilda Boccassini reading teatrale al Teatro Gerolamo, questo è il titolo completo dell’autobiografia di Ilda Boccassini.

Da questo libro Ottavia Piccolo, grande amica del magistrato Boccassini, legge alcuni brani che ci permetteranno di scorrere a volo d’uccello 40 anni di vita lavorativa e di storia dell’Italia, accompagnati dalle musiche originali eseguite dal duo Giulia: Giulia Bertasi alla fisarmonica e Giulia Larghi al violino.

La trama di “La stanza 30”

Ottavia Piccolo sceglie quindi i brani più significativi che segnano la carriera di magistrato di Ilda Boccassini.

Prende inizio da la sua prima nomina come uditore al Palazzo di Giustizia di Milano nel 1979. Erano 9 nuovi uditori di cui 6 donne.
Già questo fatto segnò l’inizio di una carriera sempre sulla breccia, sempre nella mischia del combattimento.
Infatti, come si può immaginare, in quegli anni l’ingresso quasi in massa delle donne negli ambiti lavorativi, soprattutto in certi ambiti, non era ovviamente visto molto di buon occhio (non che oggi sia cambiata molto la situazione).

Da questi esordi si passa poi all’incontro di Ilda con Giovanni Falcone e l’inizio di una intensa collaborazione, ma anche di una grande amicizia, una grande intesa.
Inevitabile quindi poi parlare del grande dolore e dell’infuocato desiderio di giustizia alla tragica morte di Falcone.
Contemporaneamente, a quest’incontro con Falcone, c’è anche quella con un ufficiale dell’Arma dei Carabinieri, Sergio de Caprio, nome in codice “Capitano Ultimo”.
Ultimo diede a tutti un nome in codice, quello di Ilda era Nikita.

Dopo la morte di Falcone, Ilda Boccassini, si trasferisce in Sicilia per seguire le tracce e le piste che porteranno infine all’arresto degli esecutori materiali dell’attentato.
Rientrerà poi nella sede di Milano dove seguire le inchieste, le piste dei soldi, di Tangentopoli nei momenti in cui ormai erano passati i clamori e le acclamazioni a Di Pietro.

Il sequestro di un imprenditore, Fabio Tacchinardi, di cui porterà il ricordo di non essere riuscita, nonostante il successo ottenuto nell’operazione, a farsi comprendere ed apprezzare dai familiari del sequestrato.
Gli ultimi casi seguiti: il caso Ruby e di Yurika Rotschild, super testimone al processo e poi rivelatasi un’ex ballerina, attrice, cantante, insegnante di arti marziali e pornostar dal nome di Immacolata Gargiulo.

Ilda Boccassini
Ottavia Piccolo da voce alle parole di Ilda Boccassini

Per finire: l’amarezza per il sogno sfumato di diventare procuratrice a Roma a motivo

di atteggiamenti e giudizi scoraggianti verso la mia candidatura

poiché ormai, come le confiderà un collega:

… rappresento l’icona di un passato che nessuno vuole rivedere

Tornata alla stanza 30 nel 2019 per gli ultimi mesi da togata, il tempo di ripulire, selezionare quello da buttare via e quello da tenere, tra cui lettere e biglietti ricevuti in 40 anni di carriera, molti di apprezzamento e di ringraziamento, altri di recriminazione taluni addirittura di insulti.

Da quella stanza porterà con se solo:

Un poster incorniciato de Gli Intoccabili e una foto con il procuratore Vincenzo Parisi, scattata a Roma nel novembre del 1993 dopo l’arresto degli esecutori di Capaci.

Ora si tratta di appendere la toga al chiodo, come si dice, riporre i codici penali e godersi la pensione. Conclude:

Voglio dimagrire, fare pilates, passare il tempo con le amiche a parlare di frivolezze. Mantenere la malinconia sotto una soglia sopportabile e abbracciare i figli per quanto tempo lo vorranno.

Il cast di “La stanza 30

Ottavia piccolo
Ottavia Piccolo nel reading de “La stanza 30”

Ottavia Piccolo: Ottavia Piccolo è molto amica di Ilda Boccassini. Appena uscito il libro, lo ha immediatamente letto, anzi divorato, come ha dichiarato.
Ha confessato al pubblico che è stato anche doloroso leggerlo perché “non aveva compreso la sofferenza” dell’amica e “per questo le voglio ancora più bene”.
Ha accolto perciò con entusiasmo questa occasione di dar voce alle parole di Ilda e questa serata è stata dedicata proprio a lei a “Ilda la Rossa”.

Giulia Bertasi(fisarmonica) e Giulia Larghi(violino): soprattutto la “prima” Giulia, l’abbiamo già conosciuta in diversi spettacoli accompagnare attori in monologhi o reading, conosciamo quindi le sue capacità di interpretare e tradurre in note le parole e le emozioni che gli attori presentano. Giulia larghi con il suo violino non è da meno per bravura e le sonorità dei due strumenti ben si combinano in questo commento musicale, originale scritto per questa occasione.

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Teatro Gerolamo – Milano

La stanza 30

Lunedì 20/03/2023

Sito web: https://www.teatrogerolamo.it/

INFORMAZIONI BIGLIETTERIA
02 36590120 (attivo da lunedì a venerdì, dalle 10.00 alle 18.00) o 02 45388221 (attivo nei giorni e orari di apertura della biglietteria),
oppure inviare una email a biglietteria@teatrogerolamo.it.


La nostra recensione


Una lettura, una memoria sicuramente di grande interesse e di grande presa emotiva.
Vediamo scorrere sotto i nostri occhi, meglio nelle nostre orecchie, quarant’anni che sono stati pieni difatti anche sanguinosi, anni di enormi cambiamenti e rivoluzionari.

La voce di Ottavia Piccolo da corpo alle parole alle immagini e pensieri di Ilda Boccassini in questo suo passare attraverso la storia.
Occhi forse ingenui o meglio puri e caparbi della poco più che ventenne ilda appassionata di giustizia.
Vedremo poi con il susseguirsi degli eventi che questi occhi conserveranno l’animo battagliero, non per caso Falcone la chiamava “la mia selvaggia”, anche se saranno forse un po’ più indulgenti perché arricchiti dall’esperienza.

Ottavia Piccolo ci trasmette con apparente pacatezza questi ricordi, queste memorie.
Apparente pacatezza perché, è l’amicizia che la lega ad Ilda probabilmente, che fanno si che in alcune occasioni incespichi nelle parole.
Ancora una volta donne che sono state presenti a “fare la storia” oppure “soltanto il loro dovere”, come risponderà Ilda Boccassini ad un regalo “eccessivo” dei Tacchinardi, dopo la conclusione positiva del sequestro

”Odiarti Anch’io” racconta una storia, una storia di manipolazione
e terrorismo psicologico.

Alba

Alba a meno di un anno dal singolo d’esordio “Ciao” che l’ha consacrata ufficialmente al mercato discografico italiano evidenziandone talento autorale e raffinatezza interpretativa, torna con “Odiarti Anch’io” (Delma Jag Records), il suo nuovo singolo che ne riconferma eleganza e cifra stilistica, mettendo in luce un ulteriore aspetto della sua sensibilità artistica.
Odiarti Anch’io”, scritto dalla stessa Alba e prodotto da Samuel Aureliano Trotta, è accompagnato dalle emblematiche grafiche di Mery Sinatra e dalle immagini di Diana De Luca.

Di cosa parla “Odiarti anch’io”

Nato dalla mancata possibilità di replica dopo la fine di una relazione, il brano è un bianco e nero di emozioni che fluiscono in vividi pensieri ed intensi ricordi, attraverso cui, la penna aggraziata e la vocalità morbida di Alba, disegnano un ritratto malinconico e avvincente al tempo stesso, in cui immergersi ed immedesimarsi per esorcizzare il dolore e liberarsi dal passato.

La cover di "Odiarti anch'io" di Alba.
La cover di “Odiarti anch’io” di Alba

Sentimenti e percezioni contrastanti, sospesi tra il desiderio di poter rivivere i piacevoli momenti trascorsi insieme e la consapevolezza di aver perso qualcosa di importante ma al contempo nociva e deleteria, si susseguono per poi unirsi e allinearsi nella volontà di voltare pagina per ricominciare da se stessi, amandosi in quella totalità composta anche di ferite, vuoti interiori che non vanno colmati con il ricordo di chi ce li ha causati, o per meglio dire, di coloro a cui abbiamo permesso di causarceli, ma con una buona dose di amor proprio che deve necessariamente essere coltivata giorno dopo giorno.

Conosciamo meglio Alba

Per conoscere meglio questa giovane cantautrice, intensa, penetrante e dotata di una finezza espressiva di raro riscontro, il perfetto ibrido tra contemporaneità e la classe che da sempre contraddistingue le produzioni cantautorali italiane, clicca qui.

Quattro chiacchiere con Alba

In questo tuo nuovo singolo parli della fine di un amore per poi rinascere. Come mai decidi di mettere in musica questo delicato argomento, ti ha toccato da vicino?
Sì, mi sono trovata in una situazione per cui in un momento di fragilità c’è stato qualcuno che si è approfittato della situazione e quando è avvenuta la rottura del rapporto e ho realizzato esattamente cosa era successo, ho voluto esprimerlo in qualche modo. Dato che non potevo dirlo direttamente al soggetto causa di tutto questo, la musica è stato il canale che ho trovato più adatto.

Nel tuo brano sottolinei una cosa molto importante e grave come “terrorismo psicologico” e la manipolazione in cui si cade non solamente quando si è giovani. Pensi che la musica sia il giusto canale per arrivare allettante persone che vivono questa stessa problematica?
Secondo me sì. Ovviamente io sono all’inizio della mia carriera e raggiungo un pubblico al momento ristretto, ma credo questo sia un argomento di cui si dovrebbe assolutamente parlare “normalizzandolo”, facendo in modo di superare il fatto che a volte ci si sente stupidi per essere caduti in una sorta di dipendenza mentale e emotiva nei confronti di una persona.

Tu tocchi altri due argomenti molto importanti che sono”l’amor proprio” e “la forza di ricominciare”.
Nel mio caso sono stata fortunata perché questa esperienza negativa mi ha dato la spinta a fare delle scelte che hanno cambiato successivamente tutto il corso della mia vita.
Ho vinto una borsa di studio, mi sono trasferita in un altro Paese e quindi la brutta esperienza alla fine ha avuto un risvolto positivo e, secondo me, bisogna prendere il buono da tutto quello che ci capita.

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Il venditore di sigari al Litta di Milano
Alba
Alba: recitare e cantare sono la mia vita.

Tu ora sei a Londra a studiare. Molti artisti giovani ultimamente fanno questa scelta. Che cosa c’è dove sei ora che qui non c’era?
Molte cose. L’ambito artistico qui e “molto più giovane”. C’è uno studio a livello universitario che in Italia manca di tante cose a livello musicale che sono innovative e rappresentano quello che è la musica oggi.

Tu hai iniziato da piccola a scrivere sia in italiano che in inglese. I tuoi primi singoli sono in lingua italiana. Pensi, nel futuro, di fare un cambio di rotta in una scrittura più internazionale?
Sicuramente. Sto già lavorando ad alcune cose in inglese.

Hai partecipato alla fiction televisiva “Il Paradiso delle Signore”. Pensi di portare avanti nella tua carriera sia il canto che la recitazione o quest’ultima è stata solo una piacevole parentesi nel tuo percorso artistico?
Per me la musica e la recitazione si sono mosse sempre di pari passo e continuerò a coltivarle insieme. Ho iniziato a studiare recitazione da piccola e a recitare ancor prima di studiare musica.
Negli ultimi anni ho notato ancor più quanto siano due cose che si alimentano a vicenda.

Un talent o un Sanremo Giovani nella tua vita?
Sono due cose che non escludo affatto e, se ne avrò la possibilità, le farò con grandissimo piacere.

Ascolta “Odiarti anch’io”, il nuovo singolo di Alba.

Fu una giornata davvero intensa, che aveva riservato loro emozioni indimenticabili. Quell’esperienza risvegliò un sentimento sopito: la gratitudine. Camilla l’avrebbe ricordata, e raccontata ai suoi alunni, inconsapevolmente fortunati.

“Portami via da qui” – Antonio Bonagura

Antonio Bonagura, che stiamo vendendo tra gli attori del cast della fiction di grandissimo successo”Mare Fuori“, torna ai suoi lettori con il romanzo “Portami via da qui”.

Di cosa parla “Portami via da qui”

Osvaldo e Camilla, sono uniti da un forte amore e desiderosi di diventare genitori. Decidono così, di intraprendere il lungo percorso d’adozione, consapevoli di dover affrontare un complicato iter burocratico. Arrivano in Bielorussia e lì il loro equilibrio psichico e la loro forza di volontà verranno messi a dura prova. Ed è qui che scopriranno uno squallido mercato che nasconde la vita di bambini innocenti solo per curare sporchi interessi economici e criminali.

La copertina di "Portami via da qui" di Antonio Bonagura
La significativa copertina di “Portami via da qui” di Antonio Bonagura.

Quando tutto sembra prendere la giusta via per l’adozione, ecco che, Osvaldo e Camilla si ritroveranno dinanzi a un’importante organizzazione criminale e soltanto con l’aiuto di due funzionari conosciuti in quel Paese, Osvaldo riuscirà ad avviare un’importante attività investigativa che li condurrà all’arresto di decine di persone sino allo smantellamento dell’organizzazione criminale. 

Conosciamo meglio Antonio Bonagura.

Antonio Bonagura spazia senza sosta tra le sue due grandi passioni, quella per la scrittura e quella per la recitazione. Per conoscere meglio questo attore e scrittore, clicca qui.

Quattro chiacchiere con l’Autore: Antonio Bonagura

Da dove nasce la decisione di toccare un argomento come quello delle adozioni che è ancora un “tallone d’Achille” del nostro Paese?
Proprio per questo motivo, in modo da scoperchiare una pentola che continua a ribollire e che coinvolge molte coppie adottive.
Anche la normativa che regolamenta questa argomento ha diverse falle: i tempi sono lunghissimi, le adozioni internazionali spesso cadono in situazioni non proprio “piacevoli”.
Quindi spesso le coppie desiderose di fare il percorso dell’adozione, per evitare questi meccanismi incresciosi, si proiettano verso l’estero con le Associazioni autorizzate e bisogna anche in questo caso avere la fortuna di non cadere in mano a “persone poco affidabili”.

La storia quindi di Osvaldo e Camilla, i protagonisti del suo romanzo, è basata su vicende reali?
Sono andato a scavare tra le esperienze di diversi amici, e io in primis, che hanno vissuto l’iter delle adozioni.
Osvaldo e Camilla sono però due personaggi che provengono da un mio precedente romanzo che si intitola “Un appassionato disincanto” dove questo aspetto lo avevo solo sfiorato.
Ho voluto incrociare anche la storia delle adozioni con gli aspetti che riguardano i trapianti clandestini e i migranti.

Possiamo quindi pensare che la scrittura per lei è anche una forma di denuncia?
Più che denuncia è un’apertura a una possibilità di riflessione. È una sorta di inchiesta per portare a conoscenza, di chi non percorrere queste strade, di cosa succede quando si inizia questo tortuoso viaggio.

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Antonio Bonagura
Antonio Bonagura attore e scrittore campano.

La scelta della grafica della copertina che è davvero molto bella e emotivamente coinvolgente come è avvenuta?
È stata una fotografia che ho visto tempo fa su una rivista. L’ho fotografata e conservata e poi la mia editor, che è anche una bravissima pittrice, l’ha trasformata prendendone ispirazione con un uso di colori molto delicato.

Nella sua vita oltre alla passione per la scrittura c’e quella per la recitazione che poi si trasforma in un vero e proprio lavoro. Scrivere o recitare, in che ordine quindi?
La passione per la recitazione l’ho avuta fin da ragazzo. Poi ho iniziato la mia attività lavorativa che mi ha un po’ allontanato dal teatro ma da quando poi l’ho terminata ho voluto riprendere anche approfondendo in modo più professionistico, seguendo diversi laboratori e scuole di teatro.
Io credo che la formazione attoriale non debba finire mai.

Lei ha partecipato alla serie tv “Mare Fuori” che sta riscuotendo un successo incredibile. Secondo lei da cosa dipende tutto questo?
Penso che a differenza di altre Fiction, sempre di grande successo che hanno rappresentato uno spaccato della Campania che lascia magari un po’ l’amaro in bocca, rappresentando la napoletanità in modo negativo, in questa serie si mette in evidenza che dal carcere inizia un percorso di “redenzione” con un conseguente cambio di vita per ragazzi che a volte sono costretti a delinquere.

Cosa c’è nel suo prossimo futuro tra scrittura e recitazione?
Abbiamo ultimato, con un’associazione di produzione artistica di cui sono Presidente, le riprese di un cortometraggio che tratta l’argomento della violenza contro le donne e che attualmente è in fase di post-produzione. Contiamo di iscriverlo a dei festival legati a questa tematica per sensibilizzare ancora una volta il pubblico su questa terribile tematica.
Per la scrittura ho già delle idee in testa che penso mi portino questa volta verso un progetto di tipo goliardico…

Dove trovare “Portami via da qui ” di Antonio Bonagura.

“L’ultima moda – L’insostenibile realtà del fashion” Teatro Bruno Munari di Davide Del Grosso.

Teatro Munari o teatro del Buratto, un teatro che da sempre si occupa dei piccoli con stagioni teatrali dedicate alla scuola dell’infanzia, primaria, secondaria di primo e secondo grado.
Ci sono anche stagioni teatrali per famiglie e serali.
Si occupa dei piccoli, ma anche di adulti realizzando corsi di teatro per tutte le età, corsi di formazione specifici, per esempio per animatori di teatro su nero o per insegnanti sui temi dell’inclusione.

La trama di “L’ultima moda – L’insostenibile realtà del fashion”

I protagonisti di questa storia saranno Marco e Mahima.
Sono due adolescenti quasi di pari età ma che vivono in due paesi diversi, lontani, due mondi che quasi sembrano non aver nulla a che fare l’uno con l’altro.
Marco ha sedici anni e vive a Milano, ha tutto: pc, tablet, cellulare, armadi straripanti di capi di vestiario di tutte le marche.

È convinto di essere libero di fare scelte, di poter decidere liberamente come essere e come esprimersi.
Non si accorge di essere condizionato da messaggi promozionali, diktat d’immagini e slogan che gli impongono come apparire e di cosa ha bisogno.

Mahima invece ha quattordici anni, vive a Dacca nel Bangladesh e da quando ha otto anni lavora in una fabbrica tessile. Condivide la sorte di migliaia di altre bambine come lei.
Non conosce altri mondi, non è mai andata al cinema, non ha mai messo lo smalto, tra qualche anno si sposerà secondo lo schema Samungali, meccanismo che permette di vendere le proprie figlie alle industrie di moda al fine di accumulare una dote.

Marco crede di essere libero, di scegliere, di desiderare, ma non si accorge che i suoi desideri sono creati dalle industrie che pensano solo al profitto. Marco si sente vuoto e cerca di colmare questo vuoto con il compulsivo acquisto di oggetti.

Mahima non sa cosa sia la libertà, la scelta, il desiderio semplicemente perché nessuno glielo ha mai insegnato. Vive in modo inconsapevole, senza prospettive.

Tra lo scorrere di queste due vite, raccontate su due binari paralleli, c’è un mondo un economia avviata al collasso.
Ci vengono forniti dati inquietanti: l’industria tessile è tra le più inquinanti sul pianeta: produce da sola più emissioni del trasporto aereo, ferroviario e marittimo.
La sua produzione negli ultimi 12 anni è raddoppiata. Ogni occidentale compra
in media 26 chili di abiti all’anno e ne butta 11, che non essendo riciclabili finiscono inceneriti o in discarica.

Questo Marco e Mahima non lo sanno. Il loro mondo è collegato, ma loro non lo vedono.

Il cast di “L’ultima moda – L’insostenibile realtà del fashion”

Marta Mungo
Marta Mungo la giovanissima Mahima operaia del Bangladesh.

Marta Mungo (Mahima): ritroviamo Marta Mungo dopo averla vista l’ultima volta in un tenerissimo racconto natalizio, nei panni di questa giovane indiana, che sa rendere con un misto di innocenza infantile e matura consapevolezza di donna.
È bambina che guarda fuori dalla finestra, che corre saltando tra le pozzanghere, che guarda con affetto il ragazzino della bancherella.
È già giovane donna che si alza per andare a lavorare, che sa di dover cucire le sue 8 tasche all’ora, che deve tener duro per qualche altro anno e poi si sposerà per fare figli.

Davide Del grosso
Davide Del Grosso, oltre che autore e regista, interpreta il sedicenne Marco che vive a Milano.

Davide Del Grosso (Marco): Davide Del Grosso è l’autore di questo testo e ne è anche il regista e poi è Marco. Questo sedicenne alle prese con il suo primo appuntamento, con l’angoscia di come meglio apparire.
Perché è importante non sembrare degli “sfigati”, è importante avere la maglietta giusta, le scarpe giuste.
Perché vuole distinguersi dagli altri, essere unico, ma unico il più possibile uguale e mimetizzato nel branco!

Teatro Bruno Munari

Via Giovanni Bovio, 5 – Milano

“L’ultima moda – L’insostenibile realtà del fashion”
dal 14/03/2023 al 19/03/2023

Sito Web: Teatro del Buratto | Milano

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Grate

Informazioni biglietteria:
Orari:
lunedì – venerdì: 9.00 – 13.00 / 14.00 – 18.00
sabato e domenica: 10.00 – 13.00 / 14.00 – 18.00
È possibile acquistare direttamente sul sito oppure su Vivaticket.it

Tel.: 02 27002476
info@teatrodelburatto.it


La nostra recensione


Spettacolo pensato soprattutto per raccontare ai ragazzi e ragazze come la cosiddetta fast fashion inquina i cieli, i mari, le anime; come questo sia un sistema che è insostenibile sia dal punto di vista ambientale, che sociale ed economico.
Direi che però è uno spettacolo, un messaggio che arriva con violenza anche a noi adulti.
Vi assicuro che arrivata a casa ho guardato con vergogna il mio armadio.

L'ultima moda - marco e Mahima due mondi
Marco e Mahima due vite che scorrono su due binari paralleli, eppure collegate tra loro.

Sono rimasta colpita dai dati riportati delle quantità pro capite di abbigliamento acquistati e della quantità che viene buttata. Sono rimasta stupefatta del potere inquinante dell’industria tessile.
Sono rimasta senza parole nel venire a conoscenza del disastro del 2013 avvenuto proprio a Dacca (e da cui prende l’incipit questo lavoro) dove implose un intero edificio che ospitava diversi stabilimenti tessili assoldati da brand occidentali di abbigliamento di grande prestigio, e che causò 1.129 morti e 2.515 feriti.

Ho dovuto amaramente riconoscere che se i ragazzi sono la fascia più fragile, più facilmente influenzabile e manipolabile dai continui messaggi con cui vengono bombardati, noi adulti credo non lo siamo di meno.

C’è almeno un aspetto positivo.
Ed è che questo giovane autore, questi attori credono e hanno fiducia che cercando di aiutare la generazione più giovane a conoscere e divenire consapevole di queste realtà, possa dar vita ad un processo più critico e riesca a dare inizio a stili di vita più umanamente compatibili.
E guardando al movimento di ragazzi che è riuscita ad animare Greta Thumberg forse qualche speranza ancora c’è.

SCORRETTISSIMO ME per un futuro, immenso repertorio” di e con Paolo Rossi al Teatro Gerolamo, un’abile miscela tra stand up e commedia dell’arte con inserimenti musicali di un trio musicale tanto abile quanto comico: I virtuosi del carso.
Uno spettacolo che per certi aspetti ricorda un po’ lo spettacolo di qualche anno fa di Enrico Bertolino: Interessa l’articolo.

La trama di “SCORRETTISSIMO ME per un futuro, immenso repertorio

Difficile individuare una trama!
Fin dall’inizio gli attori, o meglio i musicisti, si sparpagliano nella sala facendo una sorta di inchiesta sulla presenza in sala di attori registi, medici, idraulici, elettricisti… indagando poi se ci sia qualcuno che abbia in vista, matrimoni, fidanzamenti, divorzi, battesimi o comunioni, anche funerali…

Insomma si comincia subito con un disordine neanche tanto organizzato e confusione.
Infine i personaggi prendono posto sul palco, i tre che si aggiravano per la sala sono i musicisti che accompagnano Paolo Rossi che si palesa anche lui.
Un iniziale presentarsi, presentando soprattutto i musicisti che si esibiscono in un breve brano di virtuosismo, una sorta di sfida tra la chitarra e la fisarmonica.

Scorrettissimo me
Ormai tutti si sentono in dovere di prendere in giro la perfomance di Blanco a Sanremo.

Paolo Rossi inizia con un “omaggio” a Sanremo quando gli consegnano un mazzo di fiori che lui prende e sbatte a terra e lo prende a calci e lo calpesta (indovinate chi stava prendendo in giro!).

Poi prosegue a ruota libera con un susseguirsi di episodi, memorie ed altro, variabile di serata in serata perché in riferimento a ciò che accade nell’attualità.
Ci saranno accenni all’autocensura a cui si è costretti dal “politically correct”, ricordi di incontri del passato in occasione per esempio della scesa in campo del “Cavaliere”; ricordi dei suoi esordi teatrali con Jannacci, Gaber e Andreasi per scherzare sugli attori, le pause e i vuoti di memoria.
E via così per quasi un’ora e mezza, intervallata da qualche momento musicale.

Si giunge quindi ad un finale che è un omaggio a Enzo Jannacci, con la musica di “La vita l’è bela” di sottofondo e Paolo Rossi che legge gli ultimi pensieri proprio sulla vita che aveva appuntato pochi giorni prima della sua morte, per concludere con musicisti, Paolo Rossi e spettatori tutti a cantare La vita l’è bela!

Il cast di “SCORRETTISSIMO ME per un futuro, immenso repertorio

Paolo Rossi
Paolo Rossi nel suo ultimo spettacolo “Scorrettissimo me”.

Paolo Rossi: dirompente, pronto allo sberleffo, scorretto come da titolo e come il suo solito. A ruota libera passa da un episodio di vita quotidiana, ad un ricordo del passato, a una ironica satira odierna per concludere quasi commosso con gli ultimi pensieri di Jannacci.

Emanuele Dell’aquila, Alex Orciari
Emanuele Dell’aquila, Alex Orciari: la chitarra e il contrabbasso dei “I virtuosi del carso”.
Stefano Bembi
Stefano Bembi alla fisarmonica nei “I virtuosi del carso”.

I virtuosi del Carso cioè Emanuele Dell’aquila, Alex Orciari, Stefano Bembi: se inizialmente possono dare l’impressione di, come si dice a Milano, tre scappati di casa, fugano subito questa sensazione dimostrando di essere dei musicisti estremamente virtuosi, con grandi capacità comiche, appoggiano e integrano la vena di follia di Paolo Rossi con scioltezza.

Produzione Agidi.

Trailer di “SCORRETTISSIMO ME per un futuro, immenso repertorio

Teatro Gerolamo – Milano

SCORRETTISSIMO ME per un futuro, immenso repertorio

Martedì14/03/2023 Domenica 19/03/2023

Sito web: https://www.teatrogerolamo.it/

INFORMAZIONI BIGLIETTERIA
02 36590120 (attivo da lunedì a venerdì, dalle 10.00 alle 18.00) o 02 45388221 (attivo nei giorni e orari di apertura della biglietteria),
oppure inviare una email a biglietteria@teatrogerolamo.it.

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La nostra recensione


Quali sono i vostri bisogni, problemi, paure che con una storia o una cantata possiamo alleggerir? Noi siamo genere di conforto, il sano intrattenimento indispensabile come la benzina necessaria per attraversare questi tempi difficili. Bisogno avete di rider, ballare, farvi una bella cantata in compagnia, cercar un nuovo compagno o aggiustare il vecchio. ECCOCI.

Scorrettissimo me
Paolo Rossi con i musicisti “I virtuosi del carso”.

Con queste parole, più o meno all’inizio dello spettacolo, si introduce Paolo Rossi.
Ed è proprio così! Sono quasi due ore come esser seduti al bar (e il teatro Gerolamo è un teatro lillipuziano, poco più grande di un bar) con quell’amico che tiene banco, che sa raccontarti le storie sue, ma che sono anche le tue, di tutti i giorni, guardandole con quell’occhio ironico, libero da convenzioni e pregiudizi che gli permettono di mettere in ridicolo persone e fatti.

Lui può prendersi la libertà di dire quelle cose che almeno una volta hai pensato anche tu.
Lui può mettere in ridicolo persone e fatti su cui tu avresti delle remore ed è talmente vero e divertente che non risulta neanche sacrilego.

Avete perso l’ottimismo?

Abbiamo due ore circa per ritrovarlo insieme.

Basterebbe anche solo un ora, ma tutti i giorni!

Dopo 35 anni dall’uscita di uno dei cult dell’animazione giapponese, che ha dato il via a un genere ripreso in opere del calibro di “Neon Genesis Evangelion“, “Akira” torna nelle sale italiane in lingua originale. Dall’idea del mangaka Otomo e con la collaborazione di Dynit e NexoDigital, questo anime torna in Italia sia in lingua originale che doppiato per raccontare una delle storie più amate del genere sci-fi post apocalittico.

Per gli amanti degli anime, è veramente impossibile non aver mai sentito parlare di questo capolavoro: un’opera degli anni ’90 che tutt’ora ha molto da insegnare ai nuovi mangaka e che è ancora alto nelle classifiche. Non solo i disegni e la storia sono tra le cose migliori di questo film, ma anche lo sviluppo dei personaggi è un film in sè per quanto è stato scritto e sviluppato bene. In aggiunta, vi sono da fare anche i complimenti al comparto audio che rende la visione davvero un’esperienza unica.

Akira
Kaneda e i suoi amici soccorrono Tetsuo dopo l’incidente.

La trama di “Akira

Dopo la terza guerra mondiale, Tokyo è una città distrutta: tra palazzi decaduti a causa dei bombardamenti e i continui scontri tra manifestanti, forze dell’ordine e bande di motociclisti. Una di queste bande è capitanata da Kaneda e i suoi amici, tra i quali c’è anche il suo migliore amico Tetsuo. Durante uno scontro tra gang rivali, Tetsuo si lancia all’inseguimento del capobanda rivale, lasciando indietro i suoi compagni.

Improvvisamente, dopo l’inseguimento e dopo aver battuto il nemico, appare sulla strada un ragazzino che Tetsuo non riesce ad evitare e finisce quasi per investirlo. Questo bambino, però, è diverso da un bimbo normale: è un esperimento del governo e possiede poteri sovrannaturali che respingono la moto del teppista, ferendo il giovane rider. Il piccolo è fuggito dal laboratorio, ma viene ritrovato dall’esercito e riportato indietro insieme a Tetsuo, privo di sensi. Quando il giovane si risveglia si ritrova all’interno del laboratorio dove scoprirà di esser diventato anche lui parte dell’esperimento per trovare un ragazzo in grado di raggiungere lo stesso potere che ha causato la terza guerra mondiale: il potere di Akira!

Kaneda e i suoi amici, però, non accetta ciò che stanno facendo al suo migliore amico e, dopo una serie di varie coincidenze, si unisce ad un gruppo di ribelli che hanno un’obiettivo comune: fermare l’esperimento folle del governo e salvare le piccole cavie. Riuscirà a salvare il suo amico e a salvare la terra da una nuova possibile minaccia di guerra?

Il trailer di “Akira

Dove vedere “Akira

I due film saranno nelle sale italiane il 14 e 15 marzo.

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LA NOSTRA RECENSIONE


Un capolavoro assoluto. C’è veramente poco da dire riguardo quest’opera. Non è un caso, infatti, che altri autori successivi abbiano ripreso alcuni temi proposti dal maestro Otomo e che dopo 35 anni ancora viene celebrato. I disegni sono qualcosa di unico nel suo genere, la trama è ottima per chi è amante del mondo sci-fi e post apocalittico.

L’unico difetto che si può riscontrare guardando questo film, se non è tra le prime opere viste di questo genere, è l’idea di guardare un anime già visto, essendo stato poi ripreso da opere più moderne e più accessibili ai novizi del genere. Il mio consiglio è di non viverla in questo modo e di immergersi in uno dei più grandi cult della storia dell’animazione nipponica.

L’uomo che vedi è un uomo uscito dal disincanto che ha capito che nella vita spesso nulla accade per caso.

Bracco di Graci

Bracco di Graci torna con un nuovo singolo dal titolo “L’UOMO CHE VEDI”.

Di cosa parla “L’uomo che vedi” di Bracco di Graci

L’Uomo che vedi” è un brano che racconta la storia di un uomo che ha preso coscienza, che cerca la radice delle cose e non si sofferma all’apparenza. Quest’uomo guarda in faccia la realtà senza ipocrisie, la sua fede è un punto fermo, non influenzabile, ed è alla continua ricerca della verità, vorrebbe un mondo migliore. Lo cerca, ci spera, non vuole arrendersi all’idea che siamo solo ciccia da contare e che la vita non cambi piùcome cantava Lucio Dalla in una canzone del 1983.

La cover di "L'uomo che vedi" di Bracco Di Graci
La cover del nuovo singolo di Bracco Di Graci.

Conosciamo meglio Bracco Di Graci.

Per conoscere meglio questo cantautore che ha collaborato con grandi artisti della musica italiana tra cui Lucio Dalla e Gianni Morandi, clicca qui.

Quattro chiacchiere con Bracco Di Graci.

Bentornato, e la prima cosa che ti voglio dire è che sono felicissima di questo tuo ritorno che è sicuramente legato alla voglia di far musica piuttosto che la ricerca di visualizzazioni…
Assolutamente sì, anche perché non sono assolutamente un esperto social! Resta il fatto che sono l’unico modo che al momento abbiamo per comunicare e quindi vanno usati con intelligenza.

Venendo al tuo nuovo singolo “L’ uomo che vedi” in realtà… sei tu?
Certo perché anche io come tanti altri sono sottoposto alle fatiche giornaliere, costretti a scontrarci con le problematiche che sembrano create appositamente per complicarci la vita.
Ho 40 anni di lavoro sulle spalle e quindi immagina tu…

Tu però metti in musica non solo il concetto di disincanto ma anche il pensiero che nulla accade per caso, e quindi forse il tuo, ora, ritorno non è casuale.
Io ho sempre avuto l’abitudine di scrivere quando ho qualcosa da dire o penso che ci sia qualcosa da dire. Quindi le canzoni che fanno parte dell’ Album di 11 inediti, le avevo dentro da diverso tempo e sono emerse proprio in questo periodo un po’ per una congiuntura.
Ho incontrato un produttore straordinario che si chiama Giordano Mazzi che ha reso questo progetto realtà, io da solo non l’avrei potuto fare.

Hai fatto anche il video clip di questo brano in Romagna, facendo trasparire un grande desiderio di semplicità. Questa scelta secondo te oggi ripaga?
Probabilmente no. Io però ho i miei punti fermi nella vita. Anche in passato, negli anni ’90, non mi sono mai venduto allo showbusiness e non lo farò mai.
Per me le canzoni che nascono dal sentimento e sull’esigenza di esprimere le cose sono il mio punto fermo. Non ho mai cercato il successo a tutti i costi e non l’ho mai inseguito e, secondo me, l’arte andrebbe vissuta in questo modo.

Bracco Di Graci
Un grande ritorno quello di Bracco Di Graci

Da autista di Lucio Dalla arrivi ad avere un contratto con la sua etichetta discografica. Come spiegheresti ai ragazzi di oggi questa cosa?
Tutto questo è accaduto in un modo molto singolare .
Nel 1987 sono andato a cercarlo, andavo a fargli “le poste” sotto casa sua con la mia fidanzata. Stavo li un’oretta e mezza circa ma non riuscivo a incontrarlo e quindi mi sono accordato con la mia compagna che dovevamo andare tutte le sere.
Dalla vedeva sempre questa macchina e non capiva chi fosse, poi ho preso coraggio e sono andato a suonare al suo campanello e mi rispondeva con una voce da donna “Lucio non è in casa, passa domani”.
Una sera sono andato al cinema con un mio amico, mi ero stancato di rompergli le scatole, e mentre imbucavo la cassetta con i brani che volevo fargli sentire lui incredibilmente arriva con il suo autista e anche manager Renzo Cremonini.
Mi chiede di cosa si trattasse, mi chiese se ci avevo messo nome e indirizzo e poi dopo 10 giorni mi chiamò.
Rimase colpito dalla mia voce ma mi disse che la musica e i testi di quel periodo non erano ancora professionali ma vedeva margine di miglioramento.
Cremonini si ammalò e lui stava già progettando la tournée Dalla-Morandi e non so per quale ragione mi propose di fargli da autista. Io pero gli dissi: “Guardi Signor Dalla (così lo chiamavo) io non so neanche arrivare in Piazza Maggiore con la macchina perché non ho proprio senso dell’orientamento”. Lui si fa una risata bestiale e mi dice “Se non sai arrivare in Piazza Maggiore, se il mio autista perfetto”.
Io lo devo ancora oggi ringraziare tantissimo perché stando vicino a lui ho imparato davvero tantissimo.

ll tuo rapporto con Lucio non è sempre stato rose e fiori però…
Esatto noi avevamo diversi scontri e non andavamo d’accordissimo. Quindi alla fine 1988 mi sono licenziato e lui non ha accettato di buon grado le mie dimissioni.
Sono andato a lavorare in un’azienda di abbigliamento e lui mi chiamava spesso per tornare a lavorare con lui e io in quel periodo mi stavo producendo tre brani.
Lui mi chiese come andava con la musica e gli dissi che grazie a lui avevo conosciuto tre quarti della discografia italiana e mi stavo provinando delle canzoni, se trovo fortuna bene altrimenti pazienza ma non torno a fare l’autista!
Dalla, in un modo un po’ “pesante” mi disse: “Non ti azzardare a far sentire le tue canzoni a nessuno se prima non le fai sentire a me”.
Io non me lo aspettavo ma gli dissi che per me era un grande onore. Mi dà un appuntamento e gli porto “Vivo, Muoio e Vivo”. L’ha ascoltata 7/8 volte e senza neanche chiedere se volessi lavorare con lui ha chiamato il suo ufficio dicendo “preparate un contratto per il Bracco, lo voglio mandare a Castrocaro” e da li nasce tutto.

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E lo vinci il Festival di Castrocaro.
Sì, ma in modo direi rocambolesco perché è stata una vittoria che non ho gustato. C’è stata una situazione alquanto spiacevole nel calcolo dei voti e io sono stato chiamato dal cugino di Lucio che ero già a dormire per dirmi che avevo vinto io dopo che avevano già annunciato in Tv due ragazze vincitrici.
Io non volevo andare a ritirare il premio ma poi mi ha chiamato Dalla e mi ha detto che dovevo andare e quindi…

Da qui tu hai avuto un picco di successo pazzesco e poi ad un certo punto , continui a scrivere per altri ma torni a lavorare come operaio.
Questo è un mondo dove se vuoi essere genuino e puro devi tornare a lavorare perché altrimenti devi trovare sempre dei compromessi e io non ne ho mai accettato uno. Io devo scrivere ciò che penso io e fare le cose come voglio altrimenti non faccio l’artista, non mi interessa.

Ora che sei tornato, resterai un pochino almeno?
Io vorrei non solo restare ma anche continuare potendo anche fare musica dal vivo, ma questo dipende dal consenso della gente e da come si evolveranno le cose.
Se arrivasse una casa discografica che mi lasciasse la libertà di rimanere quello che sono sarebbe un’occasione che assolutamente prenderei in considerazione.

Come abbiamo detto tu hai anche scritto per grandi della canzone italiana. Se dovessi dare tre consigli ai giovani che muovono i primi passi in questo “mercato musicale” cosa gli diresti?
La prima cosa è essere se stessi, non scendere mai a nessun tipo di compromesso e sopratutto cercare di convogliare all’interno delle musica anche quel minimo di dissenso che non sento più nelle canzoni melodiche di oggi.
L’arte deve anche far pensare, mettere un tarlo nella mente delle persone e queste nuove generazioni mi sembrano un po’ degli oggetti che si lasciano trascinare dal fiume…

Il video di “L’uomo che vedi”, il nuovo singolo di Bracco Di Graci.

Il videoclip è stato girato dal regista Daniele Balboni in un Lido Romagnolo e a San Giovanni in Persiceto. L’idea ha in sé la volontà di far trasparire la semplicità e l’autenticità.
Il video inizia con il canto del mare che concilia la riflessione. Il protagonista passeggia scrutando l’orizzonte, mostra le spalle alla telecamera per dare il senso dell’incognita dentro alla quale tutti siamo immersi, il suono dell’armonica è una voce interiore spirituale compassionevole e piena di speranza.

Lo zen e l’arte della manutenzione dei social “ – con Beppe Severgnini e Carlo FavaTeatro Carcano.
Eccoci di nuovo qui con una serata dei Follow the Monday del teatro Carcano.
Questo lunedì sul palco un giornalista ed un cantautore Severgnini e Fava che troveranno il modo ognuno con la sua arte di gettare uno sguardo e cercare un percorso nel mondo dei social.

La trama di “Lo zen e l’arte della manutenzione dei social”

Il titolo della serata parafrasa quello di un libro famoso Lo zen e l’arte della manutenzione della motocicletta, dal quale in qualche modo Beppe Severgnini ha tratto ispirazione per la serata.
Inizia con una canzone di Fava “Se fossi il futuro”, per introdurre il discorso dell’attualità, della dipendenza dai cellulari, dipendenza soprattutto dei social.

Sottolinea come la canzone di Fava sia del 2003 quindi, con uno sguardo che andava avanti, aveva già dipinto l’oggi.
Il desiderio di Severgnini è quello di cercare di uscire con le idee un po’ più chiare su come e dove si muovono i social.

Prende in considerazione i quattro principali social Facebook, Twitter, Tik Tok e Instagram, illustrandone gli eventuali pregi, i difetti e a quale target di età sono maggiormente rivolti.
Cerca anche d’immaginare i personaggi della storia del passato a quale di questi social sarebbero più adatti.
Si passa poi a considerare il problema di coloro che usano i social per offendere ed insultare.

Una possibile via per poter trovare una soluzione secondo Severgnini è quella di eliminare la distinzione tra mondo reale e mondo on line, perché ormai il web è parte del mondo reale.
Di conseguenza le regole che valgono nel mondo offline valgono anche nel mondo online. Perché le fake news possono creare effetti concreti dannosi e dolorosi.
Un pensiero particolare lo dedica soprattutto ai minori che vengono derisi e umiliati dai commenti di coetanei.

Purtroppo con le leggi attuali è praticamente quasi impossibile perseguire i responsabili.
Vi è il problema dell’anonimato, che in alcuni paesi rappresenta una protezione per chi vuole denunciare i soprusi del governo, ma nei paesi “democratici” rappresenta talvolta un vero angolo buio dove si nascondono i vigliacchi, i leoni della tastiera.
A richiesta un’altra canzone di Fava, analogica la definisce Severgnini, e in effetti parla di radiogiornale che è una realtà di un altro secolo.

Parliamo ora della dipendenza che crea la tecnologia.
Severgnini parte nuovamente da un brano della “Manutenzione della motocicletta”, ma che è valido anche se riferito al discorso dei cellulari e della loro dipendenza..
Ritornando poi agli insulti che si ricevono in seguito a qualche pubblicazione, Severgnini dichiara che pur essendo corazzato e non dando peso alle parole e offese ricevute, alla fine però qualche cosa rimane attaccato e qualche cosa ferisce.

Così per liberarsi di queste offese ha scelto le migliori e le cita come una sorta di serenata degli insulti.
Arriviamo ora ai complottisti, ci pensa Fava con una canzone. In realtà è una canzone di Gaber “Il conformista”, di cui ha modificato il testo.

Ci si avvia quindi alla conclusione con le ipotesi di quattro possibilità per gestire e regolare i social, ma tutte si presentano con scarse possibilità di raggiungere dei risultati soddisfacenti.
L’unica forse è che col tempo questi mezzi perderanno d’importanza.
Terminiamo infine con due canzoni “La libertà” di Gaber e “una bellissima ragazza” di Fava.

Il cast di “Lo zen e l’arte della manutenzione dei social “

Beppe Severgnini
Beppe Severgnini ospite di “Follow the Monday”.

Beppe Severgnini: ben noto per la sua lunga e ricca carriera di giornalista inizialmente nel Giornale di Montanelli poi al Corriere della Sera, inviato a Londra, Russia, Cina e Stati Uniti. Si è occupato, tra i primi, come ha ricordato anche durante la serata, della creazione del portale on line del Corriere. Ha condotto numerosi trasmissioni alla radio e opinionista di diversi spettacoli.
Acuto, ironico e con uno stile molto colloquiale ci ha condotto in questo breve viaggio nei sentieri un po’ tortuosi dei social.

Carlo Fava
Carlo Fava accompagna Beppe Severgnini nella serata al Carcano.

Carlo Fava: attore e cantautore. Compositore di canzoni di successo, una tra tutte il testo di “Il dottore” per Mina. Autore, insieme all’inseparabile Gianluca Martinelli, e interprete di numerosi spettacoli in cui si alternano monologhi e canzoni.
Alterna, come in un botta e risposta, ai commenti di Severgnini, le sue canzoni.

Dove vedere “Lo zen e l’arte della manutenzione dei social “

Per chi fosse incuriosito da questa serata, poiché Severgnini e Fava l’hanno presentata già in altre occasioni è possibile vederla qui

Teatro Carcano

Lo zen e l’arte della manutenzione dei social

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13/03/2023

Sito web: https://www.teatrocarcano.com/

INFORMAZIONI BIGLIETTERIA

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corso di Porta Romana, 63 – Milano 
Biglietteria aperta tutti i giorni dalle ore12:30 alle ore 18:30 e a partire da un ora prima dell’inizio degli spettacoli


La nostra recensione


Una gradevole chiacchierata.
Forse il titolo e l’introduzione di Severgnini creava l’aspettativa di un contenuto un po’ più approfondito e con qualche indicazione pratica in più.
In realtà si è trattato di un excursus su punti già conosciuti e sviscerati.
Interessante la conduzione a due con un cantautore, con canzoni e testi che hanno regalato un godibile alternarsi melodico alle parole di Severgnini.

Uscito già il 21 ottobre 2022 in Gran Bretagna, ma arrivato in Italia solo il 2 febbraio 2023, “Gli spiriti dell’isola” è un comedy-thriller del regista Martin McDonagh, regista di “In Bruges-La coscienza dell’assassino” e “Tre manifesti a Ebbing, Missouri”. Questo lungometraggio racconta la storia di due amici da sempre su quest’isola irlandese che, improvvisamente, smettono di parlare tra di loro.

Un vero carico di emozioni, musica, divertimento e commozione: questo film contiene tutte queste caratteristiche. Ogni personaggio, a partire dal protagonista, ha un’evoluzione assolutamente reale e coerente, con una storia che arriva a toccare il cuore degli spettatori tra una risata e l’altra, anche con aspetti parecchio inquietanti nella seconda metà del film.

Uniche piccole pecche di questo film sono la sua lentezza, che in parte è apprezzabile, ma nel secondo atto inizia a sentirsi e a rende la visione più complicata e meno piacevole, e la sua surrealtà in una storia in verità abbastanza verosimile.

gli spiriti dell'isola cinema col padraic
Padraic e Colm si incontrano “casualmente” per strada.

La trama di “Gli Spiriti dell’Isola”

Padraic e Colm sono due abitanti di questo paesino, chiamato Inisherin, e migliori amici da anni. Vivono la loro quotidianità secondo le loro abitudini: Padraic va a casa del suo amico alle 2 per poi andare assieme al pub dell’isola. Un giorno, però, Colm non si presenta al bar con lui e questo pettegolezzo del loro possibile litigio si sparge per tutta l’isola.

Padraic chiede spiegazioni all’amico e l’unica risposta che ottiene è che “non gli va più a genio”. Il giovane, però, non sembra accettare questa situazione e diventa insistente con l’altro, continuando a seguirlo e cercare di parlargli, portando il vecchio Colm all’esasperazione. Quest’ultimo è infastidito a tal punto da imporre una regola al vecchio amico: ogni volta che oserà parlargli, Colm si taglierà un dito della mano sinistra.

Il cast di “Gli Spiriti dell’Isola”

Colm Brendan Gleeson
Brendan Gleeson interpreta Colm Doherty.

Brendan Gleeson (Colm Doherty): un uomo di una certa età, è lui che decide di chiudere il rapporto con Padraic. È pieno di risorse e talenti, come quello della musica, ma anche un testardo e lo dimostra nel suo modo di allontanare dalla sua vita il vecchio amico.

Colin Farrell
Colin Farrell è Padraic Suilleabhain.

Colin Farrell (Padraic Suilleabhain): è un uomo molto gentile con tutti e non troppo sveglio/acculturato. La sua sincerità e genuinità lo portano a non riuscire ad accettare la rottura del rapporto con il vecchio amico.

Barry Keoghan
Barry Keoghan è Dominic Kearney, lo scemo del villaggio.

Barry Keoghan (Dominic Kearney): è un ragazzino considerato da tutti “lo strano del villaggio”. È un po’ fuori di testa, ma anche molto sincero e gentile con il protagonista, nonostante la differenza di età.

Completano il cast: Kerry Condon (Siobhan Suilleabhain); Shella Flitton (Signora McCornick); Gary Lydon (Garda Peadar Kearney); Pat Shortt (Jonjo Devine); David Pearse (Prete); Brid Ni Neachtain (Signora O’Riordan); Jon Kenny (Gerry).

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Il trailer di “Gli Spiriti dell’Isola

Dove vedere “Gli Spiriti dell’Isola”

Il film è uscito il 2 febbraio 2023 ed è tutt’ora disponibile nelle sale italiane.


LA NOSTRA RECENSIONE


Un film divertente, inquietante ed emozionante, tutto in meno di due ore. È un lungometraggio molto artistico, diverso da altri thriller ma anche diverso dagli altri film di Martin McDonagh. Per chi si aspetta qualcosa alla “Tre Manifesti a Ebbing, Missouri”, si prepari a cancellare qualsiasi idea: è totalmente diverso.

Una film più visivo che di storia: la fotografia, infatti, non è parte del film ma è il film stesso. La trama è molto semplice e assolutamente normale, ma che viene portata all’assurdo, con un risvolto parecchio inquietante. L’unico problema è che una trama così semplice non può aver altro che uno sviluppo molto lento, che fa percepire 1 ora e 50 quasi come il doppio.

In conclusione, è molto difficile esprimere a parole ciò che questo film è e vuole rappresentare. Per capire meglio cosa intendo dire consiglio di andare al cinema alla prima occasione libera e capire da soli ciò che viene trasmesso da questo lungometraggio più corto del solito!

“Così fan tutte” liberamente tratta dall’opera di Mozart è stato in scena al Teatro Menotti di Milano fino al 12 Marzo e possiamo definirlo… uno spettacolo molto particolare!
Intanto si tratta di una riduzione, come appare evidente anche dalla lunghezza di poco più di un ora, ma non solo è anche una rilettura, soprattutto per quanto riguarda il finale.
In secondo luogo, visto che l’opera è ambientata a Napoli vi è la scelta di tradurla appunto in napoletano e per quanto riguarda le musiche è un arrangiamento che attinge al mondo antichissimo della “posteggia napoletana”

Le Ebbanesis
Serena e Viviana, le Ebbanesis, coprono tutti i ruoli della storia.

La trama di “Così fan tutte

La storia di Così fan tutte, diviene una storia cantata e recitata da due sole attrici, le due sorelle Fiordiligi e Dorabella che la raccontano come se fosse un lungo Flash-back.
Fiordiligi e Dorabella dunque ricordano come erano felici ed innamorate qualche tempo prima quando erano fidanzate con Guglielmo e Ferrando.
Ricordano come i due fidanzati, su suggerimento di un loro amico don Alfonso, abbiano scommesso sulla loro fedeltà.
Fingono quindi di dover partire per il fronte e subito dopo si presentano come due stranieri spasimanti.

Così fan tutte
Viviana e Serena, le due sorelle Fiorilici e Dorabella.

Fiordiligi e Dorabella decidono di accettare le loro profferte amorose, inizialmente per divertimento, ma poi forse si fanno un po’ travolgere.
Qui la storia un po’ diverge dall’originale e una delle due sorelle, Fiordiligi, si accorge dell’inganno e lo comunica alla sorella.
Quando i due fidanzati fingono il rientro le due donne indignate dell’inganno a cui sono state sottoposte, non vorranno più sposare i loro fidanzati.

Il cast di “Così fan tutte

Le Ebbanesis
Il duo Le Ebbanesis ovvero Serena Pisa e Viviana Cangiano.

Ebbanesis: Serena Pisa (Dorabella)e Viviana Cangiano (Fiordiligi) il duo Ebbanesis nasce un po’ come gli Oblivion. Iniziano pubblicando su facebook i primi video dove fanno delle rivisitazioni molto originali di classici della canzone napoletana, ma anche di famosi brani rock cantati in dialetto.
In questa rivisitazione dell’opera mozartiana, mostrano le loro notevoli capacità vocali, ma anche le loro solide basi di attrici.
Interpretano infatti non solo il ruolo delle due sorelle, ma anche quello dei rispettivi fidanzati, nonché quello di Don Alfonso e della cameriera Despina

Alessandro Butera, Marcello Smigliante Gentile, Gianluca Trinchillo
Alessandro Butera, Marcello Smigliante Gentile, Gianluca Trinchillo il trio musicale che accompagna le Ebbanesis

Alessandro Butera (chitarra manouche, mohan veena), Marcello Smigliante Gentile (mandolino, mandoloncello), Gianluca Trinchillo (chitarra classica): tre giovanissimi e talentuosi musicisti che con grande maestria accompagnano il duo Ebbanesis, reggendo il ruolo che normalmente e sostenuto da un’intera orchestra.
Di grandissimo effetto ed interesse questa riscrittura di Mozart in stile da “posteggia napoletana”.

Elaborazione musicale e arrangiamenti Leandro Piccioni e Mario Tronco
Libretto di Andrej Longo
Direzione artistica Mario Tronco
Regia Giuseppe Miale Di Mauro
Arrangiamenti per l’ensemble di Alessandro Butera
Produzione Tieffe Teatro Milano, Teatro Nest in collaborazione con Mario Tronco

Il trailer di “Così fan tutte

Teatro Menotti

Così fan tutte

dal 7/03/2023 al 12/03/2023

Sito web: www.teatromenotti.org

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INFORMAZIONI BIGLIETTERIA
0282873611
biglietteria@teatromenotti.org


La nostra recensione


Una riproposta di un’opera nota innovativa ed interessante.
Non è la prima volta che si operano queste traduzioni ardite, anni fa ci fu un gruppo, gli Shampoo, che fecero delle cover in napoletano dei Beatles.
Qui però c’è una riscoperta di un genere, la posteggia napoletana, e di una musicalità fatta tutta con strumenti a corda molto tipici.

Le Ebbanesis
Le Ebbanesis nei panni dei due falsi spasimanti.

Interessante anche la scelta di declinare in un modo più attuale il finale, dove le donne non accettano di essere “testate” in modo così ingannevole e si sentono ingiuriate dalla mancanza di fiducia e da valutazioni dettate da pregiudizi discriminanti.

Ardita ed efficace l’idea di contrarre tutta un’orchestra a tre musicisti, tutto il cast di cantanti a sole due cantanti ed attrici contemporaneamente, il tempo di durata da quasi 3 ore a poco più di 1 ora.

I Mummenschanz conosciuti anche come “Les musiciens du silence”, in occasione dei loro 50 anni fanno tappa a Milano al Teatro Nazionale CheBanca, guidati dalla loro fondatrice Floriana Frassetto.

Compagnia fondata a Parigi nel 1972 da Andres Bossard, Bernie Schürch e Floriana Frassetto.
Andres Bossard è mancato nel 1992, Bernie Schürch si è ritirato dalle scene nel 2012, rimane Floriana Frassetto a portare avanti attivamente la compagnia perché, oltre a curare le scenografie, le coreografie e i costumi, anche in questo occasione a Milano sarà sul palco.

La trama di “Mummenschanz – 50 Years”

Lo spettacolo, in quanto commemorazione di questi 50 anni di vita, porta in scena sketch tra i più noti ed amati dal pubblico, ma saranno presenti anche novità.
Vedremo due personaggi ironizzare sulla moda odierna d’indossare abiti, jeans in particolare, strappati.
Un viaggio in fondo al mare con pesci, meduse, cavallucci marini.
Un incontro, una storia d’amore con personaggi con un volto creato con rotoli di carta igienica.

Mummenschanz
Mummenschanz – I giganti d’aria.

Sassi enormi di materiali gonfiabili, che si trasformano in volti.
Fragili giganti d’aria, uomini tubo.
Personaggi con maschere d’argilla e che con la manipolazione di queste danno vita ad espressioni, dialoghi e storie.
Due strumenti ad arco che dialogano, discutono tra loro finché vengono messi in sintonia da un metronomo.

Il cast di “Mummenschnz – 50 Years”

Tess Burla, Sarah Lerch, David Labanca, Manuel Schunter e Floriana Frassetto la fondatrice: questi i volti di questi spettacolari artisti, che non vedremo se non alla fine.
Per tutto lo spettacolo ne conosceremo a tratti i corpi.
In realtà anche i corpi rimangono per gran parte nascosti dal fatto che indossano tute nere su un fondale nero per poter dar vita ai numerosi oggetti che talora indossano, talora muovono nello spazio.

Con una perfetta coordinazione e e precisione creano storie unicamente visive, senza alcun accompagnamento di suoni, parole o musiche.

Direzione creativa: Floriana Frassetto
Regia Floriana Frassetto
Luci: Eric Sauge

Produttore: Marc Reinhardt

Trailer di “Mummenschanz – 50 Years”

Dove vedere “Mummenschanz – 50 Years”

Mummenschanz – 50 Years al Teatro Nazionale CheBanca

dal 10/03/2023 al 12/03/2023

Sito web: https://teatronazionale.it

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2 Cellos

Informazioni biglietteria
Infoline biglietteria
Martedì- Sabato
15.00 – 18.00
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La nostra recensione


Si tratta indubbiamente di uno spettacolo unico.
Non sono mimi, non sono danzatori, non sono acrobati, non sono attori, non sono burattinai, ma sono un po’ di tutto questo insieme.
Non hanno bisogno di testi, non hanno bisogno di musiche, non hanno bisogno di scenografie.
Hanno solo bisogno della loro fantasia, della loro passione e di uno sguardo lilbero da bambino del pubblico

Mummenschanz
Mummenschanz – Volti, oggetti, persino fiumi di lacrime solo con la carta igienica.

Con questi pochi, ma ricchi ingredienti ecco che si materializza un mondo fantastico, delicato, poetico e gioioso a cui tutti popssono partecipare con gioia.
Unica piccolissima pecca la struttura del teatro Nazionale! Purtroppo non permette di godere appieno di tutte quelle figure che si sviluppano a livello del palco.
La platea infatti è piana e non inclinata e inevitabilmente (soprattutto se c’è qualche spettatore con un altezza un po’ superiore alla media) se non si è nelle primissime file quello che accade sul piano del palco è difficilmente visibile.

Il mio desiderio era scrivere una canzone che potesse far emozionare ed essere la colonna sonora per la vita di molte persone.

Natalia Moskal

SOLE AD EST(Fame Art / Artist First) è il nuovo brano della cantautrice polacca NATALIA MOSKAL
Sole ad Est”, scritto dalla stessa Natalia in collaborazione con Paola Candeo e coprodotto con Michal Fox Krol, è un brano dalle sonorità elettroniche, vocalmente impegnativo e dall’intensa interpretazione. 

Di cosa parla “Sole ad Est”

La cantautrice racconta in questo suo nuovo lavoro, i momenti condivisi con una persona cara, la difficoltà di doverla lasciar andare e il desiderio di averla ancora vicino. Allo stesso tempo, evoca uno scenario irraggiungibile dagli altri, dove poterla rincontrare e sentirla accanto.

La Cover di "Sole ad Est" di Natalia Moskal
La cover di “Sole ad Est” il nuovo singolo di Natalia Moskal.

Il brano è dedicato alla nonna, una delle persone più importanti della vita della cantautrice polacca, che è deceduta poco dopo che ha finito di registrare il brano.

Conosciamo meglio Natalia Moskal.

Per conoscere meglio quest’artista che spazia dalla musica all’editoria ed è anche una grande attivista per i diritti delle donne a livello internazionale, clicca qui.

Quattro chiacchiere con Natalia Moskal.

Con questo tuo nuovo brano “Sole ad Est” vai a toccare dei sentimenti molto forti. Come mai hai deciso di portare in muscia una parte così importante di te?
La musica è la mia passione e sono felice di farla e di scrivere canzoni, ma credo che l’arte in generale è più credibile quando il tema di cui parliamo è reale e intimo.
Io quando scrivevo questo brano pensavo a una persona in particolare ma il sentimento può essere universale.
Per me è stato anche auto-terapia scrivere questa canzone, non mi vergono di aver esternato i miei sentimenti e spero che questa condivisione possa aiutare altre persone che magari stanno vivendo la stessa situazione e ascoltandola possano star meglio.

Nel video tu sei una cosmo girl e nella scenografia affiorano due storie che tutti noi ben conosciamo e fanno parte della nostra infanzia. Fai cosi affiorare anche la bimba che c’è in te…
Sì sì, “Il Piccolo Principe” e “la Bella e la Bestia” sono le due storie a cui mi sono ispirata e sono quelle che leggevo da piccola con mia nonna. In queste storie c’è sempre i tema della speranza e quindi ho pensato che possa esistere un posto nell’universo dove ci vedremo tutti quando lasceremo il nostro pianeta.
La cosmo girl poi torna anche indietro nel tempo perché vuole rivivere alcuni momenti importanti con la persona che ha perso.
Tutto questo anche se non è molto allegro può servire per poi ricostruirsi e ripartire dopo un dolore.

Tu sei di origine polacca e nel tuo percorso musicale gli esordi sono in inglese per poi arrivare al cantare e scrivere in italiano. Come mai questo cambio di percorso?
Io avevo parecchi problemi nello scrivere canzoni in polacco, la nostra lingua è molto difficile e non è melodica.
Da piccola studiavo l’inglese, le lingue sono un’altra delle mie passioni.
È sempre quindi stato per me più facile scrivere in inglese e poi 5 anni fa mi sono trasferita in Italia dove sono venuta per terminare i miei studi universitari e poi sono rimasta.
Non volevo lasciare la musica e così ho deciso di provare a cantare in italiano. Ho scritto un po’ di canzoni in inglese e mi sono fatta aiutare con la traduzione.

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Gabriele Cirilli
Natalia Moskal
Natalia Moskal cantautrice, autrice, traduttrice e editrice di origine polacca.

Tu hai fatto un lavoro dedicato a Sofia Loren. Come mai decidi di fare questo progetto su una star sicuramente internazionale ma che rappresenta al 100% l’italianità?
Io ho anche una casa editrice e pubblico libri che si concentrano sulle donne e anche nei miei progetti musicali ho molta attenzione per storie che riguardano le donne.
Ho scelto Sofia quando ero già in Italia. Volevo trovare un personaggio femminile e raccontare di nuovo la sua storia e farla conoscere anche ai polacchi.
Lei è una grande, una leggenda e dopo aver letto la sua autobiografia “Ieri, oggi , domani” ne sono rimasta ancor più folgorata.
Abbiamo così scelto 14 delle sue canzoni e le ho riarrangiate. Abbiamo registrato durante il Lock Down e abbiamo fatto tre video musicali: “Mambo Italiano“, “Guarda la luna” e “Tu vo’ fa l’americano“.

Hai fatto arrivare a Sofia Loren questo tuo bellissimo progetto?
Le ho scritto ad un indirizzo mail che ho trovato su internet ma… non mi ha mai risposto purtroppo!

Tu spazi nel mondo dell’arte a 360° e, come hai anticipato, hai una particolare attenzione per tutto ciò che riguarda i diritti delle donne. Come mai senti questa necessità di mettere al centro del tuo lavoro questa “problematica”?
Da sempre mi sento molto ispirata dalle donne ma anche molto preoccupata per i nostri diritti. In tutto il mondo abbiamo problemi e in Polonia non facciamo passi avanti ma anzi ogni giorno si va più indietro con l’attuale governo.
Ho così pensato di fare progetti letterari che riguardano le donne e parlano dei nostri diritti. Ho lavorato anche con un avvocata polacca molto famosa che è stata Capo della Corte Suprema.

Il video di “Sole ad Est”, il nuovo singolo di Natalia Moskal.

Il video, realizzato sotto la regia di Dawid Ziemba, vede Natalia interpretare una ragazza che dal suo minuscolo pianeta ha la possibilità di osservare tutto l’universo e il fluire del tempo. 
Per la scenografia del video Natalia si è ispirata a due racconti che hanno caratterizzato la sua adolescenza: “Il piccolo principe” e “La bella e la bestia”. 

Viaggio sentimentale nella Spagna di Goya e Buñuel, l’ultima firma di Jean-Claude Carrière.
Tre giornate speciali all’insegna dell’arte e della magia del cinema: gli sguardi di Jean-Claude Carrière e Francisco José de Goya y Lucientes si intrecciano nel docu-film L’ombra di Goya. Per La Grande Arte al Cinema, rassegna di Nexo Digital che porta la storia dell’arte fuori dal museo, indagando sullo schermo i retroscena dei più straordinari capolavori con un linguaggio fresco e quotidiano, per tutti.

Sinossi

José Luis López-Linares, già acclamato regista di Bosch. Il giardino dei sogni, costruisce un intreccio su due livelli e ci restituisce con sapienza e sensibilità un mondo duplice: l’irriverenza inattesa di Goya, pittore di corte, capace di ritrarre mondi grotteschi in cui tutti i canoni si rovesciano e le riflessioni acute, oniriche e nostalgiche, piene di parallelismi tra l’opera dell’artista e il cinema del secondo Novecento di Jean-Claude Carrière.
Il celebre sceneggiatore, amico e collaboratore di Buñuel, drammaturgo per Le Mahabharata di Peter Brook è un Virgilio d’eccezione: ci conduce con tutta la sua sapienza enciclopedica, i versi poetici, i libri di incisioni in un viaggio in treno tra i tramonti dell’Aragona, alla scoperta dei segreti del genio spagnolo.

Jean-Claude Carrière
Jean-Claude Carrière in una scena del film “L’ombra di Goya”.

Ad affiancarlo, altre voci celebri, come quella di Julian Schnabel. Il regista appare di fronte alla sua riproduzione della Ritratto di Maria Luisa di Parma a cavallo per ricordarci tutta la forza contemporanea dell’artista: traccia un filo tra personalità grandi e tormentate – in un trittico che arriva a Van Gogh e Picasso – capaci di guardare alle loro epoche in modo lucidissimo e con una sensibilità che scavalca il tempo ed è in grado di parlarci ancora oggi.

Julian Schnabel
Il regista Julian Schnabel di fronte alla riproduzione del Ritratto di Maria Luisa di Parma.

La pellicola è un viaggio meta-cinematografico, un racconto che contiene e riecheggia in sé tempi e sentimenti molteplici, la sorpresa, la passione, l’inconscio e la malinconia: c’è tutta la solitudine del pittore che, diventato ormai sordo, può partecipare al mondo solo attraverso la sua arte, il senso della scomparsa di un regime e la sensazione che il film sia non solo un omaggio a due grandi aragonesi esiliati, ma anche il saluto alla vita terrena di Jean-Claude Carrière.

E se è vero che si deve morire nel corpo, sembra dirci la nostra guida, la vita non finisce, l’arte ci rende immortali, soprattutto attraverso la capacità di parlare all’altro, di catturarne lo sguardo e restituire ogni giorno nuove chiavi di lettura sulla sua vita.

Jean-Claude Carrière
nella dimora della famiglia Alba.

Il trailer di “L’ombra di Goya”


La nostra recensione


Un martedì sera sorprendente all’UCI in Bicocca: corro per scrivere la mia prima recensione perché possa finalmente partire la rubrica sull’arte di Dejavu.
Sono incuriosita perché di Goya so francamente molto poco e contenta perché da sempre trovo i film di Nexo Digital un’occasione imperdibile per scoprire segreti dietro ad opere e artisti. In genere li apprezzo molto, perché rispecchiano il mio sentimento sulla necessità di aprire l’arte e la cultura a pubblici nuovi: penso debbano parlare a quante più persone possibile, accogliere, includere, far divertire, sognare e contribuire a costruire l’identità di chi le incontra.

Mi arrabbio quando gli spettacoli teatrali hanno un prezzo inarrivabile ai più o quando nei musei le didascalie sono obsolete e poco capaci di coinvolgere: in questo caso, mi accorgo, con un certo sconforto, che in sala siamo solo in quattro e forse è un segnale di come l’artista sia poco conosciuto o di come sia percepito. Di nuovo, Nexo non delude e anzi mi sorprende: José Luis López-Linares ci restituisce un affresco corale e un ritratto vivido di un pittore eclettico. Un ritrattista amante degli incontri di corte, ma, allo stesso tempo, capace di cogliere le sfumature e le istanze più tumultuose delle classi sociali più basse.

Le immagini delle incisioni che scorrono sullo schermo sono magnifiche e sicuramente il miglior modo per scoprirne il volto privato: è un osservatore dallo sguardo ipersensibile e affilato, reso più acuto dalla sordità.

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Silvia Gallerano

Una figura destinata alla solitudine, non solo per la sua condizione, ma per il suo vivere a cavallo di epoche diverse: il suo unico maestro, Velázquez, è vissuto due secoli prima di lui e i suoi “allievi” opereranno molto più tardi. La nobiltà che ha dipinto e i fasti di corte sono destinati a scomparire con la Rivoluzione Francese e con l’invasione napoleonica, ritratta in 3 maggio 1808. Nella solitudine della casa fuori Madrid, la Quinta del Sordo, dove si trasferisce prima dell’esilio a Bordeaux, dipinge le Pinturas Negras, le opere nere, all’insegna della malinconia e del grottesco come Saturno che divora i figli con uno sguardo folle e d’orrore, terrorizzato dal suo stesso gesto.

Non manca l’esplorazione del femminile, anche qui in una prospettiva nuova: basti pensare allo sguardo accattivante e sensuale della Maja che incolla lo spettatore al suo volto, la prima donna della storia dell’arte che non sia una figura mitologica, ma segnata da una sua propria e individuale carica erotica e i ritratti delicati di Maria Cayetana de Silva. Proprio La Duchessa di Alba in nero è l’immagine simbolo della pellicola, scelta per i cartelloni pubblicitari: lo sguardo distaccato ed enigmatico della donna, quasi cinematografico, il suo abbigliamento tipico della tradizione spagnola e la mano, che indica ai suoi piedi la scritta “Solo Goya” e piegata secondo la lettera che indica la G.


Credits&Info
L’ombra di Goya
Un film di José Luis López-Linares. Con Julian Schnabel, Carlos Saura, Jean-Claude Carrière 
Titolo originale L’ombre de Goya par Jean-claude Carrière.
produzione Mondex Films, Zampa Audiovisual, López Li Films, Fado Filmes, Milonga Productions.
Al cinema dal 6 all’8 marzo 2023.

“Racconti disumani da Franz Kafka , in scena al Teatro Parenti fino al 12 Marzo è uno spettacolo di Alessandro Gassman, si tratta di una elaborazione di due racconti di Franz Kafka: Una relazione per un’Accademia è il primo e La tana il secondo.

In Una relazione per un Accademia abbiamo un animale che abbandona il proprio essere animalesco per imitare e divenire simile agli umani ed entrare nel loro mondo, mentre nel racconto La tana abbiamo un umano che si allontana dal mondo e si costruisce e si rifugia in una tana scavata nella terra.

Piccola curiosità sul primo racconto, Una relazione per un’Accademia, è stato prodotto anche un cortometraggio italiano del 2017 intitolato Il signor Rotpeter.

La trama di “Racconti disumani”

Nella prima parte di questo spettacolo abbiamo un uomo(?) dalle caratteristiche molto scimmiesche, invitato a tenere, presso un’Accademia, una relazione che descriva come è avvenuto il suo passaggio dall’essere scimmia ad integrarsi ed entrare nel consesso degli umani.

Racconti disumani
Rotpeter, la scimmia che si è umanizzata per avere una via di fuga.

Così quest’uomo-scimmia ci narra con ironia, con toni divertiti e con il giusto distacco “scientifico” come ferito e catturato nella Costa d’Avorio, rinchiuso in una gabbia, abbia lentamente intrapreso questa sua sorta di metamorfosi.
Ha accettato di entrare nel mondo degli umani, non in uno zoo, dove sarebbe passato da una gabbia ad un altra gabbia, ma nel mondo del Varietà.
In cerca non tanto della libertà, ma di una via di uscita e la via d’uscita sarà appunto adeguarsi alla società circostante, imitare il più possibile gli umani,

Era così facile imitare la gente.

per essere accettato, per poter uscire dalla gabbia.

Nella seconda parte, il secondo racconto, la situazione si capovolge, abbiamo un uomo che si è mutato in una sorta di talpa, si è costruito un casa, meglio una tana il più possibile nascosta, costituita da un intricato labirinto di cunicoli con slarghi e luoghi dove accumulare provviste di ogni tipo per poter vivere isolato dal mondo.
Una sorta di rifugio antiatomico. Un luogo uno spazio sicuro.

Quest’uomo-talpa è ossessionato dal timore degli altri, di ciò che può accadere, di possibili attacchi, di nemici invisibili.
Combattuto tra il desiderio di abbandonare questa tana sicura, ma troppo legato e terrorizzato da ciò che può accadere alla tana stessa in sua assenza.
Insegue la solitudine, pur temendo la solitudine.

Il cast di “Racconti disumani”

Giorgio Pasotti
Giorgio Pasotti nei panni di un uomo-ratto.

Giorgio Pasotti: siamo abituati a vedere ed apprezzare questo attore più in film e fiction televisive, dove generalmente interpreta parti più leggere.
Rivela qui una notevole bravura nell’interpretazione di queste due figure fluide, non completamente umana la prima, non completamente animalesca la seconda.

Con versatile capacità fisiche e vocali eccolo essere questo umano dai tratti rozzi, animaleschi, da scimmia appunto, che con un apparente distacco racconta la sua “metamorfosi” ricordando la rabbia, la rassegnazione iniziale e quindi l’accettazione dell’unica via di fuga e contemporaneamente irride e accusa gli umani e le loro abitudini.
Per passare poi, con rapidità nei panni (o nella pelliccia) di un altro essere che ci racconta con apparente razionalità e praticità la sua organizzazione, il suo bisogno di controllo, le sue paure potremmo dire fobiche.

Adattamento di Emanuele Maria Basso
Regia Alessandro Gassmann
Aiuto regia Gaia Benassi
Musiche Pivio e Aldo De Scalzi
Scene Alessandro Gassmann
Costumi Mariano Tufano
Light designer Marco Palmieri
Videografie Marco Schiavoni
Sound designer Massimiliano Tettoni
Trucco Serena De Pascali

Produzione TSA Teatro Stabile d’Abruzzo / Stefano Francioni Produzioni

Trailer di “Racconti disumani”

Dove vedere “Racconti disumani”

Racconti disumani al Teatro Parenti Sala grande

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dal 7/03/2023 al 12/03/2023

Sito web: www.teatrofrancoparenti.it

INFORMAZIONI BIGLIETTERIA
Biglietteria
via Pier Lombardo 14
02 59995206
biglietteria@teatrofrancoparenti.it


La nostra recensione


Due racconti molto intensi e che, in forma quasi di fiaba, toccano problemi, ansie e paure che oggi si ripresentano in modo quasi drammatico.
Intendo soprattutto il secondo racconto dove si crea una sorta di dipendenza alla propria “tana”, alla nostra confort zone.
La paura dell’ambiente esterno, delle persone, la difficoltà a fidarsi dell’altro, il bisogno di avere tutto sotto controllo.
Sono tutti stati d’animo che oggi vediamo fortemente acutizzati.

Alessandro Gassman e Giorgio Pasotti
Alessandro Gassman e Giorgio Pasotti, rispettivamente regista ed interprete.

Anche il primo racconto mette a nudo tragiche realtà odierne.
Qui abbiamo un animale che, per ottenere una specie di libertà, deve perdere la propria natura e imitare l’uomo e questo però lo allontana dal suo vero essere. Se al posto della scimmia sostituiamo un rappresentante di una qualsiasi categoria “diversa” comprendiamo come tutto ciò parla di noi ogni volta che dobbiamo reprimere la nostra libertà, intesa come la nostra vera essenza, per adeguarci al sistema, alle convenzioni e attese che ci circondano.

“Filo d’oro” (LaPOP), il nuovo singolo di Ro’Hara che abbiamo già conosciuto e di cui vi abbiamo parlato in occasione dell’uscita del suo singolo “Sa di te”.

“Filo d’oro” è un brano pop soul energico, poetico e positivo, contaminato da suoni elettronici e momenti gospel. Il pezzo parla di libertà, della voglia di lasciarsi andare senza pregiudizi e della fiducia che bisogna avere negli altri ma soprattutto in se stessi.

La cover di "Filo d'Oro" il nuovo singolo di Ro'Hara
La cover di “Filo d’Oro” il nuovo singolo di Ro’Hara

La canzone è interamente scritta dall’artista, prodotta e mixata da Cristiano Norbedo presso “La Casetta Gialla Studio” di Trieste, con le chitarre di Nicolas Morassutto, le programmazioni ritmiche di Giona Rossetto ed il master di Ricky Carioti.  

Il brano raccontato dalla stessa Ro’Hara

Filo d’oro” rappresenta la rinascita. Quando viviamo un momento difficile, buio e tormentato, il nostro filo è nero, sfilacciato come le nostre emozioni, ma soprattutto scollegato da tutto.

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Per fortuna non è la fine: qualcosa o qualcuno riconosce il tuo dolore, stringe il proprio filo d’oro al tuo ed illumina la strada che avevi perso, facendoti ritrovare la salvezza. Ognuno di noi ha il proprio filo d’oro, che ha scoperto o devo ancora scoprire, il tuo qual è?

Ascolta “Filo d’Oro” di Ro’Hara

Chi domina le parole domina il mondo.

Annagaia Marchiori

Annagaia Marchioro in scena al Teatro Leonardo di Milano fino al 12 Marzo com il suo imperdibile spettacolo #POURPARLER.
#POURPARLER é un viaggio alla scoperta delle parole, che possono essere finestre oppure muri, possono aprire dei mondi o tenerci prigionieri.
Uno spettacolo teatrale dedicato al potere delle parole che spesso sono pa-rabole, raccontano delle storie.

La sinossi dello spettacolo

#POURPARLER gioca con le parole per raccontare storie di lotta e d’amore ma anche di odio e di ribellione. Storie che fanno ridere fino alle lacrime e lacrime che aprono scorci di paesaggi umani.
#POURPARLER si ispira alla stand-up americana, declinandola in una modalità personalissima.
In scena un microfono ed un’attrice e poi una serie di contributi video, interviste e testimonianze di uno stuolo di personaggi esilaranti. 
Personalità folli, esperte di diversity, influencer, odiatori compulsivi, religiosi in stato di grazia ed eminenti studiose di linguistica. 
Voci diverse nel tentativo di costruire un’indagine comico-scientifica sulla grande potenza del linguaggio, per cercare di carpire il segreto di ogni comunicazione e soprattutto per capire qualcosa del mondo in cui stiamo vivendo usando una ironia sagace e pungente.

Annagaia Marchioro e il suo spettacolo #Pourparler
Annagaia Marchioro e la sua passione per il mondo della parola.

#POURPARLER è uno spettacolo in continua trasformazione, possono aggiungersi ogni sera parole nuove, e nuove storie.

Uno spettacolo virale, destinato a propagarsi ovunque, come un virus su tiktok. 
Nell’era dell’odio digitale, uno spettacolo che serve a combatterlo anche dentro di noi, quando neppure ci accorgiamo di averlo introiettato. Una serata alla ricerca delle parole giuste per amare senza distinzione di sesso, di razza di lingua e di religione.

Conosciamo meglio Annagaia Marchioro e la sua Compagnia “Le Brugole”.

Per conoscere meglio questa straordinaria attrice comica, conosciuta anche al grande pubblico di Tik Toc come la “Zia Gina Francon“, la portinaia di Palazzo Chigi, e la sua compagnia Le Brugole, clicca qui.

Quattro chiacchiere con Annagaia Marchioro

L’esordio di questa nostra chiacchierata non puo che essere”Parole,parole, parole…”. Come mai questa tua attrazione così importante per il gusto della parola?
Quando ero piccola mia mamma mi diceva sempre: “Chi domina le parole, domina il mondo”.
Mi insegnava delle parole difficilissime a sei anni come “aleatoria, metempsicosi” e così poi andavo a scuola e le altre bambine mi chiedevano di giocare con le Barbie e io rispondevo “si dai giochiamo con Barbie aleatoria” e loro … “Maestra, mi ha detto troia!”
Le parole ci permettono di mettere fuoco le cose e questo mio amore si è originato, in particolare per le etimologie, durante la pandemia. Ero a casa, non capivo nulla del mondo in cui ci trovavamo a vivere dove “essere positivo” è diventato qualcosa di negativo, “la quarantena” da termine che indica un periodo specifico di 40 giorni abbiamo iniziato a usarlo per un periodo che va dai 2 giorni a un tempo indeterminato e quindi la confusione era generale. Ho cosi deciso di studiare questo fenomeno.

#Pourparler lo definisci uno spettacolo in divenire dato che ti basi sull’attualità, su quello che può accadere. Attingi anche al mondo della stand-up.
Sì, si ispira a quel mondo anche se io non sono una stand-up, sono un’attrice comica e non solo comica. Ci sono delle contaminazioni che mi piacciono molto.
Sui social mi conoscono come Gina Franconi, la portinaia veneta di Palazzo Chigi e non poteva non esserci anche lei.

Tu arrivi da studi molto Accademici, hai fatto la Paolo Grassi ma non ti sei posta barriere approdando appunto con il tuo personaggio della zia Gina Francon nel mondo controverso dei social, vivendolo bene…
Lo vivo come un impegno molto faticoso, perché ci sono delle dinamiche nel social che tendono a limitare e a renderelo una realtà settoriale mentre il mio obiettivo è sempre stato quello di parlare a tutti.
È uno spazio che ho voluto riempire dandogli del senso considerando che la complessità non può mai appassire attraverso i social per come sono strutturati.

Definisci il tuo uno “spettacolo virale”, destinato a “propagarsi come un virus” su TikTok”. Direi che le parole giuste anche in questo caso le hai infilate tutte una dopo l’altra!
Esatto.

Pensi quindi che il social possa essere un canale utile alla diffusione, anche nel tempo, del tuo spettacolo?
Sì lo spero, magari il social di fa venire la voglia di andare a teatro dove conoscerete anche il mio alter ego che sono comunque sempre io!

Annagaia Marchioro al Teatro Leonardo con il suo spettacolo #Pourparler
Annagaia Marchioro anche conosciuta nel mondo social come la zia Gina Francon.

Hai fatto televisione, cinema e teatro. Dove ti ritrovi di più?
Sono cose molto diverse. Cinema purtroppo l’ho fatto poco e mi piacerebbe farlo molto di più.
Mi piace moltissimo la televisione perché ti fa arrivare immediatamente a moltissime persone ma non dimentico di esser nata in teatro che quindi è il mio primo amore. In tv sei meno libera mentre in teatro lo sei molto di più, anche perché è più povero.

Sei stata recentemente in Teatro con uno spettacolo di Serena Dandini dove si sottolinea il fatto che anche le donne possono far ridere. Secondo te esiste ancora questa problematica di differenza tra attori comici e attrici comiche?
Abbiamo sicuramente, come è evidente, un predominio maschile in moltissimi luoghi di potere, compreso quello della comicità.
Ci sono ancora da sfondare moltissime porte….

Annagaia attrice comica. Ti vedi proiettata in un futuro sempre in questo genere o hai il desiderio di testarti in ruoli anche diversi?
Avrei voglia di passare su altri strumenti, ma per il momento la comicità mi diverte anche perché non la uso solo fine a se stessa. I miei spettacoli solitamente hanno sempre un momento non comico.

Tu hai fondato la compagnia teatrale “Le Brugole”. Perché la scelta di questo nome?
Perché due donne, dato che sappiamo che amiamo mettere su famiglia, il giorno dopo la prima notte di sesso vanno direttamente al’Ikea e quindi… era abbastanza inevitabile chiamarsi “Le Brugole”.

Info e biglietti.

Giovedì e Sabato ore 20.30 – domenica ore 16.30

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Intero 25,00€ – convenzioni 20,00€, ridotto Arcobaleno (per chi porta in cassa un oggetto arcobaleno) 20,00€, Under 30 e Over 65 – 15,00€, scuole di teatro e Università 15,00€, ridotto bicicletta € 15,00, ridotto DVA 12,50€, scuole MTM, Paolo Grassi, Piccolo Teatro 10,00€, tagliando Esselunga di colore ROSSO, prevendita 1,80€.

Spettacolo inserito in Invito a Teatro – tagliando MTM

Durata dello spettacolo: 90 minuti

Info e prenotazioni: biglietteria@mtmteatro.it – 02.86.45.45.45

Scarica l’App di MTM Teatro e acquista con un clic

Abbonamenti: MTM La cura e l’artificio, MTM La cura e l’artificio Over 65, MTM Carta Regalo x2, MTM Carta Regalo x4. 

Biglietti sono acquistabili sul sito www.mtmteatro.it e sul sito e punti vendita 
vivaticket.it. I biglietti prenotati vanno ritirati nei giorni precedenti negli orari di prevendita e la domenica a partire da un’ora prima dell’inizio dello spettacolo.

EMILIANO TOSO: “Quando medicina e arte si fondo per il nostro benessere”. La nostra recensione de “L’ Albero della Musica” al Teatro Manzoni di Milano

Emiliano Toso al Teatro Manzoni

Possiamo vivere di più, a modo nostro!

Emiliano Toso

Emiliano Toso coinvolge, incanta e “si prende cura” del numeroso pubblico presente al Teatro Manzoni di Milano il 6 ottobre 2022 per l’esperienza a 432Hz, per piano solo, “L’Albero della musica”.

Il Teatro Manzoni si trasforma con Emiliano Toso e ” L’Albero delle musica”

Appena si entra al Teatro Manzoni, location che conosco molto bene e che frequento molto assiduamente, sembra che qualcosa di irreale e a tratti magico mi avvolga in modo diverso da tutte le altre volte.
Una luce particolare, una musica che ti abbraccia già al primo incontro.

E poi arriva lui, Emiliano che si è raccontato a noi con una splendida intervista, con la sua semplice camicia bordeaux e i suoi pantaloni bianchi rigorosamente senza scarpe. Un uomo che incarna il senso di pace e realizzazione che ognuno di noi dovrebbe riuscire a trovare nella vita.

Si racconta a parole e con la sua musica e poi chiede al suo pubblico di essere più vicini a lui e al suo pianoforte e così ci invita a salire sul palco (qualcosa di impensabile per molti artisti che invece amano sottolineare la distanza tra loro e i poveri mortali)!

Si forma una lunga fila a lato del palco e a dieci alla volta si raggiunge il luogo dove tutto ha inizio; c’è chi si sdraia sotto la coda del pianoforte, chi abbraccia le gambe dello strumento e chi semplicemente si accosta chiudendo gli occhi e aspettando che questa musica lo pervada di benessere di cui abbiamo tutti, nessuno escluso, infinito bisogno.

Emiliano Toso al Teatro Manzoni
Un momento speciale tratto dall’Albero della Musica.

Emiliano tra un momento e l’altro di esecuzione musicale ci parla come un amico delle sue esperienze e di come mai si sarebbe aspettato che la sua musica potesse avere questi effetti. Una storia ci colpisce particolarmente, quella della presenza richiesta a Toso in sala operatoria durante un’operazione molto importante per un bimbo. Un musicista diventa parte di un’equipe medica, lo avreste mai detto?

Una frase tra le tante regalateci da Emiliano lascia il segno nella mia mente: “La malattia a volte ti costringe a svoltare e ci porta a godere di cose a cui prima neanche facevamo caso”. Forse una delle riflessioni necessarie a questo punto diventa: ” Non sarebbe meglio farlo sempre e comunque? Dare più attenzione a noi stessi e al mondo che ci circonda prima che si giunga a situazioni difficili e a volte irreparabili?”.

La musica di Emiliano e il suo “Albero della musica”, ultimo lavoro che il biologo-musicista afferma di amare moltissimo, ci danno la mano per poter affrontare un nuovo viaggio dove noi si diventa protagonisti e non comprimari soggiogati dal volere di una realtà a volte non scelta.

Grazie perché…

Grazie a Emiliano per aver fatto vivere la musica come un’esperienza sensoriale e emotiva completamente diversa e immersa anche a me, bacchettona pianista diplomata in Conservatorio a cui, per anni, hanno propinato moltissimi insegnamenti tecnici (da non sottovalutare) e tanta etica formale sicuramente non facendomi apprezzare aspetti più profondi e interiori di questo mondo meraviglioso che la musica dipinge ogni giorno.

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Salvo La Monica

Grazie all'”amico ciclamino” per aver detto la sua (non sono impazzita ). Emiliano ha dato voce, tramite un sensore, alla pianta per mostrare al pubblico come escano anche da questi esseri viventi bellissime vibrazioni che diventano, tra loro, forme di comunicazione. Questo può diventare un serio problema per il mondo vegano!

Musica da ascoltare con l’anima

Grazie per aver ricordato, con la sua musica, l’immenso e indimenticabile Ezio Bosso, che siamo certi fosse lì con noi al Teatro Manzoni, fiero di tutto quello che con grande generosità umana ci regalava il suo amico Emiliano.

Grazie per averci ricordato che staccarci dai condizionamenti è una cosa possibile e realizzabile con la forza che ognuno di noi ha in se stesso.

Grazie al Teatro Manzoni che, spaziando dalla sua abituale programmazione, ha dato spazio e voce a una realtà che va oltre l’artista ma che si incentra sul valore umano e sensoriale.

Emiliano Toso, il medico dell’anima e non solo, cura con la sua musica il nostro mondo interiore senza il quale sarebbe difficile amare l’immenso dono della vita.

Un momento tratto da l'”Albero della vita” di Emiliano Toso al Teatro Manzoni di Milano

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