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The Boys in The Band: quando il mondo là fuori è prepotente
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The Boys in The Band: quando il mondo là fuori è prepotente

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I 9 di Mart Crowley e il loro rifugio da un mondo prepotente

THE BOYS IN THE BAND

The Boys in The Band porta con sè una lunga storia teatrale e cinematografica. Molti l’avranno sentito nominare per la prima volta tra le nuove uscite di Netflix, ma in realtà il dramma di Mart Crowley dipinge una dimensione umana attuale fin dagli anni ‘60.

Proprio nel 1968 va in scena per la prima volta “The Boys in The Band”, con testo è regia di Mart Crowley. Il dramma, oggi considerato tra i cult della drammaturgia LGBT, descrive con assoluta precisione l’arcobaleno di emozioni e di situazioni che le persone omosessuali vivevano a fine anni ‘60.

Lo spettacolo torna in scena nel 2018, per i 50 anni dalla prima messa in scena, proprio con la regia di Joe Mantello che rimane il regista anche della versione cinematografica disponibile su Netflix.

Sulla scena ci sono nove persone che, a prescindere dal loro orientamento sessuale, reagiscono al rifiuto, al senso di inadeguatezza, all’esclusione e alle nauseabondi espressioni che gli vengono rivolte, in nove maniere differenti.

Ogni personaggio racchiude in sè una sensibilità che lo conduce ad esprimersi, muoversi, atteggiarsi, e reagire alla prepotenza del mondo, in modo originale rispetto agli altri.

Ma si sa: l’emotività e la sensibilità umane resistono al passare del tempo e delle mode. E così nelle nove personalità di The Boys in The Band possiamo rivedere nove individui che nulla hanno di diverso dagli uomini di oggi.

Otto dei nove personaggi si ritrovano a casa di Michael per il compleanno di Harold (tant’è che il primo adattamento cinematografico, diretto da nel 19, si intitola “Festa di compleanno”).

Tra risa, abbracci, scherzi e bicchieri la serata sembra procedere abbastanza liscia. Ma la tensione comincia a salire quando si presenta Alan, l’unico uomo eterosessuale, a casa di Michael.

Difficile mascherarsi, nascondersi e non provare rabbia nei confronti di chi rifiuta e ti definisce “invertito nauseabondo”, ed infatti (aiutato anche dall’alcol) Michael diventa nervoso ed aggressivo.

Gli amici decidono, più o meno liberamente, di giocare ad un difficile gioco in cui rischio, passato, dignità e presente faticano ad incastrarsi con facilità.

Diventa sempre più doloroso, tra l’alcol e la tensione, gestire la serata e la piega che sta prendendo: tra fraintendimenti, ferite che si riaprono e parole affilate come lame.

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IL FILM

Il cast del film è composto da nomi di spicco del mondo delle serie TV quali Jim Parsons (Sheldon Cooper in The Big Bang Theory) e Matt Bomer (Neal in White Collar) a cui si aggiungono attori meno noti ma non meno capaci tra cui Zachary Quinto, Andrew Rannells, Charlie Carver, Robin De Jesus, Brian Hutchinson, Tuc Watkins e Michael Benjamin Washington.

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La regia è di Joe Mantello che, tramite i flashback, rende concreto il ventaglio di immagini che in teatro vengono evocate solo con la parola.

Vedendo il film è quindi chiaramente più facile comprendere il vissuto dei protagonisti perché ci viene servito apertamente davanti agli occhi, senza possibilità di fraintendimenti e senza perdere il filo del discorso.

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THE BOYS IN THE BAND ITALIA

The Boys in The Band è stato portato in scena in Italia nel giugno 2019 da Giorgio Bozzo e Costantino della Gherardesca.

L’ambientazione e la caratterizzazione dei personaggi rispecchiano benissimo ció che Joe Mantello ha ricreato nel film. Il risultato è assolutamente coerente con l’originale e merita di essere visto.

In particolare Angelo di Figlia (nel ruolo di Emory), Paolo Garghentino (nel ruolo di Harold) e Ettore Nicoletti (nel ruolo di Hank), sono perfettamente in linea con i personaggi di Crowley e quelli nel film interpretati rispettivamente da Robin de Jesùs, Zachary Quinto e Tuc Watkins.

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