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Un cuore di vetro in inverno
Scuro Chiaro

Un cuore di vetro in inverno

Filippo Timi

Un cuore di vetro in inverno di e con Filippo Timi

Opera teatrale di e con Filippo Timi in scena al Teatro Parenti di Milano dal 30 ottobre al 11 novembre 2018.

Uno strano racconto tra il moderno, la novella medievale e l’onirico.

Inizia con Timi che sbuca dal sipario (vestito da sposa!), con una chitarra, come un menestrello, canta un canto popolare dialettale che narra di sofferenza, di solitudine di un cuore freddo e gelido in attesa di un ritorno.

L’apertura del sipario, così come la chiusura è affidata alla telecronaca della partenza dell’Apollo 11 e al allunaggio di Armstrong, moderno Astolfo che raggiunge il luogo mitico dei sogni.

Poi l’opera si dipana in diversi quadri in cui un cavaliere deve partire, affrontare una battaglia, un nemico… un drago che sono forse le sue paure.

“Di una cosa oggi sono certo, che le paure ti corazzano ma insieme sbarrano la strada. Però so che è fondamentale affrontare il drago inesistente per tornare vittorioso all’amore sinceramente.” (Filippo Timi)

E’ un cavaliere errante, un po’ Orlando, un po’ Astolfo, un po’ Don Chisciotte, un po’ Brancaleone.
Un uomo che incontra l’amore, ma anche paure e solitudine.
Paure che dovrà affrontare, che ha paura di affrontare.
La vita, di fronte alla quale, ad un certo punto, giunge a sentirsi e mostrarsi nudo, inadeguato.

“Io, cavaliere dal cuore fragile” (Filippo Timi)

Incontri e compagni del suo cammino, del suo partire per ritornare:

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  • Un menestrello (Andrea Soffianti), un menestrello triste, voce narrante degli accadimenti, del suo sentire, del suo stato d’animo.
  • Un angelo (Marina Rocco, a cui va grande ammirazione, perché alle difficoltà del suo ruolo va aggiunta la difficoltà fisica, in quanto per tutto il tempo costretta su un carrellino in posizioni di equilibrio improbabile, per mimare le posture degli angeli nei quadri). Angelo custode che segue il protagonista, lo protegge con il suo amore; non sa fare altro, quasi quasi si dispiace che alla fine il suo protetto raggiunga una pace e non abbia più bisogno di lui.
  • Un a prostituta (Elena Lietti) che rappresenta l’anima, la donna pratica, semplice che invita, di fronte alle prove e alle fatiche della vita, a cogliere e godere delle piccole e fuggevoli gioie e amori (anche il sesso di poche ore) che si offrono.
  • Uno scudiero (Michele Capuano) che nel pieno della sua giovinezza scopre la bellezza, le meraviglie dell’amore.

Sembrano un po’ l’armata Brancaleone anche se Filippo Timi è più un Don Chisciotte dei nostri tempi.

In questo spettacolo vivono tutte le fatiche dell’uomo: il dolore fisico, ma anche dello spirito, il senso d’inadeguatezza che coglie un po’ tutti nel corso della vita, la solitudine, la paura, ma anche l’amore, i sogni.

Per questo la chiusura ricorda l’allunaggio del ’69, il primo passo d’uomo sul suolo lunare, perché la luna, luogo dei sogni per eccellenza, si può raggiungere.

Infine tutto si conclude con tutti gli attori vestiti da sposa (!) sulle note della canzone di Michael Jackson “Billie Jean”, che ballano (ovviamente in stile Michael Jackson)!
Un finale accattivante, coinvolgente, ma anche un po’ misterioso, forse a significare che tutti noi vorremo essere anche per un breve momento l’unico che balla al centro della pista, visto, ammirato, unico.

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