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Io mai niente con nessuno avevo fatto – La nostra recensione!
Scuro Chiaro

Io mai niente con nessuno avevo fatto – La nostra recensione!

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IO MAI NIENTE CON NESSUNO AVEVO FATTO – La nostra recensione

Dal 14 al 26 gennaio 2020
Teatro Parenti

• PRESENTAZIONE
• LO SPETTACOLO
• IL CAST
• REGIA E SCENOGRAFIA
• CONCLUSIONI

PRESENTAZIONE

La compagnia Vucciria Teatro porta in scena uno spettacolo di enorme impatto emotivo.
Uno spettacolo che parla di una Sicilia povera, di miseria non solo materiale, ma anche spirituale, di culture legate a modelli ancestrali

LO SPETTACOLO

Giovanni e Rosaria sono cugini cresciuti come se fossero fratello e sorella, figli di due uomini del nord (Milano? Bergamo?) che poi sono scomparsi.
Insieme vivono i primi turbamenti, le prime gioie e i primi drammi. Chiusi nella loro stanza, giocano per cancellare la solitudine e, con la musica a tutto volume, ballano perché, come dice Giovanni, quando la musica ce l’hai nel sangue…
Nella sala da ballo, in cui la stessa Rosaria lo trascina, Giovanni scopre l’amore attraverso gli occhi e il corpo focoso di Giuseppe, insegnante di danza.
Ma al di la della loro stanza, della scuola di ballo, c’è il paese, che guarda, spia, giudica, mette alla gogna.
E così quando Giovanni scopre di essere ammalato di AIDS, incredulo poiché lui, come recita il titolo “mai niente con nessuno aveva fatto”, se non con il suo amato Giuseppe, vorrebbe fregarsene, di tutto e di tutti, come ha sempre fatto e vivere quel che gli rimane della sua vita accanto a Giuseppe.
Ma proprio Giuseppe, che nega anche a se stesso la sua omosessualità,  lo ripudia, rinnega tutto ciò che c’è stato, lo attacca, sia fisicamente che pubblicamente, indicandolo come “frocio” per salvare la sua immagine il suo onore agli occhi della moglie e del paese.

Rosaria tenta di proteggere il cugino/fratello Giovanni.
Tentano insieme di combattere il loro destino, sognando lei di lasciare quell’isola che li culla e li opprime, lui di amare liberamente un uomo.
Ma non c’è un futuro per questi due “ultimi”, se non quello tragico di scegliere la morte.

CAST

JOELE ANASTASI – Giovanni

Joele Anastasi, oltre che autore e regista è anche interprete, nella parte del giovane Giovanni, puro, intenso, ingenuo, una sintesi tra Candido e il Principe Miskin.
Ha tanta voglia di vivere, il suo Giovanni, crede nella bellezza, nell’amore, nella vita.

ENRICO SORTINO – Giuseppe

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Enrico Sortino è Giuseppe, crudo, violento perché viene da un infanzia, da una famiglia violenta. Ha cercato di fuggire, di riscattarsi, ma quella miseria e quei maltrattamenti, abusi, sono rimasti come ferite nel suo corpo e l’hanno forgiato indifferente, disumano, anche se forse l’amore puro di Giuseppe una piccola breccia l’ha aperta.

FEDERICA CARRUBA TOSCANO – Rosalia

io mai niente

Infine Federica Carruba Toscano, una Rosalia assetata di vita, di felicità. La natura le ha donato la bellezza e con questa cerca di guadagnarsi il suo angolo di felicità, ma non è destino neanche per lei.
Il suo unico affetto, l’unico che non la tradirà mai, il cugino con cui è cresciuta. Per questo unico legame vero, per proteggerlo, è disposta a tutto.

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REGIA E SCENOGRAFIA

Drammaturgia e regia di Joele Anastasi che sceglie una scena sostanzialmente spoglia, se non per un baule sul fondo della scena, da cui, ad un certo punto verso la fine del pezzo Giovanni estrarrà un abito da donna, forse da sposa.
Il tutto è giocato sull’alternarsi sul proscenio dei tre protagonisti, a turno illuminati dalle luci, che narrano ognuno dalla sua prospettiva

CONCLUSIONE
io mai niente

Questo spettacolo ha vinto il ROMA FRINGE FESTIVAL 2013 e Best Show SAN DIEGO INTERNATIONAL FRINGE FESTIVAL 2014.

Uno spettacolo forte, duro e nello stesso tempo poetico, struggente.

Complice forse anche la Sala 3 del Parenti, piccola ed intima, il fatto di essere in prima fila e quindi in pratica in scena, ma è stato come essere coinvolti, tirati dentro in questo dramma.
Alla fine applaudi, perché per esprimere l’adesione, il piacere, l’apprezzamento si usa applaudire, ma vi assicuro che l’istinto , per l’intenso coinvolgimento, era di stringerli in un abbraccio.

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