“Il Volo: fenomeno mediatico o veri talenti?”
Tre ragazzi paffutelli e timidi, scoperti per caso in una trasmissione dal titolo “Ti lascio una canzone” vengono (per volere del regista Roberto Cenci) messi insieme e lanciati verso quello che diventera’… il loro “Volo”. Infatti Gianluca Ginobile, Ignazio Boschetto e Piero Barone (in arte “Il Volo”) dal 2009 inanellano successo discografici per la maggior parte negli stati esteri. E in Italia? Come mai non vengono apprezzati come artisti avendo anche vinto Sanremo nel 2015? E soprattutto sono un fenomeno mediatico o sono veri talenti?
Beh, c’e da fare una premessa: chi ha scoperto i tre ragazzi ha avuto un grande fiuto (e in questo Michele Torpedine e Tony Renis ci avevano visto lungo) che ha portato in breve tempo il gruppo ad un contratto con la casa discografica Geffen Records di proprietà della Universal Music Group da oltre 2 milioni di dollari per la pubblicazione di un album in scala internazionale. Ma non siamo qui per raccontare la storia del gruppo ma a capire ciò che questi tre ragazzi sono realmente: è indubbio che all’estero siano il gruppo italiano più conosciuto Rappresentano un fenomeno unico nel panorama musicale internazionale e ovunque vadano suscitano un entusiasmo paragonabile solo a quello di idoli del passato. Biglietti a ruba, sold out annunciati, fan che intonano arie di opere liriche o vecchie canzoni italiane come fossero gli ultimi successi degli One Direction sotto lo sguardo allibito dei genitori. Ma da cosa deriva tutto questo successo: in primo luogo si definiscono come “Three voices, one soul” (tre voci, una sola anima). Quando cantano insieme si integrano e si amalgamano creando un effetto dirompente sul pubblico spingendolo ad alzarsi spontaneamente in una ovaziine sentita e corale. Altro elemento importante è la bravura e la simpatia espressa sul palco convolgendo il pubblico quasi ad un rapporto empatico. Purtroppo però se all’estero vengono acclamati come vere star… In Italia no!
Non e’ bastata la vittoria di Sanremo nel 2015 per decretare il valore del trio tanto che Nek a tal proferi’ un:
“Sono curioso di vedere dove arriverete, ora sono cxxxi vostri”
(cit. Nek – secondo classificato – Sanremo 2015)
Ciò che colpisce di più è che i giornalisti che li criticavano ferocemente, ergendosi a giudici ed intenditori, sembravano conoscerli molto poco, evidenziando come la loro presa di posizione fosse basata sul pregiudizio e la superficialità. C’è chi li credeva un gruppo folkloristico che canta vecchie canzoni da operetta, alla stregua di quei camerieri che si improvvisano tenori e intrattengono i clienti nelle pizzerie di New York, e chi riteneva il loro successo all’estero attribuibile unicamente ai favori di un pubblico costituito da vecchi emigranti italiani nostalgici. La situazione si sarebbe risolta semplicemente con l’informazione: infatti il gruppo arrivava a Sanremo avendo già ottenuto un successo planetario ineguagliabile. Nel 2014 infatti vinsero il prestigioso premio Billboard Latin Music Awards a Miami superando artisti del calibro di Ricky Martin e Shakira. Non esisteva paese che non li avesse accolti e osannati. Tranne l’Italia appunto! In patria vennero definiti dai media “giovani-vecchi”; tanto è vero che ebbero addirittura il titolo di “prodotto di esportazione di bassa cultura!”. Articoli evidentemente improntati allo spingere ed esaltare stili e mode che non ci appartengono anziché valorizzare le nostre unicità, nonché al patologico complesso di inferiorità degli italiani che li porta a credere di essere derisi dagli stranieri se esprimono la loro “italianità”. Il loro genere musicale è molto particolare e difficile da definire, lo chiamano pop-lirico ma è molto diverso da quello di Andrea Bocelli, ad esempio, che è più classico e rivolto ad un pubblico più maturo. E’ anche fuorviante parlare solo di “belcanto all’italiana”, a meno di voler includere in questa categoria le interpretazioni di Tom Jones, Barbra Streisand, Elvis Presley, Charles Aznavour o Michael Bublè, visto che i tre giovani artisti eseguono anche brani melodici in perfetto inglese, spagnolo e francese, già interpretati da queste icone della musica leggera internazionale. Il loro repertorio comprende alcune delle più belle canzoni che siano mai state scritte in Italia e all’estero, ri-arrangiate magistralmente per adattarsi alle loro straordinarie voci, che incantano e piacciono più delle versioni originali, come testimoniano i numerosi commenti degli internauti. Una donna inglese dichiara:
“Pensavo che nessuna versione di Delilah potesse eguagliare quella di Tom Jones, ma dopo aver
ascoltato Il Volo, mi sono ricreduta”.
Purtroppo, un certo tipo di stampa nazionale che si fa un vanto di snobbare e distruggere mediaticamente le eccellenze del nostro paese, continua tuttora a stroncarli con rabbioso sdegno, denigrando non solo loro ma anche chi li acclama, quasi fossero tutti vittime di un ottenebramento collettivo, e arrivando persino a diffamare gli artisti di fama internazionale che li sostengono, come Placido Domingo accusato dal Fatto Quotidiano di “aver fatto una marchetta”, per aver diretto l’orchestra che li ha accompagnati nel concerto “Tributo ai Tre Tenori”. Tutta questa cattiveria a discapito di tre ragazzi che tengono comunque alto il nome dell’Italia nel mondo. Probabilmente prima di interporre queste “chiacchiere da bar” bisognerebbe avere l’umilta’ di riconoscere il vero fenomeno “Il Volo” all’estero: nell’era di internet basta un click per sapere quanto e dove sono popolari. E concludendo… Per arrivare a certi livelli non basta il contratto. Ci va molto ma molto di più! Talento, cuore e studio! Qualità non proprio comuni di questi tempi.