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FRANCESCO CAVESTRI: “Un progetto che vive di tante bellezze ispiratrici”. Il suo nuovo Album “Iki – Bellezza Ispiratrice”. Intervista esclusiva. 
Scuro Chiaro

FRANCESCO CAVESTRI: “Un progetto che vive di tante bellezze ispiratrici”. Il suo nuovo Album “Iki – Bellezza Ispiratrice”. Intervista esclusiva. 

Francesco Cavestri

Il jazz è quella musica più vicina a un dialogo tra esseri umani, alla vita.

Francesco Cavestri

Francesco Cavestri, tra i vincitori del Top Jazz sezione Nuovi Talenti indetto da Musica Jazz, torna al suo pubblico con il nuovo album “IKI – BELLEZZA ISPIRATRICE”.
Avevamo già avuto occasione di parlare con lui in relazione alla serata “Halloween Night”, iche si è svolta durante l’ 8^edizione della prestigiosa rassegna JAZZMI alla Triennale di Milano.

Scopriamo qualche dettaglio sull’Album

“IKI – bellezza ispiratrice”, come si comprende dal titolo, è ispirato alla bellezza della musica ed ai suoi legami tra i generi e gli artisti. E’ un album col quale Cavestri procede nel suo percorso alla scoperta del jazz nella sua forma più libera e aperta che trae ispirazione da fonti musicali diverse e a sua volta contribuisce alla nascita e allo sviluppo di nuove musiche e stili, in un rapporto di continuo scambio e confronto con le innovazioni sonore della contemporaneità.
In questo nuovo progetto, la ricerca musicale del giovane artista è stata maggiormente improntata ai legami tra jazz e musica elettronica, mantenendo sempre la centralità del pianoforte nella quasi totalità delle tracce. Nel nuovo album, vi è solamente una traccia in cui pianoforte non compare, sostituito da strumenti come tastiere e sintetizzatori.

La cover di "IKI - Bellezza Ispiratrice" di Francesco Cavestri
La cover di “IKI – Bellezza Ispiratrice” di Francesco Cavestri

Il legame di questo album con l’IKI, filosofia che racchiude l’essenza del pensiero giapponese, risiede proprio in questa concezione libera e multiforme che Cavestri vive verso la musica.
Di notevole interesse sono le partecipazioni del grande trombettista, flicornista e compositore italiano Paolo Fresu, e del batterista americano Cleon Edwards (già al fianco di stelle come Erykah Badu e Lauryn Hill, nonché Cory Henry, Shaun Martin, ecc…).

Le tracce

Questo album, formato da sei tracce originali, si apre con un brano costruito intorno al monologo di Steiner tratto da “La Dolce Vita” di Federico Fellini, e si chiude proprio con la ripetizione della parola “Distaccati”, che ritorna nel corso del brano per richiamare il tema con cui si realizza pienamente l’IKI, ovvero quel “distacco” che permette all’anima di affrancarsi dall’infondato attaccamento alla realtà. In termini musicali, questo concetto apre alla visione del jazz come genere sempre più vicino alla modernità e meno distante ai suoni contemporanei. 

Le tracce successive mantengono una dualità tra jazz e musica elettronica, con arrangiamenti ricercati (come la fusione di “Naima” di John Coltrane con “Everything In Its Right Place” dei Radiohead) e riferimenti precisi (come  la citazione a “Teardrop” dei Massive Attack).
Nel secondo brano, dal titolo “Sguardo”, Cavestri cita la ritmica di brani come “Bump It” di Erykah Badu e “Growing Apart (To Get Closer)” di Kendrick Lamar, ovvero alcuni tra i più influenti artisti nella storia dell’hip hop. Questa reiterazione di incursioni hip hop nel jazz sono un marchio di fabbrica della musica del giovane pianista e compositore bolognese, e riaffiorano in tutti i suoi lavori. 

L’ultima traccia, che vede la collaborazione di Paolo Fresu, dà il nome all’album: si chiama “IKI – bellezza ispiratrice” e funge da anello di congiunzione di quel cerchio sonoro che ha inizio con il brano di apertura, dal titolo “Distaccati”. Questo brano testimonia la fissazione discografica della collaborazione tra il giovane pianista/compositore Francesco Cavestri e il grande trombettista Paolo Fresu. Il breve estratto di un’intervista di Miles Davis è un tributo a colui che più di altri ha vissuto la sua carriera artistica alla ricerca del suono del futuro, anticipando spesso i grandi cambiamenti nella musica jazz e non solo

La Tracklist

Conosciamo meglio Francesco Cavestri

Per conoscere meglio questo giovanissimo e promettente artista, clicca qui

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Stefano De Martino Meglio Stasera

Quattro chiacchiere con Francesco Cavestri.

Partirei definendoti il “musicista dalle mille contaminazioni”, non solo musicali, dato anche il titolo di questo nuovo album. Come mai questa scelta?
Io sono sempre stato appassionato anche da molte altre forme artistiche e di pensiero. Ho fatto il liceo classico e ho assorbito tante influenze letterarie e filosofiche. Ho letto un libro di recente, poco prima di scegliere il titolo dell’Album, che si intitola “La struttura dell’iki” del filosofo Kuki Shūzō  che spiega il concetto e i più significati di questa parola magica per il pensiero giapponese.
Quello che ho trovato più bello e consono per il tema del mio Album è quello di una ricerca estetica appassionata e costante.
La mia ricerca costante di sonorità diverse, di unioni di generi, di artisti, di influenze diverse, determina lo sviluppo di tutti i miei progetti e sopratutto di questo Album che in sole sei tracce condensa 4/5 sottogeneri diversi tutti che ruotano attorno al mondo del jazz ma che vivono e subiscono molte altre influenze.

Francesco Cavestri durante un suo live
Francesco Cavestri durante un suo live.

Tu stai facendo un percorso, in relazione al mondo jazz, per dimostrare che questo genere non è qualcosa di così lontano o poco moderno come spesso si crede
Assolutamente sì. Io mi esibirò il 14 Aprile al Blue Note di Milano per iniziare proprio da li il Tour di presentazione di questo nuovo Album per poi spostarmi a Roma, a Bologna,in Sicilia e ci saranno poi molte altre date.
Ovviamente la serata al Blue Note ha un valore speciale perché è un locale di grande prestigio e ho letto che l’età di affluenza di pubblico più importante appartiene alla generazione degli anni ’90, direi quindi giovani anche se non giovanissimi.
Lo trovo molto bello pensando che i biglietti venduti dal Blue Note costituiscono un quarto del fatturato del jazz italiano.
Credo quindi, anche per questo dato, che ci sia uno spazio per un jazz aperto a nuove sonorità, a contaminazioni della musica elettronica, che si ispiri e viva di quello che accade da tempo negli Stati Uniti e in Inghilterra.

Quanto secondo te il mondo dei giovani oggi è disponibile a un “mutamento/cambiamento” non condizionato?
Secondo me molto e lo dimostrano anche i percorsi sia di studi che di lavoro. Oggi anche i piani di studio universitari sono molto più labili, vari e creativi.
Questo può anche essere un rischio da un certo punto di vista perché può anche in parte far smarrire una strada ai giovani ma dall’altro apre una possibilità creativa di scelta immensa.
Credo quindi sia fondamentale oggi, in un mondo sempre più globalizzato, che si interfaccia con distanze sempre maggiori, imparare a relazionarsi con l’aspettò improvvisato e di cambiamento.
Tornando alla musica, non dobbiamo dimenticare come il jazz abbia influenzato intere generazioni di persone nei loro comportamenti.
L’improvvisazione che è uno dei tratti caratteristici, anche se non imprescindibili, di questo stile musicale si basa sulla creazione estemporanea di melodie nuove assieme ad altri musicisti e questo crea un dialogo costante tra di loro.

Come arriva “La dolce vita”, che ispira il primo brano del tuo Album, nella vita di un ragazzo di 21 anni?
È una storia particolare. L’anno scorso ho avuto un infortunio sportivo e durante questa pausa forzata ho avuto modo di fermarmi e scoprire cosa che volevo scoprire da tempo.
Ho così guardato il film e mi ha appassionato fin dalla prima visione e c’è stato un punto della storia ovvero il monologo, di struggente bellezza, di Steiner che mi ha particolarmente colpito e che ho deciso di campionare per il mio brano.
Il tema che viene toccato è quello del distacco che serve quasi come astrazione dalla realtà per poterla giudicare, osservare e interpretare al meglio e nella sua totalità.
Tutto questo trasferito nel mondo musicale si collega a come io intendo il jazz ovvero un modo per volersi estraniare per un istante, volersi allontanare da quella concezione legata al ‘900 legato alla tradizione che ripropone gli stessi standard e che che ha un pubblico, spesso, non più giovanissimo.
La mia intenzione è invece riproporlo a un pubblico giovane in modo contemporaneo ovviamente mantenendo un legame con la tradizione ma aggiungendovi le evoluzioni che ci sono state negli ultimi tempi.

Guarda il video di “Distaccati”(da La Dolce Vita).

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