“Il nido dello storno” è stato presentato in anteprima al Festival di Toronto ed è visibile dal 24 di settembre su Netflix.
Il nido dello storno ha avuto una lunga incubazione e gestazione con una sceneggiatura iniziata nel 2015 e che finalmente giunge nel 2019 nelle mani di Theodore Melfi che da finalmente inizio all’opera.
La storia di “Il nido dello storno” narra di un dramma, simile a quello che abbiamo già visto in “Pieces of a woman”, anche se con toni meno tragici e più melanconici.
La trama di “Il nido dello storno”
Lilly e Jack Maynard sono una coppia di sposi; li vediamo nelle prime scene sereni impegnati in momenti di normale felicità.
Subito dopo però si comprende che alla coppia è successo qualche cosa di molto grave e Lilly conduce la sua vita con sguardo assente, spesso persa o comunque isolata in un suo mondo. Jack invece si trova in una clinica psichiatrica, dove Lilly si reca una volta alla settimana.
Cercano di ricostruire una vita, una vita insieme; entrambi però sembrano arenati, prigionieri di un loop che non permette loro di evolvere.
E’ Lilly a fare il primo passo verso un cambiamento decidendo di tornare a “prendersi cura” dell’orto; è in questa attività che si scontra, letteralmente, con uno storno che ha nidificato su un albero del suo terreno, e che è fortemente deciso a difendere il suo territorio e il suo nido.
Da questo nuovo “inquilino” e dai tentativi di trovare un modo di convivenza nasceranno nuove occasioni, nuovi incontri.
Uno in particolare con uno psichiatra che non è più psichiatra, ma veterinario, ma che nonostante tutto torna in qualche modo a fare lo psichiatra!
Si innesca così un movimento che porterà all’evoluzione della vita di Lilly, ma anche di Jack e persino di Larry Fine (lo psichiatra).
Il cast di “Il nido dello storno”
Melissa McCarthy (Lilly Maynard): Lilly, una donna semplice, normale, comune, che vive di gioe semplici, normali e comuni. Una grave perdita però la blocca e la isola in una solitudine dolorosa.
Il marito si è rifugiato in una clinica psichiatrica, depresso e disperato. Lilly si sente in dovere di prendersi cura di lui, di aiutare lui, mettendo da parte il suo dolore, il suo bisogno di aiuto e conforto.
Il modo di difendersi da tutto ciò è rifugiarsi in una sorta di assenza e distrazione che la porta anche ad avere problemi sul lavoro.
Finché deciderà di dare un taglio con il passato, di prendere iniziative nuove. Paradossalmente l’incontro, o meglio, lo scontro con un piccolo storno sarà l’inizio di un nuovo percorso.
Chris O’Dowd (Jack Maynard ): Jack è anch’egli un uomo semplice; nella vita fa l’insegnante di arte ai bambini. La grave perdita che ha subito lo precipita in una profonda depressione.
Si dibatte tra sensi di colpa e sensi di inadeguatezza.
Sembra essersi arreso, sembra non avere nessuna voglia di uscire dal baratro in cui è precipitato.
Kevin Kline (Larry): è un personaggio curioso, attento e animato dal desiderio di aiutare.
Comprendiamo che anche per lui deve esserci stato un momento di dolore o difficoltà che l’ha portato ad abbandonare l’attività di psichiatra per quella di veterinario. Ma nonostante si occupi di animali e forse proprio attraverso la cura degli animali di amici non ha mai smesso di fare in qualche modo lo psichiatra.
Comunque è proprio con Lilly che riprenderà la sua originaria professione.
Altri interpreti: Timothy Olyphant, Skyler Gisondo, Laura Harrier, Scott MacArthur, Rosalind Chao, Loretta Devine, Daveed Diggs.
Il trailer di “Il nido dello storno”
Dove vedere “Il nido dello storno”
Ecco il link per vedere “Il nido dello storno” su Netflix.
La nostra recensione
Una bella storia sui diversi modi di affrontare ed elaborare un lutto. Piacevolmente inframmezzata da alcuni momenti leggeri, quasi comici o comunque sereni; perché la vita è così, anche nei momenti più neri ed oscuri ci sono piccole scintille di luce.
E' molto interessante l'uso della natura: il prendersi cura dell'orto oppure lo scontrarsi con la vita di uno storno impegnato a costruire e difendere la sua famiglia, diventano momenti "didattici" per comprendere e prendere in mano la propria vita.
Il regista si perde un po' sul processo di maturazione dei protagonisti. Si ripete su alcuni momenti di forte emozione, catarsi, correndo poi in modo un po' facilone sulle fasi di maturazione ed ripartenza.