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L’operazione
Scuro Chiaro

“L’operazione” scritto e diretto da Stefano Reali
con Antonio Catania, Marco Giustini, Giorgio Gobbi, Gabriella Silvestri, Nicolas Vaporidis. Dal 14 al 31 marzo
al teatro Martinitt.

“L’operazione” commedia scritta da Stefano Reali, sceneggiatore e regista, soprattutto cinematografico.

Realizzata nel 1989, lo spunto nasce da un ricovero dell’autore in un reparto di ortopedia per un’operazione al ginocchio.

La commedia nasce come atto unico con solo tre attori, in seguito nel 1997 ne viene girato anche un film sempre con la regia di Stefano Reali “In barca a vela contromano”.

In seguito il testo, riveduto, si sviluppa su due atti, si aggiunge un quarto attore, e solo ora viene portata in tour nelle diverse regioni italiane, infatti finora era stata rappresentata solo a Roma.

LA STORIA:

Un giovane (trentacinquenne?!) Massimo (Nicolas Vaporidis), si fa ricoverare per farsi ricostruire un legamento del ginocchio, per poter tornare a giocare a pallone.
In stanza con lui Luigi (Antonio Catania) un lungodegente allettato che ormai conosce tutto di tutti, che cerca in tutti i modi di presentare i “contro” di un’operazione, quasi a convincerlo che è meglio rinunciare e farsi dimettere.

Carlo l’infermiere, figura scorbutica e disillusa, ma affezionato a Luigi.

Maria (Gabriella Silvestri) la caposala, temuta “generalessa” del reparto, in realtà una donna stanca con i suoi problemi e fatiche familiari.

Aspetto questo che accomuna tutti i personaggi in scena.

Infine c’è il chirurgo, vice primario (Marco Giustini) che, come scopriremo presto, è amico di Massimo, il quale è li per un compito, svelare un sospetto “mercato di letti”, gestito proprio da Luigi, forse con la complicità dell’infermiere Carlo.

Da qui si dipanano una serie di conversazioni, discussioni, che talora, spesso, si trasformano in gag che ti strappano la risata.

Scene in cui ciascuno dei personaggi non è mai quello che appare, per lo meno non completamente.

Ognuno di loro ha qualche segreto, qualche cosa di cui si vergogna e preferisce tacere, qualche motivo per cui trarre guadagno dalla situazione e dalle menzogne che va dicendo.

Tutto questo dà l’occasione, tra un sorriso ed una risata, di riflettere su alcuni mali, che non sono solo del mondo della sanità, quali tentare di sfruttare il sistema, approfittare delle proprie o altrui debolezze per trarne guadagno sia immediato concreto di soldi, sia più psichico di potere e manipolazione sugli altri.

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Non è un caso che il personaggio del chirurgo, che in fondo vuole svelare e punire una corruzione, un losco mercato, risulti antipatico, arrogante e detestato, mentre gli altri che in fondo sono ricattabili, corrompibili e spesso in malafede suscitano comunque simpatia e comprensione.

Per quanto riguarda gli aspetti di malasanità, ritengo che l’opera mostri i segni del fatto di essere stato scritta agli inizi degli anni novanta.
Non dico che non esistano più questi aspetti di monopolio in modo privato di ciò che invece è pubblico, ma ritengo che oggi siano altri i principali motivi di una sanità malfunzionante che spesso non risponde alle esigenze dell’utenza.

Certamente più attuale, anche oggi a trentanni di distanza, quelli che sono gli accenni al modo di relazionarsi e di comunicare tra pazienti e operatori della salute, siano essi medici o infermieri.

Così come risulta stimolante l’invito a trovare sempre il motivo, il desiderio di resistere alle avversità, di rialzarsi e andare avanti.

Gli attori (i principali: Luigi, Massimo e l’infermiere Carlo), sono forse più noti come attori cinematografici, ma danno una buona prova delle loro capacità, soprattutto Antonio Catania (Luigi) che dal suo letto, mangiando numerose mele di cui è ghiotto (forse nel tentativo di tener lontano da se i medici?!) esprime le sue battute con estrema naturalezza e disinvoltura.

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