“L’appuntamento, ossia la storia di un cazzo ebreo” di Katharina Volckmer al Teatro Parenti, è tratto dal best-seller di esordio di Katharina Volckmer (tradotto per l’Italia da Chiara Spaziani) pubblicato da a nave di Teseo editore nel 2021.
Da un’idea di Andrée Ruth Shammah il regista Fabio Cherstich in stretta collaborazione con l’autrice ha creato la messa in scena di questo spettacolo che ha debuttato lo scorso giugno in prima nazionale nella sezione teatrale dello Spoleto Festival dei Due Mondi.
La trama di “L’appuntamento ossia la storia di un cazzo ebreo”
Sembra essere diventata un’abitudine comune quella di far trovare agli spettatori che entrano in sala, la scena aperta e gli attori già presenti.
Così è anche in questo caso: scena aperta, la presenza di un impianto luci tutto particolare; una donna di spalle a cavalcioni di una panca, immobile. Solo dopo un po’ realizzo che in scena c’è anche un uomo seduto, che da quasi le spalle al pubblico e fissa la donna, anch’egli perfettamente immobile. Tale rimarrà per tutto il tempo dello spettacolo.
Si tratta di un lungo monologo, un flusso ininterrotto di pensieri dove la protagonista parla dai suoi sogni e fantasie sessuali legate ad Hitler e al nazismo, racconta di incontri di sesso occasionali nei bagni pubblici per passare poi senza apparente nesso alla pessima cucina tedesca. Si giunge infine al rapporto con il padre e con la madre per arrivare infine all’ammissione del fatto cruciale della sua vita e che giustifica il suo essere li in quel momento. Vale a dire la sua impossibilità di sentirsi a proprio agio nel suo corpo di donna e la necessità di una transizione.
Questo lungo dialogo con se stessa, più che con il dottor Seligman che infatti rimane muto ed immobile per tutto il tempo, è accompagnato oltre che da un gioco di luci molto suggestivo, dalla presenza sul fondo di pannelli su cui nel corso del monologo macchie di colore prendono forma e si trasformano, mutano, quasi a dare forma ai mutamenti dell’animo della protagonista.
Il cast di “L’appuntamento ossia la storia di un cazzo ebreo”
Marta Pizzigallo: protagonista assoluta di quest’opera. Non mostra solo una strabiliante capacità di recitare per un’ora e venti con un flusso di parole ed immagini ad una velocità che quasi toglie il fiato anche allo spettatore.
A ciò si aggiunge tutta una partecipazione con il corpo con movimenti a scatti, tra quelli di una marionetta e uno spastico. Questa fisicità dà come la sensazione di assistere alla mutazione di una larva in farfalla o alla schiusa di un guscio con la fuoriuscita di un nuovo essere.
Fabio Cherstich (regista): collabora oramai da una decina di anni con il Teatro Parenti e questa è la sesta regia di una produzione del Parenti.
In questa sua regia convergono le altre sue passioni per l’arte viva, il design e i linguaggi artistici contemporanei.
Basti dire che, per sua dichiarazione, quando vide la lampada di Ernesto Gismondi “Discovery” di Artemide, disse che avrebbe dovuto fare uno spettacolo intorno a questa lampada.
E infatti è ciò che è accaduto.
Katharina Volckmer (autrice del libro): nata in Germania nel 1987. Ha scritto e pubblicato in inglese perché, per sua dichiarazione:
Mi ha permesso di prendermi più libertà. Anche Freud, se avesse dovuto dire qualche cosa di sconveniente, avrebbe usato il francese.
Altre presenze in scena: Riccardo Centimeri e Francesco Maisetti.
Traduzione italiana Chiara Spaziani
Regia e impianto visivo Fabio Cherstich
Scene Roberto Crea
Luci : Oscar Frosio
Musiche originali Luca Maria Baldini
Assistente alla regia Diletta Ferruzzi
Macchinista Marco Pirola
Sarto Giacomo Pietro Viganò
Fonico Emanuele Martina
Scene costruite presso il laboratorio del Teatro Franco Parenti
Costumi realizzati presso la sartoria del Teatro Franco Parenti diretta da Simona Dondoni
Produzione: Teatro Franco Parenti
Dove vedere “L’appuntamento ossia la storia di un cazzo ebreo”
“L’appuntamento, ossia la storia di un cazzo ebreo” al Teatro Parenti Sala AcomeA
dal 20/09/2022 al 16/10/2022
Sito web: www.teatrofrancoparenti.it
INFORMAZIONI BIGLIETTERIA
Biglietteria
via Pier Lombardo 14
02 59995206
biglietteria@teatrofrancoparenti.it
La nostra recensione
Uno spettacolo impegnativo e faticoso, non solo per l’attrice in scena, ma anche per gli spettatori.
Impegnativo e faticoso per il flusso inarrestabile di parole di cui per ogni frase si sente il bisogno di una analisi più profonda.
Impegnativo e faticoso per i temi riguardanti l’identità sessuale; per il vocabolario a volte sfacciatamente esplicito e volgare.
Impegnativo e faticoso perché le luci a volte aggressive coinvolgono non solo l’attrice, ma anche il pubblico.
Colpisce come, ormai alla terza generazione di tedeschi, non si sia ancora verificato il “superamento del passato”.
Il nazismo e tutta la questione ebrea rimossa e nascosta riemerge sempre prepotente.
Affascinante e intrigante lo svolgersi, sui pannelli sul fondo, del nascere e mutare di immagini dipinte con getti di pittura.
Credo che, almeno per quanto mi riguarda, ci sia bisogno di una seconda visione dove, meno concentrati solo sulle parole e sul corpo dell’attrice, sia possibile seguire con maggiore attenzione l’evolversi delle figure che si vengono a formare sui pannelli.
Un insieme di parole, luci ed immagini veramente coinvolgente.
Un tema, quello del sentirsi in un corpo sbagliato, molto odierno. Originale il fatto di collegarlo ad un rifiuto anche ad appartenere ad un popolo
Mi sono chiesta se non fosse stato meglio microfonare l'attrice, piuttosto di fornirla di un microfono ad asta. Mi è sembrato che a volte il microfono fosse d'intralcio e quasi sempre nascondeva il volto dell'attrice