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Il viaggio di Victor. Memoria risorsa o svantaggio? – La nostra recensione
Scuro Chiaro

Il viaggio di Victor. Memoria risorsa o svantaggio? – La nostra recensione

Il viaggio di Victor

“Il viaggio di Victor”,  di Nicolas Bedos al Teatro Franco Parenti.
L’autore, Nicolas Bedos è attore, regista e drammaturgo.
Questa sua opera è del 2009, viene rappresentata per la prima volta in Italia.

La trama di “Il viaggio di Victor

C’è un incidente pauroso, un morto e un sopravvissuto.
Il sopravvissuto è dimesso, ma con una assistente, un infermiera o meglio badante, perché a seguito del trauma subito nell’incidente l’uomo ha perso la memoria.

Non sa più chi è, cosa gli piace, quali sono le sue convinzioni.
La donna che è con lui ha il compito di aiutarlo a, letteralmente, ritrovare se stesso.

Ma la donna è davvero solo un infermiera?
Dai dialoghi, dalle domande di Victor e dalle risposte talora reticenti o devianti della donna, si intravedono altre verità.

Il viaggio di Victor
I due protagonisti si muovono in un mondo quasi onirico

Si disvela lentamente, con dialoghi talora dolorosi e tragici, in altri momenti anche ironici e più lievi, che la donna, Marion, è stata la moglie di Victor ed insieme hanno avuto un figlio, Antoine.

Vengono a galla le difficoltà del rapporto tra i due. E anche la loro fatica ad essere rispettivamente padre e madre.
Gli errori, le fatiche di fronte ad un figlio che è divenuto fortemente problematico.

Si rivela anche che l’altro passeggero, deceduto nell’incidente, era proprio il figlio Antoine. Non solo emerge infine che alla guida dell’auto non c’era Victor, ma proprio Antoine in uno stato alterato di coscienza a causa di droghe e alcol.

Quindi …incidente? Omicidio? Suicidio?

Il cast di “Il viaggio di Victor

Il viaggio di Victor
Linda Gennari e Antonio Zavatteri i due protagonisti

Linda Gennari: lei è l’infermiera. E’ li per accudire, per dovere. Ma sa di più di quel che appare, e soprattutto è li per sapere qualche cosa di preciso.
Ce lo fa comprendere chiaramente con i toni prima asettici, indagatori, quasi da psicoterapeuta.

Poi mano a mano entra il sentimento, il dolore per una perdita, un affetto per l’uomo che accudisce, un passare dalla commiserazione e comprensione alla rabbia e al bisogno di sapere la verità. ,
Composta ed allo stesso tempo intensa.

Antonio Zavatteri: Grande capacità nel saper rappresentare questa assenza-presenza.
Lo sguardo assente, vuoto quando non interagisce con la compagna o infermiera.

Subito dopo attivo, anche ciarliero, ma estraneo al mondo.
E poi a tratti si accende, quasi si rianima, le emozioni e i ricordi salgono a galla.
In questi momenti deve fare i conti con se stesso, con l’uomo che è stato, con il padre che è stato.

Assolutamente non facile passare da uno all’altro di questi stati d’animo senza nessuna modalità di transizione, solo: battito d’occhi, cambio di postura, sguardo vuoto, pausa…

Il Trailer di “Il viaggio di Victor


La nostra recensione


Spettacolo dalle molteplici sfacettature, tutte molto affascinanti.
Prima di tutto la scenografia che poi è anche regia soprattutto perché Davide Livermore agisce su entrambi i piani.

Come oggettistica in scena non vi è nulla se non quattro cubi intorno e su cui si muovono i due attori.
Ma c’è il ledwall usato in modo originale e geniale. Infatti il muro luminoso elettronico è a terra, e fa da pavimento. Le sue immagini però si riflettono al contrario su uno specchio messo di sbieco sopra la scena. Tutto è a specchio.

Noi possiamo vedere gli attori di fronte, ma anche dall’alto o dietro loro.
Sul ledwall si proiettano soprattutto colori, macchie di colori che si allargano e si ritirano quasi a dare l’immagine del colore dell’umore, dell’animo dei due protagonisti.

Poi c’è il viaggio, che è un viaggio nelle tenebre della mente, alla ricerca della memoria.
Se noi siamo la nostra memoria, la memoria di quanto abbiamo vissuto è possibile cancellarla? Ma soprattutto perché farlo?

Il viaggio di Victor
Un momento in cui gli animi si rasserenano.

Lentamente scopriamo che c’è un senso di colpa profondo, un paura di assumersi le responsabilità, la paura o l’orrore di essere stato causa o comunque responsabile della morte addirittura di un figlio, che produce un amnesia completa di tutto quanto è stato l’uomo. Quasi fosse un disturbo post traumatico.

Ma è possibile cancellare tutto di se stessi, anche se è per non soffrire?
In realtà no, a tratti la memoria ricompare, torna a galla come i pezzi di chiglia di una nave naufragata.

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Cast Artistico e Tecnico

In scena: Linda Gennari e Antonio Zavatteri
e con Diego Cerami in video

di Nicolas Bedos
Traduzione Monica Capuani
Regia Davide Livermore

Abiti Giorgio Armani
Scene Davide Livermore e Lorenzo Russo Rainaldi
Disegno sonoro Edoardo Ambrosio
Luci Aldo Mantovani
Video maker D-Wok

Regista assistente Carlo Sciaccaluga
Assistente alla regia Milo Prunotto
Direttrice di scena Lorenza Gioberti
Capo macchinista Raffaele Giacobino
Capo elettricista Federico Calzini
Fonico Edoardo Ambrosio

Produzione Teatro Nazionale di Genova / Teatro Stabile di NapoliTeatro Nazionale

si ringrazia Hotel Bristol Palace


Teatro Franco Parenti

Il viaggio di Victor. – Sala Grande
dal 4/02/2025 al 9/02/2025

Sito web: www.teatrofrancoparenti.it

INFORMAZIONI BIGLIETTERIA
Biglietteria
via Pier Lombardo 14
02 59995206
biglietteria@teatrofrancoparenti.it

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