«Ci vuole un fisico bestiale» cantava Luca Carboni. Ecco, probabilmente ci vuole davvero una gran fisico (e non solo) per affrontare, a 93 anni suonati, il ruolo di protagonista di una commedia di due atti da cinquanta minuti ciascuno. E, non bastasse, con un ritmo frenetico tipo vaudeville. Ma se non fosse ancora sufficiente, c’è l’aggravante di dover anche imparare ex novo un dialetto, il piemontese. Un’impresa che non ha spaventato Piero Nuti, pronto a vestire i panni di don Felice Cavagna con un classico della comicità come «Finestre sul Po» di Alfredo Testoni, già cavallo di battaglia di Erminio Macario e poi di Giorgio Molino. La commedia è in cartellone all’Erba, nell’allestimento di Torino Spettacoli per la regia di Simone Moretto e le scene di Gian Mesturino e con un cast di dodici attori.
La Stampa di Torino
Queste le parole della Stampa di Torino per Piero Nuti, noi abbiamo avuto il piace e l’onore di intervistarlo qualche settimana fa.
La trama di “Finestre sul Po”
Tratta dal celebre testo del grande Erminio Macario, la commedia è incentrata sulla figura di un maldestro, squattrinato e chiacchierone prete di campagna, il quale viene travolto dall’esuberante personalità degli altri personaggi in un caleidoscopio di situazioni esilaranti. Tra pulsioni umane e doveri religiosi, teneri affari di cuore e giochi audaci si troverà in un mare di guai.
Il testo vede protagonista Don Felice Cavagna, prete di montagna, presso i signori Galletti, famiglia della media borghesia torinese, che in occasione dei festeggiamenti per l’ostensione della Sacra Sindone, aprono la casa a persone illustri.
Don Cavagna ha un carattere chiacchierone ed impiccione, che lo pone al centro dell’intera vicenda rendendolo, suo malgrado, testimone del contrastato amore tra Berta Galletti e Giorgio Catelli, nipote del vescovo, atteso ospite di riguardo. E sarà a quest’ultimo che Don Cavagna confesserà i suoi peccati di gola, la sua intolleranza per la gerarchia ecclesiastica e come il padrone di casa sia sensibile al fascino di una disinibita vedovella, che non solo suscita la gelosia della signora Galletti, ma anche quella della sua giovane figlia.
A ispirare la compagnia Torino Spettacoli, nella scelta dei suoi allestimenti, è la tradizione del teatro piemontese e in particolare quello sensibile e comico di Macario. Nelle sue produzioni la compagnia è solita mescolare la lingua piemontese a quella italiana, per offrire un più facile ascolto, custodendo al contempo il patrimonio linguistico piemontese.
Il cast di “Finestre sul Po”
Piero Nuti: a 93 anni incanta, rapisce, coinvolge e conquista il pubblico.
Il suo Don Cavagna è semplice, fresco ed è naturale nel senso che lui si fa guidare dalla natura, dall’istinto, dalla sincerità.
E’ l’ingenuità che ha questo prete che dà il motore per avviare il tutto nella commedia. E’ la sua freschezza il punto centrale, lui ad esempio dice: “Io fumo… ma sono in pace con la mia coscienza quindi… in barba a superiori!”. Lui, in qualche modo non sopporta i superiori, nella sua ingenuità e anche ignoranza, ma ignoranza nel senso buono, vede le regole quando sono imperative e non umane, come costrizioni sciocche.
Pieno di energie, Piero Nuti alterna l’italiano con il piemontese, strappa risate e applausi a scena aperta!
Completano il cast: Franco Vaccaro, Stefano Bianco, Barbara Cinquatti, Stefano Fiorillo Giuseppe Serra, Patrizia Pozzi, Filippo Catania, Alessandro Bognandi, Iris Naretto, Vittoria Chiolero, Martina Ferrero, Virginia Musso.
Dove possiamo vedere “Finestre sul Po”
In scena fino al 6 gennaio 2022 al teatro Erba di torino Ecco il link per l’acquisto
La nostra recensione
Lo spettacolo scorre leggero, divertente, imprevedibile, gli spettatori sono coinvolti dal perfetto meccanismo di entrate ed uscite dei personaggi sulla scena e si domandano fino alla fine quale sarà l’epilogo della commedia!
I personaggi sono molto diversi tra loro, ognuno ha caratteristiche determinate, evidenti fin dalla prima comparsa in scena.
I due fratelli Galletti rappresentano da una parte il perbenismo e la falsità dei borghesi cittadini, dall’altra l’essere grezzi, rozzi e impulsivi degli arricchiti. Le donne portano in scena la freschezza della gioventù (Berta), il bigottismo (la zia della ragazza), l’insofferenza di chi vive “stretto” il ruolo di moglie (di un quasi senatore, la madre di Berta, e di un uomo rozzo di montagna,la cognata) l’elogio alla vita libertina ( la vedova).
Don Cavagna e il Vescovo sono due uomini di Dio che, sembrano completamenti opposti, ma che conoscendosi, imparano a comunicare tra loro, a capirsi e che in fondo desiderano la stessa cosa: la felicità di Berta e Giorgio.
Un plauso speciale al cameriere, che con il suo eccentrico anticonformismo alla fine conquista tutti i personaggi perchè nella sua “stranezza” mette tutti d’accordo!
E’ evidente il rispetto immenso degli attori per Piero Nuti, ma anche il loro essere protettivi e disponibili verso di lui durante tutto lo spettacolo. Una sintonia commovente .
Il ritmo incalzante di entrate/ uscite dalla scena, un meccanismo perfetto gestito senza esitazioni dall’intero cast sul palco.
La ricostruzione del salotto torinese con le due grandi finestre aperte sullo sfondo da cui si intravedono il Po ed il Monte dei Cappuccini.
Le battute di Don Cavagna, i proverbi e le espressioni dialettali che fanno ridere tutta la sala e sono la gioia dei piemontesi doc.
I personaggi di Giorgio Catelli e del cameriere che donano romanticismo, allegria, e simpatia ad ogni entrara in scena.
Le urla dei fratelli Galletti, troppo esasperate, i personaggi risultano eccessivamente caricaturizzati.
La mancanza di musica prolungata, credo che avrebbe accompagnato bene i cambi di scena e arricchito lo spettacolo.