Oggi, venerdì 26 marzo, è uscito in versione cd e in digitale “ANTÌSTASIS”, il nuovo album di inediti della band rock etnica TAZENDA. E’ il trentesimo disco del gruppo a trent’anni di distanza dalla partecipazione a Sanremo con “Spunta la luna dal monte” assieme a Pierangelo Bertoli.
“ANTÌSTASIS” (dal greco classico “resistenza”) è un disco che incontra tradizione e innovazione, in cui si raccontano storie di vita comune tra debolezze, paure e speranze riposte nel futuro.
Gli 11 brani inediti (più 1 remix), in lingua sardo-logudorese e italiano, fondono il desiderio di esplorazione, l’attenzione di produzioni moderne e la ricerca della semplicità stilistica e vocale.
L’album contiene il nuovo singolo “La Ricerca del Tempo Perduto”.
La nostra è una resistenza intelligente e filosofica.
Tazenda
Per noi questo disco è futuro.
La tracklist di Antistasis
Crediamo ancora in quella forma espressiva che ha allietato il mondo dagli inizi del secolo fino ad oggi: i Beatles, Battisti, i Queen e tutti quelli che con il cosiddetto pop hanno contribuito a far trascorrere un po’ più felici le vite di milioni di persone. Abbiamo soltanto aggiunto il nostro marchio di sardità ad un format comunicativo inossidabile: la canzone.
Tutto è suonato e tutto è anche sintetico. Ormai il digitale e il tradizionale si sono sposati e noi siamo felici di officiare il rito con Antìstasis, il suono del ballo di questo felice sposalizio.
Questa la tracklist di “Antìstasis”: “Coro”, “La ricerca del tempo perduto”, “Ammajos”, “Splenda”, “A nos bier”, “Essere magnifico (feat. Black Soul Gospel Choir)”, “Dolore dolcissimo”, “Tempesta mistica”, “Dentro le parole”, “Innos (feat. Bertas)”, “Oro e cristallo (feat. Matteo Desole)”, “A nos bier (alternative version re-produced by jxmmyvis)”.
I Tazenda ci raccontano “Antìstasis” e non solo!
Chiudete l’album con il brano “A nos bier“? Può essere visto come un augurio per due generazioni musicali che si uniscono?
Lo speriamo. Noi ci divertiamo e ci è sempre piaciuta molto l’elettronica; il nostro genere non è quello ma ogni tanto ci piace sconfinare in qualcosa che non è nei nostri canoni.
Come prende ispirazione la scrittura Tazenda?
Il più classico è prendere una chitarra acustica e cantare in inglese finto finché si trova una melodia che piace e poi si prova a vedere se ci entrano le parole. In altri casi nascono prima le parole e la melodia perde un po’ per dare spazio al loro significato.
Noi siamo più famosi per la melodia perché molti non capiscono cosa diciamo.
Quest’anno difficile ha influito sulla decisione del titolo? Come vi state preparando ai live? Come vi immaginate il vostro ritorno su palco?
Dopo Natale per salvarci e resistere siamo entrati in sala prove e abbiamo preparato lo spettacolo che faremo quest’estate. Questo ci ha ridato un posto nel mondo e ci ha fatto sentire meno inutili come succede per ogni disoccupato che si deprime. Noi stiamo resistendo ma “non lo deve sapere il Governo” perché non ne possiamo più!
E vero che un gruppo con radici etniche trova più lavoro all’estero che in patria?
Noi abbiamo il popolo sardo che ci segue ed è la nostra forza. Andando a suonare all’estero per loro troviamo una magia incredibile e fra di noi, anche se spostati in un’altra terra e nazione, la sintonia con i nostri conterranei aumenta.
Avete un brano in particolare a cui tenete, un aneddoto di questo periodo e come fate a contenere la voglia di concerti ora che è uscito l’album?
Un brano in particolare non cè altrimenti si offendono gli altri brani, ma uno “Oro e Cristallo” ci emoziona particolarmente. E’ nato da un’introduzione di un concerto di un paio di anni fa e poi ripensando a Miserere è stato creato il testo. Una canzone che scorre a meraviglia, un coro che canta in sardo alla fine è forse più trasgressivo del pezzo da dj.
La voglia di andare a suonare… non ci possiamo fare nulla aspettiamo che aprano i cancelli!
A che cosa porterà questa resistenza e a che cosa invitate a resistere?
Per ognuno di noi è diversa ed è circoscritta in piccoli spazi. Forse la migliore cosa è quella di accettare le cose ma non con sottomissione.
Come accettate la dipartita e malattia di Andrea Parodi?
Un duro colpo, in meno di un anno si è ammalato e se ne andato. E’ un triste ricordo. Andrea continua a vivere con noi perché il nostro manager è il figlio di Andrea.
Come è stato raccogliere un eredità come quella lasciata da Andrea e Beppe (domanda a Nicola Nite)?
Io ho scelto di non prendere nessuna eredità e nessuno mi ha messo nella condizione difficile di doverlo fare; mi hanno sempre lasciato la libertà di esprimermi senza dimenticare il valore storico di chi mi ha preceduto. Io sono un’artista molto diverso da chi mi ha preceduto e forse è stata la nostra fortuna. Cerco sempre di pormi con molto rispetto e cura sia dal punto di vista artistico sia da un punto di vista umano e rimango ancora un grande ammiratore dei Tazenda.
Com è nato il duetto con i Bertas in “Innos”?
I Bertas sono i nostri “antenati”, un gruppo che ha 50 anni di storia.
Siamo stati sempre loro ammiratori, e quando loro stavano per sciogliersi noi siamo usciti e così hanno ritrovato la voglia di rifare dischi in sardo. Il brano che facciamo insieme è un inno finto dove diciamo che la musica ci rende sempre liberi di esprimerci. Solo voci e banda come se fossimo in giro a festeggiare… un’immagine finta che tocca il cuore.