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Andiamo all’Opera in Jeans con Pietro Morello.
Scuro Chiaro

Andiamo all’Opera in Jeans con Pietro Morello.

opera

Una volta al mese un’Opera lirica diversa raccontata in modo giovane e dinamico dal nostro Medico della Felicità.

Una nuova rubrica, con appuntamento mensile, per il nostro Pietro Morello che affronta un “mondo musicale” considerato “antico”, in modo giovane e dinamico.

La sua missione ? Portare i giovani come lui all’Opera o almeno ad ascoltarla anche su You Tube … o almeno far si che si sappia che esiste sarebbe già un passo avanti !

Lasciamo ora la parola a Pietro. !!

Sapete perché i ragazzi non vanno a sentire l’opera nel 2020 (ovviamente a parte che per il covid)?

Perché purtroppo è come se un’insegnante di filosofia cercasse di far passare il meraviglioso messaggio di Stuart Mill, parlando in manzoniano.

Quindi, oggi, ho deciso di parlare di una delle opere più belle che io abbia mai studiato, ma semplificandola e rendendola chiara al mondo; tutto questo perché ogni opera a mio giudizio andrebbe conosciuta, per capire quanto possano essere attuali i temi di cui trattano questi pezzi di arte ormai non troppo ascoltati.

Quindi, parliamo della Turandot, di Giacomo Puccini.

LA TURANDOT

L’opera è divisa in tre atti, ambientata a Pechino, in un tempo fiabesco.
Viene presentata la principessa Turandot (nota FONDAMENTALE: visto che la principessa è cinese, e non francese, il nome dell’opera si pronuncia “TurnadoT “ e non “tourandò” alla francese).

PRIMO ATTO

Riprendendo il discorso, la principessa ha un cuore di ghiaccio, e rifiuta ogni suo pretendente; anzi, per essere precisi li sottopone a tre prove, con una postilla finale: chi non supera le prove (tutti) viene decapitato. Quanto è bello l’amore.
Viene presentato il nostro eroe indiscusso, il principe Calaf, che ovviamente s’innamora perdutamente di Turandot e, per quanto il padre e la fedele serva (insieme a tre simpatici personaggi Ping, Pong e Pang, interpretati da tenori) lo supplichino di non tentare le tre prove, fa di testa sua (il tutto condito con un passo meraviglioso del tenore che interpreta Calaf, nel dire alla serva di non preoccuparsi e per lui e di prendersi cura di suo padre in caso lui morisse, dicendo la celeberrima frase “Non piangere, Liù”).

SECONDO ATTO

Inizia il secondo atto, la reggia prepara i tre indovinelli per Calaf, il ritmo è incalzante, tutti i pretendenti finora hanno fallito le prove, e in questo turbinio di informazioni si scopre perché Turnadot è così stronza con tutti (perdonate lo sproloquio, è d’uopo): secoli prima, una sua antenata fu uccisa da un pretendente straniero, quindi Turandot, senza alcuna apparente ragione, decide di vendicarsi crudelmente con tutti i principi che le chiedono la mano.
La principessa recita gli enigmi (con il bellissimo passo “Straniero, ascolta”, del soprano che la interpreta), e con sorpresa di tutti, Calaf, li risolve senza incontrar difficoltà.
Attenzione che da adesso inizia la parte interessante: la principessa, sopraffatta dalla bravura di Calaf, supplica suo padre di non darla in sposa allo straniero. Ma in tutto questo sarà proprio il nostro eroe, che essendo di buon cuore non vuole obbligare la fanciulla a sposarsi con lui controvoglia, a offrirle una scappatoia: le propone un “controenigma”, se lei avesse indovinato il suo nome (Calaf fino ad allora era rimasto anonimo) entro l’alba allora potrà mandarlo a morire come tutti gli altri.

TERZO ATTO, COLPI DI SCENA


La principessa da ordine che “nessun dorma” a Pechino quella notte, tutti devono essere impegnati a trovare il nome del Principe straniero; in tutto questo Calaf, fiducioso e felice, canta a squarcia gola il celebre “nessun dorma”, che non per niente termina con “All’alba, vincerò”.
Intanto, visto che comunque parliamo di Puccini, un po’ di tragicità ci vuole sempre, quindi le guardi e catturano il padre e la serva fedele di Calaf, fedele a tal punto alla famiglia del principe che si sacrifica dicendo di essere l’unica a conoscere il nome del principe. Allora Turandot la fa torturare, ma lei tace imperterrita; la principessa allora, stupita, le chiede da dove arrivi tutta questa forza di spirito, e nella risposta la piccola Liù si suicida urlando “tanto amore, segreto e inconfessato (per Calaf)”.
Rimangono soli, difronte al corpo della piccola schiava che viene portata via, Turandot e Calaf.
Arriva l’alba, Turandot ha perso, il principe riesce a strapparle un bacio, un bacio talmente caldo e profondo da sciogliere il cuore di ghiaccio della principessa stronza. Allora Calaf, le svela il suo nome dicendole “se vorrai, ora morirò”.
Allora il tutto si conclude davanti a una folla enorme, a cui Turandot annuncia di conoscere il nome dello straniero: “AMOR”
E tutti vissero felici e contenti…. a parte Liù !

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