Rita Abela, attrice siciliana dal grande carisma.
Il 12 marzo 2021 ha debuttato come protagonista al cinema nel film diretto da Giovanni la Parola, Il mio corpo vi seppellirà prodotto da Ascent film, Rai Cinema col sostegno dell’Apulia Film Commission che uscirà in piattaforma a pagamento.
Nel film in costume Rita è Ciccilla, una donna che diventa brigantessa alla ricerca della vendetta e vendicandosi acquista la propria libertà.
Lo scenario è un western garibaldino ambientato nel regno delle due Sicilie nel 1860, che celebra il cinema di genere e rende protagoniste le donne.
“Ciccilla fra le Drude probabilmente è la più istintiva e parlo proprio di un istinto quasi animalesco; è un personaggio che ha una forte tridimensionalità, che compie con foga delle azioni efferate perché legate ad un vissuto violento, non sono azioni fatte a caso.Come in ogni bella sceneggiatura, e questa scritta dallo stesso Giovanni e da Alessia Lepore lo è, un personaggio acquista valore in relazione agli altri e credo che questo sia stato forse il più grande punto di forza per me: il rapporto di sorellanza con le Drude, bravissime compagne di scena. Mi sento fortunata ad averle incontrate e averci lavorato insieme, per loro nutro una profondissima stima oltre che un grande affetto”.
(Rita Abela)
L’intervista a Rita Abela
Sei siciliana e sappiamo la tua regione essere patria di tantissimi talenti. Quando e come hai scoperto questa tua passione per il teatro?
Ero piccolissima, andavo alle scuole medie e un mio insegnante di religione teneva un laboratorio teatrale a scuola e mi propose di farne parte. Io ero la classica ragazzina cicciottella, timidissima, mi vergognavo a fare un po’ tutto ma ho trovato una cosa che non solo mi faceva sentire a mio agio, non mi faceva sentire giudicata o sbagliata, ma al contrario mi valorizzava. Ho iniziato ad avere delle gratifiche, le prime che venissero da un ambiente esterno alla mia famiglia e ho iniziato a capire che la cosa funzionava e mi piaceva, fin da subito ho pensato che avrei voluto farlo per tutta la vita.
Ci parli dei tuoi inizi professionali?
Nell’ambito del professionismo ho iniziato dal teatro, nell’ambito delle rappresentazioni classiche al Teatro Greco di Siracusa, per un fatto geografico ho sostenuto qui i primi provini. Il primo spettacolo, un Antigone, l’ho fatto diretta da Irene Papas con un cast formato da eccellenze italiana tra cui Alessandro Haber. Poi, ad uno spettacolo con Leo Gullotta, è venuto a vedermi il mio attuale agente e da li i primi provini per cinema e tv.
Il provino con Pupi Avati, ci racconti questa esperienza unica?
Il primo che è andato bene è stato quello con Pupi Avati: io ero emozionatissima. Prima ho mandato un video ma poi ho incontrato proprio lui.
Il provino era nel suo studio, mi ha fatto sedere alla sua scrivania e abbiamo provato delle scene io e lui. Era talmente magico che da un lato mi sono dimenticata che davanti avevo un cineasta, lui è talmente grande quanto umile che ha reso tutto “normale”.
Ma tu quindi ci credi nei provini?
Questa è un po’ una lotta. Io ci credo perché tutto quello che ho fatto fino ad ora l’ho fatto tramite i provini o tramite il fatto che un regista mi abbia visto in uno spettacolo dove recitavo e poi mi ha chiamato per un suo spettacolo.
Quello che ho fatto nel cinema e in TV l’ho fatto tramite provino e quindi io ci credo e sono convinta che esistano dei provini reali; non so se sono stata fortunata io trovando molta etica professionale però, per me, ci sono persone serie.
Cinema e teatro sono per te sono due grandi amori che convivono o in realtà uno dei due prevale?
No no sono due amori che convivono come se fosse un unico grande amore declinato in modalità diverse: il mio è un amore per la recitazione, per lo studio dei personaggi e quindi l’approccio allo studio non cambia. Sono molto mentale, ho una metodologia abbastanza rigida quando mi preparo nello studio di un personaggio e non cambia se cambia il mezzo. Cambia la tecnica della messa in scena, il teatro ha un linguaggio diverso rispetto a quello davanti alla macchina da presa e diciamo che in teatro lo sento proprio come una casa perché lì ho iniziato e ho capito che era questo che volevo fare ed è stata la prima esperienza che mi ha fatto sentire amata, riconosciuta, vista.
Veniamo al debutto nel film “Il mio corpo vi seppellirà ” dove sei il protagonista e interpreti il ruolo di una donna bandito, una figura femminile molto forte. Come hai lavorato per entrare in questo personaggio?
Ho fatto di tutto per togliere ogni forma di giudizio perché è un personaggio che compie delle azioni violentissime, crudeli. C’è della cattiveria voluta e del sadismo, lei gode nel fare quello che fa, nel vendicarsi e poi si porta con se il trofeo degli uomini che uccide. Lei e le sue compagne devono difendere loro stesse e la loro figura di donne.
Come ti vivi tu Rita in questo personaggio in questa figura battagliera e violenta?
Io non ho giudicato Ciccilla, ho cercato di comprendere il motivo per cui lei fosse così violenta e ho studiato il personaggio anche da un punto di vista psicologico per capire quali potessero essere le dinamiche che si innescano nella mente di una persona che reitera queste azioni così brutali.
Lei è molto distante da me ma ci sono più aspetti nel suo carattere che mi appartengono e uno di questi è la sorellanza, questo sentimento forte che la lega delle donne ad altre donne perché secondo me tra donne siamo brave a sostenerci, quando lo vogliamo.
Un altro aspetto in cui mi ritrovo è il suo essere guerriera, fa un po’ parte del mio carattere perché sono molto determinata ed è stato molto bello scovarlo perché forse l’avevo messo un po’ da parte.
In quanto tempo avete girato?
Abbiamo iniziato a metà maggio del 2018 e siamo andati avanti per otto settimane. Eravamo in Puglia in luoghi spettacolari, posti in cui non puoi far altro che metterti al servizio della natura ascoltandola e questo mi ha aiutato tantissimo nell’interpretazione del personaggio di Ciccilla.
C’è un regista o un attore con cui sogneresti di lavorare?
Potrei fare un elenco infinito di professionisti con cui mi piacerebbe lavorare, non so perché ma sento un richiamo con la Spagna e con l’America Latina e quindi, sognando oltre il mio paese, mi piacerebbe moltissimo incontrare Almodovar e Quaron. Uno dei miei obiettivi prima dell’inizio della pandemia era quello di trascorrere un paio di mesi a Madrid a capirne il contesto lavorativo, sono molto affascinata da questi luoghi.
Hai citato la pandemia, ti ha cambiato questa situazione?
Si io credo che sia un momento dal quale si esce un po’ traumatizzati, una cosa così forte non l’avevo mai provata anche se non sono una ragazzina e sono stata altre volte a contatto con eventi traumatici e dolorosi, ma è stata una cosa talmente paralizzante, lunga che resterà con una traccia indelebile.
Personalmente mi ha insegnato il valore dell’attesa che se in un primo momento la vivevo solo come una cosa negativa ora la vivo come qualcosa di preparatorio.
Il trasformare questa rabbia in qualcosa di preparatorio, come quando tendi l’arco per lanciare una freccia, più tempo passi a tendere l’arco per tirare la freccia più hai l’aspettativa che questa freccia vada lontano.
Adesso ti vedremo ne “Il cacciatore 3” dopo l’estate e come protagonista di un corto dal titolo “Big” dammi due connotati di questi personaggi.
Sono due personaggi diametralmente opposti che è stato bellissimo interpretare in ogni caso. Giusi Vitale, che è la donna che interpreto ne “Il cacciatore 3”, è una figura interessantissima approfondita anche in alcune riviste internazionali perché è una donna realmente esistita ed esistente ed è la prima donna a diventare capo di un mandamento mafioso in Sicilia.
Una figura molto forte molto determinata e anche lei è una combattente invece Matilde, che è la protagonista di “Bing”, è un ruolo tenerissimo che parla di un dramma familiare. Matilde è una ragazza fragilissima piena di insicurezze che si imbottisce di giubbotti voluminosi, maglioni pesanti, per crearsi attorno a sé una corazza protettiva rispetto a un contesto povero ma anche violento.
Ciccilla e Giusi Vitale sono due personaggi che esplodono, lei invece implode anche se poi nel finale c’è un bel risvolto.
Bolle qualcos’altro in pentola che hai da raccontarci?
Diciamo che sono in attesa di un paio di risposte e, nel frattempo, con alcuni miei colleghi stiamo pensando delle cose teatrali, con l’augurio che si possa tornare in teatro dal vivo presto per farlo con il pubblico.