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EFFENBERG: intervista al cantautore delle “Sirene Alate”. Il nuovo singolo e il video.
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EFFENBERG: intervista al cantautore delle “Sirene Alate”. Il nuovo singolo e il video.

Sirene Alate

Sirene Alate è il nuovo singolo di Effenberg per Sound To Be: rabbini smarriti, preti con il suv, palloni sospesi a mezz’aria, sirene alate e anziani persi nei loro telefonini sono gli attori di questa “novella yiddish” contemporanea. Una sorta di giorno del giudizio intriso a suo modo di ironia, magia e mito. 

Sirene Alate, prodotto da Emmanuele Modestino, Effenberg, Paolo Sodini e Marco Olivi è un intenso susseguirsi di ritmi ripetitivi e incalzanti. Chitarre ipnotiche, eterei pad di tastiere e sonorità afro fanno da cornice a questo scenario apocalittico disegnato poeticamente dall’artista, che lo interpreta con grande intensità e con, seppur celata, ironia. 
Sirene Alate è la prima canzone di un dittico. Si tratta infatti dell’antefatto, e naturale prequel, del brano “La Bibbia ed il Talmud” che sarà incluso nel nuovo album di Effenberg, che vedrà la luce nel 2021. 

Le attese, si sa, sono noiose, però possono essere molto stimolanti. Sono un momento in cui si è costretti a stare da soli, con noi stessi, dove spesso nascono idee, motivi, melodie e intuizioni che aprono anche ad inimmaginabili scenari.

Effenberg

Chi è Effenberg

Effenberg è il nome d’arte di Stefano Pomponi, cantautore lucchese che prende il nome da un ex calciatore tedesco degli anni ’90, ora allenatore. Il suo ingresso nella scena musicale italiana indipendente avviene nel 2017 con il disco “Elefanti per Cena”, che gli permette di farsi conoscere ed arrivare a condividere il palco con artisti del nuovo circuito pop indipendente tra i quali Selton, Eugenio In Via Di Gioia e Dente. Da sempre sensibile ai temi sociali, nel luglio 2017 si esibisce assieme alla propria band dentro il penitenziario di San Giorgio (Lucca) presentando il disco “Elefanti Per Cena” e in occasione della campagna di Legambiente relativa all’economia circolare scrive per La Gaudats Junk Band il brano intitolato proprio “Economia Circolare”. L’anno successivo i brani “Elefanti Per Cena“ e “Non mi riparo mai” vengono inseriti nella colonna sonora del film di Valerio Mieli “Ricordi?” presentato alle giornate degli autori del Festival Di Venezia e vincitore del premio del pubblico BNL. Sempre nel 2019 viene pubblicato il suo terzo disco “Il cielo era un corpo coperto” e durante quell’estate accompagna Luca Carboni nel suo Sputnik Tour . Il 15 maggio 2020, dall’isolamento forzato dalla recente emergenza sanitaria, nasce il brano “Merlo”, una fotografia personale ed inedita di questo strano momento storico.

L’intervista a Effenberg

Perché la scelta di questo nome d’arte di un calciatore tedesco, sei un grande tifoso?
No, è più una cosa personale perché da ragazzino andavamo nello stesso stabilimento balneare in Versilia vicino a dove abito io e quindi era un po’ un mio mito: il calciatore con un carattere abbastanza strafottente ma in modo genuino. Poi ovviamente dopo tanti anni, dopo un primo disco che non è mai uscito che aveva il mio nome e cognome, quando ho deciso di pubblicare un disco ufficialmente è arrivato il momento di scegliere il “mio nome”. Mi è venuto in mente lui, mi ricordava l’infanzia e mi piaceva anche il fatto che era un nome che non ti faceva capire che tipo di musica esattamente proponessi… poteva sembrare una band metal tedesca.

Veniamo a questo brano “Sirene alate” novella yiddish sull’ultimo giorno dell’umanità. In realtà secondo te siamo davvero arrivati a quest’ultimo giorno? L’umanità ha visto che cos’è l’ultimo giorno?
No, in realtà secondo me no. Questo brano è la prima parte di un dittico, l’antefatto di una canzone che poi uscirà che si chiama la “Bibbia del Talmud“. “Sirene alate” sarebbe una sorta di fine del mondo che però poi è il prequel di una rinascita, quindi forse ci ha fatto ricordare che siamo precari e che tutto quello che davamo per scontato in realtà non lo era.

Tu citi anche delle cose molto forti dici “i preti non pregano più e si comprano un SUV” mi è piaciuta molto questa frase. Fa ridere ma fa anche molto pensare eda un quadro un po’ di quello che è la realtà. Intensa anche quella dove dice degli anziani al cellulare…
Si infatti cercano li ogni soluzione ai loro problemi. Anche per i miei genitori qualsiasi cosa diventa risolvibile attraverso Internet, cosa che chiaramente non è vera…
Sul discorso che facevamo prima ho descritto una società prima della pandemia ma sinceramente sono un po’ pessimista, non credo che una volta passata questa situazione saremo tanto diversi…

Dicevano che anche il mondo dell’arte sarebbe stato più unito...
Si c’è stato qualcosina però comunque sempre poco.

Tu usi la musica come mezzo di denuncia, non solo in questo caso. Hai anche lavorato con Legambiente sempre toccando temi sociali. Mi ha colpito molto questa cosa che hai presentato il tuo disco “Elefanti per cena” in un carcere. Credi che la musica possa essere una forma di denuncia?
Un po’ ci credo. Penso che sia un mattoncino come tanti altri che però fa la sua differenza. Quando io ho cominciato a interessarmi un po’ a legare l’arte con aspetti sociali, l’ho fatto un po’ per caso e sinceramente non credevo che potesse veramente avere un riscontro, o comunque potesse cambiare qualcosa. Ti racconto un aneddoto: nella canzone per i “Gaudaz Junk Band”, brano poi presentato a Legambiente. c’è una frase in cui sottolineo il fatto che buttare la sigaretta per terra non è un bel gesto. Dopo la pubblicazione mi è capitato che tanti amici mi abbiano detto “ma lo sai che da quando ho sentito la canzone quando sto per buttare la sigaretta per terra non lo faccio !”. Questa è sicuramente una cosa piccolissima però mi ha fatto capire che il messaggio conta.

Cosa ti è rimasto della tua presentazione del tuo disco in carcere?
Questa esperienza è stata molto bella perché quando siamo andati ero con tutta la band e avevamo tutti tanti dubbi. Non sapevamo come l’avrebbero presa, magari non gliene frega nulla però ho detto PROVIAMO. Comunque mi piace spesso l’idea di uscire dalla zona di confort. Invece erano quasi tutti presenti, tutti attenti in silenzio, è stata un’ora di sballo totale.

Tu, nel tuo brano e da quello che si percepisce un po’ dal tuo modo di essere, usi l’ironia come veicolo di comunicazione anche di messaggi importanti. Trovi che sia un mezzo efficace per arrivare alle persone? La usi anche nella vita o è solo un tuo modo di scrivere?
Assolutamente si, la uso nello scrivere e anche nella vita e penso sia piuttosto efficace . L’unica cosa se è un po’ sottile non viene percepita da tutti, quindi ci vuole un po’ di attenzione sopratutto per il fatto che a volte può essere travisata.
Anche un pezzo come “Sirene Alate”, se sei un po’ distratto, può sembrare un testo triste, e per cogliere l’ironia ci si deve immedesimare.

Tra l’altro ho letto l’aneddoto l’ispirazione a questo brano ti è venuta mentre stavi aspettando la tua fidanzata per andare a un capodanno. Tu definisci le attese come momento stimolante, quanto hai bisogno di questo “spazio tuo” anche a livello artistico?
A livello artistico tanto. Mi rendo conto che tutte le canzoni nascono fondamentalmente in quei momenti lì in cui magari non c’è nessuno in casa oppure mi chiudo in una stanza. Ma anche quando sono in mezzo alla gente mi possono venire degli input, delle frasi che io mi appunto. Però il vero progetto creativo avviene quando sei da solo e spesso durante le attese.

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La scelta della copertina, un tarocco, come mai credi nei tarocchi?
No, non è proprio per quello ma perché il brano è stato in parte ispirato da un libro di Jodorowsky che si intitola “Quando Teresa si arrabbiò con Dio” dove si parla di tarocchi. Abbiamo cercato quindi di disegnare un nuovo Tarocco che rappresentasse un po’ la fine e la rinascita. Poi c’è tutta una filosofia di Jodorowsky dei tarocchi dove la carta numero 13, sarebbe la morte o anche il tarocco senza nome perché, appunto, è una carta che inizialmente sembra rappresentare una fine però in realtà non è una fine ma una rinascita. Questa cosa ci sembrava molto in linea con il brano e quindi abbiamo deciso di rappresentarla, non con la morte, ma con la “Sirena alata” che ha disegnato Claudia Castriotta e poi abbiamo appunto messo il numero 13.

Questo è un anticipo del tuo nuovo album. Ci stai lavorando? Quando pensi che ce lo proporrai?
Ci sto lavorando, ho tanti brani. Non abbiamo la data fissata ma penso che si parli da dopo l’autunno in poi.

Un Sanremo nel tuo futuro lo vedi ti piacerebbe come esperienza
Non lo escludo. E’ un mondo un po’ strano per quello che ho visto fino ad ora però è innegabilmente un amplificatore del proprio lavoro, quindi non me lo precludo assolutamente. Bisogna vedere loro se mi prendono…

Chi sono le tue “Sirene alate”?
In un certo senso sono tutte le donne che mi gravitano intorno. Io ho una grande predilezione per la sensibilità femminile quindi direi che sono loro le donne che in qualche modo fanno parte della mia vita, le mie amiche, la mia ragazza…

Il video di “Sirene alate”





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