Incontriamo Claudio Insegno al Teatro Gioiello di Torino dove è in scena con ” In fuga col malloppo” uno dei numerosi spettacoli messi in scena come regista e spesso anche come attore in questa stagione. Come sempre Claudio è gentile, disponibile, sincero e vicino a lui si respira un clima di allegria e di complicità incredibile.
Intervista
Sei regista, attore, insegnante nelle principali accademie di musical, una carriera piena di successo, di creatività e di talento, ma tu ti senti più attore, più regista, più insegnante o più che cosa?
Hai detto bene … che cosa? Sai perché in fondo io non sono nato per fare questo, nel senso che io volevo fare tutt’altro nella vita, quindi mi sento più capitato per caso nel posto giusto al momento giusto. Alla fine quello che succede è che ti senti quello che stai facendo sul momento! Se faccio una regia e viene bene mi sento un regista, se faccio l’attore e viene una cosa carina mi sento un attore quindi posso anche essere un pittore, cioè se dipingo un quadro e viene bene mi sento anche un pittore.
Io sono soddisfatto di quello che faccio e quindi mi sento bene al mondo.
Hai diretto alcuni celebri musical circondato da performer molto molto talentuosi e tutti quelli che io ho intervistato concordano sul fatto che lavorare con te sia arricchente, ma soprattutto che tu faccia sentire bene chi lavora con te per il clima che sai creare durante l’allestimento. Pur non essendo tu un performer nel senso più completo del termine hai avuto evidentemente delle intuizioni geniali anche in questo ambito, qual è il tuo segreto?
Il segreto secondo me è proprio un banalità: trattare la persona come tratteresti te stesso quindi io tratto l’attore come se fossi io, se in quel momento si sente stanco lo faccio riposare, se in quel momento si vuole divertire lo faccio divertire, se in quel momento vuole urlare lo faccio urlare… non mi piace dare degli obblighi, lo so che il regista è un despota di solito, però è un problema grave se tratti l’artista roboticamente e parlandogli da automa, perché essere un regista senza sentimenti, senza nessuna empatia non può funzionare.
In primis ci vuole il rispetto, questa è la cosa più importante, mi piace rispettare l’attore in tutte le sue sfaccettature anche nelle cose negative. Poi, lo dico sempre, lo spettacolo si fa a cena, non si fa sul palcoscenico, si fa nei camerierini, si fa in tutt’altri posti tranne che sul palcoscenico perché sul palco porti quello che hai fatto nella vita di tutti i giorni….come andare a cenare, andare a vedere un film, andare al teatro insieme a vedere un altro collega; secondo me la cosa più importante è stare insieme nel modo giusto.
Parliamo di musical. Hai diretto tanti musical di successo come JERSEY BOYS, LA FEBBRE DEL SABATO SERA, SPAMALOT, HAIR SPRAY, KINKY BOOTS, quale ti è rimasto maggiormente nel cuore e perché?
Io sono regista anche di tante prose e commedie, anche se dividiamo il cuore a metà e mettiamo una parte per la prosa e una per i musical, posso comunque dirti che è difficile scegliere perché ho fatto tanti spettacoli e non mi piace offendere magari un altro spettacolo dicendo quale considero il migliore.
Forse posso dire quello che mi sta un po’ più a cuore… anche tu hai nominato subito Jersey Boys…beh devo dire che mi sta a cuore non solo perché è bello (anzi forse non è neanche il più bello), ma perché è tutto collegato al discorso di prima, Jersey Boys è nato dai divertimenti fatti in un mese di prove in Sardegna dove sono nati amori, odi, bambini, sono nate tante cose, tanti rapporti e tante situazioni belle intime e non, che hanno portato a una completezza dello spettacolo. Naturalmente ci devi mettere anche l’arte, sì, e in effetti io ho scelto i più grandi artisti che potessero esserci in quel momento!
E’ uno spettacolo che parla della vita, la vita di questi 4 meravigliosi artisti, parla di amori, di sconfitte, vendette, divorzi, odi, povertà, fama… è meraviglioso perché ha dentro 1000 sentimenti e quando lo vedevo ogni volta piangevo, ridevo, cantavo, non mi son mai stancato di vederlo, l’ho visto quasi tutti i giorni. Poi l’ho portato pure a Parigi dove ha avuto un grande successo perché alla fine è vero, ha cosi tanto sentimento che ha riempito i cuori degli attori e delle persone che lo guardavano, abbiamo riempito tutti i cuori e siamo stati felici così!
(Concordo pienamente con Claudio, non per niente io ho visto Jersey Boys 19 volte! n.d.r) E meno male perché se no andava a finire male dato che era il mio primo musical, il ritorno dopo tanti anni!
A Torino, da moltissimi anni, collabori con gli stessi attori, Andrea Beltramo, Carlotta Iossetti, Guido Ruffa, presentando delle commedie una più travolgente dell’altra, per il pubblico rappresentate “una bolla” di felicità, di divertimento, una famiglia, una realtà che mantieni tu, che salvaguardi, si percepisce che vi lega qualcosa di speciale. Che cosa?
La cosa strana che ci ha legato di più, è il fatto che quando sono arrivato la prima volta in assoluto non volevo venire; sono stato chiamato da Gian Mesturino per dirigere Carlotta, Andrea, Guido (e Alberto Barbi), tutti quelli che poi alla fine sono diventati i miei migliori amici. Non li volevo neanche vedere in cartolina, loro lavoravano per la Melevisione, un programma per bambini che consideravo una specie di feccia e non mi vergogno a dirlo, ma non lo dico con cattiveria , è perché lo pensavo! A me piace essere sincero purtroppo quindi non mi chiedere niente di…ehm, altrimenti dico la sincera verità!
Quindi non li amavo per niente, sono arrivato senza aspettarmi niente e poi mi sono innamorato il doppio, alla fine mi ha pianto l’anima quando son dovuto andar via, perché c’era un feeling molto forte e in più la città mi è piaciuta subito, è più piccola rispetto a Roma a cui sono abituato, è bellissima, favorevole al teatro, la gente si mostra molto più divertita ed è più divertente.
Con questi attori sono legato da tanti anni abbiamo scoperto di avere un universo simile, siamo proprio dei gemelli in questo mondo artistico, la pensiamo nello stesso modo, ci divertiamo nello stesso modo, ci piacciono gli stessi spettacoli, gli stessi film, gli stessi attori; insomma abbiamo la sintonia completa, è così che si deve vivere secondo me in condivisione con le persone.
Qual è la parte più difficile del tuo lavoro? In quale aspetto fai più fatica?
Mi piace talmente tanto tutto che faccio che forse sentirò la fatica solo quando invecchierò ancora di più, intendo fisicamente. Adesso sono molto stanco, però sono felice, contento del risultato e non vedo l’ora di andare avanti. Per esempio Stanlio e Olio quest’anno mi ha affaticato tantissimo, ma non sento la fatica perché provo un grande piacere in tutti gli aspetti legati a questo spettacolo. Forse la parte più difficile del mio lavoro è l’allestimento di un musical, l’ assemblare un po’ tutto, ma per mia fortuna sono sempre stato aiutato da grandi artisti.
Per esempio ho allestito una volta un musical in una settimana, si trattava di Bronx Tale ed è stato molto bello anche se fatto in 7 giorni di prove proprio perché avevo gente straordinaria con me e in più ero felice perché poi alla fine il risultato è stato ottimo. Quindi è un mestiere che non mi fa provare quasi mai fatica perché sono così felice che non sento più niente!
Quali sono i progetti per il futuro? Hai un sogno nel cassetto?
Il mio sogno nel cassetto è fare un film come autore e regista, l’ ho scritto insieme a Step Minotti, parla della storia vera di una ragazza borderline che ha subito violenza dal patrigno, è tratto da un libro ed è stato già presentato per poterlo produrre, si spera presto, credo che in questo momento in cui la donna ha la sua rivalsa in qualche maniera possa sembrare un buon progetto, è un film serio, drammatico, splatter, è un po’ Quentin Tarantino unito a Brian De Palma (Ride n.d.r)
I progetti futuri sono tanti, a breve avrò tutti gli spettacoli finali delle Accademie in cui insegno, poi continuiamo con Stanlio e Olio perché penso che uno spettacolo così bello debba essere sfruttato, lo porteremo a Milano ad ottobre e poi andiamo ancora in tournée, anche in Sicilia. Abbiamo un progetto con il Teatro Erba di Torino che si svilupperà nella prossima stagione e poi ci sono ancora gli spettacoli a Napoli al Teatro Bracco in collaborazione con Caterina De Santis con cui ho fatto La signora rosso.
Ogni anno firmo la regia di 2 spettacoli per loro e devo dire che è una bellissima esperienza perché lavorare a Napoli ti apre veramente un’altra dimensione, la fantascienza, quasi la 5ª dimensione, ai confini della realtà ed è bello per quello! Ho già avuto tante esperienze con Biagio Izzo e ora sto vivendo di nuovo questa botta di vita napoletana.
Prima o poi spero di poter portare a casa un altro piccolo sogno però teatrale: un altro musical perché è da tanto tempo che non ne faccio. Però fino a che non trovo quello giusto il sogno non concretizza perché non ci sono proposte belle e interessanti, mi manca qualcosa di nuovo. Volessi rifare qualcosa, vorrei tornare a Victor Victoria , ma preferirei trovarne uno nuovo sinceramente o ancora di più dirigerne uno proprio inedito perché sinceramente mi potrebbe regalare qualche emozione in più!
Dicono di lui
Un videosaluto di Claudio Insegno per i lettori di Dejavù blog
Ringraziamo Claudio Insegno per l’accoglienza e la disponibilità, per essere capace di portare allegria e leggerezza a migliaia di persone attraverso il teatro, ma soprattutto per essere una persona vera, solare, creativa e propositiva. Gli auguriamo di portare avanti con successo tutti i suoi progetti e continuare ad essere felice di quello che fa perchè così potrà ancora riempire i cuori delle persone!