“Inmusclâ – Ugni mal nol a scrupol da tornà.” da l’11 dicembre su CHILI, in concomitanza con la Giornata Internazionale della montagna.
Un film di Michele Pastrello
Il film è stato girato in Valcellina, negli scenari invernali di Barcis, Andreis e Claut. Film girato quindi in montagna, tra le montagne, poiché la montagna è luogo dell’anima. E per questo motivo si è scelto la data dell’uscita pubblica con la coincidenza della Giornata internazionale della montagna.
Si è scelto inoltre di utilizzare una sorta di voce narrante, o voce dell’anima, che si esprime in lingua clautana. Si tratta di una variante della lingua friulana che presenta elementi peculiari con fenomeni di ascendenza friulana e per tratti da addebitare ai dialetti arcaici di matrice rustica bellunese.
Lingua strettamente legata e radicata ai luoghi in cui è stato girato il film
La trama di “Inmusclâ”
Una donna – une fémena perduda ò – sta per compiere un misterioso viaggio a piedi. Si incammina nel paesaggio innevato dei monti della Valcellina, in Friuli, affiggendo sugli alberi foto di una persona scomparsa, in una natura invernale spopolata, glaciale e inospitale.
La donna è ferita, apparentemente si perde nel bosco, e si scontra con i lupi ma anche con delle misteriose figure umanoidi ricoperte di muschio.
Sembra un continuo perdersi e fuggire, ma forse è anche altro ed infine…
Il cast di “Inmusclâ”
Lorena Trevisan (Femine pierdude):attrice di origini maniaghesi, sostanzialmente unica interprete di questo cortometraggio. E’ anche co-sceneggiatrice.
In grado di definire ed esprimere il suo percorso di vita metaforico e spirituale con una recitazione tutta affidata al fisico e all’espressività corporea e di sguardi.
Altri interpreti: Leonardo Benetazzo (Pari), Romina Povelato (Mari), Maddalena Benetazzo (Femine di piçule): tre figure che a tratti compaiono fisicamente o solo nella mente della protagonista?
Radici da cui proviene? Memoria di un passato non superato? Protettori o minacce?
La voce narrante è di Bianca Borsatti, poetessa italiana di lingua friulana, anzi clautana, essendo lei nata e vissuta fino ad oggi proprio a Claut.
Michele Pastrello il regista, veneziano di origine e trevigiano di adozione, vincitore di numerosi premi (ha vinto al PHFFest, al ToHorror, il premio giuria al Tucsia Fest, il primo premio all’Open Festival 2023) e menzione speciale al MeetFilmFestival e Tucsia Film Fest, retrospettiva all’AntiPop Festival.
Dopo il suo ultimo film The Little Child ambientato nei boschi da cui emerge l’uomo, prosegue con Inmusclâ un percorso ambientato nei boschi e tra le montagne come immagine di un percorso di vita e dell’anima.
Scritto da M.Pastrello e L.Trevisan.
Drone operator: Luca Marcon.
Musiche: Meydan, John Bartmann, Ob-Lix
Assistenti regia e set: Gaia Filipin, Sam Prevarin.
Produzione: Michele Pastrello.
Con il patrocinio della Società Filologica Friulana e di Comune di Barcis, Comune di Claut, Comune di Scorzè.
Il trailer di “Inmusclâ”
Dove vedere “Inmusclâ”
Ecco il link per vedere “Inmusclâ“ su Chili
La nostra recensione
Sono solo 35 minuti, ma ricchi di numerose suggestioni: sensoriali, emotive, spirituali, metaforiche ed allegoriche.
Prima di tutto c’è la montagna e una natura quasi incontaminata.
La sensazione del freddo, della vita che nonostante tutto si fa strada.
Sembra di percepire il freddo, quell’aria cristallina, pulita che c’è quando il paesaggio è ricoperto dalla neve.
Le voci della natura: gli uccelli nel cielo, l’acqua che scorre, i fruscii dei passi umani e non nella neve, tutto reso più evidente dal senso di ovattato che crea la neve.
Le emozioni di energia, di stupore, di dolore, di paura e disperazione, a tratti di rassegnazione così ben resi dalla protagonista Lorena Trevisan.
La storia metafora delle tappe di vita di ognuno inizialmente bambini accompagnati dalle figure genitoriali, qui si inserisce anche un aspetto allegorico, genitori che sono anche le nostre radici, per questo forse con questo aspetto dal volto muschiato.
L’incamminarsi poi con passo sicuro per sentieri abbastanza comodi e tracciati, ma poi intervengono ostacoli, ferite, cadute, dalle quali ci deve e si vuole rialzarsi.
A volte il cammino può diventare impervio, pericoloso, non più visibile. A volte si deve tracciare una nuova via.
Alcune immagini, sequenze possono essere addirittura psicanalitiche:
la donna che incamminandosi nel bosco appende cartelli di “MISSING”, di un qualcuno che si è perduto, succede un paio di volte nel percorso d’incontrare questi cartelli, quasi un filo di Arianna, e solo alla fine scopriremo che rappresentano proprio la protagonista; ci si può perdere, ma ritrovarsi.
Anche il ripresentarsi di questa figura di bambina, che è la stessa protagonista, forse il ricordo di un dolore o un trauma infantile, ma anche il ricordare il proprio “fanciullino” che è in noi, il ricordare le proprie origini e le proprie radici che ci danno solidità.
Infine la comparsa in alcuni momenti del lupo, anzi in una scena addirittura 2. Una figura che oltre ad appartenere alla natura dei luoghi ha sicuramente anche un significato allegorico e spirituale. Soprattutto nel passato era infatti figura di un antenato mitico, una bestia totem, simbolo di lealtà e determinazione, ma anche il messaggero della Dea della Morte nella Vita.
E volendo ancora altri spunti di lettura questo film può suscitare.
Lascio a voi trovare il vostro.
Cortometraggio che parla del mondo della natura ma anche del mondo dello spirito.
Un sogno? Un percorso di vita? Un ipnosi psicoanalitica? Un po' di tutte e tre.
Affascinante la scelta di una lingua antica come il Clautano, quasi misteriosa, che punteggia di commenti il percorso del film.