Nexo Digital presenta
“DIABOLIK SONO IO“
Evento speciale 11-12-13 Marzo 2019 al cinema
In questo periodo capita spesso che vi siano mostre od eventi commemorativi di personaggi dei fumetti.
In questo caso si tratta di un mockumentary o docufilm in parte anche fiction su un personaggio eroe e scandalo degli anni ’60, DIABOLIK.
Il regista è Giancarlo Soldi, da anni realizza documentari e spesso ha lavorato e collaborato con sceneggiatori di fumetti (Nero con Tiziano Sclavi lo sceneggiatore di Dylan Dog; Come Tex nessuno mai sul personaggio di Tex Willer; Cercando Valentina, sul mondo di Guido Crepax).
Perché parlo di mockumentary, ma anche di fiction, perché Soldi parte da un spunto sul primo numero di Diabolik, che usci nel novembre del 1962, e che fu disegnato da un uomo che, dopo aver consegnato l’ultima tavola del fumetto, scomparve nel nulla.
Nessun nuovo lavoro. nessuna intervista, nessun indirizzo, niente di niente. Angelo Zarcone, questo era il suo nome, noto anche come “il Tedesco”, si dileguò.
Diabolik sono io parte da questo fatto misterioso (addirittura Angela e Luciana Giussani, le due creatrici di Diabolik, in occasione del ventennale della testata, assoldarono un famoso investigatore per ritrovarlo) ed immagina il risveglio di un ipotetico Zarcone affetto da amnesia nel mondo di oggi.
Tra realtà e finzione cerca di ricostruire la vicenda del disegnatore scomparso ed allo stesso tempo è l’occasione per tratteggiare un identikit del Re del Terrore tramite l’inserimento di interviste ad una vera e propria galleria di testimoni dell’Olimpo del fumetto, Milo Manara, Mario Gomboli, Alfredo Castelli, Tito Faraci, Gianni Bono, Giuseppe Palumbo, di esperti del noir come Carlo Lucarelli e Andrea Carlo Cappi, di registi come i Manetti bros. (stanno girando un nuovo film su Diabolik di prossima uscita), del costumista Massimo Cantini Parrini oltre che della partecipazione straordinaria di Stefania Casini nei panni dell’avvocato Bianca Rosselli.
A fare da collegamento di questi diversi momenti sono loro, le Sorelle Giussani, grazie a un’intervista restaurata delle Teche Rai, insieme ai Super8 ritrovati dei viaggi di Angela e Luciana attorno al mondo, alle tavole storiche dell’archivio Astorina e agli omaggi disegnati dal vivo da Giuseppe Palumbo.
Così viene tratteggiata l’immagine di questo eroe trasgressivo che creò scandalo nel mondo benpensante.
“E fu subito scandalo. Come racconta infatti il documentario “Diabolik sono io”, il fumetto ebbe quasi subito un enorme successo di pubblico, ma incontrò anche l’opposizione delle censura e della parte benpensante dell’opinione pubblica, che si scagliò contro quell’eroe di cartone trasgressivo e scostumato.” (Paola Casella)
Diabolik è un uomo sempre in fuga, è un uomo senza identità, senza radici, un uomo che segue una morale estremamente pragmatica e per il quale tutto ciò che si frappone tra lui e il suo obiettivo deve essere eliminato.
Diabolik è un ladro ed anche un assassino, privo di rimorsi.
Fu additato come pessimo esempio, un personaggio che legittimava i comportamenti devianti ed istigava al crimine.
Spesso le copie di Diabolik furono sottoposte a denunce e sequestri.
Ma soprattutto quello che era imperdonabile è che questo personaggio fosse nato dalla fervida fantasia di due signore bene della buona borghesia milanese. Due donne che avevano mostrato di possedere uno spirito imprenditoriale, una conoscenza della natura umana ed anche un gusto per il lato oscuro dell’uomo.
Due donne così libere dagli schemi che avrebbero addirittura formato una redazione totalmente femminile.
LA RECENSIONE
Tutti queste sfaccettature vengono esplorate e illustrate da questo film, anche se bisogna dire che la realizzazione non è avvincente.
Questo tentativo di miscelare la parte di finzione sulla sorte del disegnatore Zarcone e le interviste risulta un po’ forzato, manca di fluidità, di ritmo, tanto che alla fine risulta lento e non riesce ad essere coinvolgente.
D’altro canto è stato interessante scoprire le origini e i retroscena di questo personaggio di cui ricordo leggevo le sue storie un po’ di nascosto, perché anche mio padre, così come viene ben illustrato nel filmato, lo giudicava moralmente non accettabile per una adolescente, quale ero allora.