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SONO FAGÁN: “Ho voluto essere me stesso totalmente”. Il nuovo singolo “La dedico a te”. Intervista esclusiva.
Scuro Chiaro

SONO FAGÁN: “Ho voluto essere me stesso totalmente”. Il nuovo singolo “La dedico a te”. Intervista esclusiva.

Sono Fagàn

La dedico a te è nata di sera e per caso. Non volevo scrivere ma buttare giù qualche idea che avevo in testa. Insieme alla musica è venuto fuori anche il testo, per me importante perché rappresenta un po’ la vita che vivo di solito, ho voluto fissare ciò che sento in una amicizia profonda, intima e semplice, riflettendo sulla normalità della vita di tutti i giorni e sull’importanza dell’amore in qualunque cosa si faccia.

Sono Fagán

Un po’ Elvis e un po’ Calcutta, un po’ démodé e un po’ d’avanguardia. Sono sonorità senza tempo quelle che contraddistinguono La dedico a te, il nuovo singolo di Sono Fagán, nome d’arte di un cantautore che porta gli anni Cinquanta nell’indie pop.

Primo estratto da un disco di sette brani in uscita nel 2022, La dedico a te è un ritorno alla musica suonata, alle chitarre, alle armonizzazioni vocali, agli arrangiamenti minuziosi. Nel testo si racconta la quotidianità amara della vita, contrapposta al desiderio di libertà, di amore leggero e di legami profondi.

Conosciamo meglio Sono Fagán

Sono Fagàn Cantautore
Sono Fagán

Sono Fagán è un autore, cantante e polistrumentista classe 1984.
Unisce un background vintage anni 50’-60’ con una vena compositiva pop italiana, senza dimenticare influenze rock’n’roll, doo-wop, brit pop e new wave.

Dopo una lunga gavetta fatta di live e lavori in studio, nel 2021 decide di ripartire da zero senza rivelare la propria vera identità e sotto il nome d’arte Sono Fagàn, con cui nel 2022 pubblicherà il suo primo disco.


Quattro chiacchiere con Sono Fagán.

Prima di parlare del tuo brano che mio è piaciuto moltissimo, vorrei parlare del tuo nome perchè tu sei “nascosto” dietro questo nome d’arte.
E’ vero è proprio così. Il nome è legata a tutto il lavoro dell’album che poi uscirà, un lavoro tutto indipendente.
Questo progetto racchiude una serie d sensazioni e momenti difficili, complicati che hanno tracciato la mia esistenza in questi ultimi quattro anni. Alla fine per esorcizzare e metterle da parte ho usato la chitarra, una penna e un foglio e sono nate le mie canzoni.
Nel periodo che mi ha ispirato questo canzoni non ero considerato una bravissima persona, pensavano fossi una specie di “filibustiere, traditore” .
Mi sono così immedesimato in questa situazione che mi faceva soffrire e così ho scelto il nome che non è altro che un gioco di parole legato “Son of a gun” (canaglia in inglese) e l’ho reso in italiano.

Tra l’altro tu scrivi questo brano ma senza l’intenzione di scriverlo… è una vera e propria fuoriuscita emotiva.
Si ero a casa con la chitarra in braccio, ho buttato giù un accordo e ho pensato che fosse quello giusto per il mood… e da li ho iniziato a scrivere anche le parole.

Altra azione di coraggio è quella di portare gli anni ’50 nell’indie pop, che io trovo molto bello. Riportare la musica vera, quella “suonata” non è poco in questo periodo…
Esatto, perchè c’è la formazione completa. Io ad esempio ho usato due chitarre una elettrica e una acustica, pianoforte, batteria e basso. Ho voluto mettere le mie influenze musicali in quello che scrivo.

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Sei definito un po’ Elvis e un po’ Calcutta. Ma questi artisti per te sono anche “due fari”?
Questo è stato un commento di una terza persona che ha sentito il mio progetto. Diciamo che Elvis rappresenta le mie origini musicali e Calcutta è un artista che ha definitivamente “sdoganato” il genere musicale che propongo anche io.

Tu hai fatto sempre musica e poi decidi di ripartire da zero nel 2021 in un momento non facile per tutti ma per la musica in particolare. Cosa ti ha spinto a farlo contro tutto e tutti?
Una liberazione in realtà. La voglia di liberarmi di molte cose che avevo da dire. Lo avevo in testa da molto tempo solo che il lavoro, le date, non mi permettevano di dedicarmi del tempo.
Il 2021 con il lockdown sono finito fermo dal lavoro in cassa integrazione, purtroppo, e mi sono detto “pensiamo un po’ a noi stessi”.
Ero uscito da una storia complessa di cose brutte, violenze ed ero da solo in una stanza e ho pensato di voler essere me completamente a prescindere da fini commerciali. Non ho scelto di tornare alla musica per il successo.

Bolle altro in pentola?
Io avrei già sul disco pronto. Sono 7 brani, ci sono atmosfere anni sessanta e altre influenze che mi caratterizzano. Dovrebbe uscire a breve.

Ascoltiamo “La dedico a te” di Sono Fagán.

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