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AL-BUNDUQIYYA – The Lost Concerto; Giovanni Sollima commuove Rho
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AL-BUNDUQIYYA – The Lost Concerto; Giovanni Sollima commuove Rho

L’inaugurazione, in un’unica data venerdì 25 novembre, del Teatro Roberto Da Silva di Rho di cui ci aveva già parlato la nostra Cristina Rampini in questo articolo – non tradisce le aspettative: dalla magnifica sala in legno con struttura modulare, sino alla meravigliosa musica di Giovanni Sollima con Al-Bunduqiyya – The Lost Concerto, scelto per aprire una prima stagione che trova sicuramente nella musica classica le sue punte più alte.

Se cresci in uno dei tanti paesi alle porte di Milano, satelliti, lande abbandonate a centri commerciali e fabbriche, in cui è difficile che ci sia una programmazione culturale che non sia dedicata a un pubblico over65, non puoi non accorrere con un misto di attesa e curiosità all’inaugurazione di un teatro diretto nientepopodimeno che da Fiorenzo Grassi, uno dei leggendari fondatori dell’Elfo Puccini.

Al-Bunduqiyya - The Lost Concert
Esterno del Teatro Civico Roberto Da Silva, che ospita per l’inaugurazione “Al-Bunduqiyya – The Lost Concert”

Qualcosa in più su Al-Bunduqiyya – The Lost Concert

Il concerto è una scelta calzante per varare il primo viaggio di un teatro, che speriamo si riveli davvero un luogo di incontro tra generazioni, discipline artistiche e provenienze, che sappia accogliere un melting pot di culture e visioni e essere una presenza sempre viva e contemporanea per la cittadina e non soltanto l’ennesimo spazio riservato a un’intellighenzia impellicciata e un po’ superficiale.

Al-Bunduqiyya – The Lost Concert omaggia, sin dal titolo, Venezia, l’unica città in Occidente cui gli arabi avessero dato un nome: Al-Bunduqiyya indica il “diverso”, inteso come “bastardo”, mescolanza di genti. La città è nel suo DNA un crogiuolo di persone provenienti da ogni dove, dal Mediterraneo, dalle terre del Nord, dal Levante.

Giovanni Sollima
Giovanni Sollima suona il violoncello nel cretto di Ghibellina di Burri.

Un luogo di contaminazioni e creatività, e, allo stesso tempo, come Giorgio Agamben sosteneva, in cui abitare, oggi, è come leggere una lingua morta. Non lasciamoci ingannare dall’idea di lingua morta come superata, impolverata e inutilizzata: così come nella lettura e nell’incontro con il tempo presente un testo classico riesce a essere sempre vivo, analogamente, in un programma che mescola pezzi di Vivaldi e brani contemporanei di Giovanni Sollima, Al-Bunduqiyya ci ricorda che la necessità di musica sopravvive nei secoli assumendo sempre sensi nuovi e imprescindibili per leggere l’oggi.

Qualcosa in più sugli interpreti di Al-Bunduqiyya – The Lost Concert

L’inaugurazione del Roberto De Silva è segnata da un’attenzione indimenticabile per significati e altezza di esecuzione. Insieme, Giovanni Sollima, Federico Guglielmo e l’ensemble Il Pomo D’Oro.

Giovanni Sollima
Il violoncellista Giovanni Sollima.

Giovanni Sollima è un violoncellista di straordinario talento, viscerale, comunicativo ed empatico: è docente, esecutore e compositore. I suoi lavori sono unici nel loro genere, mescolano ritmi e sonorità tipicamente mediterranee e, insieme, sonorità provenienti da epoche storiche diverse, spesso distanti tra loro, dalla musica barocca al metal. Sollima vanta prestigiose collaborazioni nel mondo della classica, da Riccardo Muti, Ivan Fischer e Yuri Bashmet, passando ad altri generi con Patti Smith, Stefano Bollani e Paolo Fresu, sino al lavoro con orchestre di fama internazionale come la Chicago Symphony Orchestra, la Berlin Konzerthausorchester e la Liverpool Philharmonic. 

Il suo lavoro è stato scelto da artisti di altissima levatura nel mondo della danza (come Carolyn Carlson), della performance contemporanea (basti citare Bob Wilson e Peter Stein) e al cinema (Marco Tullio Giordana e Peter Greenaway)

Federico Guglielmo
Il violinista Federico Guglielmo

Federico Guglielmo accompagna Sollima, un altro grande nome del panorama concertistico internazionale: il violinista , solista, direttore d’orchestra e appassionato musicista da camera, attualmente è considerato uno dei massimi violinisti italiani e uno dei maggiori conoscitori del repertorio barocco e classico. Il suo stile è versatile, maturo e coinvolgente: sul palco unisce una profonda padronanza e conoscenza storica insieme ad un’assoluta energia e innovazione.

Il Pomo D'Oro
L’ensemble Il Pomo D’Oro.

Il Pomo D’Oro è stato fondato nel 2012 da Gesine Lübben e Giulio d’Alessio, nei suoi dieci anni d’attività ha ottenuto diversi riconoscimenti, dal Diapason d’or al Grammophon Award: riunisce giovani talenti da ogni parte del mondo ed è fra gli ensemble migliori nell’esecuzione storica dei capolavori musicali del periodo Barocco, Classico e Belcantistico. Il Pomo D’Oro riesce ad esprimersi in un mix di entusiasmo e competenza tecnica.

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La nostra recensione


C’è tutto il senso sanguigno dell’attaccamento al viaggio e alla scoperta delle proprie radici nell’incontro con l’altro, nell’esecuzione di Al-Bunduqiyya: Sollima è energia pura, spericolato e virtuosistico al tempo stesso, ha una personalità incredibile sul palco, è magnetico e vibrante; è un enfant terrible che gioca in modo spregiudicato con la musica e riesce a commuovere e trascinare. Le sue mani ci riportano a Palermo, a Lisbona e in tante altre città affacciate sulla costa, porti e ponti di creatività, contaminazione e incontro. C’è il passato glorioso dei viaggi per mare e il fascino imperituro che questi luoghi riescono ancor oggi a esercitare.

Magnifica è anche l’assenza: se Sollima lascia il palco, c’è la performance raffinata e avvolgente di Federico Guglielmo, che certo non manca della straordinaria capacità di avvicinare alla musica chi lo sta ascoltando.
La sua esecuzione è profonda e calda, l’abilità non è mai autocelebrazione fine a se stessa, ma linguaggio comune e senso di appartenenza.
Il concerto si snoda in modo fluido tra presente e passato, tra città dell’oggi e vestigia di epoche lontane, tra Sollima e il Vivaldi dei concerti per violoncello “perduti”. Come Sollima ha dichiarato in un’intervista sul Goriziano a febbraio 2022

La mia non è e non vuole essere una ricostruzione, ho cercato di respirare il più possibile quella parte di viola a tratti ovviamente misteriosa, prendendola come spunto tematico e, al tempo stesso, rispettando maniacalmente le battute di pausa che delineano lo spazio, quindi muovendomi all’interno di un’architettura già chiara e definita. Il resto – oltre la viola – si muove in assoluta fantasia

Giovanni Sollima

Con i suoi frammenti che sono intessuti come inserti preziosi, Vivaldi è qui e, non diversamente da Giovanni Sollima, è vivo e vibrante d’attualità.

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