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Luca Dirisio: l’intervista
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Luca Dirisio: l’intervista

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Intervista a Luca Dirisio, da “Calma e sangue freddo a “Occhi negli occhi”

LUCA DIRISIO: L’INTERVISTA

Abbiamo intervistato Luca Dirisio, celebre cantante italiano che ricordiamo dagli esordi di “Calma e sangue freddo” fino all’ultimo album “Bouganville” da cui è tratto il recente singolo “Occhi negli occhi”.

Perché hai iniziato a fare musica?

E’ come quando dici “perché hai fame?”: è una necessità. Si parte per il piacere di farlo ma diventa una necessità, anche trasformandosi in un lavoro rimane una necessità.

Io devo fare musica, è il mio modo di esprimere quando ho il bisogno di raccontarmi, raccontare e dire qualcosa lo faccio in questo mood.

Da “Calma e sangue freddo” cos’è cambiato nel tuo modo di fare musica?

Mi auguro niente. Chi mi ascolta magari si accorge di qualche sfumatura diversa ma in generale mi auguro niente.

Ho iniziato con gran passione e continuo con gran passione; forse oggi sono ancora più autocritico degli inizi. Ho sempre cercato di dare il meglio.

Qual è il processo creativo che sta dietro alla scrittura tuoi brani?

Tutti hanno ogni giorno qualcosa da dire: io tendo ad isolarmi perché questa società e il mondo mi hanno deluso e continuano a deludermi.

Preferisco quindi stare per i fatti di miei e scrivere canzoni con la mia chitarra a partire dalla melodia e poi cercando il testo.

Io sono cresciuta con il tuo brano “Se provi a volare”, versione italiana di “Breaking free” di High School Musical: com’è stata la tua esperienza in Disney?

All’inizio quando me l’hanno proposta non la volevo fare perché stavo per partire per le vacanze e, per pigrizia, non volevo cambiare i miei piani. Poi il mio manager mi ha convinto.

Sono lusingato di aver lavorato per un marchio del genere, è stata una bellissima cosa.

Ho scritto il testo tra la spiaggia e una nottata: il testo si prestava perfettamente a quello che mi andava di dire. Ho fatto un adattamento cercando di non stravolgere il testo originale.

E’ stato fighissimo anche perché è stato un successo enorme: disco di platino in una settimana!

Com’è nato Bouganville e qual è l’esigenza espressiva dietro a questo album?

E’ nato dopo aver bruciato migliaia e migliaia di testi scritti in 8 anni. Non ho fatto un album in questi anni perché la musica stava cambiando, ed è cambiata in peggio, e mi sono sentito un pesce fuor d’acqua.

Io credo che nella musica ci sia una parte di sofferenza nell’osservare la società: il dover essere per forza popolare sui social per esempio.

In Bouganville ho voluto parlare della natura, del mondo. Quando mi sono riavvicinato al mio primo manager gli ho fatto sentire quaranta/cinquanta brani e alla fine ne abbiamo selezionati una decina che fossero adatti a far comprendere l’evoluzione che c’è stata in me.

Vuole mandare un messaggio soprattutto ai giovani: imparate a volervi bene, a scoprire la verità leggendo i libri, ad avere meno arroganza, ad ascoltare musica ben scritta e non quella di oggi.

Perché è stato scelto “Occhi negli occhi” come singolo? Come nasce?

Occhi negli occhi” è stato scelto dal mio manager perché gli ultimi due li avevo scelti io.

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“Occhi negli occhi” è il desidero di ricercare e scoprire la parte bella e buona di questo pianeta meraviglioso. I social ci mostrano solo il peggio, la parte più brutta e schifosa del mondo.

Cosa credi non funzione nel panorama musicale italiano di oggi?

Tutto parte dall’ignoranza: le scuole e le famiglie non svolgono bene il loro lavoro. E poi le radio e i discografici che disprezzano questa musica ma la producono e la fanno passare in radio.

Tutti sanno ma nessuno fa nulla, essere sempre sincero mi è costato tanto sia a livello lavorativo sia a livello di amicizie.

I custodi della musica erano i discografici una volta, ti chiedevano che strumenti suonavi, se avessi fatto corsi di canto, volevano sentire tutti i testi.. oggi ti chiedono quanti follower hai e se sono tanti ti producono un disco.

C’è un appiattimento culturale devastante.

Talent sì o talent no?

Se il talent fosse gestito da chi veramente crede nella musica, come alcuni giudici all’altezza della situazione che ci sono stati, potrebbe essere un’ottima seconda chance per uno che non ci stia riuscendo.

Però se adesso fare il talent deve diventare l’unica possibilità e quando lo vinci hai tutte le porte aperte e fai tutto in una botta.. e poi l’anno dopo vince qualcun altro.. allora questo è business.

La quarantena è stata più un momento di stop o di creazione artistica?

Sto nel centro: un po’ mi dava fastidio il fatto di non poter uscire a fare una corsa e un po’ di sport all’aperto, però io sono un tipo abituato a stare in casa e a stare da solo. Mi basta avere il frigo pieno, mia moglie accanto e la mia libreria e sto bene così. Ho scritto più di dieci brani in questo lockdown.

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