Il duo jazz MARCO VEZZOSO e ALESSANDRO COLLINA torna per un nuovo speciale progetto discografico strumentale realizzato per l’occasione insieme al percussionista Andrea Marchesini.
“KIND OF VASCO”(Art in Live / Egea Music), un doppio album contenente alcuni dei brani più famosi di Vasco Rossi rivisitati in chiave jazz per omaggiare il rocker che ha da poco compiuto 70 anni.
Kind Of Vasco …scopriamolo insieme.
“Kind Of Vasco” si compone di 15 brani in cui la tromba prende il posto della voce per dare vita ad una metamorfosi che unisce il rock al jazz, passando per sonorità proprie della musica classica e della world music. Il progetto vede anche la partecipazione di un’orchestra d’archi diretta dal maestro Corrado Trabuio e l’intervento del violinista indiano Neyveli S. Radhakrishna.
L’idea del progetto nasce dopo il successo della versione strumentale di “Sally”, dall’album “Italian Spirit” , che ha ricevuto l’apprezzamento dello stesso Vasco, il quale ha anche condiviso sul proprio canale Instagram un post dedicato a “Kind of Vasco”
La Tracklist di “Kind Of Vasco”.
CD 1 – “Come nelle favole”, “Ogni volta”, “Un mondo migliore”, “Vita spericolata”, “Il mondo che vorrei”, “Rewind”, “Sally (Trio version)” (già contenuta nell’album “Italian Spirit Japan”) e “Siamo solo noi”;
CD 2 – “Sally (Duo version)” (già contenuta nell’album “Italian Spirit”), “Una splendida giornata”, “Vivere”, “L’una per te”, “Albachiara”, “Un senso”, “Ridere di te” e “E…”.
Conosciamo meglio Marco Vezzoso e Alessandro Collina.
Dal loro primo incontro musicale nel 2014, il duo formato dal trombettista piemontese Marco Vezzoso (che dal 2012 vive e insegna oltralpe presso il Conservatorio Nazionale di Nizza) e il pianista jazzligure Alessandro Collina ha percorso molta strada conquistando fin da subito il Sol Levante.
Marco Vezzoso e Alessandro Collina hanno all’attivo 5 album, numerosi concerti tra Francia e Italia e diversi tour internazionali. Nel 2015 il primo tour in Giappone, il cui live ad Osaka è stato registrato e pubblicato dall’etichetta giapponese DaVinci. Nel 2017, un lungo tour estivo li porta ad esibirsi in Cambogia, Indonesia e nuovamente in Giappone, con un concerto di chiusura a Tokyo. Negli anni a seguire girano live Indonesia, Malesia, Repubblica Ceca (2018), Norvegia e Cina, dove hanno rappresentato l’Italia al primo Festival Europeo del Jazz a Canton (2019) e Turchia (2020).
Nel 2020 pubblicano “Italian Spirit”, un disco che celebra il loro sodalizio artistico cominciato in Giappone e arrivato fino in Cina passando per Cambogia, Indonesia e Malesia. L’album racchiude 11 tra le più belle canzoni degli ultimi 30 anni del secolo scorso, rivisitate in chiave acustica. Il duo, insieme al percussionista Andrea Marchesini, ha presentato il disco dal vivo in collegamento streaming per il pubblico di Tokyo. Sulla scia del successo ottenuto dal live, il 9 luglio la ITI Records (casa discografica di Tampa – USA) ha pubblicato per il mercato degli Stati Uniti e Giappone “Italian Spirit Live in Japan”, attualmente in rotazione su oltre 50 radio statunitensi. A ottobre 2021 è uscito “Travel”, un album simbolo di una commistione di tradizioni, generi ed esperienze musicali e artistiche, realizzato in collaborazione con il celebre percussionista Trilok Gurtu, padre della world music, e Dominique Di Piazza, uno dei migliori bassisti al mondo. Dall’11 marzo l’album è disponibile in formato fisico e in digitale anche negli Stati Uniti.
Quattro chiacchiere con Marco Vezzoso e Alessandro Collina.
Partiamo da questo nuovo lavoro dedicato al grande Vasco. È più un omaggio, un tributo agli anni di carriera di Vasco o amavate particolarmente questo artista?
Marco: il tutto nasce in tempi lontani con “Italian Spirit” il nostro secondo disco in duo in cui avevamo fatto la prima canzone di Vasco che era “Sally”. Da li è nata la voglia di rivisitare canzoni famose italiane del pop contemporaneo in versione strumentale.
Questa versione di una sua canzone è piaciuta particolarmente a Vasco e negli anni siamo stati un po’ in confidenza con il suo management e poi, parlando, è uscita la volontà di fare un concept album proprio sulla sua musica e lo abbiamo realizzato. Le canzoni di Vasco hanno comunque accompagnato sia la mia gioventù che quella di Alessandro. Vasco credo faccia comunque parte del panorama musicale di tutti gli italiani.
Avete scelto anche una formazione strumentale, oltre voi due, che comprende la presenza di un percussionista, un’orchestra… come avete rielaborato tutta questa parte musicale?
Alessandro: quando abbiamo deciso per il concept album abbiamo anche cercato di pensare che c’era da festeggiare il compleanno importante dei 70 anni di Vasco Rossi per cui era anche un modo di riconoscergli un momento importante della carriera e della vita di un grande artista.
Un po’ come voltarsi indietro e guardare tutto il trascorso. Da subito abbiamo scelto un elenco di brani importanti che toccano un po’ tutti i dischi principali di Vasco per poi cercare di arricchirli con sonorità di rilievo come appunto la presenza di un’orchestra d’archi. Ci siamo rivolti ad un amico, il Maestro Corrado Trabuio, che ha grande esperienza nell’arrangiamento degli archi.
Ha capito subito che noi volevamo degli arrangiamenti molto spontanei, che arrivassero anche a un pubblico giovane, molto freschi, ritmati, anche perché con un’orchestra d’archi c’è sempre qualcosa di molto sinfonico, invece lui è riuscito proprio a cogliere anche degli aspetti più dinamici, più ritmici più divertenti anche per la realizzazione del disco.
Andrea Marchesini io lo conoscevo da tanti anni poi l’ho presentato a Marco, con lui avevamo già registrato “Italian Spirit in Japan” che era la versione live streaming che avevamo fato per il pubblico di Tokyo, per cui anche muovendoci sul panorama dei brani italiani contemporanei la presenza di una ritmica aiutava molto.
Speriamo in un futuro anche di riprendere a muoverci all’estero perché la musica italiana all’estero è molto apprezzata e quindi la presenza di Andrea potrebbe rendere il concerto ancora più ricco, più interessante.
Lui nasce come batterista. Noi siamo un po’ un trio atipico perché manca il basso ma è riuscito a inserire delle percussioni che vanno a toccare delle frequenze che ben si fondono con gli acuti della tromba e sui medi del pianoforte, un’amalgama interessante quindi.
Avete anche la presenza di un violinista indiano.
Esatto, questa presenza è sempre grazie ad Andrea che ha collaborato molto con musicisti indiani. Abbiamo così contattato questo suo amico violinista, gli abbiamo mandato dei demo che ha trovato subito interessanti e abbiamo inserito violino e tampura, elementi molto indiani.
Parliamo di contaminazioni con la musica classica, a questo punto si dimostra che la musica è una sola. Come si può portare la musica classica nel mondo di Vasco?
Marco: diciamo che sia io che Alessandro abbiamo una formazione classica e quindi siamo in un mondo che conosciamo bene. Appena si pensa alla musica classica viene comunque in mente un’orchestra d’archi. La nostra volontà era quella di non rendere questo album ne Jazz, ne work music, ne pop ma semplicemente un album strumentale in cui ognuno si potesse ritrovare nelle cose con cui ha più affinità. L’idea di aggiungere un’orchestra d’archi è stata sia un modo per noi di andare verso dei terreni meno jazz e più vicini alla classica ma anche un modo per celebrare la carriera di un artista cosi importante rimaneggiando tuti gli arrangiamenti originali.
“Vita spericolata” è un brano che è molto, molto lontano dall’originale con l’orchestra d’archi. Arrivati alla nostra età matura la vita diventa sempre meno spericolata e più nostalgica. era nostra volontà far scendere la lacrimuccia a chi l’ascolta pensando agli anni di quando era giovane cantava e viveva una “Vita spericolata”.
Difficile scegliere 15 cover nel grande panorama musical dei Vasco. Come avete fatto questa scelta?
Alessandro: l’inizio è stato proprio un po’ ripensare alle esperienze di gioventù, e poi, non me ne vogliano i puri jazzisti, ma Vasco ha qualcosa di jazz nella sua musica, basta scavare, perché non è mai scontato nei suoi brani.
In ogni suo disco c’è qualcosa che non è mai qualcosa di già sentito e questo nel jazz aiuta molto e quindi poi anche attivarsi dal punto di vista degli arrangiamenti, degli accordi, dello stravolgere sul piano armonico è tutto più facile.
Faccio l’esempio su “Siamo solo noi” che è un brano che hanno cantato tutti.
E’ stato tutto molto facile ed è la dimostrazione che anche Vasco nel suo mondo musicale riesce ad arrivare al pubblico perché è un pubblico molto eclettico, dove va a toccare non solo nell’ambito dei testi ma anche nell’ambito musicale mondi molto lontani e quindi il pubblico che ha è immenso e variegato.
Voi avete un grande successo internazionale ma in particolare nel mondo del Sol Levante. Secondo voi perché c’è questa grande attenzione alla musica che da noi manca?
Marco: secondo me la risposta è molto semplice… è il fatto di essere curiosi, cosa che agli europei manca.
In Oriente la gente anche se non conosce un artista, per curiosità va a sentirlo e magari poi non ci va più.
In Italia se il nome non è un nome mediatizzato la gente ci va molto poco…
Sono paesi che si sono aperti alla musica occidentale più tardi rispetto agli altri quindi c’è proprio una voglia di conoscenza.
Prossimi appuntamenti?
Il tour è iniziato il 25 di marzo da Bolzano, a breve annunceremo le nuove date anche perché ne stanno arrivando parecchie sull’estate. Con “Kind of Vasco” l’idea è quella di girare il più possibile l’Italia.