Questo inedito rappresenta una tappa importante della mia crescita, due minuti e venti in cui ho racchiuso un’emozione grande: la storia di un amore, quello che in cuor mio, credevo di non meritare più. Non un colpo di fulmine, ma la pacata sensazione di essere finalmente a casa e la melodia, che avevo in testa da tempo, ha trovato, finalmente, le parole.
Riccardo Foresi
Fidati di me il nuovo singolo di Riccardo Foresi con la collaborazione per testi, musica e produzione musicale di Angelo Funari perl’etichetta discografica SB Disco Italy, produzione video 2Scorpions di Alberto Del Bello e Marco Levantesi.
Un nuovo inedito per il cantautore marchigiano, un brano Pop ballabile e radiofonico dove il musicista si racconta con la semplicità e la schiettezza di chi sa come sia difficile, talvolta, fidarsi ed affidarsi.
Chi è Riccardo Foresi.
Riccardo Foresi, cantautore marchigiano, ha esordito come trombettista collezionando collaborazioni importanti e concerti su palchi prestigiosi, ma la musica non si è accontentata del successo ottenuto con lo strumento a fiato: la voce di Riccardo è diventata protagonista, prima come interprete e oggi come cantautore.
Bambino, inseguiva ammaliato la banda del paese, da ragazzo è sbarcato a New York con in tasca solo le sue speranze, trovando risposte e persone che hanno segnato e determinato la sua carriera. Oggi Riccardo Foresi è un cantautore, un trombettista, un musicista che ha saputo coniugare ogni sfumatura del proprio talento con la sua innata timidezza, che non rappresenta più un limite, ma un’opportunità.
L’intervista a Riccardo Foresi
Riccardo, si racconta per noi con sincerità, ripercorrendo le tappe di una strada, spesso in salita, che però, non ha mai abbandonato.
Per lui, un nuovo inedito, un brano Pop ballabile e radiofonico dove il musicista si racconta con la semplicità e la schiettezza di chi sa come sia difficile, talvolta, fidarsi ed affidarsi.
Riccardo come è nata Fidati di me?
Fidati di me è nata in un momento di grande ispirazione, in cui ho deciso di concedermi il tempo per seguire ciò che sentivo essere giusto per me. Questo inedito rappresenta una tappa importante della mia crescita, due minuti e venti in cui ho racchiuso un’emozione grande: la storia di un amore, quello che in cuor mio, credevo di non meritare più. Non un colpo di fulmine, ma la pacata sensazione di essere finalmente a casa e la melodia, che avevo in testa da tempo, ha trovato, finalmente, le parole. Ci sono momenti in cui la nostra vita sembra essere un puzzle che ha disperso il suo disegno. Poi, poco alla volta, ogni tassello trova il proprio posto, incastrandosi perfettamente. È quel preciso momento in cui ti ri-trovi negli occhi di un altro e capisci di doverti fidare, lasciando cadere ogni resistenza.
Ancora una volta Riccardo hai scelto la tua gente per condividere un momento importante girando il video, a “casa tua”. Perché hai fatto questa scelta?
Quando s’incastrano le cose, quando il destino compie il suo corso, nascono le cose migliori. Fidati di me, è un brano semplice che ha il compito di raccontare, quello che ho nel cuore. Cantarla così con la mia gente, a casa mia e leggere negli occhi di tante persone che mi conoscono, la comprensione e la condivisione di questo ennesimo passo, è stata un’emozione indescrivibile. Racconta la voglia di poter “ballare in mezzo alla gente” per poter palesare quell’amore che ha “ricomposto” la tua vita. Non è stato possibile girare un video clip esattamente come avremmo voluto, perché ancora distanziati, ma ho voluto ricordare in un “fermo immagine” un periodo da non dimenticare, facendone omaggio ai tanti che mi sostengono e mi vogliono bene.
Con la tromba hai all’attivo una carriera degna di nota, ma ad un certo punto è diventata la tua voce la vera protagonista. Come si è evoluta la tua passione?
La tromba e il canto non sono così distanti come si potrebbe pensare, infatti, c’è una forte connessione nella respirazione per il canto e per lo strumento a fiato. La voce e la tromba vibrano in noi e il suono della tromba amplifica quello che arriva da dentro. Sono le vibrazioni delle labbra, a emettere il suono e, per questo, è uno strumento intimo. La tromba e la voce sono antagonisti alla mia personalità: la tromba solitamente è solista come l’interprete. Entrambi contrastano la mia “paura di me”, la mia insicurezza. Se avessi scelto il violino, avrei potuto sperare di essere nella fila dei violini e nascondermi un po’ di più, mentre con la tromba, inconsciamente, ho cercato di superare la mia timidezza. Il timore di perdere tutto in questi due anni, mi ha spronato a portare a termine quello che sentivo essere il mio destino: dalle cover, che era come stare in seconda fila col violino, a scrivere i testi delle mie canzoni è stato come alzare l’asticella, avendo il coraggio di dire la mia. In questo percorso è stato fondamentale l’incontro con Angelo Funari col quale ho capito di “funzionare” e che le nostre idee potevano diventare realtà.
Hai avuto il privilegio di suonare e cantare su palchi prestigiosi e oggi il tuo percorso artistico di cantautore è ben delineato. La tromba che cosa rappresenta oggi per te?
Nei miei spettacoli la suono sempre e non mancano mai gli assoli. Ad un certo punto, nonostante la sua importanza per me, ho sentito di dover dare la precedenza al canto. È come voler fare a livello agonistico due sport, è impossibile. È parte di me, nella mia famiglia lo strumento a fiato è una costante. Per qualche anno l’ho abbandonata del tutto, poi l’ho ripresa. Ha un ruolo particolare, mi aiuta a ritrovarmi. Mi appartiene e mi rappresenta: è una grande parte della mia identità
New York e alcuni incontri destinici, hanno fatto di te ciò che sei, è così?
Assolutamente, anzi è il caso di dirlo e sottolinearlo. Ad un certo punto dal mio piccolo paese, cominciai a sognare di partire in cerca di fortuna per dare una svolta alla mia vita. L’America e New York erano i miei obiettivi e consapevole di voler studiare, progettando il mio viaggio, cominciai a cercare “insegnanti di canto” a New York. Ovviamente era un elenco smisurato, dove tra i tanti, trovai Miriam Jaskierowicz Arman. La contattai, telefonando dall’Italia, senza sapere nulla di lei. Prenotai un ostello e presi l’aereo per New York avendo in tasca solo la mia speranza e la voglia di farcela. Dopo due settimane, che ero lì andai da lei, a Brooklyn. Lei credeva che l’avessi scelta essendomi documentato sul suo lavoro, ma quando capì che non era così, mi disse “Se sei finito a casa mia, sicuramente non è un caso, ma il destino”. Credevo di sapere cantare, di avere esperienza, ma dopo la prima lezione, lei azzerò ogni convinzione. Capii di dover scegliere se affidarmi a lei, o andarmene. Scelsi lei. Da quel giorno per me, iniziò un viaggio incredibile con l’unica persona che poteva indirizzarmi, guidarmi. Mi sono messo nelle sue mani, non solo con la voce, ma come persona. Lei ha saputo farmi guardare in faccia le paure e le devo tutto. Ho scoperto il mondo meraviglioso della voce, che ho imparato a conoscere davvero, per la prima volta. Da lì, è partita ogni cosa. Non dormivo e nell’ostello facevo esercizi alla scoperta delle mie potenzialità. La voce è uno strumento sensibile ed è un attimo buttare via mesi di lavoro. Grazie a lei ho fatto tanto, aperto tante porte. Nonostante tutto, mi sono perso più volte, perché ho dovuto crescere e fare i conti con me stesso. Alla fine, lei c’era sempre a farmi ripartire, a guidarmi. A Miriam J. Arman sarò grato per sempre.
Hai ricominciato finalmente a suonare dal vivo?
Sì e questo è davvero meraviglioso. Come tutti quelli che fanno questo mestiere, sono felice di poter incontrare il mio pubblico e finalmente condividere i miei nuovi pezzi. Tanta energia e adrenalina di cui avevo un disperato bisogno e che mi emoziona tantissimo. Stiamo lavorando senza tregua ad altri brani e realizzando il video di Direzione New York. Insomma, avanti tutta, rassicurati e sospinti dal gradimento che il nostro lavoro ci sta regalando.