Nicoletta Filella, è una pianista classica, compositrice e cantautrice o come meglio ama definirsi musicista dalla nascita!
Unisce il suo smisurato amore per la musica con la sua attività di psicologa portando avanti in modo egregio entrambe le attività e fondendole insieme con grandi risultati.
Un’artista dalla personalità istrionica che ti trasmette tenacia passione e grande forza di volontà per perseguire la strada che le indica il suo più grande amore ovvero la musica, questa è Nicoletta Filella.
L’intervista a Nicoletta Filella
Pianista e psicologa come vivi e avvicini queste due cose e c’è un amore predominante tra le due?
Io mi definisco pianista o meglio musicista di nascita poi, come tu ben sai essendo anche tu pianista, la musica ci avvicina molto all’interiorità, all’inquietudine, alle vite, alle gioie e ai tormenti dei compositori che studiamo e poi ci fa conoscere noi stessi in profondità. Questo interesse mi ha portato a studiare psicologia, sono sempre stata interessata alle menti creative dei compositori e poi ho voluto anche studiare me stessa.
Credo molto alla funzione terapeutica della musica e proprio grazie a questo ho creato una disciplina che si chiama psicoterapia della musica, che non è musicoterapia, e che utilizzo con tanti miei pazienti: uso la musica in senso di composizione o ritmo per curare certi tipi di patologie dalla demenza, dal morbo di Parkinson da una parte a problemi relazionali dall’altra.
La cosa molto bella è che tu hai portato avanti entrambe le professioni, non hai messo la laurea in psicologia nel cassetto.
Si continuo a farlo con grandi sacrifici, non è sempre facile fare tante cose, ma io ho una fortissima passione e motivazione verso le cose che amo e così sento meno la fatica li per li però poi la accusso nel tempo.
Direi però che è come se non me ne accorgessi perché amo moltissimo suonare, insegnare, fare la terapeuta, scrivere, comporre.
Tu hai fatto un’evoluzione ovvero dalla “pianista classica solo esecutrice” alla composizione. Come è avvenuto questo processo creativo?
Io credo sia un limite fossilizzarsi e crogiolarsi nei propri saperi. Io ho sempre voluto, anche dopo il diploma (ora laurea) in pianoforte, esplorare altri mondi. Voglio suonare, cantare accompagnare soprattuto me stessa, scrivere testi, poi brani per pianoforte e orchestra e per altri strumenti. Io non mi definisco una cantautrice mi definisco una compositrice che accompagna con la voce.
Tu hai una tua orchestra, giusto?
Si ho diverse formazioni tra cui un’orchestra con musicisti provenienti da diverse parti del mondo e a seconda del concerto pianificato posso riorganizzare i diversi elementi.
Come, secondo te, la musica può entrare nel mondo dei bambini?
Dipende dall’età, ma direi soprattutto all’inizio tramite il gioco e il canto. A tre anni (io adoro insegnare ai bambini) faccio dei cori, mi metto al pianoforte e canto con loro e per me è bellissimo. E’ difficilissimo le prime volte perché sono molto agitati, poi però capiscono, dopo un paio di lezioni, che la musica è una cosa seria che possono essere seri e divertirsi al contempo e così mi regalano soddisfazioni enormi.
Il coro è molto utile perché ti permette di includere anche bambini che magari hanno difficoltà.
Sono anche molto convinta che si possa studiare seriamente fin da piccini, l’importante è come noi docenti proponiamo la musica anche in tenera età.
Se avessi una bacchetta magica e potessi fare una riforma dei programmi didattici dei Conservatori, cosa attueresti? Il tuo programma quale sarebbe, data la tua esperienza musicale, cosa metteresti come elementi fondamentali nella formazione di un musicista?
Io metterei la tecnica come elemento fondamentale, la lettura (non credo nell’imparare a suonare a orecchio), la teoria e il canto, molti ascolti che possano aprirti al mondo della composizione, sempre che questo sia nelle corde dell’allievo, e fondamentale far conoscere la storia della musica anche suonandola proponendo pezzi agli allievi.
Tu ai scritto tre dischi giusto?
SI. Il primo nel 2013 “Un po’ di me“, il secondo nel 2015 “Altre me” e l’ultimo che si chiama “Uno” che purtroppo non ho ancora potuto suonare in giro a parte al Giro d’Italia a Udine nel 2020 dove è stato scelto un brano Prelude per rappresentare appunto il Giro d’Italia.
Hai scritto durante la pandemia?
No, perché ero talmente euforica per l’uscita del mio disco che ho messo a punto gli ultimi pezzi e mi sono dedicata completamente a lui, alla scrittura, alla registrazione, ufficio stampa ecc.. con esiti buoni anche se manca assolutamente il live.
Ora però si sta riaccendendo la vena creativa quindi…
Hai suonato in una prestigiosissima sala di Milano che è il Teatro dal Verme. Che cosa ti resta di quel concerto?
E’ stato bellissimo, sono stata invitata a suonare da Radio Popolare per il passaggio tra il mandato del Sindaco Pisapia e quello di Sala, c’erano 3000 persone, tutte le televisioni e io l’unica musicista.
Ho suonato anche al Teatro Menotti con Andrea Mirò (la moglie di Ruggeri), per Piano City…
Un sogno nel cassetto se io potessi fartelo avverare: da dove vorresti partire per presentare il tuo ultimo disco?
“Blue Note” di Milano e di New York.
Torniamo al mondo della didattica che mi affascina sempre. Quanto ti da l’insegnare a te come artista? Cosa assorbi dal lavoro come insegnante?
Mi da molta soddisfazione vedere gli altri crescere e diventare bravi, io penso che ognuno non superi un altro perché ognuno ha la propria personalità e creatività.
Chi è il tuo compositore classico preferito ? Un tuo pianista di riferimento nella storia?
Domanda a cui mi è sempre stato molto difficile rispondere perché vado molto a periodi, mi piacciono moltissimo Bach, Chopin, Prokofiev e Rachmaninov, ma devo dire che il Barocco si sposa molto bene con la mia personalità.
Come pianisti ho sempre nel cuore Arturo Benedetti Michelangeli che rimane unico e inimitabile, mi piace molto Bill Evans, Herbie Hancok andando in America.
Il video di PRELUDE
Dove ascoltare Nicoletta Filella
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