Mirko Mosca ha 28 anni, è un ballerino e performer italiano che da molti anni calca prestigiosi palchi, passando con versatilità da un’opera musicale come “Romeo e Giulietta – Ama e cambia il mondo“, al tour con Baglioni “Al centro“, al balletto “Lo schiaccianoci” per il teatro dell’opera di Roma, alle trasmissioni televisive “Amici” e “Felicissima sera” su Canale 5. Un vero professionista che unisce al talento per l’hip-hop e il breaking, un costante allenamento, lo studio anche di danza moderna e contemporanea e ottime capacità di interpretazione, grazie alle quali riesce a passare da coreografie sensuali e intriganti, a balli ironici e divertenti, a pezzi drammatici e aggressivi.
In “Romeo e Giulietta – Ama e cambia il mondo”, tutto questo è molto evidente così come nel concerto “Al centro” di Claudio Baglioni entrambi con la regia e le coreografie di Giuliano Peparini e la collaborazione e la direzione coreografica di Veronica Peparini.
Lo incontriamo reduce dal successo dello show televisivo “Felicissima sera” con Pio e Amedeo andato in onda su canale 5 ad Aprile 2021. La televisione, che Mirko già conosceva bene avendo lavorato ad “Amici”, a Sanremo, allo show coreografico con Rosario Fiorello sulla Rai, e non solo, ha permesso anche in tempi di Covid di godere dell’arte e dello spettacolo. Iniziamo l’intervista proprio da qui.
L’intervista a Mirko Mosca
Le tue esperienze sono varie, la tua versatilità ti ha permesso di lavorare a teatro, in prestigiosi concerti con artisti italiani (Laura Pausini, Alessandra Amoroso, Claudio Baglioni…), stranieri e in televisione. Quali le differenze tra queste esperienze e quali le tue preferenze?
Ciao a tutti. Sì, ho fatto molte esperienze diverse in questi anni, direi che la differenza più grossa, per me, si possa notare più che altro tra ciò che può trasmettere il palcoscenico in un live o in un teatro rispetto alla tv. Entrambe le esperienze sono soddisfancenti e ricche di emozioni, ma trovo la performance televisiva molto differente per i ritmi e le tempistiche: è tutto più strutturato e macchinoso e questo è l’aspetto che rispetto ai live me la fa amare meno.
La differenza è proprio a livello emozionale, lavorare in tv dà soddisfazione, ma dietro ad una telecamera non si provano le emozioni che si provano grazie alla presenza del pubblico. Il teatro è interazione, è condivisione con gli spettatori. Ancora diverso è lavorare come corpo di ballo durante un concerto perché inizialmente il pubblico travolge e sommerge solo il cantante di affetto, di urla, di partecipazione vissuta e gridata.
Per esempio lavorando con Claudio Baglioni, che ha saputo raccontare le storie per la gente di intere generazioni, che ha composto canzoni in cui le persone si sono ritrovate, questo è stato molto evidente: il pubblico sceglieva di vedere il concerto naturalmente per lui, ma poi con il trascorrere del live, anche noi ballerini, comunicando emozioni forti agli spettatori ed essendo parte integrante dello spettacolo, venivamo apprezzati, applauditi, sostenuti e riconosciuti dalle persone.
Voglio concludere con un: W i live e W il teatro! 🙂
Tra tutte le esperienze fatte quale ti ha dato di più, quale ti ha arricchito maggiormente e perché?
Io sono una persona che quando ha finito un’esperienza chiude quel cassetto nella speranza di riaprine subito un altro. Non rimango mai troppo fossilizzato su un’esperienza finita perché spesso il mio pensiero si rivolge già a quello che potrà accadere dopo. Gli artisti, secondo me, dovrebbero essere sempre delle “SPUGNE”, ogni situazione artistica dovrebbe lasciargli qualcosa, positivo o negativo che sia, in me ogni esperienza ha lasciato un segno e un insegnamento. Non posso indicare un’esperienza in particolare, tutte assieme mi hanno portato ad essere come sono ora. Ci sono situazioni che mi hanno lasciato più ricordi o delle emozioni più forti e alle quali sono più legato, ma ogni esperienza ha lasciato qualcosa nella mia valigia.
In tempi di Covid, Rosario Fiorello prima e Pio e Amedeo dopo, hanno portato in TV degli show di grande qualità e tu hai fatto parte di entrambi nel corpo di ballo con le coreografie di Mommo Sacchetta. Quanto è stato importante riprendere e continuare a lavorare in un momento storico in cui l’arte e la danza sono stati ritenuti dai decreti “lavori non essenziali”?
Per chi come me si è sempre dedicato a questo nella vita e l’ha fatto con passione e impegno, ricominciare a lavorare non è definibile come “una semplice boccata d’aria” perché una boccata d’aria è fare qualcosa di normale, invece per me i lavori con Beppe Fiorello prima e con Pio e Amedeo dopo, sono stati proprio un ritornare a vivere, un poter rivivere, anche se non al 100 % date le restrizioni, quello che è sempre stata la mia vita. Per quanto riguarda ritenere l’arte un lavoro non essenziale, questo è proprio impensabile perché la musica e l’arte fanno parte della vita di tutti e accompagnano la gente in tutti i momenti piacevoli e di spensieratezza. Sfido chiunque a non aver almeno una volta nella vita cantato sotto la doccia, ballato al partire di una canzone conosciuta o sognato di essere un artista, ballerino o cantante sul palco…
Quindi se regalare emozioni, leggerezza, spensieratezza, sogni alle persone stando su un palco non è essenziale… lascio a voi concludere il pensiero.
Raccontaci la tua esperienza con Pio e Amedeo, il gruppo è apparso agli spettatori molto unito e in sintonia con i conduttori, è così? Puoi raccontarci un aneddoto?
Di Pio e Amedeo, una cosa che mi ha molto colpito, in cui un po’ magari mi rivedo, è che entrambi vengono da una situazione molto umile.
Al di là della comicità, che è un gusto personale, loro rappresentano la “normalità” portata sul palcoscenico, questa è la loro forza, è ciò che hanno trasmesso a chi lavorava con loro. Con questo non voglio dire che loro siano “ normali” anzi sono due “ pazzi “!!! 🙂
Per quanto riguarda il mio gruppo di lavoro,compreso Mommo il coreografo, si è creata una situazioni di vera condivisione, non solo in sala, ma anche nella vita quotidiana. Tutto ciò ci ha permesso di rimanere legati e di portare il meglio anche sul lavoro. Inoltre è un gruppo di ottimi professionisti, con grande carisma e talento.
Un momento speciale è stato il pianto finale… questo programma è stato rimandato per un anno e mezzo a causa del Covid e tante persone che ne hanno fatto parte, hanno vissuto questa ripresa in un modo forte, mi porto nel cuore il pianto finale dell’ultima puntata, un pianto liberatorio, condiviso, spontaneo e unico.
Si sente spesso dire che l’Italia non tuteli i lavoratori dello spettacolo e che spesso i talenti debbano trasferirsi all’estero per essere maggiormente valorizzati e soprattutto tutelati. È così secondo te? Puoi spiegarci come dovrebbero cambiare le cose in Italia?
Il pensiero da un po’ di anni, e non sono pochi, è che l’Italia non valorizzi più l’arte come in passato in tutte le sue forme, nel nostro paese infatti spesso vengono valorizzate cose che forse potrebbero essere, a mio modesto parere, addirittura ignorate, si dà visibilità ad alcune situazioni che potrebbero essere lasciate in 2°, 3°, 4°, 5°, 6° (devo continuare?) piano… mentre si tralasciano situazioni più interessanti sia a livello artistico che a livello umano.
Vero è anche che, secondo me, un artista dovrebbe anche tutelarsi, proteggersi e volersi bene da solo… spesso in Italia, proprio perché siamo poco considerati, pur di far parte di qualcosa nell’ambito artistico, alcuni ballerini e performer accettano condizioni di lavoro sfavorevoli per poi, in una situazioni di emergenza come quella appena passata, lamentarsi per la poca considerazione. All’estero l’artista ha un riconoscimento sociale ed economico decisamente diverso.
Tu fai anche stage di danza in varie scuole in Italia portando la tua esperienza e la tua creatività ai ragazzi che studiano con te. L’attività di insegnante ti piace? Che cosa ti dà in particolare? Come scegli le scuole dove fare i workshop?
Al di là di chi sia il professionista che insegna, io o qualcun’altro, credo sia nell’interesse delle scuole dare ai propri allievi più materiale possibile per arrivare al proprio obiettivo cioè formare ed educare i ragazzi alla danza, non necessariamente per diventare professionisti, ma per lasciare loro un’esperienza significativa.
Nella vita ho avuto la fortuna di incontrare insegnanti che mi hanno lasciato molto sia dal punto di vista umano che artistico (cosa che non è così scontata), sono sempre stato legato ai docenti che ho incontrato, li ho sempre visti con rispetto e ammirazione. Crescendo e iniziando a insegnare, quello che mi veniva più naturale era quindi metterci la stessa passione e la stessa dedizione che mi era stata trasmessa, per lasciare qualcosa agli allievi come è stato fatto con me, aggiungendo ovviamente quello che di personale posso dare.
Un consiglio che mi sento di dare a riguardo è quello di non chiudersi dentro 4 mura, di approfittare di tutte le opportunità, di aprire i propri orizzonti studiando e vivendo più esperienze possibili. Auguro a tutti una buona danza ! 🙂
Che progetti hai per il tuo futuro? Ci sono proposte imminenti e concrete? Che cosa invece vorresti ancora realizzare nella tua carriera?
Nel mio futuro, in questo momento, ci sono cose molto interessanti ma, dato il periodo che stiamo vivendo e un po’ di scaramanzia, rimaniamo silenziosi! : -)
Nonostante, per fortuna e spero non solo, abbia potuto godere di tante esperienze in Italia e in Europa, la mia “fame artistica” non si ferma mai, il desiderio è quello di far parte di “cose sempre più grosse”, non importa dove, ma che siano situazioni che mi permettano di crescere e di dare una continua evoluzione a quello che ho fatto finora. Bei cachet sono sempre graditi in ogni ambito ahahhah 🙂
Grazie a Mirko per essersi aperto e aver chiacchierato con Dejavù, il suo “fuoco artistico” è emerso da queste risposte, ma ovviamente ancora di più viene fuori quando può regalare il suo talento e la sua arte su un palcoscenico!
Gli facciamo il nostro più sincero in bocca al lupo e ci lasciamo con la promessa di tenerci aggiornati!