“Mare fuori – Il musical” di Cristiana Farina, Maurizio Careddu, Alessandro Siani al Teatro Alfieri – Torino
Lo spettacolo “Mare fuori – Il musical”
“L’Istituto di detenzione minorile è una bolla in cui “ragazzi interrotti” hanno la possibilità di capire chi sono e cosa vogliono al di là di cosa sono stati fuori da quelle mura. È una parentesi di sospensione in cui hanno la possibilità di navigare nel loro mare interiore, fare nuove scoperte e conoscere nuovi mondi.
Mentre fuori imperversa la guerra dei Ricci contro i Di Salvo, dentro l’IPM i loro eredi, Rosa Ricci e Carmine Di Salvo, si trovano l’una contro l’altro ma, in modo inspiegabile tra loro sin da subito inizia a scorrere una corrente magnetica che presto si trasforma in un sentimento forte e travolgente. I due ragazzi non possono sottrarsi a quello che provano e Beppe ne approfitta. L’educatore vede infatti proprio nel loro amore l’antidoto per l’insensata e tragica guerra tra le loro famiglie.
La scoperta dell’amore è come un’onda che travolge tutti i nostri protagonisti e, pur manifestandosi in diverse forme, conduce tutti alla scoperta di nuove parti di se stessi. Qualcuno di loro si trova perso a causa di questa emozione sconosciuta, qualcun altro invece vive questo sentimento come faro nella notte e si fa guidare dalla sua luce abbagliante. La musica è protagonista principale di questa epopea e ci accompagna in questo tortuoso ma avvincente percorso di crescita.” (Cristiana Farina, Maurizio Careddu ,Alessandro Siani)
La serie tv più amata dal pubblico italiano e non solo, è diventata un Musical con i brani originali della serie. Il musical diretto da Alessandro Siani ha tra i protagonisti anche alcuni tra i volti più amati della serie tv.
Nel carcere minorile di Nisida, i ragazzi da dietro le sbarre guardano oltre, verso il mare libero e immenso, un sogno per loro e la detenzione è ancora più dura guardando il “Mare fuori”.
La versione teatrale affronta temi importanti: le motivazioni che hanno portato in carcere i ragazzi, la famiglia distrutta nei suoi valori profondi, la lotta fra le bande, la delinquenza che trascina un adolescente a fare scelte sbagliate. Una riflessione sulla gioventù, figlia di un destino amaro e inaccettabile.
Cast artistico e tecnico di “Mare fuori – Il musical”
Cast artistico:
Andrea Sannino Beppe Romano (educatore), Antonio Orefice Antonio “Toto” Ascione, Maria Esposito Rosa Ricci, Mattia Zenzola Carmine Di Salvo, Giuseppe Pirozzi Raffaele Di Meo (Micciarella), Enrico Tijani Diego (Dobermann), Antonio D’Aquino Milos, Giulia Luzi La direttrice, Carmen Pommella Nunzia, Emanuele Palumbo Ciro Ricci, Leandro Amato Don Salvatore Ricci, Antonio Rocco Comandante, Christian Roberto Filippo Ferrari, Giulia Molino Giulia, Bianca Moccia Viola Torri, Angelo Caianello Gianni Cardio Trap, Pasquale Brunetti Pino Pagano, Yuri Pascale Langer Luigi di Meo (Cucciolo), Sveva Petruzzellis Serena Rizzo, Anna Capasso Nanà, Fabio Alterio, Benedetta Vari
Cast tecnico
Regia Alessandro Siani
Scritto da Cristiana Farina, Maurizio Careddu, Alessandro Siani
Direzione musicale Adriano Pennino
Coreografie Marcello e Mommo Sacchetta
Aiuto Regia Pino L’Abbate
Scenografo Roberto Crea
Light Design Carlo Pastore
Actor Coach Gennaro Silvestro
Vocal and song director Mauro Spenillo
Casting Director Marita D’Elia
Direttore di produzione Umberto Papa
Direttore di scena Paolo Bandiera
Effetti Speciali Clonwerk srl
Scenografie Tecnoscena
Service Audio Luci Mod srl
Costumi Eleonora Rella e Lisa Casillo
Trucco e Parrucco Maria Sorvino e Accademia Trucco L. Paduano
Ufficio Stampa Giusi Battaglia Comunicazione
Social Media Manager Wannabe Management
Consulenza Legale Avv. Dario De Cicco
Produzione Best Live
Intervista a Mattia Zenzola
Qual è la forza di questo spettacolo che è una difficile trasposizione teatrale di una serie TV ? Qual è il segreto del successo di un musical in scena per il secondo anno di seguito?
Parto dal fatto che per me Alessandro Siani ha avuto un colpo di genio nel decidere di portare una serie tv virale e importante in teatro: non era facile!
La forza di questo spettacolo penso sia quella di parlare di tematiche purtroppo attuali come la violenza tra i giovani, tra bande rivali, ma sempre con uno sguardo ottimistico di speranza nel futuro, credendo nell’amore come unica vera arma per abbattere gli ostacoli che dividono le persone. Questo è anche il messaggio che vuole portare il mio personaggio, Carmine, che nasce da una famiglia poco raccomandabile e cerca in tutti i modi di essere diverso, di non crescere come gli altri e lo fa attraverso l’amore, infatti la relazione con Rosa, (interpretata da Maria Esposito) cambia la sua vita in meglio.
Come definiresti lo spettacolo? Mi puoi dire tre aggettivi o tre espressioni per descrivere “Mare Fuori” e perché?
Senz’altro è entusiasmante perché ci sono tanti colpi di scena non indifferenti, quindi non è mai monotono; è attuale perché tratta temi di grande rilevanza sociale, e infine è molto dinamico perché penso passi da una tematica a un’altra in maniera molto veloce, passa da un pezzo cantato. a un pezzo ballato e a un pezzo recitato con dinamismo.
Il tuo personaggio è Carmine Di Salvo. Cosa c’è di te in lui? Cosa hai portato di Mattia in lui? E invece c’è qualcosa che ti risulta difficile da interpretare perché non ti assomiglia?
Sicuramente di simile tra me e Carmine ci sono la voglia di vedere sempre il buono negli altri e la determinazione di continuare a credere nell’amore, nonostante il clima d’odio che lo circonda. Di me ho portato il ballo!
Mi chiedi cosa è stato difficile da interpretare di Carmine? Sicuramente la sua sicurezza in determinate cose che a volte a me manca perché io sono un ragazzo di fondo molto insicuro. E poi l’accento napoletano che ho dovuto studiare!
Qual è la tua scena preferita e perchè?
Allora, ce ne sono due in realtà. La prima è quella in cui Carmine e Rosa (io e Maria) fantasticano un po’ su come sarebbe stata la loro vita se non fossero finiti in carcere. Il suo sogno era quello di fare il barbiere, mentre lei avrebbe voluto continuare a studiare e laurearsi.
Quindi noi siamo lì chiusi dietro le sbarre a pensare a come sarebbero potute andare le cose…E poi quelle sbarre pian piano, diventano spazi aperti dove poter sognare, come se uscissimo per qualche minuto da quel carcere. Quindi inizio a pensare a me che faccio il barbiere mentre taglio i capelli, lei si vede con un libro in mano, insomma è una scena molto bella e intensa, a me piace un sacco.
Poi la seconda è senz’altro quella del pezzo cantato con Maria, perché per me è stata una scommessa e ho scoperto che è una cosa che realmente mi piace.
Mi sono divertito un sacco a fare un pezzo cantato e ballato allo stesso tempo, è una cosa che mi è piaciuta e mi continua a piacere tanto, mi dà tanta soddisfazione fare quella scena!
Parliamo di Mattia: dalle gare di danza latina, alla tv, al teatro. Quali sono le differenze tra questi “mondi”? Cosa ami di più della danza, della tv e del teatro?
Allora, come hai detto bene, ho iniziato con le gare, quindi con le danze latinoamericane che sono una danza sportiva, fatta di competizioni continue, internazionali e nazionali.
Quello è stato il mio percorso fino a prima di Amici. E poi c’è stata Maria De Filippi, c’è stata l’opportunità di Amici; la televisione ha cambiato il mio modo di vedere le cose, la danza e l’arte perché mi ha aperto a 360° la mente, prima era molto schematico! Allenamento, gara, allenamento, gara, l’obiettivo era vincere la gara, fine.
La principale differenza è proprio questa: in TV puoi esprimerti meglio, a 360° con corpo di ballo, scenografie e coreografie molto diverse.
Il teatro è stato una rivelazione, non l’avevo mai fatto e mai frequentato, è stata una scoperta perché il musical ti permette di esprimerti in tutte e tre le tipologie di arte, il canto, la recitazione e il ballo e con esso ho scoperto che oltre alla danza ci sono altri modi di esprimere quello che sentiamo che a me piacciono tanto e non l’avrei mai saputo se non avessi fatto il musical! Sono contento di questo e magari un domani, potrei fare altro anche in questo ambito, perché mi piace.
Un’altra differenza importante è che in TV vedi una telecamera e quindi cerchi di immaginarti le persone che sono a casa, ma le senti poco.
Nel teatro vedi tutto, senti il pubblico presente e per questo a volte il teatro è più difficile della televisione perché ti mette un po’ più alla prova. A volte hai 2000 persone davanti a te ed è più difficile mantenere la concentrazione e rimanere nella parte, mentre in TV hai delle telecamere ed è più semplice. Ci sono comunque pro e contro in entrambi perché la TV dà un’esposizione e una visibilità incredibili. Io penso che la TV per un artista sia fondamentale perché veramente ti fa conoscere a milioni di persone ed è un mezzo fondamentale, se si vuole puntare in alto infatti non deve mancare la televisione.
Che rapporto hai con il successo? Hai detto prima di essere a volte un ragazzo insicuro. Com’è stato il tuo vincere Amici? E ora far parte di questo musical molto seguito dal pubblico?
Diciamo che quando sono entrato ad Amici di Maria De Filippi, veramente ero uno scricciolo, piccolino, pieno di insicurezze, mi nascondevo da ogni cosa, mettevo il ciuffo giù sul viso fino alle labbra; Amici è stata una scuola per me, una scuola vera di vita perché mi ha aiutato comunque ad apprezzarmi per quello che sono. Ovviamente non sono ancora riuscito a farlo al 100%, però sono migliorato. Una volta che ti vedono milioni di persone, tu dici “Ok, hanno visto tutti che sono così, me ne faccio una ragione!” Dopo un programma così hai più consapevolezza di quello che sei.
Poi ovviamente dopo aver vinto il programma, al di fuori, è stato bellissimo perché ho conosciuto tante persone che mi hanno dimostrato di essermi vicine, che fanno chilometri per vedermi, a cui in un determinato periodo della loro vita posso strappare un sorriso, a cui con una coreografia posso migliorare la giornata. Queste sono cose importanti per me appunto per il fatto che sono una persona insicura; sapere che ci sono delle persone che mi vogliono bene, leggere messaggi positivi mi dà sicurezza, mi rassicura un po’.
Intervista a Giulia Luzi
Qual è la forza di questo spettacolo che è una difficile trasposizione teatrale di una serie TV ? Qual è il segreto del successo di un musical in scena per il secondo anno di seguito?
Secondo me, innanzitutto, il cast, ci sono ragazzi molto giovani e ci sono anche attori navigati con anni e anni di esperienza. Per me questo è molto bello, è straordinario vedere questo confronto, vedere i ragazzi, per esempio il più giovane di tutti, Giuseppe Pirozzi che non ha neanche 18 anni, magari vicino a un Leandro Amato che invece ha 60 anni… Vederli lì che si scambiano opinioni, lui che gli dà dei consigli e Giuseppe che ascolta lui o Carmen Pommella, che è un’altra attrice di grande talento e di grande esperienza. Insomma la forza dello spettacolo è soprattutto il cast secondo me.
Si vede che c’è un bel gruppo unito, che si aiuta, che si supporta, fatto di tante persone. È bello vedere un palco pieno e variegato e poi sicuramente la forza viene anche dal nome della serie e del suo grande successo che ha attratto tanto pubblico, ma allo stesso tempo lo spettacolo non fosse piaciuto magari si sarebbe fermato alle prime repliche. Invece il fatto di avere una seconda tournée con dei teatri molto affollati, chiaramente vuol dire che il musical ha funzionato.
Come definiresti lo spettacolo? Mi puoi dire tre aggettivi o tre espressioni per descrivere “Mare Fuori” e perché?
Direi: sorprendente, intenso e divertente.
Sorprendente perché non ci si aspetta che da una serie così di successo ne esca fuori uno spettacolo altrettanto di successo, che riesca a raccontare in maniera fedele tre stagioni; non era assolutamente semplice racchiuderle in due ore, perché un conto è avere tutto il tempo di sviluppare i personaggi con tre stagioni e 12 episodi più o meno a stagione, un conto è invece dover racchiudere tutto il racconto in due atti di spettacolo. Quindi già questa era una grandissima sfida e sorprende, secondo me, perché ci riesce molto bene, anche aggiungendo qualcosa in più rispetto alla serie.
Intenso perché si vivono emozioni molto forti, si piange e si ride, è uno spettacolo che non rimane in superficie, ma lascia delle impronte.
Divertente perché con un regista come Siani, che conosciamo essere un grande comico e che ha messo anche del suo, alcune scene corali sono particolarmente allegre e fanno davvero divertire il pubblico.
Quale messaggio si porta a casa il pubblico dalla visione di “Mare fuori il musical”?
Un messaggio di speranza, perché Alessandro Siani ci teneva tanto a sottolineare questa macro tematica che emerge durante tutto lo spettacolo. La serie è molto, molto crudele, è violenta, e c’è anche un certo tipo di cinismo, secondo me. A un certo punto, invece, serviva anche lasciare il pubblico e salutarlo con un grande messaggio: tutti si possono salvare. Quindi, nonostante lo spettacolo finirà con un colpo di scena che non ci si aspetta, che non lascia a cuor leggero, allo stesso tempo, subito dopo c’è un grande messaggio di speranza. Siamo orgogliosi per questo, il messaggio positivo ci rende molto felici perché vediamo che al pubblico arriva forte.
Il tuo personaggio è la Direttrice del carcere minorile. Cosa c’è di te in lei? Cosa hai portato di Giulia in lei? E invece c’è qualcosa che ti risulta difficile da interpretare perché non ti assomiglia?
Sicuramente porto in lei la mia precisione, il mio rigore, è un ruolo molto di responsabilità, la Direttrice porta un po’ tutto sulle sue spalle, è comunque una finta cattiva, la vediamo all’inizio molto severa e molto chiusa nelle sue idee, ma in realtà non vuol far fare nulla ai ragazzi per paura di sbagliare. Col passare del tempo invece poi si affida molto, soprattutto a Beppe l’educatore, e capisce durante il corso dello spettacolo di aver fatto bene, perché in fin dei conti Beppe si dà tantissimo ai ragazzi e loro lo rispettano e gli vogliono bene, iniziano a fare squadra con lui.
Chiaramente per me è stata una sfida affrontare questo personaggio perché è la prima volta che incontro un personaggio forse anagraficamente anche un pochino più grande di me, quindi ho dovuto tirar fuori il mio lato più maturo, quello di donna più adulta. Non siamo proprio lontane, però chiaramente ho lavorato di più per interpretarla bene, rispetto ad altri ruoli anagraficamente più vicini a me.
Parliamo di Giulia: performer di musical, cantante, attrice, personaggio radiofonico. Cosa ti senti di più? Giulia è più attrice, più cantante, più performer? E riguardo al teatro, di cui parliamo in particolare in questa intervista, quali aspetti ami di più?
Allora, guarda, è veramente molto difficile rispondere a questa domanda perché in realtà non mi sento puramente nessuna delle tre cose, cioè a me piace stare su un palco, a me piace essere una performer, esibirmi, ma in generale mi piace esprimermi attraverso l’arte, che sia il canto, o la recitazione. Mi piace, vivo di questo, mi dà emozioni. Io non sono una persona egocentrica nella vita, però sotto il punto di vista artistico io dico che se non si è un po’ egocentrici non si può fare gli artisti, no?
Quindi quando sto sul palco mi piace proprio avere l’attenzione ed esprimermi e spero di poter proseguire sempre in questo senso. In questo momento, l’Italia si sta un pochino più aprendo a tipologie di artisti poliedrici, come me, invece quando ho iniziato la mentalità era molto più chiusa. Chiaramente non tutti, secondo me, possono fare tutto ed è giusto che un professionista sfrutti il proprio punto di forza, però perché non sperimentare anche altro se c’è la possibilità e se ci si sente capaci?
Quindi io spero di poter continuare a sfidare me stessa, a coltivare tutte le mie passioni che sono tante, che riguardano tutte il campo artistico e si completano fra di loro e spero di continuare a formarmi sempre di più come un’artista completa.
Per quanto riguarda invece il teatro, mi piacciono l’emozione del pubblico, l’emozione della prima volta che non si può ripetere, della prima che deve essere quella buona e mi piace sfidare sempre me stessa ogni sera di più. Il lato secondo me negativo del teatro è che, se fai una lunga tournée, porti in scena sempre la stessa cosa. E quindi io dove trovo il mio stimolo? Nel ricominciare ogni sera come se fosse la prima volta e nel rifare tutta l’analisi del mio personaggio, ripercorrere tutto il suo percorso, tutta la sua storia e nutrirmi delle emozioni che mi dà il pubblico.
Un grazie speciale a Giulia e Mattia per essersi raccontati e averci svelato i lati più emozionanti ed interessanti di questo spettacolo in scena dal 4 al 6 gennaio al Teatro Alfieri di Torino e poi fino al 2 marzo nei principali teatro italiani.
Grazie all’Ufficio stampa Giusi Battaglia Comunicazione
e all’Ufficio Stampa Poltronissima di Fabrizio di Fiore Entertainment e del Teatro Alfieri di Torino