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Marco Di Noia: un tocco robotico agli “Spaghetti Western”. Il nuovo singolo “Westworld”. Intervista esclusiva
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Marco Di Noia: un tocco robotico agli “Spaghetti Western”. Il nuovo singolo “Westworld”. Intervista esclusiva

Marco Di Noia

In questo videoclip ho voluto rendere omaggio agli “Spaghetti Western” aggiungendo quel tocco robotico, coerente con il concept dell’EP e con la fiction a cui è ispirato il brano. Per tale ragione, nel mio video d’ispirazione b-movie, le scazzottate e le pallottole sono state sostituite dagli ologrammi e dai raggi laser.

Marco Di Noia

Westworld”(Feat. Renato Caruso e Giulia Monti) è il nuovo singolo del cantautore e sperimentatore milanese Marco Di Noia, estratto da “La sovranità dei robot”, l’ultimo ed originale Ep dedicato ai robot e suonato insieme a due dei più famosi robot del mondo: iCub e Teotronico.  

Ispirato all’omonima serie televisiva e a Il Mondo dei robot”, film di Michael Crichton del 1973, il branoWestworld” ospita un particolare esperimento di audio morphing tra le performance reali di Renato Caruso (chitarra acustica) e Giulia Monti (violoncello) e quelle virtuali di Ace of Lovers e Alberto Cutolo: un’idea del cantautore, per replicare in musica l’alternanza tra gli uomini e i loro cloni androidi, attorno a cui ruotano le fiction televisiva e cinematografica, a cui è dedicato il testo della canzone.

Chi è Marco Di Noia

Marco Di Noia
Marco Di Noia tra musica e sperimentazione.

Cantautore e giornalista milanese, con due lauree in materie umanistiche e un dottorato in culture e letterature comparate, caratterizzato da una forte propensione alla sperimentazione, ai concept-album e una particolare voce di quasi quattro ottave di estensione vocale. Dopo alcuni singoli, un Ep e alcuni premi, nel 2018 pubblica Elettro Acqua 3D, innovativo concept app-album per cellulari, patrocinato da Amref Health Africa, e si esibisce in pionieristici concerti in 3D audio. Con Leonardo da Vinci in pop, pubblicato nel 2019, Marco porta gli strumenti ideati dal genio rinascimentale a suonare per la prima volta con quelli moderni. Il singolo dell’album Stella del popviene scelto come colonna sonora del videogiocoLa corsa di Leonardo”. Da ottobre 2020 collabora con il Dipartimento di Design del Politecnico di Milano in materia di musica, design e innovazione tecnologica. Ad aprile 2021 il DETA – Dipartimento Europeo per la Tutela degli Androidi premia con una targa l’ultimo Ep di Marco, “La sovranità dei robot”, e lo stesso lavoro diventa oggetto di un paper accademico dal titolo “Human to Artificial (H2A): from Duets with Robot to a New Model of Relationship” presentato a Content 2021, la 13esima conferenza internazionale sulle tecnologie applicate ai contenuti creativi, tenutasi in Portogallo.  

L’intervista a Marco Di Noia

Per prima cosa complimenti per il brano e per il video “La sovranità dei Robot” che trovo fantastici! Si parla sempre di innovazione e questo video secondo me è innovazione. Da questo tuo viaggio musicale hai dedotto che sia meglio un essere umano o un robot?
Al momento per quello che è la robotica, dietro ad un robot c’è sempre e comunque un umano. Quindi al momento meglio sicuramente essere un umano.

Come arrivi al mondo della robotica? Tu in realtà nasci con delle lauree nel mondo umanistico.
Tre anni fa ho pubblicato un progetto che era innovativo che si chiamava “Elettro Acqua 3D” che è stata la prima licenza Siae di un album che mi ha dato poi modo di esibirmi in concerti in 3D audio per un concept album sull’acqua. Poi si è unito a questo un EP su Leonardo Da Vinci, sempre un concept, che aveva la particolarità di avere all’interno gli strumenti ideati da Leonardo e riprodotti dal liutaio Michele Sangineto. A quel punto volevo continuare su questa scia dei concept e mi sembrava che la tematica della robotica fosse attuale, per un collegamento al mio lavoro su Leonardo Da Vinci, perché fu uno dei primi a costruire alcuni prototipi di robot, per quello che poteva essere nel rinascimento. Infatti anche la copertina rappresenta un uomo Vitruviano assemblato con pezzi di robot famosi.

Quindi la tua ispirazione musicale, per questo tuo progetto, è un’ispirazione che nasce da tutto un percorso di studio su questo argomento.
Una volta scelta la tematica che voglio trattare mi documento molto. Per il progetto su Leonardo avevo letto diverse biografie, libri di critica, sono andato a vedere le mostre. In questo caso mi sono dovuto leggere un libro di robotica perché, dovendo parlare con gli scienziati dell’Istituti Italiano di Tecnologia, mi serviva una minima infarinatura per non dire castronerie o per poter parlare più o meno la loro lingua.

Marco Di Noia cantautore, sperimentatore, giornalista. Qual’è il primo Marco?
Il Marco creativo di quando andavo alle elementari e disegnavo, dipingevo, facevo componimenti satirici… Sono nato creativo, già da bambino ero considerato quello più bravo a disegnare e poi crescendo la mia valvola di sfogo creativo è diventata la musica.

Marco di Noia
Marco Di Noia, cantautore Italiano.

Come approdi al mondo musicale?
Ci sono arrivato tardi, nel senso che ho cominciato a cantare intorno ai 21 anni vincendo una gara di canto amatoriale in un villaggio turistico. Poi ho cominciato a suonare in una cover band di ragazzi che avevano 6/7 anni meno di me. Facevano cover dei “Nirvana”, “Guns N’ Roses” ma la cosa forte era che era la prima band sia per me che per loro. Tra loro c’era alla chitarra Giulio Lella che è il produttore, chitarrista e compositore di tutte le musiche di Irama e alla batteria Simone Ferrari che è stato per due anni il direttore creativo di X Factor. Per un breve periodo a suonato con noi anche Stefano Civetta che è stato l’unico fonico italiano a lavorare agli Abbey Road Studios.

La tua voce ha un’estensione di quasi 4 ottave…
Cantabili, perché se andiamo anche a calcolare il registro di vocal fry o il registro di fischio che sto iniziando a sperimentare allora anche di più. Ma di tessitura cantabile sono circa 4.

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Ma tutto questo di natura o hai fatto un percorso tuo per sviluppare questa estensione vocale?
Sicuramente arriva dalla natura la caratteristica fisica delle corde vocali di essere tanto elastiche da poter cantare una tessitura femminile. Arriva dalla natura il fatto che probabilmente ho una cassa di risonanza interna da bari-tenore. Poi è chiaro che tutte queste doti si vanno ad affinare con la tecnica. I toni acuti sono un qualcosa che mi viene in modo molto naturale. Qualche maestro voleva spingermi a fare la carriera da controtenore ma non ho mai voluto fare la carriera lirica perché avrei dovuto usare solo una vocalità e io non volevo rinunciare ne a una parte ne all’altra.

“Può la mente artificiale conoscere l’amore più umano dell’umano?”, mi spieghi questa frase?
Tutti i brani, a parte uno, hanno tutti una forte ispirazione cinematografica. Io nei miei trascorsi universitari ho fatto anche dei corsi di critica cinematografica e quindi quando guardo un film mi piace non solo analizzare la storia ma anche la simbologia e tutto quello che il registra ha messo nel film. In questo caso la frase che tu hai citato veniva dal fatto che ho analizzato la versione di “Blade Runner” di Ridley Scott. La generazione Nexus X, che era la generazione dei replicanti protagonisti, aveva come claim commerciale “Nexus X più umano dell’umano” e tutto è legato alla storia d’amore che alla fine intercorre tra un replicante e Harrison Ford che è poi un altro replicante. Tutto il film ruota intorno all’importanza dei ricordi, quanto i ricordi ti rendano vivo, tanto che delle macchine credono di essere vive e di amare più di un umano.

Sei stato invitato al TEDX a parlare di sperimentazione musicale. Questa sperimentazione quanto è importante oggi nel momento musicale che stiamo vivendo per creare realmente qualcosa di nuovo? Si cerca sempre quello che poi è l’XFactor o quella che è chiamata la novità.
Dipende dal livello in cui ci collochiamo, se a livello artistico o televisivo. Ciò che viene ricercato da alcuni programmi non è qualcosa di sperimentale a livello artistico ma la ricerca di qualcosa che funzioni a livello televisivo che è un’altra cosa. A me pare che si stia cercando sempre di più di rendere Influencer o personaggi televisivi dei cantanti, più che rendere i cantanti degli influencer che dovrebbe essere la cosa più corretta per la musica. Per quanto riguarda la sperimentazione musicale come per la sperimentazione in generale io non sono uno di quelli fossilizzati su ciò che è sperimentale se non nella misura in cui dalla sperimentazione si trovano degli strumenti per poi comunque arrivare all’arte quindi non una sperimentazione fine a se stessa.

Prossimi passi?
Sono diventato collaboratore per arte e innovazione della facoltà di Design del Politecnico di Milano con cui ho un progetto molto affascinante di cui al momento non posso parlare… ma vi assicuro che è bellissimo!

Il video di Westworld

l videoclip, curato dalla casa di produzione Millenari e dal gruppo Stardust, con la regia di Danila Cesile, è stato ripreso presso il villaggio Kayoka City del Pegaso Ranch e in altre location della provincia romana, già set di “Lo chiamavano Trinità”, omaggiato nel video insieme altri celebri film “western all’italiana”.
Ideato da Marco di Noia, con la consulenza alla produzione artistica dello storico discografico Mimmo Paganelli, il videoclip ospita il cammeo di Ermes Maiolica, presidente del DETA. Mentre, nei panni dell’antagonista, recita Alberto Cutolo, compositore musicale del brano.

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