Scrivere in versi per me è una sfida per arrivare al pubblico più alto,
Lisa Di Giovanni – Poetessa e Editor
quello dell’anima.
La Ferocia con il Pizzo torna in una nuova edizione negli scaffali delle migliori librerie di tutta Italia e negli store online, arricchita stavolta da splendide illustrazioni in stile manga a cura dalla talentuosa Stefania Diaferia che, dopo aver letto con molta attenzione le poesie, ha voluto rappresentare in versione assai speciale l’autrice con la meravigliosa immagine che troviamo in copertina.
Fresca e genuina ma assolutamente adatta per rappresentare una donna dalla spiccata sensibilità che non ha mai smesso di ascoltare il famoso fanciullino di pascoliana memoria, a lei tanto caro.
Di cosa ci parla “La Ferocia con il Pizzo”.
Una silloge poetica quella della di Lisa Di Giovanni, grande esperta di comunicazione e autrice sopraffina fin da giovane, che parla d’amore e che lo emana, come un profumo ora più dolce, ora più speziato, o ancora muschiato, da tutti i pori, memore però del fatto che ognuno di noi, proprio come ogni sentimento che si rispetti, ne abbia uno che è ben distinguibile e assolutamente originale. Ed è per questo che va in qualche maniera protetto e tutelato. Protetto sia dalle ondate di calore che dai venti gelidi.
L’amore è un sentimento che talora ha l’urgenza, persino assai impellente, di farsi vivere, altre volte sa aspettare, mentre altre chiede rispetto e persino alla tanto celebre privacy della quale oggi giorno si discute più che mai. Ma è in ogni caso è profondamente vero e merita pertanto di essere vissuto fino in fondo, dall’alba al tramonto. Non ha paura di esistere e, tra le pagine, c’è un invito, ora più implicito, ora più esplicito, a lasciarsi andare: la vita ha in serbo per ognuno di noi tante sorprese e noi non possiamo coglierle al volo. L’importante è che ognuno di noi abbia il proprio mare e la propria rotta ben precisa, stampata non in testa, ma nel cuore e nell’anima.
Conosciamo meglio Lisa Di Giovanni.
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Quattro chiacchiere con l’Autrice: LISA DI GIOVANNI
Il titolo del tuo libro “La ferocia con il pizzo” lascia al primo momento un po’ stupiti perché non si immaginerebbe tu parlassi d’amore. Come mai questa scelta molto coraggiosa?
Lo è in effetti. Io sono laureata in psicologia e quindi mi piace moltissimo giocare con la mente e la mente non mente mai.
Nel libro c’è anche una nota psicanalitica della Prof.ssa di Psicologia dell’Università di Tor Vergata Maura Ianni che parla proprio del “pizzo”.
Io credo che l’amore possa essere dolce, passionale, feroce e violento. Quindi nel libro parlo di questo sentimento sotto ogni forma e mi riferisco sia a delle esperienze personali ma anche indirette che ho vissuto.
Quando scrivo sono molto empatica e e se vengo ispirata da qualsiasi cosa durante il giorno poi la metto nero su bianco.
Perché l’amore può essere feroce?
Spesso per amore si fanno cose impensabili. Quando si prova un sentimento si è in grado di prendere un aereo all’ultimo momento, si fanno chilometri e chilometri in autostrada per raggiungere chi si ama oppure si possono fare purtroppo anche gesti inconsulti e le persone possono diventare violente.
Ma quindi la parola “pizzo”?
Io quando parlo d’amore universale, parlo dell’uomo e della donna. Entrambe possono avere la parte maschile o femminile più sviluppata. Io li vedo con le stesse potenzialità e fragilità.
Il pizzo invece è quel tessuto pregiato pieno di fili, intricato di trame e sfumature che abbellisce una corpo e a livello psicanalitico può significare molto e può agire sia a livello visivo che inconscio.
È molto provocatorio quindi il titolo. A me non piacciono le cose semplici, sono sincera.
Tu scegli, per parlare di tutto questo, la forma letteraria della poesia, che forse in questo periodo è considerata la più difficile per arrivare al pubblico.
Sì, non solo è la più difficile ma è anche un genere letterario di nicchia, ha un pubblico che amo definire “privilegiato”.
La poesia tocca le corde più profonde dell’anima come la musica, io le metto quasi sullo stesso livello.
Ho scritto di narrativa, dei saggi, autobiografie, fumetti ma la poesia per me è il genere letterario più alto che esista.
Per la grafica hai scelto uno stile molto attuale ovvero quello del manga che va tantissimo proprio tra i più giovani e speriamo che questo possa essere un modo per avvicinarlo maggiormente alla poesia.
Io sono stra fortunata perché ho scritto queste poesie e una disegnatrice si è ispirata. Mi ha mandato un messaggio dicendo che le trovava stupende e che le voleva illustrare e questo per me è stato fonte di grande lusinga e ovviamente ho accettato.
Ha scelto di fare immagini molto astratte per ogni poesia in questo stile manga che portano a far sviluppare anche nel lettore una fantasia visiva oltre che poetica.
Parliamo della copertina che va oltre l’immagine visiva molto bella.
Si esatto in copertina si vede la protagonista che ha alle spalle un uomo. Lei è una donna introversa, delicata e sofisticata ma che ha una certa maturità.
In realtà è la mia raffigurazione in quanto donna che ha attraversato un periodo di vent’anni, ovvero da quando ho iniziato a scrivere, e in questo percorso ha avuto diverse esperienze con un bagaglio culturale che è cresciuto nel tempo.
Le poesie vanno quindi dal descrivere un amore molto adolescenziale fino ad un amore maturo e anche un amore sofferto. Non si parla d’amore solo per l’amato e per le esperienze che ho vissuto direttamente e indirettamente ma anche per la perdita di mio padre.
Quindi l’uomo che si allontana in copertina è sia la figura di mio padre che purtroppo non c’è più ma anche molti uomini che non sono direttamente riportati a me. Io ho vissuto due amori importanti quello per mio padre e quello per mio marito.
Tu sei una donna davvero dalle mille sfaccettature. Ci hai parlato di psicologia, d’amore, di poesia ma sei anche una manager di cui spesso non si ha una visione molto “romantica”. Come fondi due mondi che spesso si pensano così lontani?
Io ho una carriera molto bella in una società di telecomunicazioni dove lavoro da vent’anni e mi ha dato tanto sia a livello di formazione che sviluppo. Lavoro in team da moltissimo e per me non esiste un io ma esiste un noi.
Divido molto la mia vita lavorativa da manager da quella sommersa di questo “io interiore” però la mia gentilezza e la mia empatia la porto ovunque.