Incontriamo Gioacchino Inzirillo pochi giorni dopo la ripresa di “Grease” in scena al teatro Repower di Milano fino al 6 marzo. Uno spettacolo che è sempre un successo, di cui Gioacchino fa parte da ormai 8 anni nel ruolo di Doody e di cui negli ultimi anni è responsabile nel canto.
E’ un punto di riferimento per tutto il cast con la sua esperienza, la sua capacità di unire, includere, gratificare e guidare chi lo circonda. È una persona in grado di trovare il positivo in ogni situazione e di trasmettere il suo ottimismo agli altri.
Contemporaneamente alla ripresa di “Grease” che lo porterà, dopo Milano, in tour in tutta Italia, Gioacchino sta preparando il debutto di “Papà Gambalunga”, nuovo musical prodotto con la partecipazione della Compagnia della Rancia, che avverrà il 19 marzo al Teatro di Bosconero (Torino).
Il suo entusiasmo per questo nuovo ruolo è palpabile, siamo certi che potrà ancora una volta dimostrare la sua versatilità ed il suo talento!
Ci auguriamo che “Papà Gambalunga”, così come “Fantasmi sotto sfratto” e “La bambola maledetta” possano essere accolti in altri teatri del Piemonte e d’Italia per emozionare e divertire il maggior pubblico possibile.
Volto molto amato del panorama del musical italiano, sei conosciuto soprattutto per il tuo incredibile Doody di “Grease”, ma Gioacchino è molto di più. Vuoi raccontarci chi è Gioacchino? I vari volti del tuo essere artsta?
È sempre stato molto difficile essere soltanto una cosa infatti sin da bambino ero attratto sia dal canto che dalla recitazione, che dalla danza…
Non a caso, secondo me, poi a un certo punto è arrivato nella mia vita il musical che era fondamentalmente un genere di spettacolo che io non conoscevo tantissimo e che ti confesso non apprezzavo neanche così tanto perché mi sembrava un insieme di cose fatte tutte male! In realtà la vita mi ha fatto capire che fare i musical sia ben altro e che puoi fare musical solo se sai fare tutte e tre molto bene!
Gioacchino oltre a essere performer è altro… mi piace tantissimo anche la parte della scrittura, mi piace cimentarmi in produzioni che ogni tanto mi vedono anche in scena, dipende cosa decidiamo di produrre. Non a caso è nata CHI è DI SCENA che è appunto una scuola, un’associazione culturale per i giovani e non solo, dove ho la possibilità di mettere in campo tutto quello che imparo nel professionismo.
Possiamo dire che i mille volti di Gioacchino sono performer quindi cantante attore, ballerino, ma anche scrittore, produttore e regista e faccio fatica a rinunciare anche soltanto a uno di questi lati perché essere artista è esprimersi a 360 gradi su più fronti.
Scendiamo nei dettagli della tua esperienza come performer: Pinocchio, Footlose, I tre Porcellini, Grease, Happy days, Il mondo di Patty e non solo. Quali esperienze ritieni più significative nel tuo percorso artistico?
Leggere tutti questi titoli mi fa sorridere con tenerezza perché mi sembra sempre ieri di aver inziato a muovere i primi passi in questo mondo… E sorrido leggendo e ricordandomi di tanto in tanto che ho avuto la fortuna di fare dei titoli veramente pazzeschi.
Tutte queste esperienze a loro modo mi hanno regalato qualcosa perché raccolgono delle dinamiche completamente differenti. Sicuramente lavorare per una produzione grande come Il mondo di Patty, Excalibur, Happy Days, Grease ti dà l’opportunità di misurarti veramente con una grande macchina.
Con “I tre porcellini” invece ci spostiamo in quello che sono le nostre produzioni dove ho la possibilità di mettere in pratica tutto quello che dall’altra parte ho imparato quindi in entrambi i fronti cresco: di là imparo come artista e dell’altra parte mi metto in gioco come regista.
Diciamo che l’esperienza sicuramente più significativa in assoluto tra questi titoli che stiamo citando è quella di Pinocchio che è stato innanzitutto un sogno che si realizza.
Pinocchio è il musical che io guardavo su YouTube e mai più pensavo che a distanza di anni mi sarei ritrovato a fare Lucignolo accanto al grande Manuel Frattini, il sogno nel sogno e poi come racconto sempre Lucignolo non è stato soltanto un personaggio da interpretare, ma è stato un ruolo che ha restituito a Gioacchino una parte che aveva un po’ dimenticato.
Mi ha fatto ritrovare quella freschezza adolescenziale, quel bambino all’interno del paese dei balocchi.
Dicono che nella vita di un artista ci sia sempre un personaggio con cui si ha un incontro felice… raccontaci com’è stato il tuo incontro con Doody susperstar di GREASE ? Quanto hai dato e ancora darai a questo personaggio? Da poco è ripartito il tour di Grease, com’è il tuo Doody oggi?
Essenzialmente Gioacchino è Doody… e chiunque mi conosce un pochino e viene a vedere Grease oltre ad appassionarsi alla storia di questo personaggio veramente di una tenerezza disarmante, ritrova un po’ di Gioacchino all’interno.
Alla fine Gioacchino è così, cioè io sono una persona estremamente forte, non mi arrendo, mi rialzo facilmente, però poi nascondo una grande fragilità e sono un disastro su alcune cose, soprattutto nei rapporti sentimentali, non mi vergogno a dirlo… io, quando una persona mi piace, e mi piace tanto, faccio una fatica bestiale a rapportarmi, non so parlare, balbetto e sono veramente un disastro! Doody è così perché nella storia cerca di portare la sua Francy al ballo, ma prima di riuscire ad avere un approccio con lei, ne passano!
Doody è proprio il sogno di Gioacchino perché chi non ha mai sognato da piccolo, chiudendosi in bagno a davanti allo specchio con lo spazzolino in mano utilizzato come microfono, di essere una popstar davanti ai fans?? La cosa molto bella, ti racconto questo aneddoto, è che quando ero piccino mi sono ritrovato questa musicassetta dell’edizione di Grease con Lorella Cuccarini.
La traccia numero 3 di quella musicassetta che ho veramente consumato era proprio Magiche note e io la mettevo continuamente, avanti e indietro, mai più avrei pensato che la vita mi avrebbe portato a cantarla sul grande palco, probabilmente in quegli anni ho mosso qualcosa nell’universo.
Tutto ciò è straordinario e nonostante gli anni che mi vedono interpretarlo, grazie alla squadra artistica di Saverio Marconi, Mauro Simone, Gillian Bruce e tutte le persone che lavorano dentro la macchina della Compagnia della Rancia, non è mai acqua stagnante cioè c’è sempre un respiro nuovo, un’intenzione diversa, un rivedere Rydel da più punti di vista.
Ecco io penso sempre che quando credi di aver capito tutto… Basta spostare un attimo il pensiero, il modo di guardare la realtà per avere degli spunti nuovi e anche in questa nuova ediziione Doody regala delle pillole di novità!
Sei anche attore, autore e regista, spettacoli come “La bambola maledetta” e “Fantasmi sotto sfratto”, per citare i due più importanti, ti hanno visto anche in queste altre vesti. Che soddisfazioni ti hanno dato questi spettacoli? E quanto ti piace curare la regia? Vedi nel tuo futuro ancora la regia, la scrittura e il riadattamento di spettacoli?
Dunque, questa è una bella domanda!
Ti rispondo dicendoti che come avrai notato tutti i titoli che faccio hanno tendenzialmente, soprattutto quelli scritti da me come: “La Bambola maledetta” e “Fantasmi sotto sfratto”, qualcosa a che fare con i fantasmi perché ho una passione per tutto quello che è il Thriller, l’horror o ciò che riguarda storie misteriose; insomma ho un po’ il debole per l’occulto.
Questi spettacoli mi danno delle grandi soddisfazioni, perché appunto, come ho detto anche nelle risposte precedenti, mi piace tantissimo mettere in pratica tutto quello che imparo accanto a delle persone e a dei maestri come: Mauro Simone, Saverio Marconi, è un grandissimo privilegio.
Loro sono delle persone con una visione a 360 gradi, ed io essendo una persona che ama il lato registico, cerco veramente di essere una “spugna” quando li vedo lavorare, sia con me sia con altri colleghi, è bello vedere come rielaborano il pensiero, come trovano sempre il modo per risolvere un problema, come cercano di muovere in modo fluido una macchina come ad esempio il Musical che prevede veramente una serie di reparti che devono girare in perfetta sintonia.
Per me ad un certo punto mettermi dall’altra parte e dirigere qualcosa di mio è bello ed appagante, dà un senso a tutto quello che imparo da artista sul palco quando mi ritrovo ad essere attore.
Alcuni anni fa hai creato l’associazione “Chi è di scena” scuola di recitazione, musical, danza, una realtà che sta diventando un punto di riferimento dello scenario piemontese presentando sempre nuove interessanti produzioni. Vuoi raccontarci?
Che bello parlare di Chi è di scena… come dico sempre io è la mia isola felice, io infatti all’interno mi sento un po’ Peter Pan, un Peter Pan che arriva dai bambini sperduti raccontando loro le meraviglie che vede quando è in tournèe.
“Chi è di scena” è un’ associazione culturale che ormai è nata 10 anni fa, così per gioco per questo fantastico incontro che ho avuto con Gabriele De Mattheis ormai 11 anni fa, un ragazzo che come me sognava e sogna di avere un qualcosa di proprio. Il nostro sogno comune ci ha unito tantissimo e ci ha dato la forza, anno dopo anno, di costruire questa realtà, che oggi è davvero diventata un luogo dove i ragazzi possano esprimersi per quello che sono, senza nessun tipo di pregiudizio nè paura.
Ci sono tanti ragazzi che entrano in un modo ed escono in un altro perché trovano all’interno di quelle mura, un recinto dove potersi esprimere senza nessun tipo di remora o di paura; alcuni scoprono che quello che pensano sia sostanzialmente una passione, possa trasformarsi in un lavoro.
Ormai sono in 7 i nostri ragazzi che negli ultimi anni studiano nelle grandi accademie di Milano; un nostro allievo è accanto a Ettore Bassi nell’Attimo fuggente, un altro attraverso il Musical ha scoperto che la sartoria era la sua isola felice e quindi si è ritrovato al Teatro della Scala nel reparto dei costumi di “Pretty Woman”…
Vedere come questi ragazzi che sono partiti da niente, in un paesino piccolino, siano diventati o stiano per diventare imperatori dello spettacolo del domani, mi riempie il cuore di gioia, perché sappiamo, grazie a questi risultati, che quello che stiamo facendo ha un senso, che gli sforzi che facciamo hanno un senso e non vanno persi.
Chi è di scena non è soltanto un posto dove coltivare un sogno per farlo diventare una passione o una professione, ma è anche un posto dove semplicemente poter passare del tempo con delle persone, seguendo un percorso formativo comunque di qualità, ma senza perdere l’obiettivo principale che è quello dell’integrazione, dello stare bene, quello di ricaricare le pile per affrontare la settimana lavorativa per chi magari nella vita fa veramente tutt’altro.
Artisticamente alla Chi è di scena si mettono in atto delle produzioni in cui si è sfiorato veramente il professionismo, il livello di canto e recitazione è molto alto, questo sicuramente grazie all’impegno dei ragazzi, ma anche ad un corpo docenti selezionato attentamente che svolge ormai da 10 anni a questa parte un lavoro impeccabile con grandissima serietà perché come dico sempre: studiare amatorialmente non significa studiare male, significa studiare non perdendo l’obiettivo di divertirsi e di stare bene.
A breve debutterà Papà Gambalunga di cui tu tu sarai protagonista.
Perché hai scelto questo titolo? Perché le persone non devono assolutamente perdere questo spettacolo?
Sì, è la nostra prossima produzione, ormai mancano pochi giorni. Papà Gambalunga capita un po’ per caso, noi ogni anno cerchiamo di produrre qualcosa di nuovo, negli anni però Chi è di scena si è resa conto di non avere ancora nel suo portfolio, uno spettacolo più piccolino, una sorta di off-Broadway che potesse comunque essere adatto anche a spazi più ridotti.
Quindi durante la nostra ricerca, a Gabriele e a me, è comparso questo Daddy long legs – Papà gambalunga sul portale MTI show (Music Theatre International) che è il portale dove noi poi acquistiamo i diritti di autore.
Abbiamo visto: due attori in scena, con la musica dal vivo, uno spettacolo tratto da un romanzo epistolare e ci è subito paciuto.
È una storia d’ amore con scenografia fissa, è molto, molto poetico e sarà veramente uno spettacolo emozionante. Io mi ritroverò nel ruolo di Jervis, questo personaggio che nasconde un segreto e si innamorerà di Jerusha dalla quale riceverà delle lettere in cui gli racconterà tutta la sua esperienza all’ interno del College.
Lui si accorgerà che, man mano che legge le sue lettere, il sentimento che prova nei suoi confronti cambia, muta, fino quasi a diventare un sentimento d’amore…
Non posso svelarvi molto altro perché è veramente una storia d’amore e bisogna godersela e gustarsela a Teatro, in un ambiente intimo che sarà il Teatro di Bosconero, un teatro piccolino.
Sono doppiamente emozionato e perciò un motivo per venire a vedere questo spettacolo è perché per me tornare al teatro di Bosconero dopo tantissimi anni rappresenta un pò come ritornare alle origini.
Io in quel teatro ho mosso i miei primi passi, sarò sempre grato a tutte le persone che sono a capo di quel teatro perché sono coloro che hanno creduto nel mio sogno quando io ero soltanto un ragazzino e ci hanno creduto seriamente e quindi tornare da professionista con la collaborazione della Compagnia della Rancia, accanto ad un’artista straordinaria che è Marianna Bonansone, con la regia di Maria Sole Fonnarelli, la supervisione di Mauro Simone e la direzione vocale di Elisa Fagà accanto a grandi musicisti, mi fa sentire molto orgoglioso.
Non bisogna perdere Papà Gambalunga perché è la prima volta “Chi e di scena” fa uno spettacolo con la musica dal vivo e l’emozione di quelle sere sarà veramente tantissima.
Ti sei da poco laureato in Popular Music voice theaching. Questo percorso di studio arricchirà certamente il tuo bagaglio come insegnante di canto. Cosa pensi di trasmettere ai tuoi ragazzi? Cosa ti dà l’insegnamento? Quale valore aggiunto alla carriera di un performer?
Mi sono laureato da poco in Popular Music voice theaching all’ University of West London attraverso l’istituto VES Voice Evolution System di Andrea Bianchino; è un percorso di studi che ho scelto di fare principalmente per me perché volevo arricchire la mia visione di quello che è poi l’insegnamento del canto.
Perché il canto? Diciamo che delle tre discipline del performer sicuramente è quella dove io sento di esprimermi maggiormente, anche se poi in realtà io sono partito come un attore.
Questo percorso mi ha dato veramente la possibilità di avere gli strumenti per relazionarmi con un allievo dal momento in cui ti chiama per studiare canto, dal momento in cui decide di entrare in sala e fare un percorso di studi insieme, fino alla fine del corso.
Questo percorso è altamente professionale, arricchisce ed è in continua evoluzione.
Si chiama sistema (system) e non metodo, proprio per questo motivo: un metodo è maggiormente statico e si ferma lì, il sistema invece è sempre in continuo aggiornamento ed è questo che offre il Voice Evolution System di Andrea Bianchini, un continuo aggiornamento perché si affianca alla medicina ed alla scienza.
La voce non si ferma, lo strumento musicale è in continua evoluzione e le tecniche per migliorare a livello comunicativo ed arrivare al risultato al meglio, migliorano sempre di più e cambiano di volta in volta.
Immaginatevi dunque quanto sia stimolante per una persona come me, aver fatto questo tipo di percorso; mi riempe tantissimo di gioia perché sento ogni volta di avere qualcosa di utile e di diverso da dare ai miei allievi.
Forse un motivo per cui la Chi è di scena è in crescita ed oggi conta più di 160 allievi ( che per un Paesino come Bosconero in provincia di Torino è un grandissimo risultato) è questo: offriamo Musical, noi non siamo una scuola di danza, ma di Musical che cura tutte le discipline dando da sempre la possibilità di avere degli strumenti nuovi, innovativi, diversi agli allievi.
Ogni voce è diversa, ogni voce ha il suo modo di arrivare al risultato ed è stimolante da matti per me capire ogni volta come fare per arrivare più in fretta al risultato quindi oltre a questo, di riflesso automaticamente studiando come fare per arrivare al risultato degli altri, sono molto più in ascolto con quello che è il mio essere artista e quindi automaticamente mi arricchisco anch’io tantissimo tecnicamente. Oltre alla Chi è di scena, collaboro anche come insegnante alla MTS e in altre realtà sul territorio piemontese.
Quali sono i tuoi progetti futuri? Quali sogni nel cassetto ancora da realizzare?
Il mio primo progetto futuro è quello di avere sempre la forza di mantenere quello che ho, che nel momento storico in cui stiamo vivendo è già un grandissimo risultato. Alle volte mi dimentico che quello che ho costruito e quello che ho intorno a me è preziosissimo, mi auguro sempre di avere la forza di continuare a portarlo avanti e di migliorarlo.
Il mio sogno nel cassetto è quello di fare un film, sogno proprio il cinema, ma anche la televisione è proprio un’esperienza che mi piacerebbe molto fare, mi piacerebbe farlo perché credo che ci sia un codice diverso. Sebbene abbia già avuto un’esperienza televisiva in “Nel paese delle meraviglie2 su LA 7 che mi ha visto come corista fisso in trasmissione per un anno di stagione, vorrei fare di più anche in quel campo e poi che altro…
In generale vorrei sempre di più per confermare alla mia famiglia, in particolare alla mia mamma Giusy, che è stata la mia più grande sostenitrice, senza la quale non avrei raggiunto tutti questi risultati, di essere un vero artista.
Penso che la televisione o comunque questo step in più mi aiuterebbe a raggiungere qualche altro obiettivo e lo farei sia per me sia per lei che si augura sempre il meglio per me e per il mio futuro. Infine ci tengo a dire che il mio sogno più grande l’ho già realizzato: era lavorare con la Compagnia della Rancia.
Desidero che loro lo sappiano: il mio sogno era lavorare con questa compagnia e mi auguro di continuare a farlo perché il mio più grande desiderio è quello di sognare ancora insieme a loro. Il primo musical che ho visto era una produzione Compagnia della Rancia quindi penso sia una cosa bella da dire e da far sapere a tutti!
In futuro, il mio sogno, quando deciderò di abbandonare un po’ il palco, sarà quello di avere una compagnia stabile, tutta mia, mi piacerebbe tantissimo anche dirigere o gestire un teatro e approfitto di questo meraviglioso spazio che mi stai dando per far sapere al mio grande pubblico che tra i miei sogni c’è anche quello di DIRIGERE UN TEATRO… chissà che qualche lettore che leggerà questo articolo possa accogliere questo mio desiderio!!!!
Salutiamo Gioacchino e già ci mancano la sua spontaneità e la sua simpatia!
Ricordiamo che è in tour con Grease, dopo un mese a Milano, nei maggiori teatri italiani portando l’energia, la freschezza, l’intramontabilità di un grandissimo musical.
LINK all’acquisto dei biglietti
Il 19 e il 20 marzo debutterà al teatro di Bosconero in collaborazione con la Compagnia della Rancia PAPA’ GAMBALUNGA, da non perdere!
Per INFO e BIGLIETTI: info@ac-chiediscena.it oppure 392 1505130