Incontro Gianmarco Schiaretti a Torino nel pomeriggio prima dell’inizio della replica. È sempre un piacere incontrarlo, vederlo e in questo caso sono veramente onorata di poter parlare con lui, mi dedica molto tempo nonostante sia attualmente impegnato oltre che con Casanova anche con Notre Dame De Paris tour mondiale con i ruoli di Gringoire e Febo e con Moulin Rouge a Colonia in cui interpreta il ruolo del Duca.
Il grande pubblico italiano ti sta conoscendo in questo ruolo di eroe romantico, il pubblico appassionato di musical sa che hai una carriera pluriennale e che sei amato in tutto il mondo… Febo, Gringoire, Tarzan, Don Juan in Francia, il duca di Moulin Rouge, Casanova… Tutti ruoli di prim’ordine che sai interpretare grazie a doti canore, fisiche ed attoriali fuori dal comune! Ma chi è Gianmarco? È più Febo? Il poeta? Il duca o Casanova? Cosa c’è di te in questi personaggi?
In generale credo che qualunque personaggio si arrivi a interpretare, lasci qualche traccia di sè nell’interprete e viceversa: c’è sempre un filo conduttore, un legame, si crea un connubio tra l’interprete e il ruolo. Io, come animo, sono una persona molto profonda, amo scrivere testi e poesie e per questo motivo credo che l’animo poetico di Gringoire di “Notre Dame de Paris” sia veramente preponderante in me. Me ne rendo conto non solo per la bellezza del canto e del personaggio stesso, ma proprio perché lui mi prende e mi trasporta… portarlo in scena è una grande passione, con lui sento un grande fuoco dentro
Portare avanti più spettacoli contemporaneamente con personaggi diversi, tutti molto intensi… qual è il segreto per riuscirci?
Ne parlavo proprio ieri con Jacopo Sarno e dicevo che uno dei grandi piaceri dopo anni che si lavora a teatro è stato proprio quello di constatare la capacità di swicciare da un personaggio all’altro. Probabilmente anni fa non sarei riuscito a fare una cosa del genere, non per mancanza di energia, ma per mancanza di preparazione, di atteggiamento mentale e di conoscenze di lingue diverse.
Le lingue mi hanno preparato una forma mentis di dedizione e, soprattutto per me, un grande pro di questo mestiere, anche se magari qualcuno lo vede come un sacrificio, è vivere per gli spettacoli. Quindi è chiaro che più si è impegnati, più si viaggia, più tempo si deve dedicare al riposo, alla cura di sé e questo, ovviamente, soprattutto in quei pochi giorni dove si è off. La qualità della vita e del proprio tempo è molto importante e poi quando tutto è pilotato da una grande passione non ci si pensa.
Un grandissimo Talento è naturalmente la base della tua strepitosa carriera, ma quanto hanno contato per te la disciplina, l’allenamento, l’alimentazione, hai una routine psicofisica che puoi raccontarci?
Il talento è importantissimo, ma anche essere al posto giusto al momento giusto è fondamentale. Quando questo capita devi essere pronto ad affrontare quello che la vita ti sta dando… la disciplina per me ha sempre avuto un ruolo preponderante.
Per disciplina intendo proprio uno stile di vita che ti consenta di migliorarti, vuol dire una volta che si è raggiunto un determinato obiettivo cercare di alzare l’asticella, non è una forma di pretenziosità o egoismo, ma semplicemente è proprio un volersi migliorare, un voler approfondire un coefficiente di difficoltà di un ruolo in uno spettacolo.
Per me per esempio può essere stato recitare in tedesco delle parti molto più lunghe che mi hanno permesso anche di captare e cominucare meglio le diverse sensazioni.
E poi dopo aver alzato l’asticella per esempio sulle lingue, scopri anche un grande piacere quando ritorni a recitare nella tua lingua, perché è tutto molto più immediato. Quindi il lavoro per me sta alla base di tutto… il talento non si può spiegare, ma è con il lavoro che arrivi a plasmare il tuo talento.
Veniamo al tuo Casanova, praticamente perfetto, che accompagna gli spettatori nel cambiamento del personaggio dal rubacuori che tutti si aspettano di incontrare andando a vedere un titolo così, all’ uomo perso per amore, all’uomo coraggioso e spavaldo che diventa un eroe per la sua Venezia… Cosa ti piace di più di questo personaggio e quale parte o brano ti emoziona maggiormente?
Credo che a volte la versione di questo Casanova che si innamora perdutamente, che trova l’amore, lo insegue e vive d’amore, sia molto affascinante, romantica e bella da vedere in scena, allo stesso tempo credo che la versione del Casanova libertino ed impenitente sia sempre stato anche molto confusa con quello che è il mito di Don Giovanni.
Don Giovanni aveva una sorta di rivalsa, si presume, verso una madre che lo aveva lasciato, abbandonato. Quindi lui si rivaleva di questo suo grande dolore e scatenava questa grande mancanza d’affetto sulle donne, conquistandole e lasciandole in maniera emotivamente brutale. Casanova invece, io credo che, nonostante sia stato con tantissime donne, le abbia sempre trattate con grandissimo rispetto e questo secondo me fa di lui una persona molto interessante perché anche nella vita di tutti i giorni, nel presente, le storie nascono, crescono poi possono finire, ma io credo sempre che lasciare un bel ricordo nelle persone con le quali si condivide un pezzo di vita sia un aspetto molto molto importante. Questo, secondo me, è stato anche determinato dal fatto che Casanova fosse un uomo di grande cultura e di grandi orizzonti che si è fatto strada imparando lingue e ha condiviso corti e banchetti, riunioni con personaggi illustri che lo desideravano a palazzo. Questo suo spirito del viaggio è una cosa che apprezzo tantissimo di lui, un aspetto che faccio molto mio, io avverto l’entusiasmo di partire verso un qualcosa di sconosciuto, da scartare, da scoprire…
Nello spettacolo amo molto la potenza di “Incubo notturno” e la perdizione, se mi si passa il termine, del tema “I piombi” quando lui si sente proprio perso, disorientato e capisce che una vita senza amore non è una prospettiva, credo che il tormento sia un’emozione molto bella da raccontare a teatro.
Come è stato lavorare con Red Canzian e il suo team creativo (con le coreografie di Martina Nadalini e Roberto Carrozzini)? Secondo te cosa c’è in questo allestimento dell’artista Red? Quale taglio registico, atmosfera, impronta ha dato?
Intanto Red ha portato la sua personale visione e le sue capacità artistiche dentro lo spettacolo. Si è visto da subito, ha portato il suo entusiasmo e la sua grande energia e poi soprattutto quello che ci tengo a sottolineare di Red è che lui è una persona con una capacità di coinvolgerti in un progetto fuori dal normale e che sa trasmettere una sensazione di famiglia. Per me tornare qui è veramente sempre un po’ come tornare a casa, non ci sono chilometri sufficienti a farmi declinare una possibilità di esserci, c’è proprio un’unione con tutti, siamo veramente tutti sulla stessa barca e lui ha saputo creare questa bellissima energia.
È colui che ci mette ci mette la faccia, l’energia, l’economia e quindi comunque è lui il primo portatore di esempio. Quando ti trovi in un contesto del genere sei quasi costretto anche involontariamente a seguirlo , è un trascinatore e l’amore è trascinante!
Ci puoi raccontare un aneddoto legato a questo spettacolo? Imprevisto? Simpatico contrattempo? E perché il pubblico non dovrebbe assolutamente perdersi Casanova?
Lo spettacolo è talmente intenso che c’è sempre qualcosina che può succedere! Ci sono dei momenti molto comici, molto esilaranti come il duello con Jacopo in cui c’è questa battuta dove io dico : “Qui c’è qualcuno che vuole un duello!” e lui risponde “Poco” e vedo che il pubblico a volte si lascia travolgere da questa sua ironia ed è difficile anche per me rimanere nel personaggio senza ridere.
La gente non dovrebbe perdersi Casanova perché credo che sia una storia molto bella, un personaggio e anche un contesto da conoscere perché molti conoscono solo alcune cose di Casanova e di Venezia. Con lo spettacolo si scopre l’eleganza e allo stesso tempo il Decadentismo della Serenissima e le caratteristiche del personaggio che magari in altri contesti non sarebbero mai venute fuori. Io credo che sia uno spettacolo che arrivi a lasciarti delle bellissime vibrazioni e inoltre è un’evasione dalla vita di tutti i giorni. Insomma è uno spettacolo che, nonostante io sia un grande amante dei drammi teatrali, amo molto perché ti fa andare a casa con il cuore sereno.
Hai da poco ricevuto il premio Massimini, un prestigioso riconoscimento, lo senti come un punto di arrivo? Come lo vivi?
Lo sento come una grande carezza. Non ho mai vissuto questo mondo con arrivismo, ma non esclusivamente per quanto riguarda la competizione con altri attori, ma proprio nei confronti di me stesso… per me questo mestiere è un viaggio ed essendo così tanto coinvolto nel teatro, che per me è la vita stessa, mi accompagna sempre.
Credo che ogni età, ogni tipologia di esperienza che si accumuli nella vita ti porti ad avere capacità per interpretare determinati ruoli, per esprimere determinati vissuti.
Riuscire ad esprimerti in un ruolo dove ci sono delle emozioni particolari, delle esperienze, dei vissuti forti da portare in scena, è come un abbraccio per il mio cuore. Ci sono ruoli che facevo a vent’anni e che sì certo potrei fare a tutt’oggi, ma con un’ esperienza diversa, una naturalezza diversa e viceversa ci sono dei ruoli che a vent’anni non avrei mai potuto fare mentre oggi sono più semplici da esplorare e più raggiungibili, e procedo sempre così nel mondo teatrale.
Per questo ho vissuto il Premio Massimini come un momento molto romantico, molto bello del mio viaggio, ho visto la gente innamorarsi del progetto e poi l’accostamento di Gianmarco con Casanova ha visto la gente a teatro curiosa… Ho visto il pubblioco trepidante aspettare di poter venire a teatro tanto che anche la data di Trieste sarà completamente sold out e sono molto molto felice!
Inoltre è un riconoscimento dato da persone che stimo tanto, quindi so che viene da menti e da cuori sapienti e questo mi onora tantissimo.
Come ti vedi nel futuro? Quali sono i sogni nel cassetto di Gianmarco?
Come avrai potuto ben capire, io vivo con il teatro quindi non credo potrà veramente arrivare il giorno in cui dirò basta… Certo i ritmi di oggi non sono sostenibili per altri 10-15 anni. Per questo sto cercando di intraprendere un percorso con Riccardo Cocciante lavorando su quelle che saranno le sue prossime opere, perché lui ne ha scritte tante, che sono tutte da costruire e gestire sia da un punto di vista artistico che tecnico e presumo che possa essere una situazione molto affascinante perché mi consentirà di stare comunque a contatto con il teatro e respirare il palco, ma senza quell’impegno e quella distanza da casa che oggi rende tutto molto più complesso.
C’è una domanda a cui vorresti rispondere, ma che non ti hanno fatto?
Ora mi darò la zappa sui piedi… Di solito non mi chiedono se mi piacciono i musical effettivamente! Devo ammettere che non sono un grandissimo amante dei musical classici, amo le storie, le creazioni complesse, non sono un grandissimo grandissimo amante del: “Adesso vi racconto questa storia… oppure… Oggi è una giornata in cui mi sento male perché…” e poi parte la canzone! Non è una cosa che mi prende cerebralmente, magari molti rimarrebbero sorpresi, ma in realtà non è denigrare i musical in sé, ci mancherebbe, ma semplicemente preferisco le composizioni più unitarie, più solide, le opere musicali in cui un concetto viene espresso in un’arte o nell’altra.
Ringraziamo Gianmarco Schiaretti per la sua disponiblità, per la sua gentilezza e profondità nelle risposte.
Un artista speciale in cui davvero perdersi, nella sua voce e nei suoi occhi profondi, che lascia la sensazione di avere una ricchezza personale interiore fuori dal comune.
Dove acquistare i biglietti per “Casanova”
Potete acquistare i biglietti per Casanova qui.