Dal 17 al 22 novembre a Milano torna ELECTROCLASSIC FESTIVAL, la rassegna musicale in cui l’elettronica incontra le sonorità degli strumenti tradizionali, ideata e diretta da FLORALEDA SACCHI, artista pluripremiata e vincitrice di un Latin Grammy, in collaborazione con PIERO CHIANURA, fondatore di BigBox Magazine e MusicEdu.
Sei appuntamenti che vedranno come protagonisti musicisti e ricercatori del suono inteso come fonte di benessere e consapevolezza di sé.
Gli eventi si terranno presso Fabbrica del Vapore, Mare Culturale Urbano e Canottieri San Cristoforo, spazi culturali milanesi simbolo della contaminazione e della multidisciplinarietà artistica, e saranno fruibili anche in diretta streaming sui canali ufficiali del festival.
Il Festival, promosso dal Comune di Milano che ha anche concesso il patrocinio insieme alla Regione Lombardia, è anche content partner della Milano Music Week 2021. Sponsor di ELECTROCLASSIC FESTIVAL sono Qobuz, la piattaforma di streaming e download di musica ad alta risoluzione, il Corso di Sound Design dello IED di Milano e Yamaha Music Europe.
Cos’è l’ Electroclassic Festival?
E’ un progetto nato nel 2019 da un’idea di Amadeus Arte, già organizzatore dal 2006 del prestigioso LakeComo International Music Festival e attivo nella promozione di artisti e compositori, e organizzato in collaborazione con BigBox, editore dell’omonima freepress specializzata, della testata MusicEdu e co-organizzatore del FIM, Salone della Formazione e dell’Innovazione Musicale di Milano.
L’idea fondante del festival Electroclassic, di cui è direttrice artistica Floraleda Sacchi, è proporre al pubblico una selezione di progetti di musica dal vivo, la cui caratteristica comune è quella di sfruttare le moderne tecnologie digitali per arricchire le personalità timbriche degli strumenti tradizionali in chiave espansiva e non limitativa.
Intervista a Piero Chianura
Da musicista non posso che partire da questa domanda: nell’ ELECTROCLASSIC FESTIVAL, l’elettronica incontra gli strumenti tradizionali. Me ne parli?
E’ una novità ma il tipo di approccio è qualcosa di più naturale, più vero. Questo Festival rimette in relazione il mondo dello strumento acustico con l’elettronica, preservando la natura dello strumento tradizionale e usando l’elettronica come estensione della timbrica espressiva dello strumento di partenza senza penalizzarlo. Soprattutto senza penalizzare la relazione che il musicista ha innescato in anni di studio con quello strumento.
Diciamo che questo porta ad evitare uno scontro tra “tradizione e progresso”...
Si una delle chiavi della modernità anche, sui piani europei non solo musicali, è quella di recuperare e riqualificare elementi della tradizione di qualunque territorio e innestarvi sopra la tecnologia come strumento per qualificare, mettere in rete preservando la parte tradizionale.
Questo discorso relativo al suono è inteso anche come fonte di benessere e consapevolezza.
Si perchè questo preservare quello che è l’essenza dell’uomo ovvero la relazione con lo strumento con cui ha avuto una relazione di tipo fisico, non solo auditivo sonoro, attiene proprio alla qualità di questa relazione, sia che ci si ponga come ascoltatori che come musicisti, ed è volta allo stare bene. Questa cosa purtroppo negli ultimi anni l’abbiamo un po’ persa.
Per noi è importante ritrovare la consapevolezza che i suoni che produciamo o ascoltiamo portano con se elementi di stimolazione positivi o negativi verso noi come esseri umani, fisiologicamente parlando e che tutto questo deve tendere al benessere.
Per questo motivo noi di Electroclassic abbiamo degli appuntamenti in cui indaghiamo con dei ricercatori, nello specifico quest’anno con Carlo Ventura, biologo molecolare, che ci racconta cosa succede nel nostro organismo con esempi molto interessanti.
Electroclassic si può seguire in luoghi simbolo della cultura milanese ma anche in streaming?
Si questa manifestazione è patrocinata dal Comune di Milano e dalla Regione Lombardia e l’idea del Comune di Milano è quella di creare una rete e si relazioni con le altre Associazioni.
L’idea di realizzare un Festival all’interno di luoghi differenti della cultura milanese risponde a questo.
Lo streaming è ancora una necessità e sarà di altissimo livello si audio che video. Tutti gli eventi si tengono in luoghi piccoli e quindi sono già praticamente sold out ma sul sito ci si può mettere in lista d’attesa se qualcuno rinunciasse.
Ci saranno performance di breve durata, una mezz’ora ciascuna con una mia intervista con l’ospite dove si parla del progetto.
Ha preceduto il festival una Call di musicisti.
Si, il Festival ha tre sezioni differenti. Una è quella dei musicisti che suonano in chiave Electroclassic, l’altra sezione è quella dei ricercatori e la terza è dedicata ai progetti selezionati da noi assieme al corso di Sound Design dello Ied di Milano e a Qobuz, piattaforma di streaming e download della musica ad alta risoluzione.
Sono stati selezionati due artisti che si esibiranno in una data del Festival.
C’è stato qualcosa di tutto quello che hai ascoltato che ti ha particolarmente colpito?
Ma molto direi. Io ascolto sempre molta muscia anche molte cose nuove. Quest’anno mi ha stupito molto la maturità degli artisti che hanno inviato i loto progetti. Molti musicisti sono già in una fase creativa molto matura dove l’elettronica non serve solo per sovrapporsi ma per creare situazioni musicalmente complesse e ottimamente gestite e che non appaiono semplicemente delle ripetizioni ritmiche di loop sovrapposti. Sta quasi diventando un genere a se stante.