Siamo tutti di passaggio. Tutti con uguale dignità e verità. Ognuno con il diritto di poter essere sè stesso senza maschere di convenienza.
Davide Peron
Tre anni dopo “Inattesi”, torna il cantautore Davide Peron, uno dei più talentuosi artisti che sta dando nuova linfa alla scena cantautorale italiana di matrice classica, erede della canzone d’autore di giganti quali Ivano Fossati, Eugenio Finardi e Francesco De Gregori.
Il singolo anticipa l’album in uscita il 17 settembre 2021 per Soyuz, neonata etichetta sussidiaria di Dischi Soviet Studio, guidata dallo storico produttore italiano Claudio Corradini, che produce anche il brano.
“La Disobbedienza” racconta di quanto sia importante dare peso a ciò che siamo e non a ciò che crediamo di rappresentare.
In questo abbiamo molto da imparare dagli “ultimi”, dagli “scartati”: le persone considerate non importanti dal sistema e da quest’ultimo dimenticate, sanno insegnarci che il cammino di conoscenza di noi comporta la necessità di esplorare luoghi poco battuti, che scendono in profondità dentro di noi.
A volte il percorso è duro e ci porta a dover fare i conti con aspetti difficili da accettare, perché ci mostrano fallibili, vulnerabili, vincibili.
E’ proprio per questo che mentre scrivevo il testo della canzone e durante tutta la lavorazione del singolo, ho compreso sempre più chiaramente che forse, gli ultimi, possiamo anche essere noi, che potremmo essere noi gli scartati. Quindi, perché giudicare gli altri attraverso un’etichetta che potrebbe essere la nostra?.
Chi è Davide Peron
Nato nella provincia di Vicenza, nelle terre di nord-est, dove la pianura padana incontra le Piccole Dolomiti, Davide evidenzia, in ciò che suona e canta, le radici della propria terra legata al lavoro, inteso non come bieco guadagno ma come attività reiterata nel tempo, onesta e faticosa caratterizzata dalle bellezze naturali, soprattutto quelle montane. Racconta le radici ma anche d’altro dando voce all’animo umano nel senso più profondo.
Le sue canzoni si nutrono di semplicità, naturalezza, pulizia nella costruzione di musiche e testi. Affiora, forte, nei suoi testi anche l’impegno sociale: “La pallottola” uno dei pezzi di più marcato impegno civile, è stato scelto come inno da LIBERA (coordinamento Veneto), l’associazione italiana di Don Luigi Ciotti che si batte contro tutti i generi di criminalità organizzate.
L’intervista a Davide Peron
Qual è il filo conduttore del disco?
L’ingrediente che è presente su tutto il disco è l’incontro con l’altro, questa vita che ci porta a conoscere persone così diverse da noi, a volte difficili da comprendere perché strane o con vissuti duri che ci lasciano inermi e per le quali non abbiamo una corretta capacità di lettura. E’ la voglia di imparare a vedere gli ultimi, gli scartati come persone e non uno sbaglio, dalle quali si può imparare molto.
Perchè “La disobbedienza”?
“La disobbedienza” è il singolo che preannuncia l’uscita del disco. Questa canzone parla di quanto è importante dare peso a ciò che siamo e non ciò che crediamo di rappresentare. In questo modo, disobbediamo ai clichè che la società ci impone di seguire. In questo abbiamo molto da imparare dagli “ultimi”, dagli “scartati”: le persone considerate non importanti dal sistema e da quest’ultimo dimenticate, sanno insegnarci che il cammino di conoscenza di noi comporta la necessità di esplorare luoghi poco battuti, che scendono in profondità dentro di noi.
Ci racconti come sono nate le canzoni e quali sono le tematiche che affronti?
E’ nato il mio secondo figlio, Luigi Gregorio, anche a lui ho voluto regalare un disco che dicesse come vedo il mondo. Lasciare anche a lui, così come ho fatto con il disco “Inattesi” (il disco precedente) per la mia prima bambina Anita Maria, un regalo. Una delle poche cose che so fare è lasciare che la Musica mi usi come strumento, così mi sono messo in ascolto. Le canzoni sono arrivate. Man mano che le mettevo nero su bianco mi accorgevo che stavo comprendendo che forse, gli ultimi, possiamo anche essere noi, che potremmo essere noi gli scartati. Quindi, perché giudicare gli altri attraverso un’etichetta che potrebbe essere la nostra? Ho cercato di raccontare la bellezza che non si macchia. I temi raccontati all’interno sono l’incontro con l’altro, la diversità, il fatto di essere finiti e di passaggio, il desiderio di uguaglianza, la meraviglia.
Com’è nata la tua passione per la musica?
Da quando sono piccolo la musica ha sempre fatto parte della mia vita. Ho iniziato a studiare musica alle elementari, poi crescendo ho frequentato il Conservatorio per un periodo. Ma ho sempre sentito anche l’esigenza di scrivere, di raccontare quello che vivevo. Con il tempo è divenuto naturale legare la musica alle parole e così ho cominciato a scrivere e a comporre le mie canzoni.