Tredici la seconda stagione
Tredici (Thirteen Reasons Why) è una serie televisiva statunitense creata da Brian Yorkey e basata sul romanzo “13” di Jay Asher. La prima stagione è uscita nel 2017 e la seconda a maggio 2018.
Iniziamo col riassumere brevemente la prima stagione.
La protagonista Hannah Baker (Katherine Langford) è un’adolescente in difficoltà che si toglie la vita e decide di spiegare i 13 “perché” della sua tragica decisione attraverso tredici cassette. Ogni “perché” è legato ad una persona ed ogni puntata corrisponde ad una cassetta. Le cassette vengono recapitate uno dopo l’altro a tutti i presunti colpevoli la cui vita cambia radicalmente. Infatti le puntate si articolano sul racconto di Hannah dei fatti passati e su ciò che accade nel presente. La narrazione di Hannah può essere considerata in ogni puntata come un suo monologo e la sua voce diventa sempre meno presente a mano a mano che la sua morte si avvicina.
Potete trovare i monologhi di Hannah interpretati da me sulla mia pagina Facebook (“Valentina Oliva”) o sul mio canale Youtube (“Valentina Oliva”).
La seconda stagione è composta sempre da tredici episodi e il filo conduttore è questa volta il processo penale scaturito dalla denuncia dei genitori di Hannah Baker nei confronti della scuola che non avrebbe preso provvedimenti nonostante le chiare richieste di aiuto da parte della ragazza.
Viene dipinto uno spaccato della vita adolescenziale (non soltanto americana) in cui a mio avviso si può facilmente ritrovare elementi della quotidianità di ognuno di noi. Il messaggio è chiaro: mai dare qualcuno per scontato, quella delusione potrebbe essere una piccola goccia che va a riempire un vaso già stracolmo.
Se avete visto la prima stagione, e vi consiglio di farlo prima di vedere la seconda, converrete con me che le due stagioni insieme danno un quadro più completo della situazione.
Era surreale che Hannah fosse una vittima in tutto e per tutto e che tutti si fossero comportati male con lei, dalla prima all’ultima persona che ha incontrato. Nella seconda stagione emerge che molte volte ciò che lei aveva inteso come mancanza di rispetto o malizia era in realtà l’espressione della fragilità di qualcun altro. Allo stesso modo, emergono i veri antagonisti della serie: personaggi la cui fama è confermata da tutti i narratori (o quasi).
Nella prima stagione infatti l’unica voce narrante, e di conseguenza l’unica verità raccontata, era quella di Hannah. Con la seconda stagione i punti di vista si moltiplicano, ogni puntata svela dei particolari mai raccontati e che non sempre sono a favore della protagonista. Non esiste più una sola verità, ma molte differenti visioni delle stesse vicende. Queste hanno portato a reazioni diverse in ogni ragazzo a seconda della propria vita e della propria personalità.
Sta allo spettatore decidere di credere o meno ai vari narratori e/o ad Hannah.
Il personaggio di Clay Jensen (intimo amico di Hannah, interpretato da Dylan Minnette) è quello che più si avvicina alla prospettiva dello spettatore perché, estraneo alle vicende degli altri ragazzi, nella seconda stagione perde fiducia nelle parole di Hannah (che lui riteneva essere vere al 100%) e non sa più a chi credere.
Ciò che mi ha colpito di più in questa seconda stagione è stata l’estrema logicità delle reazioni di ogni personaggio. Era impossibile non identificarsi almeno una volta in ognuno di loro (escludendo gli antagonisti) dato che, giuste o sbagliate che fossero, le loro risposte agli avvenimenti della serie corrispondevano con precisione a determinati sentimenti (differenti a seconda delle loro situazioni) che nella vita di tutti i giorni sperimentiamo. Rabbia, paura, amore, vergogna, gelosia: emozioni quotidiane.
Nella serie vengono trattati temi forti come il suicidio, il bullismo, la violenza sessuale, l’omosessualità, la droga e la depressione. In seguito a molte accuse di istigazione al suicidio ricevute dopo la prima stagione, all’inizio di ogni episodio sono stati aggiunti dei brevi video dove gli attori stessi invitano gli spettatori a non guardare la serie se si soffre di depressione o a farlo accompagnati da un adulto. Inoltre è stato creato un sito (https://13reasonswhy.info/) per la prevenzione contro il suicidio.
Alcuni tra gli attori sono di un notevole livello: tra questi cito Alisha Boe (Jessica Davis), Brandon Flynn (Justin Foley) e Miles Heizer (Alex Standall). Anche gli altri sono credibili e rendono la serie realistica ma questi sono, a mio parere, i più convincenti. Da ricordare è la partecipazione alla serie dell’attrice Kate Walsh (Olivia Baker, mamma di Hannah) che ha già preso parte a Grey’s Anatomy (Addison) e a film come Noi siamo infinito.
Penso che sia una serie da vedere perché di qualità e perché ci può far riflettere su molti aspetti, e tu? Che ne pensi?