A pochi giorni ormai dall’inizio del Festival di Sanremo 2021 Wrongonyou si racconta così.
La cosa più bella del mio mestiere è suonare dal vivo e io l’ho detto ovunque.
Sono stato attore nel film “Il premio” dove ho recitato con Proietti. Ho scritto la colonna sonora di due serie di Netflix e ho suonato in tante parti del mondo. Da un paio d’anni canto in italiano, ho trovato molta ispirazione e trovo sia già cosi un grande traguardo.
Ora non vedo l’ora di cantare al Festival per me, per tutti quelli a casa e per tutti quelli che non stanno lavorando.
Fa strano vederti nelle proposte e non dei Big? L Album “Sono io” raccoglie sia il te musicista e il te cantautore?
Avendo passato la quarantena a casa c’e molta Roma nell’Album. Sono un artista che si geolocalizza. E’ un disco molto sincero. C’e molto di me, Marco, come ho passato quarantena e molto altro…
Partire dalle nuove proposte al Festival per poi crescere è un bel percorso. Condividi?
E’ sicuramente un grande allenamento. Sono un grande sostenitore della gavetta. Il palco dell’Ariston è quello e la pressione è quella. Forse un po’ meno l’attenzione di pubblico televisivo ma quello che prova lìartista è uguale.
Sanremo difficile. Periodo particolare. Come vi organizzate?
Abbiamo creato una bolla. Staremo in una casa e mi dispiace molto non avere tutto il contatto umano che mi manca moltissimo. Saltano cene, interviste… mi porto il cane per poter uscire. Con i giovani abbiamo fatto gruppo wa: prima ci chiamavamo i tamponati e ora i sopravvissuti.
Decisione irreversibile quella di cantare in italiano?
Si direi di si, al momento mi viene spontaneo scrivere in italiano e vado dove mi porta il cuore.
Con “Sono io” ti sei tolto un’armatura?
Ho preso confidenza con la lingua italiana e ho preso coscienza del voler bene a se stessi. Il nascondersi usando l’inglese era un’armatura.
Ho voglia di raccontarmi e sentirmi libero. Volevo fare un disco sincero. “Sono io” è il primo pezzo che ho scritto in italiano. Libero e forte di essere me stesso. Sono talmente cambiato che quando parlo di me al passato mi sembra di parlare in terza persona.
Prima di Sanremo uscita la tua versione di “Luce” di Elisa. Perché hai scelto questo pezzo e pensi ti porterà fortuna?
Elisa l’ho sempre ascoltata. Questa canzone mi è sempre rimasta impressa nella mente e volevo fare un omaggio sanremese ad una grande come Elisa. L’ho realizzata il più possibile nel mio stile.
Il tuo rapporto con il Festival?
Io e il Festival andiamo d’accordo da ormai 30 anni. Sempre stato un punto di riferimento. Dai 16 ai 20 lo guardavo di nascosto dagli amici con cui facevo Metal.
Se avessi potuto cantare una cover?
Mi ripeto, Luce di Elisa. Per me è una figata.
La canzone italiana che ti rappresenta?
Lezioni di volo, sembra così che io abbia un ego gigantesco ma non è per questo motivo e poi “Oggi sono io” di Alex Britti.
Sul palco con la chitarra? E quale delle canzoni degli altri trovi più interessate?
Si la chitarra è lo strumento che mi copre e mi scherma ancora un pochino. Non potrei andare all’avventura senza di lei. Mi piace molto Folcast, ha una bellissima evoluzione melodica.
Cosa ti spinge a usare molto il vocoder?
Non lo considero una protezione ma enfatizza di più quello che dici.
Come ti rapporti al concetto di bodyshaming?
Sono sempre stato molto bullizzato e anche vittima di cyberbullismo. Alle medie ero quello strano, quello diverso e ora mi chiedono le foto le stesse persone che mi prendevano in giro. L’importante è fregarsene. Se devi dimagrire non lo devi fare per lavoro o per Instagram lo devi fare per te.
Hai mai pensato di cambiare anche il nome dopo che hai deciso di cantare in italiano?
No non mi è mai interessato particolarmente il nome.
Com’è il tuo rapporto con i fan e come hanno preso il cambiamento da inglese a italiano?
Ottimo! Abbiamo anche un gruppo Telegram. Hanno preso molto bene il cambiamento e ne sono molto contento.
Hai un amuleto o un simbolo che porti sempre con te?
Una piuma che trovo casualmente anche per strada prima di eventi importanti.