Nonostante tutto, quello che vince è l’amore. Perché guarisce qualunque cosa e forse, è stato proprio il sentimento che ci ha aiutati a diventare grandi.
Pier Vincenzo Gigliotti
Aria d’estate è il terzo attesissimo romanzo di PierVincenzo Gigliotti, edito da La Rondine.
Dopo Radici nel Vento (2019), L’anno più bello (2020), con Aria d’estate Pier Vincenzo Gigliotti conferma la sua attitudine a scrivere della vita e delle sue tante sfumature, i giorni difficili e quelli che ci fanno sentire invincibili.
La sinossi e le tematica di “Aria d’estate”
Giovanni è un bambino come tanti: passa le sue giornate a rincorrere un pallone sgonfio, in un tempo in cui non ci sono social e le vetrine dei negozi mostrano i walkie-talkie al posto degli smartphone. Ben presto, si trova a fronteggiare la prima delle tante sfide che la vita gli porrà davanti: la scuola elementare. Tra quei banchi, insieme ai suoi compagni, scoprirà l’importanza dei legami affettivi e dell’altruismo, in un mondo in cui non tutto va come dovrebbe.Nella cornice dell’Italia degli anni Settanta, Aria d’estate racconta un viaggio lungo una vita; un viaggio costellato di prime volte, vissute con l’entusiasmo tipico dei giovani, ma anche di momenti duri, che insegnano a crescere.
I temi della discriminazione e della violenza, in un ambiente scolastico retaggio di un’epoca in cui l’educazione andava di pari passo con l’austerità, sono trattati da Pier Vincenzo Gigliotti con una penna delicata.
L’autore si pone nei panni di tutti quei bambini che hanno vissuto le stesse esperienze per tutti i Claudio, i Giacinto, le Giorgia, i Giovanni, perché non riaccada, per non dimenticare.Il valore aggiunto di questo romanzo è che non lascia l’amaro in bocca, ma anzi, ci regala una visione positiva e la speranza che anche una scuola talvolta inadeguata, possa comunque essere luogo d’incontro e crescita. Questo libro si propone di fare memoria di quello che la scuola è stata, perché solo conoscendone i limiti, possiamo far sì che possa essere sempre migliore, capace di crescere con i nostri ragazzi, dialogando con loro ed il mondo che cambia.
Perché alcune cose non accadano mai più,
e tante altre invece possano ancora
continuare a sorprenderci
Pier Vincenzo Gigliotti
Conosciamo meglio Pier Vincenzo Gigliotti
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Quattro chiacchiere con l’Autore PIER VINCENZO GIGLIOTTI.
Con “Aria d’estate” il tuo nuovo lavoro, vai a toccare un argomento che è sempre un po’ scottante che è quello della scuola. Fai un salto nel passato aprendo una porta su cosa è successo perché non accada più ma c’è anche il portone dell’oggi scolastico da considerare.
È vero. Innanzi tutto è stato molto difficile tornare nel passato e immergermi in quella realtà che ho vissuto in prima persona. Non ho subito personalmente molte cose che racconto nel libro ma ho visto delle scene che mi hanno segnato e che mi hanno fatto riflettere negli anni.
In questo tuo viaggio letterario accosti molto spesso il termine scuola a quello di austerità. Come mai ha voluto sottolineare questo?
Mi sembra una scuola con una mentalità molto arcaica quella che vado a raccontare, non aperta ai ragazzi, povera di idee. La scuola non deve essere solo didattica , deve essere comprensione che è quello che vedo oggi entrando nelle scuole. Ci sono delle aperture mentali che prima non c’erano, non potevi mai esporre una tua problematica, eri un robot, non esistevano i problemi personali o famigliari, dovevi solo rendere a scuola.
C’è pero qualcosa di quella scuola che racconti nel tuo romanzo che vorresti salvare per il mondo di oggi?
Non salverei molte cose, ma tra queste il rispetto per le insegnanti, anche se non apprezzo che venisse imposto con la forza.
Oggi non c’è molto rispetto per gli insegnanti, forse c’è troppa democrazia nella scuola di oggi. Il dialogo è bellissimo ma a volte si superano i limiti e si aggredisce il personale docente, purtroppo a volte non solo a parole.
Ma tu ci ricordi che c’è un antidoto per superate tutto,che è “l’amore che vince sempre” e che è un po’ un leitmotive nel tuo scrivere.
Io sono un grande idealista e sognatore che spera sempre che l’amore possa, se non guarire, almeno curare le ferite del cuore. Ho voluto esprimere questo anche con la scelta dell’immagine di copertina di “Aria d’estate” dove ci sono due ragazzi che sono legati dal filo del lettore DVD che negli anni ’90 era molto ambito da noi ragazzi e che faceva sognare. Per me questo è un filo doppio della condivisione di sofferenza e dolore che poi porta alla condivisione di speranza e amore.
Le stagioni del cuore dei miei protagonisti viaggiano parallelamente alle stagioni della vita. C’è un autunno fatto di mortificazione e umiliazioni che ha come conseguenze un inverno di sofferenza, silenzi e solitudine interiore dove ti senti spaesato per quello che hai subito e visto. Poi come spesso accade nella vita c’è un miracolo dell’esistenza umana, nasce la primavera dove sboccia il sentimento tra i due giovani protagonisti della storia e dopo alterne vicende arriva l’estate della loro vita che da loro il profumo della felicità e del riscatto.
Tu dici che la scrittura per te, come per molti, è terapeutica. Quindi anche in “Aria d’estate” c’è un po’ di te?
Certamente sì, le prime 70/80 pagine sono molto autobiografiche perché, soprattuto la scuola elementare, mi ha segnato molto nella mia timidezza e introversione e lo scrivere è stato un modo per uscire da questo.
Voglio far capire ai ragazzi quanto sono fortunati oggi, perché hanno spesso delle insegnanti che sono delle seconde mamme che ti capiscono, ti comprendono e ti aiutano.
Voglio anche lasciare degli spunti di riflessione perché non per tutti arriva l’estate nella vita e quindi bisogna comprendere quanto si è fortunati quando si ha la possibilità di avere una seconda occasione dopo magari eventi tragici o momenti difficili.
Tu dici anche che, nel tuo romanzo, facendo “un salto nel passato usi la lingua italiana” e sembra una cosa strana dato che anche nella letteratura contemporanea a volte è un po’ un optional.
Qualcuno mi ha detto che non uso il linguaggio dei ragazzi. Per prima cosa mi sono voluto adeguare al linguaggio degli anni ’70-’80 in cui si svolge la storia che poi è anche il mio modo di scrivere.
Trovo che sia li linguaggio migliore per parlare di emozioni e sentimenti e oggi spesso tutto questo viene nascosto.
Stai già lavorando a qualcosa di nuovo?
Ho delle idee in mente, vorrei parlare molto della disillusione. Molte volte abbiamo dei sogni nella vita e poi ci scontriamo con la realtà.