La disperanza è qualcosa di più tenue rispetto alla disperazione, ma cronico, qualcosa che insopportabilmente diventa sopportabile per lunghi periodi, uno status che può rimanere appiccicato anche per vite intere.
Giulio Cavalli
Prodotto dal Teatro della Cooperativa, debutta in prima nazionale dal 15 al 20 giugno Disperanza, di e con Giulio Cavalli.
Cos’è la Disperanza di Giulio Cavalli
La chiameremo disperanza. Non è una disperazione. Disperazione è una manifestazione incontrollata di tristezza e di rabbia, un crollo verticale che presuma una soluzione implosiva o esplosiva, un sentimento insostenibile sul lungo periodo che porta alla rinascita o alla frantumazione.
I disperanti sono uomini e donne del nostro tempo, giovani che non si aspettano niente, che credono nell’occasione e non nell’opportunità, adulti che hanno reso le armi, ma non possono permettersi di abbondonare la lotta, cittadini sempre in transito di una società che ci spinge a essere inevitabilmente ottimisti, positivi, performanti.
Disperante è Giulio Cavalli, che, a partire dalla propria esperienza personale, affronta a cuore aperto un fenomeno unico del nostro tempo. È possibile individuare il momento in cui abbiamo perso la speranza? Quali sono i motivi, lavorativi, personali, di salute, politici, che ce l’hanno fatta smarrire? Oggi si possono ancora dichiarare senza vergogna le nostre fragilità contro la retorica del superomismo?
Una cassetta degli attrezzi per continuare a sperare.
Intervista a Guido Cavalli
Parto subito dal titolo che mi ha colpito molto “Disperanza” come ti nasce questa disperanza?
In realtà avevo bisogno di una parola che indicasse la mancanza di speranza. In italiano c’era disponibile disperazione che è molto più forte, però la disperazione non è proprio la mancanza di speranza cronica. Di solito è un momento che arriva, molto drammatico, e ti trascina giù ma che, inevitabilmente, ti costringe anche a risalire molto velocemente. La disperanza invece è qualcosa che ti rimane attaccata addosso, più tenue ma anche più pericolosa. Poi facendo un po’ di ricerca ho scoperto che esisteva già, nel 1270 Cino da Pistoia la usò in un suo sonetto come sinonimo di disperazione e poi è stata un po’ dimenticata e mi piaceva l’idea di recuperarla.
Questo spettacolo nasce come post periodo che stiamo vivendo o era un’idea che già c’era?
In realtà nasce dal libro, il libro nasce dal fatto che l’ambiente letterario, l’ambiente teatrale e l’ambiente giornalistico vive molto di pettegolezzi endogamici e io, frequentandoli tutti e tre… mi capirai (ride).
Io ho avuto seri problemi di depressione e di attacchi di panico e questa notizia circolava molto strumentalizzata e quindi ho deciso di raccontare questa cosa anche per disarticolare le strumentalizzazioni. Un giorno mi capita di chiedere sui miei social “vi è mai capitato di perdere la speranza?” e sono stato sommerso completamente da centinaia di testimonianze, alcune privatissime e dolorosissime e da li è nata l’idea di cercare di fare un po’ ordine tra tutte quelle che mi erano arrivate e di fare una sintesi. Mentre scrivevo il libro poi è arrivata la pandemia e quindi inevitabilmente un po’ ci è entrata, anche se non parliamo di COVID. Il passaggio in teatro inizialmente doveva essere un Reading, poi amando molto il palco ed essendo molto tempo che non ci salivo, la mia formazione è comunque quella della commedia dell’arte, l’improvvisazione ha preso piede ed è venuto fuori lo spettacolo.
Mi piace molto questa frase che leggo nel comunicato “una cassetta degli attrezzi per continuare a sperare”.
Si perché in realtà lo spettacolo induce all’ottimismo, molto spesso ci sono degli errori base che accomunano tutti i cosiddetti disperati che sono la non condivisione di quello stato, lo stigma sociale che spesso c’è sulla disperanza o sulla depressione, quindi l’idea era proprio quella di raccontare le esperienze, ma le raccontiamo per avere gli strumenti per uscirne se ne siamo dentro, riconoscerla se sta arrivando.
Parli anche di giovani che non si aspettano niente…
Questa cosa dei giovani è una cosa che mi manda fuori di testa. Siamo passati dal dimenticare completamente i giovani a vittimizzare i giovani. Infatti lo spettacolo ha una parte consistente dedicata ai giovani e secondo me saranno quelli che avranno più effetti anche dopo la pandemia, lo dicono gli studi, età che di solito non ha mai incrociato disagio psicologico o psichico e che invece oggi si trovano ad affrontarlo e inevitabilmente c’è anche un struttura sanitaria che non ha mai dovuto fare i conti con un così alto numero di giovani. Magari anche per un disagio sottaciuto che poi è esploso visto il periodo.
Nel tuo profilo Instagram c’è scritto ” Scrittore, teatrante, giornalista, politicamente attivo però per brevità… artista!” nel senso che tu vedi il tuo concetto di artista un po’ come un riassunto?
Si potrebbe essere un buon riassunto. Di solito facendo lavori cosi diversi e occupandomi anche di argomenti molto diversi, come giornalista mi occupo di politica, immigrazione, antimafia… e quindi, ogni tanto, quando mi chiedono “cosa fai?” non so come spiegarlo…
Ma fra tutti questi c’è un amore più grande?
Sicuramente il luogo in cui mi sento più libero è quello della narrativa, quindi il romanziere però devo dire che erano anni che non salivo sul palco, e non pensavo neanche che ci sarei più salito, e poi alla fine quell’ora li è sempre molto divertente. Mi ricorda i tempi andati, quando mi capita di fare serate bellissime, giornate bellissime…
Potrebbe essere un riaccendere una fiamma questo ritorno in teatro? Ci aspettiamo un seguito?
Mi sto divertendo e se mi diverto…
Qualche altro progetto per il futuro da svelarci?
Stiamo preparando una giullarata sulla complessità, siamo tre in scena, con l’ambizione di riproporre gli stili della giullarata e vuole essere un’allenamento alla complessità.
Giulio Cavalli e la sua Disperanza
Biglietti e informazioni per Disperanza
intero – 18€; convenzionati – 15€; under 27 – 10€; over 65 – 9€
giovedì biglietto unico – 10€ (+ 1€ prevendita in caso di prenotazione)
ORARI SPETTACOLI
martedì, mercoledì, venerdì, sabato, domenica ore 19:45
giovedì ore 19:00
lunedì riposo