Abbiamo intervistato in esclusiva Massimo Iondini e Paola Pallottino per l’uscita del libro “Dice che era un bell’uomo… – Il genio di Dalla e Pallottino”edito da Minerva Edizioni. Scritto da Massimo Iondini, racconta il connubio artistico tra Paola Pallottino (docente di Storia dell’arte Contemporanea e paroliera) e il grande Lucio Dalla. In particolare la loro collaborazione si colloca tra il 1971 e il 1973.
L’intervista a Massimo Iondini
Quando è nata l’idea di realizzare “Dice che era un bell’uomo… – Il genio di Dalla e Pallottino”?
L’idea è nata qualche anno fa, quando (come tutti gli anni) mi stavo organizzando per scrivere un pezzo sull’Avvenire in corrispondenza delle “giornate dalliane” (1-4 marzo). Ho sempre amato il repertorio della collaborazione Dalla-Pallottino, e ho così intervistato Paola. Ma mi sono accorto che c’era pochissima bibliografia (quasi nulla) che si rifacesse a quel periodo.
Così ho avuto alcune piacevoli chiacchierate con Paola Pallottino, che mi ha raccontato aneddoti di quel periodo e mi ha permesso di verificare come loro collaborazione (e quella successiva con Roversi) abbia fatto crescere Lucio-poeta e l’abbia fatto decollare come cantautore nel 1977.
Come sei venuto a conoscenza de “La ragazza e l’eremita” (brano inedito contenuto nel libro)?
In uno dei nostri incontri Paola mi ha raccontato delle audiocassette che custodiva e mi ha detto di ricordare che in una di quelle fosse presente il provino di un brano mai inserito negli album. Allora le ho prese per ascoltarle, ma avevo anche paura che i nastri si rompessero: avevano mezzo secolo!
Ho trovato un riproduttore di audiocassette e con grande attenzione le ho ascoltate tutte e a metà di una di queste ho trovato il provino. “La ragazza e l’eremita” è una canzone molto bella, nel provino si sente Lucio che canta e suona il pianoforte.
Cosa hai scoperto della personalità di Dalla durante la realizzazione del libro?
Ho avuto conferma di una personalità molto complessa: sia nel senso di ricchezza di sfaccettature, sia nel senso di complessato. Lucio ha sofferto molto sin da bambino, sia per il fatto di essere orfano sia perché la sua musica non piaceva. Faceva delle canzoni ostiche per l’epoca, delle canzoni che non avevano nulla a che fare con le rime “amore/cuore”. A supportarlo moralmente c’era però il consenso degli addetti ai lavori, tra questi Renzo Arbore.
Bologna e Lucio Dalla hanno avuto un ruolo nel tuo percorso formativo e personale?
Io ho avuto il primo “innamoramento” con questo curioso personaggio quando ero bambino, a 6 anni, quando davano la TV dei ragazzi alle 17. Alla conduzione di un programma dal titolo “Gli eroi di cartone” c’era Lucio Dalla, che sembrava già di per sè un cartone animato, e la sigla iniziale del programma era Fumetto. Io ero affascinato da questa musica…
L’intervista a Paola Pallottino
Quando hai incominciato a scrivere?
Ho iniziato a scrivere poesiole in giovane età, e per caso abitavo proprio vicino ad Aldo Palazzeschi. Così copiai alcune mie poesie con la macchina da scrivere sulla carta da pane e le misi davanti alla soglia della sua porta. Il poeta mi rispose addirittura con una lettera! Dopodiché non scrissi per dieci anni. Poi mi trasferii con mio marito per qualche anno in Tunisia, e nello stesso periodo uscì “La guerra di Piero” di De Andrè. E così, influenzata anche dalla cultura francese in Tunisia, inizia a scrivere delle poesie che chiamai canzoni. Tornata in Italia degli amici comuni mi consigliarono di portare a Lucio Dalla i miei testi.
Lui non ha mai cambiato una virgola ai miei testi, e li ha sempre lasciati cosi com’erano. Inoltre io sono molto attenta alla metrica nelle mie canzoni, ma Lucio non mi ha mai creato problemi per la messa in musica.
Come avete reagito davanti all’imposizione sanremese della censura di Gesùbambino?
Io male, ho detto “chissenefrega”! Ma poi la RCA, l’Ariston eccetera hanno voluto cambiarla e l’hanno fatto loro: io non ho cambiato niente. Lucio sfinito ha infine messo il titolo 4/3/1943, che ha spinto poi molti a pensare il brano fosse autobiografico.
Qual è stata la prima impressione che ha avuto di Lucio?
Lo trovai buffo, piccolo, peloso, nero nero: poi però da questo emanava una grande forza perché Lucio era un genio.
Perché non è stata pubblicata “La ragazza e l’eremita”?
In questa come in tutte le mie canzoni ci sono delle donne fatali. Che Lucio non l’abbia mai messa in un disco è sempre stato un mio dispiacere. Il mio grando sogno sarebbe stato sempre quello di un disco tutto mio con Lucio, bene o male avevo fatto 9 canzoni con lui.
Anni dopo l’ho fatto sentire a Branduardi che l’ha musicato e messo in un disco.
Gesùbambino (4/3/1943), com’è nata?
Nasce nella mia testa come risarcimento al fatto che Lucio era rimasto orfano da piccolo, mentre io avevo un padre grande barone universitario e pensavo a cosa potesse aver creato in Lucio l’assenza del padre.